(Il Messaggero) C’è la coppia “calda”, c’è quella “sodalizio” e quella “solidale”, ma sta di fatto che quasi una su tre si dichiara stanca e disillusa, con il desiderio ucciso dalla routine. I più infelici sono gli adulti tra 35 e 54 anni, che dichiarano un senso di estraneità (24%) e di delusione (4%) nei confronti della vita a due. E’ questo il quadro tracciato da un’indagine condotta da Ipsos per conto di Bayer su mille connazionali over 18, presentata oggi a Milano nella prima giornata del 23esimo Congresso annuale dell’Associazione europea di urologia (Eau).
Il 96% degli intervistati dichiara un’attività sessuale «normale», con una frequenza media di rapporti poco inferiore a una volta a settimana. E se nel 28% dei casi la noia è già entrata in camera da letto, nel restante 72% vince Cupido.Seppure in modi diversi, spiega l’amministratore delegato di Ipsos, Nando Pagnoncelli: «il 33% delle coppie dello Stivale vive all’insegna della “passione”, il 21% del “sodalizio” e il 18% della “complicità”». La maggior parte degli accoppiati (soprattutto uomini, più concentrati al Sud e nelle fasce d’età 25-34 anni e ultra 64enni) vive insomma una sorta di idillio da luna di miele.
È la coppia dell’estroversione e dell’edonismo, dove i due partner esplorano il mondo esterno in un rapporto alla pari e mantenendo ognuno la propria autonomia. Esibiscono una sessualità forte, fantasiosa e spesso trasgressiva, ma sono anche più inclini a possessività e gelosia, e quindi più instabili.
La tipologia sodalizio sembra invece più diffusa fra i giovani adulti 25-44enni, in particolare donne e residenti nelle grandi città. I solidali vivono una relazione incentrata sulla progettualità e la responsabilità, intese in positivo come realizzazione di una famiglia felice, costruzione di un futuro equilibrato e arricchimento della propria identità. In questo quadro la sessualità non è tanto il fine, quanto il mezzo per rinsaldare la coppia e rendere felice il partner.
Quasi una coppia su 5 è infine complice (per lo più under 34, residenti in piccoli centri del Nord-Est e del Sud); vive il rapporto a due come una simbiosi rassicurante fondata su un forte senso di affinità (ci si sente fratelli prima che amanti), su condivisione e sincerità, sulle coccole e sul prendersi cura dell’altro. L’attività sessuale ha un ruolo marginale ed è fatta di gesti, di sguardi e di sfioramenti.
Sempre dalla ricerca emerge anche che solo un intervistato su dieci ricorre alla pillola dell’amore. «La coppia complice - afferma Caterina Schiavon, sociosemiotica di Ipsos - vede l’intervento farmacologico come un corpo estraneo e dunque come ultima spiaggia, ma potrebbe accettarlo se proposto in una logica di presa in cura reciproca (la pillola come augurio di serenità). La coppia passionale vive invece il farmaco in modo ambivalente: può essere segno di sconfitta per il maschio, ma può anche diventare un complice, un elemento stimolante per portare avanti il gioco a due (un augurio di ludicità). Infine, la coppia che si fonda sul sodalizio è quella che ha l’atteggiamento più positivo e consapevole - assicura l’esperta - perché sente la pillola dell’amore come un aiuto concreto a rilanciare la progettualità del rapporto (un augurio di stabilità)», conclude.
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