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venerdì 22 febbraio 2008

Venezia. Turista inglese morto per un equivoco? Si autoaccusa un uomo "Praticamente l'ho ucciso io".

"Praticamente l'ho ucciso io". E' una delle frasi finali della lettera anonima giunta stamattina alla sede Rai del Veneto in cui un 'veneziano di 34 anni' si autoaccusa della morte del turista inglese Richard John Raynor, 23enne, scomparso nella notte di San Valentino e trovato domenica scorsa vicino al ponte della liberta' che collega Venezia alla terraferma.

(Agi) La missiva, ora al vaglio della polizia che vuole verificare che non si tratti del gesto di in mitomane, porta anche un titolo: "La verita' sulla scomparsa di Richard Raynor". Alla base del gesto, secondo il mittente, che afferma di aver agito "per legittima difesa", il suo tentativo di aiutare il ragazzo, che pero', ubriaco, lo avrebbe spinto, insultato e gli avrebbe anche sputato addosso. "Io sottoscritto, veneziano di 34 anni, ho deciso di raccontare la verita' sulla tragedia di quella notte di San Valentino - si legge -. Stavo tornando in macchina da Mestre quando ho visto a meta' circa del ponte della Liberta' una figura che mi ha colpito molto: camminava in modo strano per cui ho capito che era ubriaco, gridava frasi senza senso e capivo che si era perso. Sentivo che parlava inglese. Io non parlo bene l'inglese ma mi faccio capire. Ho fermato la macchina e mi sono avvicinato cercando di aiutarlo. Mi ha mostrato il suo cellulare con il messaggio 'I'm in the middle of nothing' ('sono nel mezzo del nulla', il messaggio che come hanno riportato i media Raynor aveva spedito alla sua ragazza, ndr).

Era disperato perche' si era perso a Venezia, la sua girlfriend lo aveva lasciato a piazzale Roma e non sapeva come tornare in albergo. Mi ha mostrato il portafogli con le chiavi e l'indirizzo dell'albergo. Io gli ho detto:' ti porto con la mia macchina perche' so dov'e''".

"Lui all'inizio era contento e spintonava per la gioia - prosegue l'anonimo - gli ho detto di calmarsi ma lui mi ha buttato per terra cominciando a sputarmi e dire strage (imprecare, ndr) della sua girlfriend e del mondo intero e mi ha anche dato un calcio. Poi e' salito sul parapetto del ponte continuando a insultarmi, dicendo che ero gay e indicava i suoi genitali. Io ho perso la testa e l'ho spinto violentemente. Lui e' caduto in acqua. Spaventato sono scappato poi quando ho sentito il telegiornale ho avuto il rimorso perche' praticamente l'ho ucciso io".

"Non voglio giustificarmi per il delitto ma sappiate che ho agito per legittima difesa - conclude la lettera - e ho sentito il bisogno di vuotare il sacco".

Richard Rayor era giunto a Venezia il 13 febbraio per festeggiare San Valentino con la sua ragazza, Katye Robinson, 22 anni. Secondo il racconto di quest'ultima avevano cenato nella zona dei Tre Ponti, poi avevano continuato la serata in Campo Santa Margherita. Verso mezzanotte, a piazzale Roma, avrebbero litigato perche' lei voleva tornare in albergo a Mestre mentre lui, ubriaco, voleva continuare a stare fuori.

Perso l'autobus, lei ha preso un taxi perdendolo di vista.

L'allarme era scattato la mattina dopo che a Venezia e' giunto il padre del ragazzo, William Hugh, che aveva infisso vari cartelli che segnalavano la scomparsa del figlio, mentre Katye era tornata a Doncaster con un volo gia' prenotato per il giorno 15: l'aspettava un bambino piccolo avuto da una precedente relazione. Dopo che il portafogli e il cellulare di Richard erano stati ritrovati, domenica era riaffiorato dalle acque anche il cadavere del giovane.

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