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giovedì 31 gennaio 2008

Nakata il viaggiatore.

(Calcioblog) Nato nel 1977 a Yamanashi, la vita di Hidetoshi Nakata si prospettava simile a quelle di decine di suoi colleghi: calciatore forte e famoso, idolatrato dalle donne e dai tifosi, buon conto in banca e futuro già segnato. Al termine dei Mondiali del 2006, però, lasciò tutti di stucco: coi 30 anni ancora da compiere il giapponese diede l’addio al calcio dopo una brillante carriera in patria prima e in Italia poi con le maglie di Perugia, Roma, Parma, Bologna e Fiorentina (per chiudere oltremanica al Bolton).

Perché? Molti se lo chiesero, soprattutto chi amava la sua classe cristallina, il suo modo di giocare in modo semplice e leggero a cui spesso si associava una potenza sui generis. Nakata spiegò che ne aveva abbastanza, voleva completare gli studi di Giurisprudenza e poi chissà, semplicemente godersi la vita. Così nell’ultimo periodo ha abbandonato i capelli fashion e le auto di lusso per dedicarsi a una passione particolare: i viaggi, da solo, nei posti più impensabili.

Cambogia, Vietnam, Laos, Indonesia, Buthan. Poi Medio Oriente. Zainetto in spalla, capelli e barba lunga, qualche calcio al pallone nei campetti dove giocano i bimbi, un continuo girovagare per il mondo, anche nei posti falcidiati dalla guerra. “La gente ha paura di quei posti perché non sa che oltre alla guerra c’è gente stupenda. Se si viaggiasse di più ci sarebbero meno pregiudizi idioti” ha detto all’Equipe l’ex fantasista nipponico che dorme se capita tra i rifugiati del conflitto iracheno.

La sua è un’esigenza che nasce dalla curiosità: “Quando ero calciatore ho viaggiato molto ma ho visto solo hotel, stadi, aeroporti. Avevo voglia di partire da solo alla scoperta di paesi e popoli che mi affascinano. Ho voglia di vedere da me il mondo, non attraverso i giornali o la tv“. E, come detto, l’esigenza di farlo senza dimenticare la sua prima grande passione, il calcio: “Giocare una partitella è comunque sempre il modo migliore per farsi degli amici, viaggiare, scoprire il mondo vero. Il calcio è praticato ovunque ed è fantastico per questo“.

Senza mai perder di vista l’umiltà che, in fondo, ha da sempre contraddistinto questo adorabile ragazzo: “Sono un ragazzo semplice e voglio che la gente mi veda come un tipo normale, non come un calciatore famoso. Quando la gente mi riconosce, spiego che sono un semplice cittadino alla ricerca di nuovi orizzonti“. Buon viaggio, dunque, Hidetoshi…
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