Un settore in crescita esponenziale, se è vero che il fatturato complessivo della “offerta adulti” a pagamento sulle piattaforme tv in Italia è passato dai 40 milioni del 2002 a 240 milioni nel 2007. Una crescita del 500 per cento, come testimonia il rapporto annuale di un consorzio di fondi internazionali di investimento dedicati al mondo dei media, stilato dalla Global entertainment market research.
Il dato più rilevante è quello della Sky. La televisione satellitare di Rupert Murdoch incassa col porno 1 milione e mezzo di euro a settimana. “Se la Sky dovesse campare con i soldi del calcio, avrebbe già chiuso le trasmissioni, il porno la tiene in vita, ma di questo Murdoch e i suoi dipendenti non vogliono parlare. Sono signori, loro” commenta sarcastico Mario Salieri, regista e produttore della omonima casa di produzione. Non parla la Sky, non rilasciano dichiarazioni i soci di Glamour plus, un nuovo canale porno in onda sul digitale terrestre. Non parlano i gestori dell’hot su videofonini Tim, Tre, Vodafone e Wind, con i loro milioni di abbonati. Discorso a parte merita il mondo senza confini della pornografia via internet.
“In Italia c’è una grande ipocrisia rispetto al porno” spiega in anonimato un socio di Glamour plus “parlarne significa essere emarginati, meglio tacere”. Ma anche se la consegna è quella del silenzio, non è un segreto che la Sky trasmetta 500 film hard l’anno. “I produttori cinematografici italiani” spiega Salieri “vivono un momento di grande difficoltà, dovuto al fatto che i pochi che possono acquistare e trasmettere il porno, alla luce dei nuovi paletti stabiliti dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dettano un prezzo al ribasso, con cui si producono film che ricordano le pellicole amatoriali degli anni Sessanta”.
Da almeno un decennio la sessuologia parla di calo del desiderio, di uomini e donne che il letto lo usano solo per dormire. Ma se la Sky incassa 1 milione e mezzo di euro alla settimana vuole dire che nello stesso lasso di tempo ci sono almeno 220 mila utenti che si collegano all’hard.
Il porno è un aiuto o un surrogato del sesso? Un’indagine condotta per il marchio Durex infligge un duro colpo al gallismo degli italiani, un tempo dipinti come grandi amatori. La ricerca mostra che il 62 per cento dei connazionali lamenta di non avere un numero sufficiente di rapporti sessuali, mentre la metà pensa che manchi eccitazione (50 per cento) e varietà (51 per cento). A guardare i film “xxx-rated” sono quindi gli insoddisfatti del sesso?
“Si affidano al porno quelli che il sesso lo vivono con difficoltà” sostiene il sessuologo Giovanni Brunori. “Molti dei miei pazienti stanno ore davanti al video mentre accanto a loro la moglie magari brucia di desiderio”.
“Spesso mi vedo costretta a consigliare alla coppia di vedere insieme il film porno” aggiunge la sessuologa Marinella Cozzolino. “Del resto dopo poche sedute spesso si scopre che, separatamente, li guardano entrambi. E allora è meglio provare a trasformare la visione in un gioco di coppia, sperando che diventi complicità”.
L’offerta non manca. Dal 25 febbraio sul digitale terrestre, per 4 euro a notte, risponde all’appello il nuovo canale hot Glamour plus. Contenuti patinati e innovativi che puntano sul genere televisivo preferito al momento: i reality show. Persone normali che si improvvisano pornoattori per programmi che scimmiottano L’isola dei famosi e Il grande fratello.
Il primo reality porno a essere trasmesso su Glamour, e a cui sarà possibile accedere con un comune decoder digitale e una carta prepagata da acquistare in edicola o nei centri di elettronica e hi-fi, si intitolerà Freedom life in the Pacific site. Senza limiti e senza inibizioni 12 ragazze devono conquistare sei ragazzi. Vince (500 mila dollari) l’uomo che riesce ad avere con più prede un autentico amplesso.
“L’idea del porno reality sarà vincente perché fotografa la realtà attuale. Il sesso vive l’era della quantificazione, la qualità non conta, vince chi mette più prede nel suo carniere” teorizza Cozzolino. Alle selezioni hanno partecipato circa 30 mila persone, requisiti richiesti: bellezza e totale mancanza di pudore. “È proprio questo il problema del porno. Concorrenti o attori, immancabilmente belli e superdotati, vivono situazioni irreali dove manca l’insicurezza e l’ansia da prestazione. Una volta che ci si ritrova con una partner reale la situazione precipita” analizza Brunori.
