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lunedì 19 maggio 2008

Padova. Nozze gay a palazzo Moroni. Infuria la polemica su Zan.

E’ solo un’iniziativa di natura politica. L’unico matrimonio valido resta quello che è previsto dalla Costituzione.
(Il Mattino di Padova) La cerimonia in sala Bresciani Alvarez riapre le polemiche. Sabato scorso alle 11.40 Alessandro Zan, consigliere comunale di Sinistra Laica, ha celebrato l’unione fra Luigi e Andrea con tanto di scambio degli anelli.
Ieri tutti a leggere il mattino, ma le reazioni (soprattutto all’interno del Comune) sono state tutt’altro che entusiaste. Si è riaperto, di fatto, il confronto-scontro sui «Pacs alla padovana». Tanto più che le “nozze gay” hanno urtato la sensibilità dei cattolici.
Sindaco. Flavio Zanonato ha affidato ad un secco comunicato la posizione ufficiale del Comune. Ecco il testo: «L’Amministrazione comunale ha affrontato con sobrietà e buon senso il problema dei diritti delle coppie di fatto e lo ha fatto nel rigoroso rispetto della Costituzione e della normativa nazionale. Ritengo che iniziative come quelle promosse dal consigliere Zan rischino di creare confusione nell’opinione pubblica e di non giovare affatto alla causa che si vuole difendere. Non è stato celebrato alcun matrimonio. C’è un solo matrimonio valido: quello previsto dalla Costituzione. Si è trattato di un’iniziativa politica che non ha nessun valore giuridico».
Commenti. Non solo dall’opposizione fioccano le critiche nei confronti di Zan. Caustico il consigliere regionale di Intesa Veneta, Carlo Covi che siede sempre fra i banchi della maggioranza a palazzo Moroni: «Speriamo che sia femmina... Mi vien da pensare al celebre film, dopo aver letto le cronache. E’ certo un argomento dignitoso quello che preoccupa tanto Zan. Ma non mi pare rientrare fra le priorità dei padovani».
Il vice sindaco Claudio Sinigaglia, anima “popolare” del Partito Democratico, preferisce concentrarsi sui festeggiamenti per l’Inter tricolore: «Zan? Un maestro di illusionismo. E’ l’ultimo coniglio che esce dal suo cilindro. Tutti sanno bene che è pura scenografia che gli serve ad affermare se stesso. La vera promozione dei diritti si fa seriamente».
Ha gioco facile Domenico Menorello, consigliere di Forza Italia reduce da San Siro: «Il mio pensiero va a Sinigaglia. Vorrei tanto aiutarlo a trovare qualche giustificazione per i suoi amici parroci. Almeno in questo caso la Diocesi non ha bisogno di intervenire con un documento».
Zan. Il protagonista della cerimonia di sabato mattina risponde un po’ a tutti. Così: «Da dove nasce tutta questa paura? Credo che tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione, abbiamo il dovere di interrogarsi su questo sentimento di paura che spinge molte volte ad escludere anziché a comprendere. Non è stato celebrato nessun matrimonio gay, ma solo la consegna di un certificato anagrafico a una coppia di ragazzi. Una cerimonia sobria, laica e civile. Ho letto una poesia e augurato felicità e due ragazzi che si vogliono bene: cos’è che spaventa?».
Zan si misura con la giunta Zanonato: «L’Amministrazione ha affrontato con buon senso il problema dei diritti delle coppie di fatto. Lo ha fatto nel rispetto delle leggi e della Costituzione. Adesso affronti il problema del riconoscimento di una cittadinanza morale alle persone, omosessuali e eterosessuali che vivono in coppie di fatto. Se un’altra coppia mi chiederà di celebrare la loro unione non mi sottrarrò dinanzi a ciò che considero un dovere morale. Il certificato di famiglia affettiva, approvato un anno e mezzo fa dal consiglio comunale, oltre ad essere un riconoscimento ufficiale che può aiutare molte coppie nelle difficoltà quotidiane ha un forte valore simbolico in quanto riconosce il valore della coppia». Conclusione veltroniana: «I due ragazzi desideravano un momento solenne, senza ritirare il certificato nella fredda sala dell’anagrafe, aspettando il turno come in un supermercato. Si può fare».

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