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sabato 12 luglio 2008

Brescia. Pedofilia, don Marco Baresi a giudizio. Imbarazzo della Curia vecovile.

Le richieste della procura sono state accolte in pieno. Don Marco Baresi, il vicario del Seminario Vescovile accusato di aver abusato di un ex seminarista e di detenzione di materiale pedopornografico, sarà processato. La data, il 4 Novembre davanti alla 1° Sezione del tribunale di Brescia.
(Adelaide Pierucci - Epolis) Altra giornata di imbarazzo per la Curia. Il rinvio a giudizio è stato disposto ieri dal gip Carlo Bianchetti, al termine di un’udienza preliminare svoltasi in due giornate, mercoledì e ieri, e che è durata complessivamente un’ora e mezzo, Mercoledì ha parlato il pm Simone Marcon che ha ricostruito la sua accusa e chiesto il processo, seguito dal difensore del sacerdote, l’avvocato Luigi Frattini; ieri invece, la parola è passata al legale della parte civile, Pieranna Maria Civera. In pochi minuti poi il giudice ha sciolto la prognosi. All’uscita dall’udienza bocche cucite.

Per spuntare il rinvio a giudizio il pm ha tirato fuori quelli che riteneva i tre assi dell’inchiesta: la perizia psicologica sulla preunta vittima, un ex seminarista all’epoca dei fatti (il 2006) 14enne;
la ricostruzione dell’eccessivo attaccamento del sacerdote al ragazzo (avrebbe dormito anche una notte nella sua stanza); i riultati di un consulente che ha scandagliato il pc di don Marco, dal quale avrebbe fatto riemergere circa 600 file a fondo pedopornografico cancellati poche settimane prima, quando l’inchiesta era già in corso.

L’incubo vero e proprio, però, per don Marco si è aperto il 27 novembre scorso, quando gli uomini della Squadra Mobile, diretti dal vicequestore Carmine Grasi, con un’ordinanza di cutodia cautelare in mano, erano andati a prelevarlo nel Seminario Vescovile di Mompiano, dove alloggiava. Lui era rimasto zitto. Le uniche parole: "
La verità emergerà presto. Mi dà forza la fede". Gli agenti gli usano l’accortezza di evitare le manette e lo trasferiscono direttamente nel carcere di Canton Mombello in isolamento. Trentasei ore dopo la scarcerazione. L’avvocato aveva chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari. La lontananza dal "Maria Immacolata" fa decadere il pericolo di inquinamento delle prove e della reiterazione è la sua tesi, accolta.

Don Marco, 38 anni, originario di Chiari, così, torna in famiglia: finché la vicenda giudiziaria non sarà chiarita, viene deciso, non potrà tornare nel suo alloggio presso l’istituto di Mompiano, dove da anni insegna ai seminaristi del triennio. E’ là che sarebbero stati commessi gli abusi contestati. E’ là che gli invetigatori, su mandato del pm, gli hanno sequetrato il pc dove sarebbero emerse immagini pedopornografiche.

Per la Curia, dal momento dell’arresto in subbuglio, la carcerazione era sembrato un primo passo vero la liberazione. Il vescovo si era spinto a compattare i fedeli e a difendere il vicario con una lettera. Ma poi sono seguiti due appuntamenti giudiziari difficili: la bocciatura della revoca degli arresti domiciliari e ieri il rinvio a giudizio.

L’avvocato Frattini, tra i più stimati e riservati della città, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. La sua convinzione però è nota. Don Marco è un uomo irreprensibile e al Seminario vescovile nessuno ha mai avuto sospetti.

Una carriera intrerrotta ma la Chiesa resta con lui
Una carriera interrotta, quella di don Marco. Il sacerdote è finito nell’occhio del ciclone della giutizia quando nell’etate del 2007 i genitori di un ex seminarista lo denunciano per presunti abusi sessuali nei confronti del figlio 14enne. Don Marco, nel periodo scolastico lo avrebbe cercato con insitenza coinvolgendolo in effusioni sessuali. La Procura apre un’inchiesta. Il vicario viene formalmente indagato, ma la Curia sceglie di non sospenderlo, anche a livello cautelativo, dall’incarico.
Nell’ufficio del sacerdote viene sequestrato un pc. Il pm lo affida a un consulente per scoprirne i segreti. Ne salta fuori uno, imbarazzante. Dal portatile erano stati cancellati circa 600 file pedopornografici scaricati da internet. "
Non usavo solo io quel pc", si difende il sacerdote, senza riuscire a spiegare chi e come avesse potuto utilizzarlo. Il giorno dell’arresto, però, la Curia si compatta: "Un brutto equivoco. Don Marco è un sacerdote conociuto e stimato da tutti".

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