banda http://blografando.splinder.com

lunedì 17 settembre 2007

Quando l’omofobia è di casa – Una realtà sommersa

(da famigliafantasma.freewordpress.it/) - Omofobia in famiglia, una cosa diffusa, dunque. Ma se ne parla poco, a quanto pare. Cerca su google: un solo risultato. Da non crederci!

Purtroppo sono innumerevoli le notizie sugli atti di omofobia, e in Italia ormai sono sempre più numerose. Sono tutte denunce piene di una sacrosanta indignazione, ma purtroppo esercitano un effetto diluizione/assuefazione sulle coscienze. Anche volendo, quale persona normale può sopportare questo, questo e questo in un solo giorno? Come può un omosessuale pensare al domani se non cercando di dimenticare queste notizie?

Non so come dire, ma in tutte queste condanne di atti omofobici - tutte necessarie e preziosissime - c’è qualcosa di monodirezionale, di sclerotico, di non genuino . E finalmente ho capito cosa non mi quadra: queste notizie vengono riportate solo quando ad essere omofobo è uno sconosciuto o gente che non ci riguarda, in qualche modo “altra” o “lontana”: il datore di lavoro, qualche fasci stello di turno, i passanti di una piazza o di una spiaggia, i clienti di una pizzeria, degli sconosciuti.

Non ci sono mai denunce di omofobia quando questa è famigliare e tutta italiana.
Con gli atti di violenza o di soprusi omofobi familiari avviene un po’ come per gli stupri: se li compie un marocchino, allora il mostro è in prima. Se le fa il papà o la mamma, o un sacerdote, allora niente oppure – proprio per decenza – tutto si risolve con un trafiletto e un misurato sdegno di circostanza a scomparsa immediata. Di omofobia famigliare si sente parlare solo quando un giudice esprime una sentenza oppure quando c’è un tentato suicidio di mezzo. Dico suicidio: perché spesso gli omicidi per omofobia, appena possibile vengono insabbiati e depistati (intendo nei confronti dell’opinione pubblica), come se l’omosessualità della vittima (o comunque connessa con il movente) fosse più sconvolgente dell’omicidio stesso.

Se a picchiare o ad insultare due gay sono sconosciuti, magari fascisti, allora giù la notizia e l’indignazione.
Però se è mia cognata chissenefrega: non ci pensare e guarda altrove; mangia la foglia; sopporta.
Se è tuo padre, devi capirlo: e poi, non puoi mica sputare nel piatto in cui mangi.
Se è tua madre che ti sopporta e non ti ama più, devi capire che per lei è difficile pensarla come te.
Se tuo fratello ti toglie il saluto, non puoi farci nulla. Se non ti fa vedere i suoi nipotini, devi anche capire la sua paura che vengano contaminati.
E poi lui ha i figli, tu no. Lui ha la fede al dito, tu no.

Tutto questo non è solo un problema famigliare. Non è ignoranza. Non è una cosa che capita.
Tutto questo è omofobia. E abbiamo il dovere di denunciarla, tanto quanto è doveroso denunciare quegli atti omofobi che passano per la cronaca, oppure quegli atti omofobi che capitano sempre e comunque “agli altri”.



Sphere: Related Content

Nessun commento: