Pensavano che arrivasse con governo Prodi, ma non si arrendono.
(Apcom) Pier Giorgio e Angelo, nel 2005, erano quasi sicuri che il via libera alle unioni civili e al riconoscimento delle coppie di fatto fosse questione di poco tempo. Si presentarono mano nella mano in piazza del Campidoglio insieme ad altre 50 coppie gay per un sì simbolico in una delle piazze più belle della loro amata Italia, e per sperare ancora nell'approvazione parlamentare del disegno di legge sui Patti civili di solidarietà, i Pacs. Loro, che da 28 anni condividono a Roma lo stesso tetto, mostrano con orgoglio al dito l'anello che si sono regalati per le nozze d'argento, traguardo passato con successo tre anni fa. E mentre parlano si scambiano dolci sorrisi e tenere occhiate d'intesa. "Ci sembrava che in quel periodo si potesse davvero fare qualcosa - dice Angelo - per noi e per tutti quelli che vivono nella nostra condizione".
Il sogno di vedere riconosciuti i diritti come coppie di fatto per ora si è fermato, dopo le grandi difficoltà incontrate dai Dico e il successivo accantonamento dell'argomento da parte del governo Prodi. Ma Pier Giorgio e Angelo torneranno alla carica sabato 23 febbraio alle 11.00 nella sala conferenze di Piazza Montecitorio, dove centinaia di coppie di fatto incontreranno i politici per strappare un preciso impegno sul tema. "Ora per lo Stato italiano non siamo nessuno, abbiamo soltanto la stessa residenza", dice Angelo che ricorda: "Due anni fa ci hanno proposto di andare in Canada, a Montreal, per sposarci davanti a un notaio". La tentazione di regolarizzarsi all'estero c'è stata: "Molti lo fanno". Invece dissero di no: ci tengono a sposarsi in Italia: "Ci hanno anche chiesto 700 euro, ma ci sembrava una cosa così anomima", osserva un po' sconsolato Pier Giorgio.
Dalla manifestazione del 23 febbraio, 'un Politico per Due', si aspettano "precisi impegni e non più prese in giro o promesse fumose come finora è accaduto". Per loro, che hanno faticato per "farsi accettare da subito in famiglia e sul posto di lavoro", e che adesso stanno "subendo proprio dallo Stato" le più grandi discriminazioni, la vita trascorre tra i molti amici e l'impegno nel sociale, nel mondo del nuoto, con i progetti di un'associazione che combatte la discriminazione nello sport. Pier Giorgio e Angelo stanno assieme "come una coppia normale", come tutti gli altri "dividiamo tutto", dicono.
Ma il grande desiderio per entrambi è quello di poter un giorno adottare un figlio. "Ci siamo messi assieme quando io avevo 28 anni e lui 23 - ricorda Pier Giorgio - e ci dispiace molto che così come stanno le cose, per noi non ci sia la possibilità in Italia, una volta che non ci saremo più, di lasciare qualche traccia di noi in questo mondo". Del resto, spiega Angelo, fare gli zii "non è la stessa cosa che fare i genitori". "L'amore - dicono sorridenti - è condividere qualsiasi cosa. E noi lo facciamo". Ogni giorno i continui squilli e i messaggini al cellulare aiutano a tenere vivo un sentimento "profondo". "Non smettiamo mai di giocare, ci piace così", chiosa Angelo. E per San Valentino? "Non ci importa, del resto per noi è una festa tutti i giorni".
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