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(Il Tempo) Per un ministro delle Pari Opportunità che rifiutando il patrocinio al Gay Pride sembra negare l'esistenza di una fetta di popolazione, c'è tutto un mondo, quello delle aziende e della comunicazione, che a questa fetta fa sempre più attenzione. Con iniziative forse un po' furbette, come accusa qualcuno, ma certamente coraggiose, innovative ed esemplari.
È il caso della Philips, il colosso dell'elettronica. Che per pubblicizzare il suo nuovo epilatore elettrico indolore ha ingaggiato un transgender. «Sentirsi una donna è difficile con tutti i miei peli», dice mentre si depila il venticinquenne Karis, modello di Los Angeles, nella campagna per Satinelle Ice ideata dall'agenzia DDB. Spiegando, non senza una punta d'ironia, che essendo uomo non sopporta il dolore. Un commercial simpatico e di buon gusto, insomma, che però non ha mancato di scatenare le solite polemiche, tra accuse di "appoggiare chi va contro natura" e altre amenità da Medioevo.
Potenza del marketing. Che dire poi di L'Oreal Paris, che - riporta Prima Comunicazione - vanta come direttore generale internazionale l'algerino Youcef Nabi, un personaggio che "a vederlo non sembra né un uomo né una donna - forse le due cose insieme o forse una terza identità". Un individuo che il caso vuole ami vestirsi in abiti femminili, e che ha portato nuova linfa al mercato della cosmesi. Come quando arruolò l'allora 68enne Jane Fonda e la fece diventare un'icona di bellezza per tutte le età. Un individuo che è riuscito, scrive il mensile, a trasformare lo slogan da lui stesso inventato («Perché io valgo») «in un qualcosa di più sostanzioso, più serio, più consapevole e più moderno». E scusate se è poco. «L'Oreal non valuta le persone in base all'orientamento sessuale, politico o religioso, ma in base al talento e alle capacità», commenta l'azienda. Che tra l'altro è tra gli sponsor del Life Ball, il più grande evento di beneficenza europeo per le vittime dell'Aids: un'enorme festa «en travesti» nel municipio di Vienna, tra piume di struzzo, body art e qualche frustino.
Insomma, mentre chi la governa resta miopemente al palo, la società si evolve, trovando i propri modi per certificare le varie realtà che la compongono. «La pubblicità - scrive un blogger a proposito di Philips - ha fatto quello che dovrebbe fare uno Stato civile: riconoscere l'esistenza di tutti i propri cittadini e trattarli nello stesso modo, senza differenze di classe, religione, sesso o gusti personali». Chissà che un giorno non lo faccia anche il ministro delle Pari Opportunità.
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