LA VERGOGNA DEI PRETI PEDOFILI.
Tutta la comunità deve impegnarsi in un’opera di purificazione, invocando la misericordia di Dio e degli uomini. Ma senza trascurare la speranza che deve alimentare la Chiesa e l’umanità.
Sono un laico non credente, ma da ragazzino facevo parte degli Scout, ero iscritto all’Azione cattolica, frequentavo la parrocchia e facevo il chierichetto. Mi sono allontanato dalla Chiesa dopo che il parroco, poi diventato monsignore, aveva tentato nei miei confronti un "approccio" non proprio ortodosso. Per fortuna, sono riuscito a scappare a gambe levate, e in parrocchia non ci ho più rimesso piede: non volevo che il prete ci riprovasse! Capisco che sia quasi fisiologico che in ogni struttura si trovino persone d’ogni tipo: santi, idealisti, profittatori, delinquenti..., e che anche la Chiesa non ne sia immune, ma chi ha autorità dovrebbe intervenire. Soprattutto, quando in queste situazioni scabrose sono coinvolti degli ecclesiastici. Io sono fiorentino e certe storie di sesso tra "chierici e verginelle" mi richiamano alla mente le novelle del Boccaccio. Perché la Chiesa non è più drastica nei suoi interventi, non foss’altro per tutelare i tanti preti perbene, che vanno distinti dalle "mele marce"? Proprio oggi leggo che un prete è stato arrestato perché coinvolto in un giro di prostituzione. Mi auguro che le gerarchie ecclesiastiche intervengano subito, sospendendolo o allontanandolo almeno fino a quando la sua situazione non sarà chiarita. Non vorrei che si giustificasse l’inerzia dietro l’ipocrisia del dire che «ognuno è innocente fino a prova contraria». I sacerdoti, lo dico da laico, devono essere al di sopra d’ogni sospetto. Nell’interesse di tutti coloro che credono in voi. Temo, purtroppo, che non sarà così. Ovviamente, so che non mi risponderà. Lettera firmata
(Don Antonio Sciortino*) Benedetto XVI nella sua recente visita negli Stati Uniti ha denunciato ben cinque volte la vergogna dei preti pedofili. E ha chiesto alla Chiesa d’impegnarsi in un’opera di purificazione, invocando la misericordia di Dio e degli uomini. Con altrettanta forza, ha ricordato la speranza che deve sempre alimentare la comunità ecclesiale e l’umanità.
La Chiesa è più grande del peccato dei suoi membri, e se dei sacerdoti ne hanno offuscato il volto, ha in sé le risorse per rialzarsi e continuare a essere sorgente e via di salvezza per gli uomini. Sui preti pedofili, come su tutto, è sbagliato generalizzare. Quando condanniamo, con amarezza e rabbia, i sacerdoti che hanno tradito la loro missione, non possiamo ignorare che tantissimi preti, suore e missionari spendono la loro vita nel silenzio e nella dedizione totale al prossimo, in Italia e nel mondo.
L’insistenza e la forza con cui Benedetto XVI, già da cardinale e ora da Papa, ha condannato i preti pedofili, ha cambiato radicalmente il modo con cui questa "vergogna" era affrontata in passato.
Per paura di scandalizzare i fedeli e per timore che perdessero la fiducia nei loro preti, si tendeva a coprirli col silenzio o a non dedicargli un’attenzione specifica. I superiori intervenivano con rimproveri o trasferendo i colpevoli ad altre sedi o ad altri incarichi, pensando – con molta ingenuità – che un trasferimento bastasse a sanare la situazione. Non si accorgevano che si spostava il "male", togliendolo da una parte e trapiantandolo altrove.
Oggi il Papa ha affrontato il problema alla radice, chiedendo un esame più accurato di chi vuole farsi prete. Vale sempre il consiglio che san Tommaso dava a proposito dei giovani che desideravano andare in monastero: «Bisogna giudicarli in base a quello che sono oggi, e non cullarsi nella speranza di un futuro cambiamento, specialmente quando si tratta di persone cui verranno affidati compiti di guida e di azione salvifica».
La Chiesa non purifica sé stessa limitandosi a denunciare i preti pedofili, emarginandoli e mettendoli in situazioni di non nuocere. Questo è il primo passo. Nel delitto di pedofilia non va dimenticata la vittima, violata e ferita, che spesso si chiude nel silenzio, pagando pesanti conseguenze per tutta la vita. Se qualcuno ha avuto modo di incontrare chi, nell’infanzia o nell’adolescenza, ha subìto questa ferita, sa che la vittima cerca di dimenticare e rimuovere il passato.
Ma, anche a distanza di anni, il trauma fa sentire i suoi devastanti effetti, e si acuisce quando si sta per stabilire un rapporto affettivo con un’altra persona. Le ferite del passato sono radici avvelenate che, prima o poi, generano fiori marci. Quando il Papa parla di purificazione, invita la Chiesa a curare e sanare le "piaghe aperte" di questi suoi figli. L’ha fatto intendere con chiarezza, anche nel recente viaggio negli Usa, accettando di incontrare le vittime dei preti pedofili.
Infine, una parola anche sui pedofili. Premesso che occorre "tolleranza zero", la Chiesa deve aiutarli a prendere coscienza della loro perversione, per contenerla e guarirne. Non basta "stracciarsi le vesti", bisogna anche "redimerli". Opera non facile, né di breve durata, che richiede l’impegno serio del pedofilo e l’aiuto di persone esperte.
*Direttore di Famiglia Cristiana.
-
Nessun commento:
Posta un commento