Gaffe francese tra le pagine di una pubblicazione su 300 gay celebri, da Buffalo Bill a Chopin.
(Elsa Muschella - Il Corriere della Sera) Di sicuro, finora, si sapeva che era «un uomo giusto» nell'incorruttibile ricordo di compagni, popolo e classe operaia. Che era «il più amato», in una contrapposizione generazionale e di stile con il Migliore Palmiro Togliatti. Che era «dolce», per gli amanti della musica italiana che conoscono la dedica appassionata di Antonello Venditti. Persino che non era la Madonna, almeno a seguire il tentativo di ridimensionare quel culto sacrale del leader che Eugenio Scalfari fece trent'anni fa su Repubblica. Ma gay, di certo, no.
A ventiquattro anni dalla sua scomparsa, Enrico Berlinguer è finito tra le pagine del Dictionnaire des homosexuels et bisexuels célèbres di Michel Larivière, saggista francese che nel 1997 pubblicò questo catalogo sulle tendenze sessuali (nascoste e non) di più di trecento personaggi storici schedando Buffalo Bill e Tyrone Power, Napoleone e Chopin, Botticelli e Roosevelt. Klaus Davi ha sfogliato l'ultima ristampa del libro, nell'edizione originale edita da Delétraz, ci ha trovato «con infortunio» lo storico segretario del Pci e ha riportato la «gaffe» sul Panorama oggi in edicola. Larivière, dopo una rapidissima nota biografica che fa nascere Berlinguer a Padova (dov'è morto) anziché a Sassari, trascura definitivamente una moglie (Letizia Laurenti) e quattro figli (Bianca, Maria Stella, Marco e Laura) e lo tratteggia così: «L'assenza di legami femminili, nonché il suo grande rigore morale, forgiano presso le masse operaie l'immagine di un giansenista e di un puritano. Ma chi gli stava vicino sapeva che il suo carattere taciturno adombrava un rapporto conflittuale con l'omosessualità».
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