A livello industriale il sistema di riconoscimento è già noto da tempo, soprattutto nella variante spettroscopica: opportunamente illuminati, i campioni di alimenti restituiscono una serie di lunghezze d’onda che vengono intercettate dai sensori e comparate con un i valori dei più comuni cibi e liquidi.
Per le dimensioni e i costi elevati, fino ad ora simili rilevatori sono stati appannaggio solo delle grandi aziende alimentari. Ma adesso, grazie a chip e sensori ottici sempre più economici e miniaturizzati, sono pronti ad arrivare anche nelle tasche dei semplici consumatori. Il che tornerà particolarmente utile non solo ai maniaci della nutrizione, ma anche a chi deve fare ogni giorno i conti con le intolleranze alimentari.
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