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venerdì 11 luglio 2008

Il sostituto Pm Ingroia: "Di boss mafiosi e gay ce ne sono eccome".


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Antonio Ingroia, sostituto procuratore della Dda di Palermo, risponde alle domande di Klaus Davi per "Klauscondicio", una trasmissione in onda su "You tube".

E la polemica è assicurata. Il magistrato critica il silenzio della Chiesa nella lotta alla mafia, il disimpegno del servizio pubblico e parla di boss omosessuali e della Confindustria.

Matteo Messina Denaro
"In questo momento è l'unico leader mafioso in Italia ed è anche il più difficile da prendere perché vive in un territorio, come quello trapanese, in cui gran parte della società é schierata con la mafia".

La chiesa
"Nella sua lotta alla mafia è troppo in silenzio, sta troppo zitta, da parte sua ci vorrebbe una maggiore assunzione di responsabilità. Non è solo la Chiesa ad essere silente, ma sono anche un po' tutte le istituzioni. In realta' solo un 30% della Chiesa siciliana è protagonista e attiva nella lotta alla mafia - aggiunge -. Il resto non è impegnato troppo passionalmente, e noi abbiamo bisogno di passione, di assunzione di responsabilità e di modelli".
"Abbiamo nostalgia e il rimpianto di prese di posizione come quelle di Papa Giovanni Paolo II. Abbiamo bisogno di preti coraggio come padre Puglisi. Abbiamo bisogno di quel tipo d'interventi perché abbiamo avuto tracce e certezze che quella presa di posizione del Papa polacco, così forte ed energica fece breccia nei giovani e perfino nei mafiosi".

La televisione pubblica
"La Rai non ha fatto quasi nulla o pochissimo, anche in questi due anni, nella lotta alla mafia. Al contrario, da qualche fiction tv, sono emersi alcuni messaggi equivoci, addirittura controproducenti per la lotta contro la criminalità. Colpisce per esempio che la serie Soprano in Italia sia stata di fatto oscurata. E' una serie che deride la mafia, non la celebra".

Boss gay
"Di boss mafiosi e gay ce ne sono eccome, ma si nascondono e non escono allo scoperto. Sono ben lontani dal fare outing. Questi boss mafiosi omosessuali non si sono mai dichiarati per un semplice motivo: hanno paura di essere estromessi dall'organizzazione. Se l'essere gay costituisce ancora un tabù per la società italiana, figuriamoci in una società arcaica come quella mafiosa. Perciò questi boss vivono la loro omosessualità clandestinamente e con paura perché, se scoperti, rischiano di essere estromessi. Diverso il discorso per i mafiosi americani. Nelle nuove generazioni, più aperte, come la mafia italo-americana, c'è una maggiore tolleranza verso l'omosessualità; e quindi ci sono anche boss gay più palesi".

Confindustria
"Spero che il presidente di Confindustria continuerà la battaglia alla mafia portata avanti da Montezemolo. Devo ammettere, però, che non abbiamo avuto segnali tangibili e incisivi. Bisogna sostenere gli imprenditori, ci deve essere una presa di posizione di Confindustria, in questo momento sarebbe di grande significato".

Le banche
"Non ci sono dubbi: un terzo del giro di soldi amministrato dalle banche in Italia ha una provenienza criminale, diretta o indiretta. Con questo non voglio assolutamente dire che le banche sono controllate dalla mafia, ma che amministrano questi soldi sicuramente sì". Da questo punto di vista è bene che l'Abi cominci a mettersi in fila dicendo: noi siamo consapevoli che al nostro interno ci sono delle collusioni, dei silenzi e delle coperture. Mettiamoci attorno a un tavolo, con magistrati, operatori ed esperti di anti-riciclaggio e troviamo gli strumenti per frenare il riciclaggio. Temo che su questo ci sia un eccesso di cautela".

41-bis (carcere duro per i mafiosi)
"Oggi per i boss è potenzialmente possibile commissionare omicidi e stragi, come può avvenire attraverso l'ora d'aria in comune, che si può svolgere con altri capimafia. Con un 41bis allentato può accadere che si incontrino 4-5 boss nel cortile, consentendo di fatto la ricostituzione di cupole in carcere".

Terrorismo islamico e mafia
"Fino ad oggi tra mafia ed estremismo islamico non c'è stata alcuna sovrapposizione. Ma nel flusso di immigrazione clandestino, a volte, si sono trovati soggetti facenti parte del terrorismo che utilizzano la Sicilia come terra di passaggio. Questo traffico era gestito da organizzazioni criminali miste, costituite sia da stranieri sia da italiani, ma non abbiamo un riscontro che siano mafiosi. In pratica, c'è un potenziale rischio di contaminazione fra terrorismo islamico e mafia, che però non è stata ancora messa in atto".
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