Quando il sindaco [Nelly Olin] ha saputo che sono gay, mi ha convocato nel suo ufficio con un’aria da catastrofe per essere sicura che le cose stessero così. Ero sposato all’epoca: alcuni colleghi hanno detto a mia moglie della mia omosessualità. Sono stato poi accusato di rubare materiale dall’ufficio e di segnare ore di straordinario false, pur autorizzate dai superiori. Quando un’immagine di pedo-pornografia è stata trovata su un computer non mio dell’ufficio, sono stato accusato formalmente. Ho perso famiglia e lavoro». Il calvario di Christophe Bridou, 41 anni, già capo della polizia municipale di Garges-lès-Gonesse in Francia, comincia nel 2001. Al suo coming out seguono una cascata di eventi che ne decretano addirittura l’incarcerazione, con pesanti accuse di pedofilia, inefficienza lavorativa e occultamento di prove. Sei anni di processi e lunghi soggiorni dietro le sbarre. Oggi la sua innocenza è stata pubblicamente affermata: la Corte d’Appello di Versailles lo scagiona definitivamente. Ma per sei anni non ha potuto avere una vita: prigione, niente visite del figlio, pubblico accanimento da parte dei media. Gli ex-colleghi poliziotti e l’ex-sindaco di Garges tacciono.
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