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venerdì 16 maggio 2008

"Lei è sieropositivo" ma era falso Dopo 3 anni risarcito: 200.000 euro.

Bologna, danno esistenziale per l'errore. La richiesta era di 2 milioni - Quella diagnosi errata gli ha cambiato la vita Ora è in terapia da uno psicologo.

(Paola Cascella - La Repubblica) Ha vissuto tre anni da sieropositivo, sempre sull'orlo del baratro, sempre in attesa del peggio, che però - per sua fortuna - non arrivava. Una condizione di costante incertezza: dopo il verdetto iniziale, gli esami dicevano che la terapia andava rimandata perché la carica virale nel sangue era ancora bassa. Troppo bassa. Ci rivediamo tra sei mesi, torni a trovarci.

Poi nel 2000 la scoperta: la diagnosi fatta dal Laboratorio di analisi chimico - cliniche dell'ospedale Maggiore era sbagliata. Il paziente in realtà stava benissimo: non aveva nessuna infezione da virus Hiv. Una liberazione, certo. Ma quella spada di Damocle sulla testa, l'incubo Aids in agguato per tre anni, gli hanno cambiato la vita. Via dallo studio legale di famiglia, via dalla ragazza con la quale stava, alla fine persino via da Bologna.

Per questo Renato Goldstaub, 43 anni oggi, si è rivolto al Tribunale civile chiedendo un risarcimento anche per il danno esistenziale subito a causa di quell'errore. Che poteva essere appurato molto prima, se solo i medici che controllavano i "progressi" del virus (sempre con esito negativo) avessero verificato la validità del risultato del primo esame. Non l'hanno mai fatto.

Qualche settimana fa, undici anni dopo quella sentenza sconvolgente, la giudice Elisabetta Candidi Tommasi ha dato ragione a Goldstaub, assegnandogli un indennizzo di 200mila euro. Il fratello Stefano, che lo assiste, aveva chiesto 2 milioni. Ricorrerà in appello. La storia di Renato, laurea in Giurisprudenza, un futuro davanti, grazie allo studio molto noto del padre Alfredo e del fratello, comincia una mattina di fine novembre 1997. Da un paio d'anni è iscritto ad un corso di pratiche orientali.

Sono i gruppi Osho, dal nome del maestro spirituale indiano: arte, musica, pittura, filosofia Zen e molto altro, Tantra compreso. Negli anni '70 Osho è soprannominato il guru del sesso. Alle soglie del 2000 per entrare serve il test dell'Hiv, lo impone il pericolo Aids. Un test da ripetere ogni sei mesi. Infatti Goldstaub è la quarta volta che va all'ospedale Maggiore. Non è particolarmente preoccupato: "Non mi drogo, non mi piace neanche fumare, non sono omosessuale. Le analisi sono sempre state negative".

Stavolta no. "Quando mi danno i risultati ricordo di essere rimasto per cinque minuti in piedi col foglio in mano, come impietrito". Il paziente risulta sieropositivo. "So di aver avuto rapporti sessuali occasionali, ma non particolarmente a rischio. Comincio a pensare a chi può avermi infettato. Poi anche questo rovello mi passa". Goldstaub si chiude in se stesso. Non dice a nessuno quel che gli è capitato. Neanche alla famiglia.

Muto per tre anni. "Mi vergognavo come un cane". Ogni sei mesi torna in ospedale. Ma non gli viene prescritta nessuna terapia perché la carica virale è e resta bassa. Nessun lavoro, zero rapporti con l'altro sesso, si mantiene vivendo col fratello, con piccoli lavori, quelli che capitano, coi soldi ereditati dalla nonna, morta tragicamente. Poi nel 2000 arriva una ragazza. E' lei che lo spinge a ripetere il test al policlinico Sant'Orsola: il risultato è negativo. Goldstaub è "strafelice". Ma dura solo un paio di mesi. Poi l'ansia ricomincia a divorarlo. Ripete l'esame ciclicamente. Ha paura. Da un anno è in terapia da uno psicologo.

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