(Silvana Fossati - Il secolo XIX) Giovani e graziose, partivano dalla Thailandia con un visto turistico per la Svezia, dove avrebbero dovuto lavorare in alberghi e in ristoranti. Ma in realtà la loro destinazione era l’Italia. Milano per la precisione. Arrivate a Malpensa, venivano accolte da alcuni connazionali che ritiravano i loro documenti e le portavano a prostituirsi in appartamenti di Alessandria e della provincia.
Le giovani “schiave” guadagnavano circa mille euro al giorno, ma dovevano pagare il viaggio (dai 10 ai 20 mila euro) prima di riuscire ad affrancarsi. A gestire la vasta rete un’organizzazione gestita da quattro asiatiche abitanti in città, che si avvalevano della collaborazione di altri thailandesi per la parte operativa relativa alla pubblicità, alla gestione dei rapporti con i clienti, alla sistemazione delle ragazze in nuove case. Il “giro” è stato scoperto dagli agenti della squadra mobile, che in sei mesi di indagini ha ricostruito i vari ruoli dei personaggi coinvolti. L’operazione, coordinata dalla procura della Repubblica, coinvolge una cinquantina di persone. Su ordinanza di custodia del gip, ieri sono finiti in carcere 14 thailandesi; due si trovano agli arresti domiciliari mentre altri due, tra cui un alessandrino autista-tuttofare, hanno l’obbligo di presentarsi due volte al giorno in questura.
Le accuse sono di associazione per delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. Per il reato di favoreggiamento della prostituzione è stata denunciata anche una albanese residente in città. Sono alcune decine le giovani prostitute trovate negli alloggi a luci rosse. L’ufficio immigrazione sta controllando la loro posizione: se risulteranno irregolari, saranno rimpatriate. Le indagini proseguono, come hanno sottolineato il questore Mario Rosario Masini e il dirigente della squadra mobile Domenico Lopane, per accertare se l’organizzazione agiva da sola o faceva parte di un sistema molto più vasto e ramificato anche a livello europeo. L’attività investigativa è iniziata a novembre nell’ambito del contrasto alla prostituzione e ai reati connessi. Dopo che i continui servizi di prevenzione del crimine hanno fatto praticamente sparire le lucciole dalla strada, l’attenzione si è concentrata sulle inserzioni gratuite e a pagamento e su internet, individuando una ventina di casa d’appuntamento. Le tenutarie operavano in collegamento con connazionali di Bangkok, dove una specie di agenzia si incaricava di reclutare le ragazze per farle venire in Italia a fare le prostitute con la prospettiva di un successivo salta di qualità come imprenditrici del sesso. E forniva la documentazione per il viaggio, comprese le false prenotazioni in alberghi italiani in modo da rendere regolare la loro presenza. All’arrivo, le giovani donne venivano prese in consegna e sistemate negli alloggi dove dovevano “lavorare”, controllate da altre ragazze thailandesi già affrancate o che avevano il loro debito ormai in via di estinzione.
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