(Il Secolo XIX) «I servizi tv e la rassegna stampa ci hanno indignato. La vita di Domenico Riso è stata avvolta da una cortina fumogena tragicamente ridicola. Quando un gay siciliano che è emigrato, si è costruito una vita nuova e una famiglia, potrà avere rispetto, almeno dopo morto?»: con queste parole, l’Arcigay ha contestato il modo in cui giornali e televisioni hanno trattato la storia dello steward morto nell’incidente aereo di Madrid.
«È dovere, per chi informa - ha affermato Aurelio Mancuso, presidente dell’associazione - dar econto di una storia che è stata bruscamente interrotta, e che propone una riflessione sulla condizione di milioni di gay e lesbiche in questo paese. Un tempo si chiamava omosessualità “l’amore che non osa dire il suo nome”, e oggi? Siamo ancora lì»?
«Vogliamo salutare a nostro modo Domenico - ha concluso Mancuso - cui ci sentiamo legati da un sentimento di fraternità. La sua breve vita testimonia la volontà di non rinunciare a se stesso, di combattere la sua battaglia per la felicità, che in questo Paese è ottusamente negata. Per lui e per tante altre persone, continueremo a lavorare affinché non sia mai più negata la realtà della famiglia omosessuale».
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