(Andrea Tarquini - La Repubblica) Bastava un bacio, o la soffiata d´un delatore, per finire nei Lager, per morire nelle camere a gas o sbranati vivi dai Dobermann delle Ss. Furono almeno cinquantamila gli omosessuali arrestati sotto il nazismo, e quindicimila di loro finirono nei campi di sterminio. I più non tornarono. Da ieri, un monumento a Berlino li ricorda. E´ un nuovo luogo della Memoria, nella capitale simbolo delle tragedie della Storia.
E´ un semplice cubo grigio, sui quattro metri d´altezza. Sorge nel Tiergarten, il grande parco di Berlino, proprio di fronte alle 2711 steli del memoriale degli ebrei vittime dell´Olocausto. Michael Elmgreen e Ingar Dragset (nella foto), i due artisti gay danesi e residenti a Berlino, ne sono gli autori. Un cubo grigio, non a caso: nella somiglianza con quel mare di steli granitiche di fronte, evoca i tragici destini paralleli: dell´ebraismo d´Europa e degli omosessuali, un´altra minoranza che i nazisti perseguitarono in modo spietato e sanguinario.
«Le discriminazioni ci colpiscono ancora oggi», ha detto, alla cerimonia inaugurale, il borgomastro-governatore spd di Berlino, Klaus Wowereit. Gay dichiarato, è un protagonista delle battaglie per i diritti alla parità degli omosessuali. Oggi la Germania ha in Berlino uno dei più vivaci centri mondiali della cultura gay, e politici di rango e vip omosessuali in ogni schieramento: oltre a Wowereit, il leader del partito liberale Guido Westerwelle, il governatore cdu di Amburgo Ole von Beust, la conduttrice della tv pubblica Anne Will. Ma ce ne ha messo di tempo a sanare la vergogna della persecuzione: leggi contro i gay restarono in vigore fino al 1969.
Li chiamavano «i triangoli rosa», con disprezzo maschilista e fascista. Perché sul pigiama a righe del Lager avevano cucito appunto un triangolo rosa. Erano i più soli, malvisti spesso anche dai compagni di prigionia. Poco dopo la presa del potere, Hitler fece introdurre leggi speciali e articoli del codice penale per perseguitarli. «Bisogna purificare la razza ariana, quelli sono impuri, quindi non sono degni di farne parte e di sopravvivere», era la consegna. La persecuzione fu durissima soprattutto a Berlino, già allora capitale della cultura gay, dal sessuologo Magnus Hirschfeld a tanti altri intellettuali. Poi si estese con la guerra all´Europa occupata. L´ultimo gay sopravvissuto alla persecuzione nazista, Pierre Seel, è morto nel 2005 nella nativa Alsazia. Nelle sue memorie, ha narrato l´esperienza più atroce. Nel Lager i nazisti radunarono tutti i prigionieri, poi presero Jo, l´amante diciottenne di Pierre. Lo denudarono a forza, e lo fecero sbranare dai loro cani da guardia sotto gli occhi di tutti.
Torture della crudeltà più efferata furono pratica quotidiana contro i gay. Dalla castrazione forzata, alla lobotomia, a mostruose terapie con overdose ormonali, a esperimenti medici nella scuola di Mengele e di Heim, i "Dottor Morte" del Terzo Reich.
«Oggi finalmente i `triangoli rosa´ hanno a Berlino un luogo del ricordo e dell´omaggio al loro martirio, esultano i media. Il cubo non ha porte, ma solo una piccola finestra: uno schermo mostra di continuo la sequenza di due uomini che si baciano, e la scritta ammonitrice: «Può bastare un bacio a correre gravi pericoli. in molte parti del mondo amcora oggi gli omosessuali vengono perseguitati per la loro identità». Dopo proteste delle associazioni lesbiche, si è deciso di cambiare il filmato ogni due anni: ad alternanza, un bacio tra due uomini e uno tra due donne.
Con il monumento di Elmgreen e Dragset, finanziato dal governo con 600mila euro, la Germania ha compiuto un passo. «Ma per tutte le vittime, e anche per chi fu perseguitato dopo il ?45, è troppo tardi», afferma Gunter Dworek, attivista dei gruppi gay berlinesi. E battute velenose circolano ancora: a novembre Der Spiegel ha ironizzato sull´«inflazione della cultura della memoria» nella capitale della Germania unita.
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