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sabato 3 maggio 2008

Ecuador. La chiesa non accetta una legge sulle unioni gay.

I Vescovi chiariscono che “in nessun modo accetterebbero una legge a beneficio della legalizzazione delle unioni omosessuali come fonte specifica di particolari diritti ed obblighi”.
(Fides) Mons. Antonio Arregui, Arcivescovo di Guayaquil e Presidente della Conferenza Episcopale Ecuadoriana, ha inviato una lettera aperta ai cattolici del paese nella quale si precisano alcuni orientamenti dei Vescovi che hanno causato preoccupazione in un considerevole numero di credenti, perché sono stati interpretati male.
Nella sua lettera l’Arcivescovo sottolinea che "l'unica finalità di ogni intervento della Chiesa cattolica in materie sociali e giuridiche consiste nella promozione e nella tutela della dignità della persona umana alla luce del Vangelo e della retta ragione". Quindi ricorda che il matrimonio è "una relazione naturale dell'uomo con la donna, fonte delle nuove generazioni, un bene umano che caratterizza tutte le epoche e tutte le culture. Ben iscritto nella natura stessa della persona umana, non è a disposizione di alcun potere politico". Tuttavia, in Ecuador, in occasione dei dibattiti sulla nuova Costituzione, “sono sorte delle proposte mirate ad equiparare l'unione tra persone omosessuali al matrimonio e alla famiglia". Secondo quanto spiega il Presidente della Conferenza Episcopale, "quelle unioni o associazioni sono contrarie alla natura e di suo sterili, ed in nessun modo possono assomigliare alla reciproca donazione personale, propria ed esclusiva, per la quale l'uomo e la donna tendono alla propria realizzazione come persone, per collaborare con Dio nella generazione ed educazione dei figli". Non si può avere pertanto un cosiddetto “matrimonio omosessuale” né una “famiglia omosessuale”.
Inoltre "la morale cristiana considera la pratica omosessuale come un grave disordine morale incompatibile con la vita di fede, perché contrasta con la legge naturale ed i comandamenti della Legge di Dio", sebbene mantenga sempre il rispetto per tutta la persona umana e le sue libere decisioni. Perciò "la Chiesa accoglie con rispetto, comprensione e delicatezza gli uomini e le donne che hanno tendenze omosessuali".
Portando tutto questo nel campo della legislazione, Mons. Arregui considera che "nessuna legge può tentare di assimilare queste relazioni e convivenze all'incomparabile ricchezza del matrimonio e della famiglia".
Una volta spiegati e chiariti questi punti essenziali per la coscienza cristiana, l’Arcivescovo constata che la confusione si è prodotta "parlando della regolazione dei diritti e degli obblighi che possono nascere in una relazione duratura tra persone omosessuali, rispetto alle quali non potrebbe esserci un vuoto giuridico". Cioè "come tutti i cittadini, anche loro, gli omosessuali, grazie alla loro autonomia privata, possono ricorrere anche al diritto comune per ottenere la tutela di situazioni giuridiche di interesse reciproco". Ma in nessun modo i Vescovi potrebbero accettare in questo senso "una legge a favore della legalizzazione delle unioni omosessuali come fonte specifica di particolari diritti ed obblighi”.
La lettera si conclude con un appello a tutti per unire gli sforzi "al di sopra delle differenze politiche, per rendere un buon servizio alla nostra Patria".

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