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giovedì 20 settembre 2007

Omosessualità e politica, quando i gay militano a destra

Roma, 18 set (Velino) - “Meglio essere fascisti che froci”, esclamò nel marzo dello scorso anno Alessandra Mussolini nel corso di una puntata di Porta a porta. Ma che succede quando le due condizioni coincidono?
Da questa domanda muove la ricerca di Marco Fraquelli autore del libro Omosessuali di destra (Rubbettino)

Viene portato alla luce, così, un mondo che ha fatto dell’omofobia e del machismo uno degli assi portanti del proprio credo e della propria azione politica, ma che nel contempo ha ospitato diverse personalità omosessuali di spicco. Di vaste proporzioni, ad esempio, è stata la presenza gay all’interno delle organizzazioni militari e politiche del regime nazista. Omosessuale dichiarato era Ernst Rohm, figura fondamentale nella nascita del movimento delle camice brune e leader delle famigerate SA.

Diverse pagine del libro sono dedicate all’impresa di Gabriele D’Annunzio a Fiume, azione affine e assimilabile all’epopea fascista, dove “più che atmosfere guerriere e virili, sembrano dominare atmosfere languide, mollezze e sensualità”, con amori omosessuali tra giovani legionari conditi da fiumi di cocaina.

La parte centrale del volume è quindi dedicata a figure omosessuali emblematiche della destra internazionale. A cominciare dall’intellettuale francese Robert Brasillach, antisemita, nazionalista, collaboratore della Germania nazista all’epoca di Vichy e per questa ragione fucilato nel 1945. Ancora oggi omaggiato dagli ambienti neofascisti che si recano in pellegrinaggio sulla sua tomba parigina, Brasillach aveva simpatizzato per il regime nazista anche perché affascinato dalla virilità e dalla bellezza degli occupanti ariani.

Fraquelli racconta quindi la vicenda di Michael Kuhnen, leader incontrastato del neonazismo tedesco tra la fine degli anni Settanta e il 1991, quando morì di Aids a trentasei anni. Kuhnen fu l’autore dell’opuscolo Nazionalsocialismo e Omosessualità nel quale teorizzò l’uguaglianza tra omosessuali e eterosessuali, anzi la supremazia dei primi sui secondi, specificandone il ruolo avanguardistico all’interno della società e della cultura.

Si ricostruisce la vicenda del francese Michel Caignet, principale sostenitore delle teorie negazioniste, nonché editore di riviste gay che negli anni Novanta presero una deriva pedo-pornografica e i cui proventi illeciti servirono a finanziare l’attività politica dei neofascisti transalpini.

Un capitolo è dedicato al giapponese Mishima Yukio... autore cult per la destra di mezzo mondo per il suo ultraconservatorismo e ultranazionalismo, fu protagonista di una discussa relazione omosessuale segreta con lo scrittore Fukushima Jiro.

Nell’ultimo capitolo Fraquelli rievoca l’omicidio, nel 1969, del dodicenne Ermanno Lavorini, unica vicenda nell’Italia del dopoguerra che vide la commistione tra ambienti politici di estrema destra e mondo omosessuale.

Nel nostro paese, insomma, il binomio Destra/virilità, scrive l’autore, è “assolutamente certificato e imprescindibile”. In epoca più recente, qualcosa si è mosso nell’area vicino ad Alleanza nazionale con la nascita di GayLib, l’associazione nazionale degli omosessuali liberaldemocratici e di centrodestra diretta da Enrico Oliari, militante di An.

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