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domenica 7 settembre 2008

Festivaletteratura a Mantova. L'autrice gay che scriveva sermoni.

Parla Jeanette Winterson: la letteratura per ragazzi è più libera.

(Cristina Taglietti - Il Corriere della Sera) Circolano molte leggende su Jeanette Winterson, inglese, scrittrice per ragazzi e per adulti, oggi e domani ospite del festival di Mantova. Alcune hanno un fondamento (candidata a un premio letterario avrebbe proposto il suo come miglior libro), tutte sono alimentate dal suo carattere brillante e spigoloso. «Si raccontano sempre un sacco di storie sugli scrittori e, in generale, sui personaggi pubblici: la gente ama il gossip. Io non credo mai a nulla di quello che leggo su qualcuno, proprio perché so per esperienza come vengono inventate le cose», attacca subito.

Rimasta orfana da piccola, adottata da una coppia di pentecostali ultrareligiosi («scrivevo sermoni, il che è stato un ottimo esercizio»), cresciuta in un paese agricolo, nel Nord dell'Inghilterra, in una casa dove c'erano soltanto sei libri compresa la Bibbia, Jeanette Winterson ha raccontato brandelli della sua vita in Non ci sono solo le arance

(Mondadori), vincitore, nell'85, del Whitbread Award per l'opera prima («Non è un'autobiografia — precisa ora —. È una riscrittura immaginativa su ciò che ero e su da dove venivo. Non va letto per ricostruire la mia vita, ma per il suo potere emozionale»). A quello sono seguiti numerosi romanzi, tra cui alcuni diventati di culto come

Scritto sul corpo (Mondadori), storia di una passione bruciante per una donna (l'autrice in questo caso riesce a non dire mai il sesso dell'io narrante). Quest'anno da Mondadori è uscito Gli dei di pietra, romanzo fantascientifico, per adulti e ragazzi, in cui immagina un pianeta Terra in cui tutti possono rimanere giovani. «È un romanzo su un futuro che potrebbe essere e su un passato che potrebbe essere stato. Noi non sappiamo perché, pur essendoci tante stelle e pianeti nella nostra galassia, soltanto la Terra sia adatta alla vita. Ho immaginato che la Terra venisse distrutta continuamente e continuamente l'uomo dovesse ricominciare. Quindi tutte le stelle morte e i pianeti della galassia potrebbero essere luoghi in cui siamo già stati, universi di errori ».

Se in tutti i suoi libri il tema cardine è l'amore (qualche volta la critica l'ha accusata di sentimentalismo), la straordinaria immaginazione di Jeanette Winterson si manifesta soprattutto nei suoi libri per ragazzi (ne parlerà domani con Chiara Valerio), come Argenta nel tornado del tempo (Mondadori) o

Il re di Capri (Il castoro). «Scrivere per i ragazzi è bellissimo. È molto impegnativo, ma posso davvero dare libero sfogo alla mia fantasia e fare esattamente ciò che voglio, anche se la storia, a differenza di quelle per adulti, deve avere uno svolgimento più lineare. Insomma la letteratura per bambini è un posto più libero per l'immaginazione ma più rigoroso per la struttura. Dal punto di vista linguistico si può fare di tutto, perché i bambini amano i giochi di parole e non si attengono rigorosamente al significato». La Winterson pensa che ci siano molti buoni libri per bambini. «Gli unici che mi annoiano a morte sono quelli socio-realistici, senza sprazzi di immaginazione. I bambini non hanno bisogno di questa roba, hanno bisogno soltanto di aprire il più possibile le porte della loro mente ». Le sue protagoniste sono spesso ragazzine coraggiose pronte ad affrontare qualunque sfida, quasi una reazione alla sua infanzia. Sul suo sito si legge che «in quanto figlia della working class non è stata incoraggiata ad essere intelligente»: «Vengo da una cultura pre-femminista, sono cresciuta negli anni Sessanta quando le ragazze non contavano niente. Quelle intelligenti erano pure noiose e quelle di famiglie povere, come me, non avevano nessuna chance. Ho dovuto cambiare la situazione da sola». Su ciò che l'ha salvata, Jeanette Winterson, che non ha false modestie né sensi di inferiorità, è certa: «Un grande cuore e un grande cervello. Sono uscita da una situazione senza speranza perché sapevo come pensare e perché ero piena di amore. Le persone acide, che non sanno perdonare, non riescono mai a fuggire da nulla, portano tutto con sé».

Però quando si parla dell'etichetta di «scrittrice lesbica» un po' si inalbera: «Sono stufa di queste cose. Non sono una scrittrice gay, qualunque cosa questo voglia dire e non scrivo per un pubblico di omosessuali. Se uno scrittore è etero, non si sente mai la necessità di sottolinearlo. Oltretutto attualmente ho una storia con un uomo, e questo non fa alcuna differenza per il mio lavoro. Ali Smith e A.M. Homes sono due delle migliori scrittrici in circolazione, chi se ne importa se sono gay o etero. Non ho mai fatto mistero delle mie preferenze, non c'è nulla di cui vergognarsi né di cui essere fieri. Il mio impegno è che tutti, qualunque siano le loro preferenze sessuali, possano vivere in un mondo più libero». Ali Smith è, assieme a Ruth Rendell, una delle sue più care amiche: «Con Ruth ci conosciamo da 22 anni. Per me è come una madre buona, un'ottima sostituta della mia perduta madre biologica e della mia pazza madre adottiva. Ali invece è un'amica nuova che ammiro e con cui parlo di qualunque cosa. Abbiamo molto in comune, come scrittrici e come persone. Con lei (e con A.M. Homes e Jackie Kay ndr) sto scrivendo un racconto seriale sul Guardian, un progetto molto eccitante».

Scavando un po' a fondo si scopre che Jeanette Winterson è una donna tranquilla che vive in campagna e coltiva l'orto, non guarda la tv dai tempi di

Doctor Who e al momento sta prendendo lezioni di motocicletta perché vuole andare in Cambogia e le hanno detto che la moto è il mezzo migliore per girarla. «Ho anche una casa a Londra. Quando ci vado, una volta alla settimana, tiro tardi, vado alle feste sbagliate, bevo champagne e non scrivo nulla».

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