(Matteo Spicuglia- www.korazym.org) Il prossimo 10 ottobre, il presidente della Cei incontrerà i rappresentanti italiani del movimento cattolico progressista, nato in Austria. Il coordinatore nazionale Vittorio Bellavite, spiega a Korazym.org le aspettative di "Noi siamo Chiesa".
"Un segno di disponibilità al dialogo", fanno sapere da ambienti della Conferenza episcopale italiana. Certo è che l'incontro tra mons. Angelo Bagnasco e il movimento "Noi siamo Chiesa" farà discutere. Da una parte, il presidente dei vescovi italiani, dall'altra i rappresentanti italiani della realtà internazionale del cattolicesimo progressista, che dal 1995 chiede aperture sul ruolo delle donne nella Chiesa (con accesso ai ministeri ordinati) e sull'accoglienza dei divorziati risposati e degli omosessuali, un maggior coinvolgimento dei laici, una riflessione sull'obbligo del celibato per i sacerdoti e il primato della coscienza sui temi della morale. Una piattaforma sostenuta a livello internazionale dall'International Movement We Are Church (IMWAC), nato in Austria in seguito ad una sottoscrizione di un "Appello dal popolo di Dio" a Giovanni Paolo II, con cui si chiedeva il rinnovamento ecclesiale della Chiesa cattolica, sull'onda dello spirito del Concilio Vaticano II. "Noi siamo Chiesa" può essere considerato così un esempio delle realtà che interpretano l'evento ecclesiale degli anni '60 come una rottura rispetto al passato. Istanze che il 10 ottobre saranno sottoposte all'attenzione del presidente della Cei, mons. Angelo Bagnasco. "È il primo incontro di questo tipo", spiega a Korazym.org, Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di "Noi siamo Chiesa", che considera importante la notizia, "data l'assenza di dialogo con le gerarchie fino ad oggi".
Come si è arrivati all'incontro?
"È nato in modo molto semplice, da una lettera che il nostro movimento ha inviato a mons. Bagnasco subito dopo la sua nomina alla presidenza della Cei. Nell'occasione, lo avevamo salutato, augurandogli buon lavoro e chiedendogli di incontrarlo. Dopo qualche mese, la proposta è stata accolta".
L'incontro del 10 ottobre è una novità per la vostra storia...
"Sì, è il primo incontro assoluto di questo livello. Con il cardinale Ruini non abbiamo mai avuto occasioni simili, anche sul piano formale. In ogni caso, non c'è mai stato dialogo".
Cosa direte a mons. Bagnasco?
"Sarà un incontro di conoscenza, molto lineare. L'obiettivo è dire che cosa facciamo, chi siamo e soprattutto, quali idee abbiamo. Sulla base di questa chiarezza, chiederemo la possibilità di dialogare e di confrontarci, anche su singoli problemi".
Lei insiste molto sulla dimensione del dialogo. Proposte anche radicali, ma nessuna volontà di rottura?
"Non abbiamo mai seguito la strada della rottura, ma devo dire che da parte della gerarchia non c'è mai stata la disponibilità a parlare. Ogni richiesta ha sempre incontrato il silenzio".
La vostra piattaforma internazionale è molto complessa. Nel caso italiano, quali sono le priorità da raggiungere?
"Per prima cosa, un passo indietro della Chiesa nel confronto con la politica. Non ci sono piaciute le posizioni di questi anni. Di mons. Bagnasco, posso dire che non è la fotocopia del suo predecessore, anche se ha preso posizioni conformiste. Tuttavia, non vogliamo giudicare. Questa è una fase di attesa. Con l'incontro, speriamo di iniziare un confronto, consapevoli che su certi temi entra in gioco il Magistero e un vescovo da solo non può fare nulla".
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