I 5 anni trascorsi a Palazzo Chigi sono un monito per tutti i segretari dei partiti dell’ex Cdl, nel centrodestra è arrivato il momento di lavorare ai programmi, la macchina organizzativa è in moto.
Alleanza nazionale ha già una nuova piattaforma politica, anticipata da Panorama, che sarà presentata a Milano di fronte a 2 mila delegati dal 3 al 5 febbraio. La Lega è in pista, letteralmente, sulla riapertura della questione settentrionale e farà della moratoria di 3 anni sul trasferimento delle rotte da Malpensa uno dei suoi cavalli di battaglia. Mentre l’Udc sta concentrando il suo lavoro sui temi della famiglia.
Per tutti l’emergenza da affrontare è quella economica, perché, se i sondaggi indicano un’affermazione consistente del centrodestra nella corsa elettorale, vincere la sfida del governo, in un momento di turbolenza dei mercati, non sarà facile. L’economia sta entrando in una fase molto critica: negli Stati Uniti si teme la recessione, in febbraio la Commissione europea rivedrà al ribasso le stime di crescita per il 2008-2009 e l’Italia è il fanalino di coda del Continente.
Tutte le previsioni sono pessime: il Fondo monetario internazionale stima la crescita del pil italiano nel 2008 all’1,3 per cento (vedere tabella in basso), l’Ocse all’1,2, Bankitalia all’1, la Confindustria allo 0,9. Gli effetti della crisi globale e le due Finanziarie recessive del governo Prodi si fanno sentire. La perdita di potere d’acquisto dei salari (e il conseguente forte rallentamento dei consumi), l’aumento dei prezzi delle materie prime (gas e petrolio alle stelle e beni primari come il pane e la bistecca a livelli da record) e il rialzo dei tassi sui mutui (con l’aumento delle sofferenze, su cui ha acceso un faro il governatore Mario Draghi) sono gli elementi del complicato scenario in cui si muoverà il prossimo governo.
«Recessione vuol dire fare una nuova manovra economica, di corsa» spiega Maurizio Sacconi a Panorama. Il senatore è uno degli esperti che sta lavorando con Berlusconi al programma di governo di Forza Italia. Si parte dalla valutazione delle due Finanziarie varate dall’esecutivo Prodi. Giudicate «non funzionali alla crescita, inutilmente distributive», rappresentano l’elemento sul quale scrivere la parola discontinuità. La formula sintetica del programma economico è in linea con le indicazioni di Bankitalia: abbassare le tasse, spingere gli investimenti e tagliare le spese improduttive.
Dove tagliare? Sacconi non si sottrae alla domanda: «Dobbiamo ridurre la spesa corrente e vi sono elementi ordinari e straordinari sui quali agire». Quali elementi straordinari? «Credo sia ora di dire che bisogna cancellare le province, così semplifichiamo anche la catena democratica».
Per agire occorre una ricognizione sulla spesa corrente e su questo punto c’è sintonia con l’Udc. Il partito di Pier Ferdinando Casini ha in corso l’elaborazione di un documento, un vero e proprio «spending review», che a breve vedrà la luce. «Siamo a buon punto» conferma a Panorama Gianluca Galletti, commercialista, dall’aprile scorso nuovo responsabile del dipartimento economico udc. «È uno studio sul bilancio dello Stato che punta alla riqualificazione della spesa pubblica. Al di là dei numeri, è un approccio filosofico diverso, non devono aumentare i volumi di spesa» spiega Galletti.
Controllo della spesa in parallelo significa mettere mano alla produttività del settore pubblico e Forza Italia ha una serie di provvedimenti in cantiere. Il primo, frutto del prezioso lavoro di Giulio Tremonti, punta a ricostruire i principi di gerarchia e responsabilità nella pubblica amministrazione, perché non si possono controllare i risultati nel settore pubblico senza «un superiore che riconosce il merito e il demerito» dice Sacconi.
Le tasse, pietra tombale del consenso sul governo Prodi, sono il tema ad alto voltaggio di qualsiasi programma, le soluzioni sono molteplici, ma tutte in questo momento convergono sulla diminuzione della pressione fiscale e l’ammorbidimento delle aliquote Irpef.
Per aiutare le imprese e i lavoratori Forza Italia proporrà la tassazione secca al 10 per cento di straordinari, premi e incentivi che vengono riconosciuti dalle aziende ai dipendenti. Sono parti di reddito fortemente penalizzate, fanno scattare l’aliquota marginale, tanto che «spesso non conviene neppure avere una promozione» chiosa Sacconi.
Croce con la matita rossa anche sulle «lenzuolate». I provvedimenti di Vincenzo Visco e Pierluigi Bersani non hanno avuto l’effetto sperato sui prezzi e le tariffe (paradosso: quelle dei taxi, nonostante le nuove licenze, a Roma sono aumentate), e se «il centrosinistra ha fatto cadere la bandiera delle liberalizzazioni, noi la raccoglieremo» commentano nel quartier generale di Forza Italia. Come? Riformare il settore delle grandi utility, i servizi e le telecomunicazioni dove «sono necessari imponenti investimenti».
Il centrista Galletti concorda («migliora i servizi al cittadino ed è a costo zero») perché ha un’esperienza diretta: è stato assessore al Bilancio a Bologna, con la giunta Guazzaloca, dove ha privatizzato la società di servizi Hera. Gli interventi su questi settori puntano a mitigare l’inflazione (con l’abbassamento delle tariffe, per effetto della concorrenza) e nello stesso tempo a riprendere la spesa per investimenti in alta tecnologia. Sul punto il senatore Rocco Buttiglione è netto: «Occorre un investimento sostenuto dallo Stato e deve essere accompagnato da una profonda riforma di scuola e università».
Il terreno comune nel centrodestra è ampio. L’Udc infatti è pronta a sostenere un’idea chiave di Tremonti: meno tasse per le aziende che investono.
L’Udc ha nel suo dossier una revisione dello strumento dell’indice di equità familiare, Buttiglione conferma che il suo partito ha «un vasto programma di sgravi fiscali». Galletti spiega nel dettaglio: «Porterà un beneficio alle famiglie con figli e non discrimina tra lavoratori dipendenti e autonomi. Meglio aumentare gli assegni familiari, i contributi per i servizi e gli asili nido, piuttosto che spingere solo su una detassazione degli stipendi».
«Cento euro al mese di sgravi per tutti su ogni figlio, 300 euro per gli scaglioni di reddito più bassi» mette i numeri nero su bianco Buttiglione. Si guarda al modello francese, ma ci sarà da attendere la proposta della Cei, che con gli organizzatori del Family day ha promosso una raccolta di firme per un fisco a misura di famiglia che punta a un «sistema di deduzione dal reddito pari al reale costo di mantenimento di ogni soggetto a carico, sulla base di scale di equivalenza indipendenti dal reddito».
Problema numero uno del bilancio familiare la bolletta energetica: come si taglia? Vince la scuola realista e si profila una rivoluzione copernicana: i partiti del centrodestra sono pronti a sostenere la fine della moratoria sul nucleare. È l’abbattimento di un totem. Sarà una campagna elettorale atomica, in tutti i sensi.
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