Sono tanti i pornodipendenti, quelli che trovano e provano piacere soltanto nella visione di contenuti hard; 2.800 quelli iscritti a un gruppo di autoaiuto online gestito da Vincenzo Punzo, ex pornodipendente da internet. La rete ha un contenuto hot infinito e gratuito. Ci si può incappare per caso e poi finire nella trappola, sviluppando una dipendenza che ha le stesse modalità di espressione di quella da alcol o da droghe.
“Ho aperto il sito, www.noallapornodipendenza.it, perché il mio psicologo mi disse che per superare un’esperienza negativa era utile trasformarla in un fatto positivo” racconta Punzo. Per 10 anni l’unico scopo di vita di Vincenzo è stato guardare pornografia su internet. “Lavoravo come collaboratore culturale per conto del ministero degli Esteri, avevo una donna che mi piaceva, eppure, dopo pochi mesi di malattia, persi la voglia di fare l’amore con lei. Il video mi stimolava molto di più e a forza di masturbarmi davanti a quelle immagini divenni impotente” ricorda.
Il 9 per cento degli italiani che ammette di consumare pornografia intervistati dalla Simulation intelligence per Panorama ha dichiarato di guardare materiale hard anche durante gli orari di lavoro: un istinto irrefrenabile, un pensiero ossessivo, per alcuni, appunto, una dipendenza. “È una sessualità distorta, per cui diventa meglio quello che vedi rispetto a quello che fai. In questo contesto il pornodipendente si identifica con l’attore che riesce ad arrivare all’attrice e si convince che in qualche modo a possederla sia anche lui” spiega Brunori.
Sul sito di Punzo sono tante le testimonianze di mogli rifiutate. “Mio marito ha il vostro problema e io sono disperata” scrive una donna che si firma Minni-cin “io non ho il corpo perfetto di una di queste pornostar, ma sono una donna che vive e che pensa che sia terribile non esistere più per l’uomo a cui hai dedicato 21 anni di vita”.
Basta lasciarsi andare per qualche minuto alla visione di Diva futura, canale satellitare di Riccardo Schicchi che trasmette da Eutelsat con lo stesso decoder della Sky, per capire che porno e bellezza sono un binomio quasi inscindibile. La pornodiva Jessica Rizzo ha al suo attivo 200 film: “I giovani attori italiani sono belli, ma si presentano ai provini sperando di fare sesso gratis con donne stupende. Solo che appena si accende la telecamera si spengono loro. Professionalità? Zero”.
Oltre a produrre e interpretare film hard Rizzo è anche madrina del più grande club privé d’Italia. “Ad Atlantis vengono coppie che hanno capito che scambiarsi con altre coppie o con single è utile a vincere la quotidianità” afferma la pornodiva “ma da qualche anno i ragazzi hanno difficoltà di approccio con l’altro sesso. Sono io che devo consigliare loro come farsi avanti, altrimenti sono vinti dalla timidezza” conclude.
L’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni ha stabilito una serie di paletti per la tutela dei minorenni. “La regola principale” spiega Giancarlo Innocenzi, componente dell’Autorità, “è il divieto assoluto di trasmettere immagini hard su tutte le emittenti, pubbliche, private, locali, satellitari, anche di notte. A meno che i programmi, trasmissibili solo dopo le 23.30, siano criptati. Cioè a pagamento, con codice di accesso e l’obbligo del “parental control””. Praticamente sono vietate in chiaro tutte le immagini che, come prevedono due vecchi articoli del Codice penale (528 e 529), offendano genericamente il comune senso del pudore.
Eppure, garantisce Schicchi, il suo canale satellitare va in onda in chiaro e in qualsiasi orario: “Noi trasmettiamo dall’estero. Nel nostro Paese sopravvive un clima proibizionista. Da cosa ci vogliono tutelare questi signori, dalla cultura del piacere?”.
È antiproibizionista anche Brunori: “Inutile negare un fenomeno che esiste, bisogna accettare la sfida e parlare di sesso con i nostri ragazzi. Spiegare loro quale sia il percorso regolare nello sviluppo della sessualità, affinché Schicchi non sia l’unico punto di riferimento per un tema che è innegabilmente tanto importante nella vita di tutti noi” spiega il sessuologo. “Non per niente” aggiunge “la natura ha programmato che sia proprio dalla contrazione ritmica dei muscoli pubo-coccigei coinvolti nell’attività sessuale che traiamo il massimo piacere”.
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