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martedì 29 aprile 2008

Romania, come ai tempi di Ceausescu l'omosessualità è ancora un tabù e si preferisce non parlarne.

Dopo gli ultimi fatti di cronaca in Italia, l'analisi del giornalista Cristian Gaita, corrispondente per l'Italia del quotidiano Adevarul: ''In Romania l'omosessualità non è ben vista''.
(Redattore sociale) "L'omosessualità in Romania non è ben vista“. A parlare, commentando gli ultimi fatti di cronaca e le attività dei “femminielli” rumeni è Cristian Gaita, 32 anni, corrispondente per l"Italia del quotidiano Adevarul (in italiano verità), una delle testate più lette nel suo paese. L’omosessualità è un tabù? chiediamo. “Non è solo un tabù: basti pensare al Gay Pride che si è tenuto l’anno scorso a Bucarest: molti vennero picchiati”. In Romania ai tempi del regime di Ceausescu l’omosessualità era un reato punito dal codice penale, e lo è rimasto sino al 2001. Gaita conferma: “A quei tempi l’omosessualità proprio non esisteva: era un po’ come nei paesi arabi, non era neanche considerata”. Tanti ragazzi che vissero il periodo del regime anche solo per qualche anno (basti pensare a chi oggi è sui trenta, trentacinque anni), ancora ne sente l’influenza.

A Torino in questi giorni si è scoperto un locale gay dove personaggi altolocati frequentavano ragazzi, alcuni di questi giovani rumeni. I fatti di cronaca di Verona riportano ancora a questi ragazzi “perduti” che si prostituiscono per sbarcare il lunario. “E’ vero che ci sono ragazzi che si prostituiscono - sottolinea ancora il giornalista - ma normalmente non sono omosessuali. In generale, comunque, l’omosessualità non è ben vista dalla comunità rumena. Per esempio, nella vita pubblica, da noi non ce ne sono”. O almeno, sarà difficile che facciano “outing”.

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