(Fabrizio d'Esposito - Il Riformista) Dal famigerato spot con «Gesù primo socialista della storia» al numero due del Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani (Goi), la maggiore loggia massonica del nostro paese, quella per intenderci in cui si annidò la P2 di gelliana memoria. Per le elezioni politiche di metà aprile, il candidato-premier del Ps Enrico Boselli non si è davvero negato nulla: in Toscana, nella lista per il Senato, alle spalle della capolista Mariella Magi Dionisi, c'è il livornese Massimo Bianchi che nel Goi è secondo solo al gran maestro Gustavo Raffi.
La candidatura del gran maestro aggiunto Bianchi ha però spaccato la massoneria di Palazzo Giustiniani, provocando la rivolta della gran parte delle logge italiane del Goi, che in tutto vantano 19mila iscritti. Nella storia secolare dei "grembiulini", non solo italiani, è infatti la prima volta che un componente del governo dell'ordine scende in politica. Sinora tutti i casi registrati (un nome per tutti: l'ex liberale poi Pd Valerio Zanone, senatore uscente) riguardavano singoli iscritti poi "messi in sonno" in caso di elezione.
Stavolta, invece, è diverso: Bianchi è un gran dignitario del Goi e la sua scelta rischia di impegnare politicamente la principale massoneria italiana. Per questo, alla vigilia del raduno annuale del Grande Oriente che si apre domani a Rimini, è finito sotto accusa il gran maestro Gustavo Raffi, colpevole agli occhi dei ribelli anti-Bianchi di non aver chiesto le dimissioni del suo aggiunto. Anche perché, la discesa in campo di un gran maestro infrange la regola tradizionale più importante delle logge mondiali: mai occuparsi o discutere di politica e religione perché considerate entrambe elementi di divisione secondo gli otto punti basici della massoneria moderna emessi a Londra nel settembre del 1929.
Non a caso, i "grembiulini" schieratisi contro Raffi - in particolar modo quasi tutti i toscani, ancora oggi fieri dell'importanza massonica della loro regione, dove nel 1731 venne fondata a Firenze la prima loggia italiana - sono preoccupati che la candidatura di Bianchi possa mettere in pericolo il tanto atteso riconoscimento del Goi da parte delle grandi logge d'Inghilterra, Scozia e Irlanda, perso nel 1993 a causa delle conseguenze dello scandalo P2 e delle infiltrazioni di mafia e 'ndrangheta nell'ordine di Palazzo Giustiniani.
Del resto, nel novembre scorso, al meeting europeo di Londra il pro-gran maestro inglese, ossia il marchese di Northampton (il gran maestro, invece, è per tradizione il re o un principe di sangue reale che non partecipa mai: oggi è il duca di Kent) ha messo al centro della sua allocuzione «la proibizione delle discussioni di politica e religione e il divieto imposto alle grandi logge e ai singoli massoni di esternare in pubblico su questi argomenti nella loro qualità di membri dell'ordine».
Attualmente, in Italia, al netto delle numerose logge fai-da-te, gli ordini massonici sono tre. Oltre al Goi, riconosciuto solamente dalla Gran loggia nazionale di Francia, ci sono la Gran loggia d'Italia degli Antichi liberi accettati muratori (Alam) con 8.500 iscritti e la Gran loggia regolare d'Italia con 3mila. Quest'ultima nacque nel 1993 da una scissione del Goi e nel tempo è riuscita a guadagnarsi il consenso e il riconoscimento degli importanti fratelli inglesi.
Domani, allora, quando a Rimini si aprirà la Gran Loggia 2008 dal titolo «Tu sei mio fratello» e con tanto di mostra su uno dei più illustri massoni del Risorgimento, Giuseppe Garibaldi, sarà soprattutto uno l'interrogativo che animerà il dibattito durante i rituali non pubblici: perché il gran maestro Raffi ha autorizzato la candidatura di Bianchi contravvenendo alla regola tradizionale?
Le voci che circolano riportano a galla i ricordi poco piacevoli su politica e massoneria ai tempi di Gelli. Già vicesindaco di Livorno, Bianchi è ritenuto vicino all'ex ministro socialista Gianni De Michelis, che con Boselli e Bobo Craxi ha ricostituito il Ps. In Toscana, il Ps vanta tre consiglieri regionali, tra cui Riccardo Nencini, e alle ultime politiche, con la Rosa nel pugno, ha raccolto il 2,4 per cento. Una cifra ben lontana dal quorum previsto per Palazzo Madama, l'8 per cento. Perché, quindi, spaccare il Goi per una candidatura difficilmente vincente, nonostante il numero due in lista? Se lo chiedono in molti nel Grande Oriente d'Italia, dove qualcuno storce il naso, poi, perché come grande archivista figura ancora Vittorio Gnocchini, storico collaboratore del venerabile Licio Gelli, naturalmente iscritto alla vecchia P2.
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