Ministro, in Italia spesso non si sceglie il Brasile come meta turistica a causa della violenza…
Oggi il mondo è un mondo violento, molte volte pericoloso. Ma tutto il mondo, mica solo il Brasile.
Non crede però che l’immagine a tinte forti che il film vincitore dell’Orso d’Oro di Berlino Tropa de Elite ha dato di Rio, per esempio, possa influenzare negativamente il flusso di turisti europei verso il Brasile?
Non abbiamo nessun dato su questo ma non penso. Il grande feed-back negativo c’è quando un turista straniero subisce una violenza.
Ma non crede che quella di Rio sia un’emergenza costante?
Rio de Janeiro non è una città molto differente dalle altre metropoli mondiali. Tutti i sondaggi dell’Embratur, il nostro Ente del turismo, ci dicono che quando uno straniero lascia il Brasile pensa che i timori per la sicurezza che aveva al suo arrivo non fossero giustificati.
Allora come mai questa percezione?
Rio occupa nell’immaginario mondiale un luogo molto privilegiato, per il suo Carnevale e le sue bellezze, per cui quando accade qualcosa qui si ha una ripercussione mediatica che normalmente in altri luoghi non si verifica. Se lo stesso episodio violento accadesse a Buenos Aires o a Lima, eventualmente uscirebbe un articolo solo nel paese d’origine del turista. Se accade a Rio invece rimbalza in genere in tutto il mondo. Sono i vantaggi e gli svantaggi di essere una “città sogno”.
Altro tema collegato al Brasile è quello del turismo sessuale: un fenomeno che in tempi recenti ha visto protagonisti anche alcuni italiani.
Facciamo attenzione a non etichettare il Brasile come un paese meta di turismo sessuale. Non lo siamo. Esistono invece alcuni epicentri, sia dal lato dell’offerta che di domanda. Uno degli epicentri dell’offerta è Fortaleza, capitale dello stato del Ceará, nel nord-est. Qui facciamo molto, soprattutto agiamo sulla prevenzione, coinvolgendo il più possibile le ragazze e i ragazzi a rischio e le loro famiglie in corsi di formazione professionali. Perché non ha senso togliere le prostitute dalla strada sic et simpliciter. Se non si dà loro un’alternativa concreta, tornano in strada il giorno dopo. È una problematica economica. È fame, gente, è fame. La formazione è l’unica via percorribile per risolvere questo problema.
E per combattere quelli che lei definisce gli “epicentri della domanda”?
Stiamo facendo uno studio per localizzare gli agenti emissivi, ovvero i tour operator italiani e non, coinvolti in questo tipo di turismo ignobile, per porre un freno ai flussi che non vogliamo. L’obiettivo è creare barriere all’entrata.
Ministro, può essere più precisa?
Stiamo agendo in modo segreto per prendere in flagranza di reato questi operatori internazionali. L’unica informazione che posso fornirle è che ci stiamo muovendo in congiunto con altre istituzioni. Ma su questo non posso aggiungere altro.
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