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martedì 2 settembre 2008

Alla Festa democratica i compagni si fan pagare il coperto.

(Tommaso Farina - Libero) La Festa dell’Unità ha cambiato nome, ma non proposta gastronomica. La salamella impera sovrana, nonostante i tentativi di esotismo già visti l’anno scorso. Attorno al Palasharp, fino al 22 settembre, la prima Festa Democratica di Milano ospiterà non solo dibattiti politici e approfondimenti assortiti, ma anche l’usuale vasta scelta di munizioni da bocca, per tutti i gusti e per tutte le tasche. Però nulla batte la salamella alla griglia. E nemmeno le costine di maiale. «Le altre cose saranno buone, ma le costine hanno una marcia in più. Del resto, dove si può mangiarle, se non alla festa dell’Unità? Al ristorante mica te le fanno», ammette un cinquantenne che, alla pizzeria-griglieria, sta cominciando un’ampia porzione delle medesime costine (4.50 euro). La salamella costa meno, 3.50 euro, ed è molto onesta, saporita, con l’obbligatorio profumo di fumo che ne attesta la provenienza da un vero fuoco di legna. Wurstel? Costata di manzo? Qualcuno li richiede, ma alla griglieria, ove si viene serviti da svelte e gentili signore di mezza età, i capisaldi sono l’accoppiata immarcescibile di cui abbiamo appena parlato. Come l’anno scorso, le soddisfazioni maggiori arrivano dalle cose più “popolari”. Il Ristorante Valtellina, anche nel 2008 accanto al Palasharp, non presenta un menù proprio estivo: pappardelle al cervo, risotto alla luganegarostisciada (lonza, pancetta, polenta), fagioli con le cipolle, pizzoccheri (5,50 euro), cassoeula. A quest’ultima abbiamo stavolta deciso di rinunciare, ma il sostituto, la polenta vuncia (polenta al formaggio e burro, 4,80 euro) è parsa all’altezza del compito. Da bere, vini valtellinesi. Nel conto, preventivate 1,50 euro di coperto (non come al Savini, dov’è abolito…). Il coperto è presente anche in ristoranti festaioli con qualche pretesa in più, tipo Il Porcino, dedicato a funghi e simili. Menù abbastanza vasto, servizio solerte coordinato da arzillo e incravattato signore. Qualche saggio: insalata di porcini (5,50 euro), risotto coi funghi (5 euro), lasagne ai funghi (5 euro, non malvage), porcini (8,50 euro, questi sì malvagi, decisamente dolciastri e acquosi), porcini alla griglia (11 euro). Da bere, Merlot biologico (8,20 euro). Altri ristoranti? L’Osteria del gnocco fritto (gnocchi fritti con salumi); l’Enoteca (piattarelli di prodotti tipici anche ben ricercati); i Sapori del Mare, specialità pesce (ci sono anche le trenette all’astice, 15 euro); la paninoteca-piadineria. Ma pure nel 2008, la chicca è costituita dal ristorante tibetano. Venerdì, quando l’abbiamo visitato, il digiuno dei monaci non era ancora cominciato, così poteva capitare di sedersi nel tavolo vicino a quello dei tibetani, e ordinare un piatto di Momo (6 euro), ravioli di carne simili a quelli cinesi, ma con un ripieno abbastanza diverso. Sarà cambiato il nome (e alcuni dei “camerieri” hanno ancora la parannanza col vecchio logo), ma i capisaldi culinari della Festa per eccellenza ci sono tutti, e gli aficionados li vogliono sempre.

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