Gesù con i Gay non andrebbe alla processione del «Corpus Domini».
(Don Paolo Farinella - La Repubblica, edizione di Genova) Il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, nella sua prolusione al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini ha paventato il timore del silenzio imposto dall´esterno alla Chiesa. La mia presenza su questo giornale laico è la prova che oggi la Chiesa, intesa come realtà che va oltre la gerarchia, non è amputata nella sua libertà di espressione e di presenza sociale. Teoricamente parlando, nessuno più di un credente e, a maggior ragione, nessuno più di un prete dovrebbe essere laico perché la ragione del suo essere è fondata sulla «Signoria» di Dio che creando chiama il mondo e l´umanità alla responsabilità dell´autonomia. I problemi cominciano quando qualcuno vuol mettere il cappello della religione sul mondo e sull´umanità, credendo di essere l´interprete unico di Dio: è il clericalismo e il fondamentalismo che sono due sciagure per la Chiesa stessa e per il mondo. Nel libro della Genesi che narra in forma epica e mitica la nascita dell´universo e dell´uomo, al versetto 15 del capitolo 1, con una traduzione più rispettosa del testo ebraico, si legge che «Dio pose l´uomo nel giardino di Eden perché lo ascoltasse e gli ubbidisse». Qui è il dramma: nati per ascoltare il creato non abbiamo ancora finito di sventrarlo e snaturarlo; chiamati ad ascoltare il mondo, giungiamo alla pretesa di imporre la nostra voce come interprete unica della volontà di Dio. Il comandamento di «non nominare il Nome di Dio nel vuoto» è rivolto prima di tutto ai credenti e al clero di qualsiasi religione perché siano più attenti ad ascoltare che a parlare. Dalla cronaca della settimana scorsa rileviamo tre notizie: la badante ecuadoregna Isabel Rivera Gonzales di 34 anni sgozzata il 16 luglio non può tornare a casa perché nessuno paga il trasporto; una parte della sinistra allo sbaraglio insieme con la Fgci trova un rantolo per una manifestazione a favore della moschea e contro l´arrembaggio del leghista Borghezio che in estate ha occupato la Chiesa di San Giovanni di Prè contro la stessa moschea; a novembre saranno cancellati tre voli aerei da Genova: due per Roma e uno per Catania. Tre notizie, tre realtà, tre schizofrenie. Le prime due notizie sono collegate: gli immigrati sono tollerati, meglio se in nero, finché servono, quando non servono, anche da morti sono un peso e se pensano poi di pregare, beh, lo facciano chiusi in casa: la visibilità sociale invocata per i cattolici, vale anche per loro? La terza notizia significa che prima ancora di cominciare la nuova Alitalia mette in scena a Genova l´anteprima del futuro: i costi sono scaricati sulle tasse dei cittadini, mentre gli utili vanno, senza rischi, ai «coraggiosi» privati.
L´annuncio è ufficiale: il 13 giugno 2009 Genova vedrà tra le sue vie e carruggi la pittoresca parata del Gay Pride, in concomitanza con la festa cattolica del «Corpus Domini». Ho sempre provato un senso di pietà verso una manifestazione che di suo serve a ghettizzare di più i protagonisti che danno l´impressione di volere imporre la loro esistenza con la provocazione piuttosto che con la forza del diritto. Non credo che gli organizzatori abbiamo scelto la data del 13 giugno 2009 in modo consapevole per contrapporsi alla festa del «Corpus Domini». Sono convinto che sia una pura casualità di coincidenza. Ad ogni modo, ben venga questa coincidenza che mette a confronto due concezioni di «corpo»: un corpo che si fa pane per rispondere al bisogno di identità e di verità che c´è in ogni individuo e un «corpo» che si ostenta anche provocatoriamente e lascivamente perché si sente oppresso e giudicato.
Se Gesù venisse oggi, sono convinto che non si attarderebbe nelle chiese e non andrebbe alla processione del «Corpus Domini», ma con ogni probabilità si avvicinerebbe alle persone del Gay Pride e parlerebbe loro non con parole di condanna, ma con parole di consolazione: Venite a me voi che siete affaticati e stanchi di essere emarginati e giudicati, che fate fatica a trovare la vostra identità, non abbiate paura, venite a me e io vi ristorerò; il Padre mio, infatti, mi ha mandato perché nessuno vada perduto di coloro che mi ha affidato. Gesù ci ha insegnato che «il sabato è per l´uomo e non l´uomo per il sabato». Sogno che il 13 giugno, festa del «Corpus Domini» nelle chiese di Genova si possa pregare per i nostri fratelli e le nostre sorelle che partecipano al Gay Pride: possano essere rispettati nella loro dignità di persone e, con l´aiuto di Dio, lo Spirito li aiuti a trovare la dimensione della loro vita in una relazione affettiva capace di esprimere la profondità della loro anima. In questo si saldano intimamente il Vangelo e la Costituzione italiana, i due fari dell´antropologia cristiana.
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