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sabato 29 settembre 2007

Parlamentari per un giorno e prendono la pensone.

(Franco Bechis - Italia Oggi) Ci sono quattro ex parlamentari della Repubblica italiana che ricevono dalle casse di camera e senato un assegno di 1.733 euro netti mensili, il cosiddetto vitalizio, che continueranno a ricevere finché resteranno in vita per avere lavorato un solo giorno. Anzi, forse un solo minuto. Tutti e quattro. Angelo Pezzana, Piero Craveri, Luca Boneschi e Renèée Andreani hanno conquistato la loro pensione semplicemente correndo nelle elezioni 1987 nelle liste radicali e dimettendosi il giorno stesso della loro proclamazione. L'unica cosa che hanno fatto è stata recarsi in tre a Montecitorio e uno a palazzo Madama il primo giorno di scuola. Hanno preso la parola e annunciato le dimissioni.

Ottenendo il vitalizio tutti e quattro non hanno avuto bisogno di versare una sola lira dell'epoca di contributi per ottenere quell'assegno a vita di 1.733 euro netti (più adeguamenti vari). All'epoca era in vigore infatti una sorta di assicurazione contro la chiusura anticipata della legislatura (accadeva spesso): i contributi sarebbero stati versati figurativamente a loro nome a spese della collettività. I quattro null'altro hanno da fare se non godersi la pensioncina integrativa. Che per altro non è l'unica loro corrisposta dalle casse pubbliche. Pezzana può aggiungervi il vitalizio di consigliere regionale, essendo stato eletto in Piemonte. Craveri, che nella vita «civile» fa anche il professore universitario, sedendo nel consiglio direttivo della Società napoletana di storia patria, è stato consigliere regionale della Campania oltre che consigliere comunale a Napoli durante la Prima repubblica.

Vivono, lavorano, si godono il meritato frutto delle loro fatiche e anche l'immeritata, ma sostanziosa, conseguenza dell'assoluto ozio. Intendiamoci, quel che è a loro assegnato non è in violazione della legge, anzi. Come si dice è legittimo, per quanto illogico. Ma segnala come la casta non sia un'invenzione dell'ultima ora. È assai antica, e ne ha combinate di cotte e di crude con leggi e leggine a proprio favore, eludendo invece quasi sempre le leggi che valevano per tutti gli altri. Si possono toccare queste assurdità?

A qualsiasi parlamentare voi rivolgeste questa domanda oggi, otterreste una sola risposta: «Le regole sono cambiate. Non potrebbe più accadere. Ma non si possono toccare diritti acquisiti». Beh, se i diritti sono di questo tipo, non solo si devono cambiare, ma proprio cancellare. Non per risanare i bilanci dello stato (anche se i costi della politica fossero zero, si tratterebbe di una goccia nel mare), ma per un minimo di senso della realtà. Tagliate quei vitalizi..."

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