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lunedì 21 aprile 2008

Germania, le vittime omosessuali di Hitler onorate nel lager di Sachsenhausen.

Nella giornata di ieri nel lager nazista di Sachsenhausen (nella foto) è stato reso un omaggio speciale alle vittime omosessuali del Nazismo. Sachsenhausen è stato uno dei primissimi lager creati dal nazismo immediatamente dopo la presa del potere nel 1933 su ordine di Hermann Goering, all'epoca ministro di polizia. A 35 chilometri da Berlino, questo campo ospitava perlopiù oppositori politici, omosessuali, e detenuti cosidetti "speciali" tra cui ministri e personalità dei paesi invasi. Al loro arrivo, i detenuti venivano sottoposti alla consueta prassi seguita da tutti i Campi ; registrazione, doccia , vestizione con divise a righe da carcerato ed internamento nelle baracche di quarantena. Dopo qualche settimana, venivano assegnati ad una squadra di lavoro.
In relazione dell’articolo 175 del 1871 poi 175 B (paragrafo che classificava l’omosessualità , come un reato passibile di essere punito con il carcere. Nel 1935 fu rafforzato dai nazisti con il 175 B rimasto in vigore fino al 1968 (tra il 1950 e il 1965 hanno avuto luogo oltre centomila processi contro omosessuali), prevedeva, a chi era anche solamente sospettato di essere omosessuale, dal comportamento ecc, l’internamento e la perdita dei diritti civili. Così nel lager vennero internati un numero considerevoli di triangoli rosa, gli omosessuali, molti dei quali, per maltrattamenti e le dure condizioni di vita, perirono. Circa un migliaio gli stimati professionisti, professori, librai, tecnici, pittori, ballerini, cantanti, cabarettisti hanno vissuto "l'inferno di Sachsenhausen”. Considerati la feccia dell'umanità, gli omosessuali erano condannati ai lavori più pesanti e all'isolamento. Anche a loro, anzi soprattutto a loro, le SS riservavano metodi di uccisione a dir poco sadici come innaffiarli d'acqua fredda e poi farli stare in piedi all'aperto ad una temperatura di 20 gradi sotto zero. Il culmine dell'uccisione sistematica fu raggiunto nel luglio e agosto 1942: in sei settimane morirono 89 "triangoli rosa". "Dovevamo dormire solo in camicia da notte e con le mani fuori dalla coperta" racconta il viennese Hein Heger, arrivato a Sachsenhausen nel '39. "Le finestre erano coperte da uno spesso strato di ghiacchio. Chi di noi veniva sorpreso in mutande o con le mani sotto la coperta (non dovevamo soddisfarci da soli) veniva punito... Non potevamo scambiare una parola con i prigionieri di altre baracche che avevano triangoli di colore diverso. Dovevamo restare isolati...".
I medici usavano i "triangoli rosa" per i loro esperimenti, li castravano o li sterilizzavano studiandone poi le razioni fisiche e psichiche. Alcuni si offrirono volontari alla castrazione per sfuggire alla morte. In totale furono rinchiusi circa 1.200 omosessuali di cui metà perirono . Purtroppo, la tragica vicenda dei “triangoli rosa”nel Campo , è stata da tutti dimenticata e mai presa seriamente in esame per ulteriori ricerche e studi. Tra l’altro, anche dopo la fine della guerra, i superstiti del lager, condannati ai lavori forzati, castrati, sterilizzati, non hanno potuto far valer i loro diritti come vittime del nazismo perché anche dopo il regime di Hitler sono stati considerati dei criminali dalla giustizia della Repubblica federale tedesca.
La liberazione del campo avvenne il 20 aprile del 1945. Una corale gaylesbica ha intepretato canzoni di Paul O'Montis, artista tedesco arrestato a Praga dai Nazisti e morto proprio nel campo di concentramento di Sachsenhausen nel 1940. Altre cerimonie per ricordare lo sterminio degli omosessuali, nel 63° anniversario della fine del secondo conflitto mondiale si terranno in altre città tedesche.

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