(Corriere della Sera) Undicenne del Canavese ha rischiato di morire per avere ingerito un galleggiante da pesca. Lo avevano «sfidato» i suoi compagni.
TORINO - «Se non ingoi sei una checca». Così, secondo quanto riferito dal Tg2, è stato apostrofato con cattiveria e minacce un bambino piemontese di 11 anni, che è stato costretto ad ingoiare un galleggiante per la pesca e che ha corso il rischio di morire. Sull'episodio, accaduto in una scuola media del Canavese due giorni fa, è stata aperta un'indagine interna per accertare se si tratti di bullismo o di un incidente accaduto durante un gioco.
LA VICENDA - Lo studente era stato trasportato in ospedale ed era stato dimesso con sei giorni di prognosi e la prescrizione di un farmaco antiacido per alleviargli eventuali dolori di stomaco. Verrà comunque tenuto sotto controllo. Secondo quanto è stato riportato dalle pagine locali del quotidiano La Stampa, i genitori sostengono che il ragazzo sia stato sfidato dai compagni di scuola a ingoiare quell'oggetto per dimostrare di essere un uomo. Alcuni studenti riferiscono, invece, che si è trattato di un gioco, in cui il ragazzino avrebbe ingoiato per errore il galleggiante, senza che altri glielo avessero suggerito. Altri galleggianti simili, di tipo fosforescente, erano in possesso di numerosi altri studenti che li avevano acquistati nel negozio di caccia e pesca del padre di uno di loro. L'oggetto in questione aveva attirato l'attenzione della scolaresca tanto da diventare il passatempo preferito nei momenti liberi.
PIANO ANTI-OMOFOBIA - «Il ricordo - dice Franco Grillini, deputato della Sinistra democratica e presidente onorario dell'Arcigay - va al ragazzo di 16 anni di Torino che si è suicidato gettandosi dalla finestra perchè i compagni lo prendevano pesantemente in giro per la sua presunta omosessualità. Che il bullismo sia un problema serio è sotto gli occhi di tutti. Occorre rapidamente approntare un piano di lotta all' omofobia in ambito scolastico assieme alle organizzazioni omosessuali, capace di affermare una cultura della convivenza e dell'accettazione della diversità come normalità».
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