(Adnkronos) Tre deputati su quattro e altrettanti senatori, entreranno in Parlamento senza essere votati, senza che gli elettori li abbiano espressamente scelti. E' uno degli effetti della lista bloccata, architrave della legge elettorale con cui gli italiani andranno a votare il prossimo 13 e 14 aprile, che determina in anticipo e quasi con certezza scientifica una buona parte della composizione del prossimo Parlamento.
Presi in esame i voti delle precedenti consultazioni, fatta la media dei risultati dei sondaggi sulle intenzioni di voto, il presidente del Comitato per i referendum elettorali, Guzzetta, ha elaborato uno studio che sottolinea tra l'altro le conseguenze delle candidature multiple.
Su 630 deputati, 448 sanno gia' di essere stati certamente eletti, mentre solo 181 rimangono in sospeso.
Il calcolo e' presto fatto: il 71% dei componenti della Camera si conosce gia', cognome per cognome, prima del voto. Al Senato la percentuale del 'seggio sicuro' sale al 74%: 236 hanno gia' ottenuto il lasciapassare per la XVI legislatura e altri 56 attendono il verdetto dell'urna. Con il Porcellum e' quindi passato il principio del "si vota ma non si sceglie", ha spiegato Guzzetta, che ha arricchito il repertorio delle originalita' delle legge in vigore con un altro dato.
A Montecitorio e a Palazzo Madama sono state presentate 242 candidature multiple che "rischiano di diventare -ha aggiunto il presidente del Comitato referendario- oggetto di un negoziato post elettorale", amministrato da 53 "plurieletti". Guzzetta ha stilato anche una classifica dei candidati presentati in piu' circoscrizioni.
In pole position c'e' Berlusconi (26), seguito da Fini (25), Casini (21), Di Pietro (18) e Bossi, che si ferma a quota 12. Veltroni 'colleziona' invece cinque presenze.
Ce n'e' abbastanza, secondo Guzzetta, per lanciare l'"allarme". "Non siamo contro nessuno ma rivolgiamo un appello, soprattutto alle forze politiche che avranno la responsabilita' di guidare il Paese, a valutare l'effetto di questa situazione in termini di disaffezione, se non di rabbia, dell'elettorato". Non ci si stupisca, ha osservato l'esponente del fronte referendario, se il 13 e
14 aprile "si dovra' registrare un forte aumento dell'astensionismo e sarebbe preoccupante se questa fosse l'unica forma di contestazione da parte dei cittadini".
"Dal giorno dopo le elezioni l'orologio referendario ricomincera' a correre. Il tempo dato ai partiti per cercare un accordo non e' eterno". Vietato siglare, ha concluso Guzzetta, un'intesa solo per onore di firma. "L'accordo deve essere buono. Per questo dal 18 maggio, giorno in cui doveva svolgersi il referendum, attiveremo una sorta di vigilanza civile sulle riforme istituzionali".
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