(River-blog) Aurelio Mancuso, 45 anni, è, dal maggio del 2007, il presidente nazionale di Arcigay. A lui un compito tutt’altro che agevole: gestire un’associazione dalle molte ramificazioni territoriali, ognuna con i suoi vertici, le sue esigenze, le sue richieste e, a volte, i personalismi dei singoli presidenti (penso al caso romano). Nel 2006 è uscito polemicamente dai Ds, dopo 25 anni di adesione al partito: una decisione difficile, maturata in seguito “all’appiattimento del partito sulle posizioni cattoliche”. Mancuso, nella sua carica di presidente, ha preso il testimone da Franco Grillini e, in questa intervista, non si nasconde dietro ad un dito, quando gli faccio osservare delle liti che spesso dividono il movimento omosessuale. Anzi, sostiene la necessità di una nuova fase, più “unita”, in cui si possa far nascere una vera lobby Glbt, che riesca a far pesare le sue esigenze in Parlamento. Un po’ come avviene in America.
Parto dalla campagna elettorale romana: perché, secondo te, Franco Grillini ha insistito cosi’ tanto sul puntare il dito contro Rutelli? Imma Battaglia ha parlato di attacchi eccessivi, e ha detto che sosterrà Rutelli.
Voglio chiarire subito che se anche non ci fosse stata la candidatura di Franco Grillini, come Arcigay non avremmo mai potuto sostenere Rutelli, che è il nostro peggior avversario nel centro sinistra. Bisogna avere memoria e rammentarsi quante volte questo fiero difensore del Vaticano è intervenuto contro il riconoscimento dei nostri diritti. Imma Battaglia ha fatto una scelta che rispetto, ma che non condivido. La nostra critica non si ferma a quando Rutelli ha tolto il patrocinio al World Pride di Roma del 2000, ma si estende a tutta la sua azione di questi anni, che può essere comodamente visionata nelle rassegne stampa. Comunque molti gay e lesbiche voteranno Grillini come sindaco e sceglieranno una lista della sinistra o del centrosinistra, insomma attueranno il voto disgiunto. L’imponrtante è che non vinca Alemanno, ciò il rappresentante della peggiore destra omofoba italiana.
Secondo te perché ci sono dei gay che scelgono il centrodestra? La trovi una scelta incomprensibile?
Più che incomprensibile, suicida. Il centro sinistra e la sinistra hanno forti responsabilità rispetto al fatto che non è stato approvato alcun provvedimento a nostro favore, ma il centro destra ogni giorno non perde occasione per manifestare tutta la sua omofobia. Votare chi ci vuole dichiaratamente discriminare non è certamente un atteggiamento positivo.
Perché il nostro Pd, sul tema dei diritti dei gay, è cosi’ distante dai democratici americani?
Perché il progetto di un partito democratico in Italia si è per ora risolto in un incontro tra le vecchie culture comuniste democratiche e quelle delle varie anime cattoliche. Il tema dei diritti civili è ancora visto come una questione marginale, invece se non avanzano insieme diritti sociali e diritti civili la società non migliora, come dimostrano tutte le politiche messe in campo dai partiti socialisti europei. C’è poi da dire che negli USA la tradizione sui diritti civili è ben diversa da quella italiana. Speriamo che con il tempo anche il PD acquisisca quella volontà politica che lo faccia diventare davvero un partito moderno.
Il politico italiano più omofobo e perché.
Ce ne sono molti. Certo il più trucido continua ad essere Caldaroli della Lega, che forse è così accanito per nascondere sue turbe personali… Segue a ruota Volontè dell’UDC, un vero baciapile reazionario che non perde occasione per attaccare la nostra dignità.
Perché molti gay hanno l’impressione che le diverse associazioni omosessuali siano spesso in contrasto e lotta tra loro?
E’ un impressione corretta. Dentro il movimento lgbt italiano si litiga spesso. Poi ora che sono entrati in crisi sicuri riferimenti politici, la situazione si è fatta ancora più complicata. Credo che il movimento debba smettere di guardare al suo interno e debba invece recuperare una profonda sfiducia serpeggiante dentro il popolo gay. Come Arcigay ci stiamo ponendo il problema e nel prossimo periodo cercheremo di attuare una strategia completamente nuova. C’è bisogno che nasca la vera lobby sociale per far sì che finalmente contiamo davvero in questo curioso e faticoso paese. Ma anche le associazioni devono cambiare profondamente atteggiamento, prima fra tutte Arcigay. Il tempo dell’attenzione alla politica è finito, bisogna pensare a noi stessi a costruire una solida e diffusa comunità.
Cosa farà secondo te Walter Veltroni sul tema delle unioni civili gay?
Intanto dipenderà da quale risultato avrà il PD. Pesa poi la presenza di una agguerita pattuglia di deputati e senatori cattolici. Già ora la Binetti ed altri dicono che non voteranno mai una legge sulle unioni civili. Insomma il quadro è complicato e non sono per niente ottimista. Come Arcigay guardiamo in avanti, e ci vogliamo preparare a rendere la forza dei gay davvero pesante, percepita come coesa e determinata a contare. Certo bisognerà comunque fare i conti con il PD, perché è indubbio che sarà il più grande partito del centro sinistra. Anche in questo caso però ognuno svolga bene il suo compito in modo distinto. Noi dobbiamo rappresentare le istanze concrete dei gay e delle lesbiche, loro avanzare proposte e soprattutto renderle praticabili in Parlamento.
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