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sabato 9 agosto 2008

Olimpiadi. L'outing degli omosessuali. Ai Giochi sono 7 i dichiarati.

La calciatrice svedese Victoria Svensson.

L'ultimo a rivelarsi è stato il tuffatore australiano Mitcham, ma c'è anche la calciatrice Svensson che Gaucci stava per portare al Perugia.
(Riccardo Crivelli . La gazzetta dello sport) L'orgoglio di un'appartenenza che abbatte i muri e frantuma i pregiudizi. L'ultimo è stato Matthew Mitcham, ventenne tuffatore australiano: ha fatto outing, come si dice ormai con un termine di moda. Cioè ha dichiarato la sua omosessualità, rivelando senza complessi la sua storia d'amore con un ragazzo di nome Lachlan e raccontando con il sorriso quel giorno di sei anni fa quando pudicamente si confessò alla madre e lei con la faccia allegra gli rispose che se ne era già accorta.

CORAGGIOSI - Con Matthew, sono sette gli atleti in gara all'Olimpiade che non hanno avuto timori ad esprimere compiutamente e con coraggio la loro sessualità. C'è la ciclista tedesca Judith Arndt, candidata al podio nella corsa in linea, che sta insieme a Petra Rossner, ex pedalatrice di Germania e oggi tecnico della nazionale. C'è la schermitrice, sempre tedesca, Imke Duplitzer, ex iridata e argento ad Atene nella spada, ci sono le pallamaniste norvegesi conviventi Gro Hammerseng e Katia Nuberg. E ancora la calciatrice svedese Victoria Svensson, che Gaucci stava per portare al Perugia, madre di una bambina partorita dalla compagna. Infine l'altra calciatrice Natasha Kai, americana, che ha scelto una rete tv per parlare della separazione con la fidanzata.
MURO DI GOMMA - Sette, ma chissà quanti altri tra i 10.708 atleti di Pechino amano persone dello stesso sesso eppure non vogliono o non possono scrostare il muro di gomma dell'ignoranza e del razzismo. Mark Foster, il nuotatore che ieri ha sfilato come portabandiera della Gran Bretagna, non ha negato che la forte amicizia con l'ex ostacolista Colin Jackson gli abbia rilanciato la carriera, ma non ha mai confermato le voci sulla sua omosessualità. Altri non sono nemmeno arrivati a tanto, schiavi di un mondo, quello dello sport, che continua a prevaricare gay e lesbiche in nome di un finto machismo che cozza contro le aperture di molti paesi e di molte culture. Tanto che un giornale inglese, qualche mese fa, invitava provocatoriamente gli atleti a non confessare mai le loro tendenze per vivere tranquilli. Ma per fortuna esistono i Mitcham contro gli obbrobri del politically correct.

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