(Bucci Stefano - Corriere della Sera) I festini en travesti di Herman Göring, le lettere appassionate di Mishima al «suo» Fukushima Jiro, i bar leather di New York. Ma non solo: Robert Brasillach («il fascismo è la poesia del XX secolo» amava dire) e il braccio destro di Hitler, Eric Röhm, il negazionista Michel Gaignet (leader neofascista francese ma allo stesso tempo editore di riviste gay) e il collaborazionista Roger Peyrefitte, Michael Kühnen (incontrastato leader del neonazismo tedesco morto di Aids all' inizio degli anni Novanta) e i ragazzi di vita viareggini coinvolti nel caso Lavorini legati al golpista Junio Valerio Borghese. Sono alcuni dei «simboli» citati da Marco Fraquelli (studioso vicino alla sinistra) nel suo saggio dedicato all' omosessualità di destra, nato con l' intenzione «di mettere in risalto le contraddizioni di una cultura e una ideologia politica che pur impregnate di omofobia e machismo presentano non poche ambiguità di natura sessuale». Spiega Giorgio Galli nella prefazione: «Se l' omosessualità è presente nell' intera cultura politica occidentale in quella di destra deve coesistere con quel culto della virilità che ne rappresenta una caratteristica costante». La storia di questo machismo di facciata che ama in realtà tacchi a spillo e piume di struzzo è così piena di contraddizioni. E di sorprese: dalla Notte dei lunghi coltelli (la lettura in chiave omosessuale è la stessa de La caduta degli dei di Luchino Visconti) all' impresa fiumana di D' Annunzio che ebbe tra i suoi protagonisti il dandy milanese di origine elvetiche Guido Keller, fondatore della compagnia di legionari «La Disperata» e assiduo frequentatore di bei soldati. Oggi, secondo Fraquelli, «il panorama destrorso e gay» sarebbe rappresentato (in Italia) da Alessandro Cecchi Paone, Platinette, Domenico Dolce, Stefano Gabbana, Franco Zeffirelli. Ma soprattutto da Enrico Oliari, fondatore di Gay-Lib, l' associazione degli omosessuali liberaldemocratici e di centrodestra, a suo tempo già cacciato da Alleanza nazionale e poi riammesso (in una sorta di contrappasso) da Alessandra Mussolini, a suo tempo celebre per il detto «Meglio fascista che frocio». D' altra parte, spiega Fraquelli, già il Msi, da Almirante a Fini non fece mai alcuna concessione all' omosessualità con l' eccezione di Armando Plebe, gay dichiarato, già vicino al Pci e poi nominato (nel 1972) da Giorgio Almirante responsabile per la cultura del partito. Fuori dai nostri confini si ritrovano in ordine sparso il gruppo degli Apostoli di Cambridge (Kim Philby, Anthony Blunt, Guy Burgess, Donald Mac Lean), il fondatore del piccolo partito nazista Francistes (Marcel Bucard detto la «Grande Marcella»), il leader repubblicano Usa, Mark Foley (costretto a dimettersi per lo scandalo delle avances ai paggetti del Senato), il Tory Alan Duncan, l' olandese Pym Fortuyn (leader del partito xenofobo Leefbar Nederland). Fino a Larry Craig (il repubblicano dell' Idaho paladino di tutte le battaglie antiomosessuali) sorpreso quest' estate mentre faceva piedino ad un poliziotto nelle toilette dell' aeroporto di Minneapolis. Il legame tra sadomasochismo omosessuale e fascismo (sottolineato da Susan Sontag, negato da Michel Foucault) viene spiegato con «l' analoga venerazione del mascolino», con «la comune esaltazione del ruolo di padrone e schiavo» che animava i «leather» bar nella New York degli anni Ottanta (il film Cruising di William Friedkin ne è la rappresentazione lampante), proprio quando la nuova peste inizierà a colpire gli omosessuali («L' Aids è di destra?» si chiede Fraquelli). Interessante è poi la collocazione di Mishima, autore cult per la Destra di mezzo mondo: da una parte si racconta la sua breve storia con Fukushima (autore dell' autobiografico La spada e il rossetto) e gli oltre cento uomini che sarebbero stati suoi amanti spiegandoli con quella «fratellanza anche fisica che si creava tra uomini d' arme nella tradizione non solo greca, ma anche samuraica». Tutto si intreccia nel saggio di Fraquelli che annovera una lunga serie di esempi eccellenti legati alla Germania del nazionalsocialismo (ma c' è anche la Germania del primo periodico gay della storia, Der Eigene, creato da Adolf Brand nel 1896 e quella delle teorie misogine dell' omosessuale Otto Weininger). Si parte da Hans Blueher, teorico dei legami omoerotici tra i Wandervögel (furono i primi a indossare le camicie brune) e si arriva a Hitler che si appassiona alla poesia di Stefan George al pari del suo attentatore Claus von Stauffenberg. Passando per Göring, che non disdegnava di travestirsi da donna in puro stile camp e per Goebbels, che si cimentava frequentemente in orge e festini omosessuali. E Fraquelli azzarda: «Come gli antichi romani perseguitarono i cristiani, così gli omonazisti perseguitarono la pretesa moralizzatrice degli ebrei».
Il libro: Marco Fraquelli, «Omosessuali di destra», prefazione di Giorgio Galli, Rubbettino editore, pagine 242, euro 12
BUTTAFUOCO «Una passione classica per la virilità guerriera» «A Fiume, Alessandro Cecchi Paone non l' avrebbero voluto». Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore, è chiaro: «L' idea di una destra che insegue la dimensione piccolo borghese dei "Dico" è quanto di più lontano ci sia dai miti dell' amicizia virile e dell' estetica guerriera di un Mishima o di un Keller». Per Buttafuoco, ai tempi del nazionalsocialismo, «l' omosessualità si ispirava ai modelli classici proposti dal Trionfo della Volontà di Leni Riefensthal come dalle sculture di Arno Brecker». Mussolini, invece, si disinteressava del problema «ma soprattutto non voleva che l' omosessualità diventasse una caricatura dell' ordine sociale». Come accadrebbe, appunto, con i «Dico».
VATTIMO «La sinistra intollerante espulse persino Pasolini» «Tutto ciò che è disordine si identifica da sempre con la sinistra». Per il filosofo Gianni Vattimo (il suo outing risale ormai al 1976, ai tempi del Fuori di Pezzana) «la stessa distinzione tra gay di destra e gay di sinistra è comunque sbagliata». Anche se (al di là di Mishima, Peyrefitte e di Weimar) «la destra, in particolare quella conservatrice e razzista, rimane idealmente più lontana della sinistra dall' idea di diversità e quindi di omosessualità». Ma anche la sinistra ha le sue colpe: «Certamente "culattone" è un termine più adatto alla Lega e a Berlusconi - dice Vattimo - ma anche il Partito comunista italiano, a suo tempo, aveva espulso Pasolini». (nelle foto, dall'alto: Yukio Mishima, Ernst Rohm e Roger Peyrefitte)
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