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lunedì 7 gennaio 2008

Sacerdoti pedofili: scuse da Roma ma non da Aversa. I legali della vittima: “Ci aspettiamo fatti, non solo preghiere”.

(Marilù Musto - Il Mattino) Per il riesame c’è ancora tempo, la data dell’udienza non è stata ancora fissata. E don Marco Cerullo, il sacerdote insegnante di religione a Villa Literno, accusato di abusi sessuali nei confronti di un alunno di dodici anni, è chiuso in una cella del carcere di Santa Maria Capua Vetere dal 19 dicembre scorso. In silenzio. Come in silenzio resta il vescovado di Aversa, dal quale non sono partite le scuse rivolte al bambino. L’arcivescovo Mario Milano, la sera del 31 dicembre, dopo il Te Deum, aveva detto solo: «Ci sono le indagini in corso, meglio non commentare». Le scuse a tutte le vittime di mancanze dei sacerdoti, invece, sono arrivate ieri dal prefetto della Congregazione per il Clero, il cardinale Claudio Hummes (nella foto)
Sulle colonne dell’Osservatore Romano, il cardinale ha annunciato che si terrà, a breve, «una preghiera mondiale promossa dal Vaticano per la riparazione delle mancanze dei sacerdoti e in modo particolare per le vittime delle gravi situazioni di condotta morale e sessuale di una piccolissima parte del clero». «Chiediamo a tutti - dice all’Osservatore Romano - di fare l’adorazione eucaristica per riparare davanti a Dio quello che di grave è stato fatto e per accogliere di nuovo la dignità delle vittime. Abbiamo voluto pensare alle vittime affinché ci sentano vicini. Ci riferiamo soprattutto a loro, è importante dirlo». «Problemi - ricorda Hummes al giornale vaticano - ce ne sono sempre stati perché siamo tutti peccatori. Però in questo tempo sono stati segnalati fatti veramente molto gravi. Ovviamente si deve sempre ricordare che solo una minima parte del clero è coinvolta in situazioni gravi. Neppure l’uno per cento ha a che fare con problemi di condotta morale e sessuale. Ma tutti i sacerdoti hanno comunque bisogno di aiuto spirituale per continuare a vivere la propria vocazione e la propria missione nel mondo di oggi». I legali che rappresentano la famiglia della vittima del sacerdote fanno però sapere: «Ci aspettiamo fatti, non solo preghiere».

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