(Panorama) Nel cuore della Istanbul europea, poco lontano dalla chiassosa Istikal Caddesi, ha aperto da poco i battenti una libreria unica nel suo genere: la prima che al proprio nome affianca l’aggettivo “femminista”. Trovarla non è certo difficile: bisogna abbandonare il viale principale e avventurarsi nelle strette strade limitrofe, dove a nessuno dei commercianti presenti la sua apertura è passata inosservata.
Sulla porta d’ingresso campeggia la scritta “Amargi“, che è anche il nome di un’organizzazione fondata nel 2001 dalla sociologa 35enne Pinar Selek per sviluppare le teorie e la pratica femministe. La libreria, che è anche una caffetteria, è stata pensata come punto di incontro per i membri dell’associazione e tutte le lettrici che vogliono addentrarsi nel mondo della letteratura femminista. Dalla prossima settimana si alterneranno scrittrici che leggeranno testi di autrici giudicate importanti, a partire da Virginia Woolf. Tra le ospiti illustri anche la poetessa turco-cipriota Nese Yasin, il cui libro “Üzgün Kizlarin Gizli Tarihi” (”Storia segreta di ragazze tristi”) è stato messo al bando.
Sugli scaffali sono appoggiati con cura non solo libri e riviste nuove di zecca, ma anche testi di seconda mano e calendari prodotti dall’associazione “perché servono soldi per tenere questo posto aperto”, spiega la fondatrice, con un sorriso che non nasconde l’orgoglio per un’iniziativa che si sostiene esclusivamente con i soldi della cooperativa. “Amargi” è un nome sumero che significa “libertà” ma anche “ritorno alla madre”. L’ambiente è piccolo, ma accogliente e colorato. A tutte le ore c’è un via-vai di donne di tutte le età e di tutte le tipologie: da quella che si definisce anarchica (”non membro ma simpatizzante dell’associazione” ) e veste con un look da centro sociale, a quella che appare come una perfetta madre di famiglia. Ogni volta che una di loro fa l’ingresso in libreria, viene subito calorosamente abbracciata da altre due o tre e così restano avvinghiate per qualche secondo. Come se non si vedessero da mesi.
A una cittadina europea, il termine “femminista” può sembrare inattuale, ed è Pinar a spiegarne il valore. “Sviluppiamo il pensiero e le politiche femministe attraverso l’analisi dei problemi attuali - dice - che in una società fortemente maschilista come questa non sono di certo pochi”. Benché alcune associazioni femminili sostengano che importanti passi avanti siano stati fatti negli ultimi anni, molto resta ancora da fare soprattutto nelle aree a prevalenza curda, dove i delitti d’onore e i test per la verginità sono ancora troppo diffusi. E la situazione curda, nel suo complesso, è ben conosciuta a questa sociologa che in passato ha trascorso oltre due anni in prigione per essere stata ingiustamente accusata di aver preparato un attentato terroristico nel cuore di Istanbul attribuito al Pkk. Solo dopo molto tempo è emersa la verità: l’esplosione era stata il frutto di un incidente. Ma Pinar è una turca che ha sposato la causa curda, e questo è bastato per attirare su di sé il sospetto e il risentimento degli inquirenti.
L’associazione “Armargi” pubblica una rivista quadrimestrale, in vendita in molte librerie, ma certo il ricavato non basta a coprire da solo tutte le spese. “I sacrifici da fare sono molti - spiega - ma sono molte le donne che avevano bisogno di un posto così, che vengono qui con i loro saggi in mano e vorrebbero che fossero pubblicati o semplicemente letti”. Chissà che da questa piccola libreria, in futuro, non passi anche una nuova Virginia Woolf.
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