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mercoledì 10 settembre 2008

Gianfranco Rotondi: "Ma io, cattolico, difendo i gay". E va dritto per la sua strada.

(Susanna Turco - Liberal) «Sono un politico di ispirazione cristiana che non prende ordini e non si fa spaventare dagli anatemi». Non perde l’abituale ironia e dice che alla fine avrà gli applausi «sia della Cei che dell’Arcigay», ma ci va giù duro, Gianfranco Rotondi. Nel giorno in cui Avvenire lo chiama in causa con un corsivo, accusandolo di incoerenza per l’annunciato progetto di legge sulle unioni civili, il segretario della Nuova democrazia cristiana dedica l’ora di pranzo a ribaltare l’argomentazione contro il quotidiano dei vescovi. Di più: arriva anche a toccare le ragioni personali per le quali non ritiene incoerente il suo agire, anche in difesa dei diritti dei gay: «Mi sono sposato in chiesa, ma tutto ciò che è al di fuori di questo patto eterno davanti a Dio, per me che sono cristiano, è interessante solo su questa terra», spiega. E aggiunge: «Per me occuparmi dei diritti dei gay è come parlare dei diritti dei divorziati e dei loro figli. Non tutti i peccati sono reati».

Non avverte su di sé l’incoerenza di cui l’accusa il quotidiano della Cei?
Avverto l’incoerenza giornalistica di Avvenire. Nei giornali le fonti si verificano sempre. Loro no: lanciano un anatema preventivo senza sapere cosa voglio fare. La mia sfida sarà preparare un testo nel quale anche il quotidiano della Cei si troverà d’accordo.

Ma i valori? Gli appelli di Benedetto XVI? La famiglia come nucleo portante della società?
Senta, io sono un indegnissimo erede di De Gasperi, Moro e Sullo, contro cui pii corsivi furono indirizzati per fermare l’alleanza coi partiti laici, il centrosinistra, la riforma urbanistica. E mi dispiace che siamo tutti caduti in miseria, ma il metodo rimane lo stesso: aderire ai principi, non obbedire ai corsivi. Così potrà crescere quella nuova classe dirigente auspicata da Benedetto XVI.

Ma si ricorda il putiferio che è venuto giù tra Pacs, Dico e Cus?

Il politico cristiano deve risolvere i problemi di tutti. Non mi invento io i figli delle coppie di fatto e i conviventi senza diritti.
All’epoca, il centrosinistra ha adottato una soluzione ideologica, dal presupposto inaccettabile: equiparare le convivenze alla famiglia. Non è certo il nostro obiettivo.

Intendete tutelare anche le unioni gay?
Ma perché mai i gay non dovrebbero aver diritto ad assistersi reciprocamente nella malattia o a succedere nel contratto di affitto? Fare una legge che, agendo sui diritti soggettivi, garantisca questo significa risolvere questioni pratiche. Questioni che la saggia Dc avrebbe chiuso con un compromesso e una leggina, magari a Ferragosto.

Due anni fa Prodi ha fatto un buco nell’acqua. Perché ricominciare?
Dirò una cosa molto dura, ma è ora di farlo. Sono un cristiano, mi sono sposato prima in municipio e poi in chiesa. La sera prima delle nozze a mia moglie ho detto pensaci bene, siamo cristiani, per noi è per sempre. Tutto quello che è fuori da questo patto eterno davanti a Dio, per me che sono cristiano, è interessante solo su questa terra; ed io, come legislatore, i diritti dei mortali li amministro solo su questa terra: quindi per me occuparmi dei diritti dei gay è come parlare dei diritti dei divorziati e dei loro figli. E un affare terreno, doveroso per chi, pur da cristiano, deve legiferare per tutti e tenendo unita la società. Come disse Rocco Buttiglione - incompreso - a Strasburgo non tutti i peccati sono reati e viceversa. È una distinzione che fonda la cultura liberale e spiega perché uno come me, che in quarant’anni non ha mai perso una messa, si affatichi tanto per le vedovanze fuori sacramento.

E’ ottimista sui risultati?
Brunetta ha un geniaccio tale che alla fine applaudiranno sia la Cei che l’Arcigay.

La proposta di legge a che punto è?
Nero su bianco non c’è ancora nulla. L’importante è che sarà a costo zero per lo Stato.

Non ci sarà la reversibilità della pensione?
Esatto: così abbiamo chiuso la polemica sull’ipotesi che si tratti di una famiglia alternativa. Vogliamo invece introdurre diritti nelle cure, nella successione nel contratto di affitto e nella proprietà della casa. Proponiamo una sorta di contratto unico valido davanti allo Stato, limitatamente alle questioni accennate e restando nell’ambito del diritto privato.

Chi sarà della partita?
Ci sono altri colleghi attenti al tema: questo corsivo di Avvenire è stato coli rapido perché si sa che cattolici eminenti e anche eminenze hanno approvato le mie dichiarazioni.

Come rassicurerà i cattolici?
Il testo nascerà da un dibattito culturale che partirà dal mondo cattolico. Sentirò anzitutto colleghi come Pezzotta, Binetti,Volontè ed altri. Ed è chiaro che l’iniziativa avrà successo solo se ci sarà più o meno l’unanimità. Altrimenti non partiamo neanche.

E perché un Parlamento di centrodestra dovrebbe venirvi dietro?
I veri conservatori sono quelli che al momento giusto sanno salvare il minimo indispensabile: altrimenti la rivoluzione li travolge.

Il Pdl travolto da masse di coppie di fatto?
Voglio dire che se lasciamo il problema irrisolto e, per un malaugurato accidente, il governo dovesse cadere... La Chiesa lo sa come risolverebbe il problema la sinistra tornata al potere?

Lo dica lei.
Alla Zapatero. Perciò, qua giù nelle retrovie c’è un manovale cristiano al lavoro.

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