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sabato 7 giugno 2008

Tycooko intervista Giovanni Dall'Orto.

(Queerworld) Giovanni Dall'Orto da oltre trent'anni è un militante del movimento GLBT italiano ed è un giornalista professionista da quasi lo stesso periodo di tempo. È stato direttore responsabile della rivista gay "Babilonia" e, successivamente, di "Pride". Ha pubblicato diversi libri a tematica omosessuale, tra cui "Figli diversi", scritto con la madre Paola Dall'Orto, creatrice di AGEDO, Associazione di Genitori di Omosessuali. È stato per due volte presidente dell'Arcigay di Milano (CIG). Collabora costantemente per diversi siti d'informazione e cultura a tematica omosessuale, tra cui CulturaGay.it ed il Portale LGBTQ di Wikipedia. È uno storico.

Esiste la cosiddetta "lobby gay" in Italia?

Se parli di lobby in senso americano, ossia di un'organizzazione che fa pressione sui legislatori con un'attività giorno-per-giorno, la risposta è palesemente: "No... purtroppo".
Se lo intendi nel senso in cui lo intendono le destre italiane, ossia "una banda di perfidi e immorali finocchi che hanno la pretesa assurda di ottenere per legge l'uguaglianza di diritti, cosa pazzesca, folle e sconsiderata", allora ovviamente sì, che c'è. Per quanto piccola, sfigata e malconcia. Ma c'è. Per fortuna.

E se non esiste, di che parlano i vari teodem o giornalisti integralisti cattolici?
Parlano di quello che fanno loro, visto nello specchio e rovesciato e attribuito a noi, ovviamente. In fondo, la loro autogiustificazione per la continua interferenza clericale nelle faccende politiche è che tanto "Fanno tutti così". Non possono certo ammettere che invece nel nostro caso sono solo loro a "fare così".
Ciò ha a volte risvolti comici: quando un cattolico gay cambia campo e passa al nostro, viene a chiederci dove sia il quartier generale della nostra lobby, quali siano i giornalisti al nostro soldo, quali siano i parlamentari che noi facciamo girare sulla punta del dito. E all'inizio non riesce sinceramente a credere che non ci sia nulla di tutto questo. In fondo questi personaggi hanno passato anni ed anni giustificando questo tipo di pratiche da parte loro con il ritornello "fanno tutti così".
Sarebbero comici, se non facessero pena per il terrore che leggi nei loro occhi quando si rendono finalmente conto della realtà della situazione. Saltano il fosso credendo di allearsi ad un'armata forte, ricca e potente, e si ritrovano invece... be', il movimento gay italiano. No comment.

Il Papa per "fare il suo mestiere" deve criticare il comportamento omosessuale?
Ovviamente sì. Con quei testi sacri che si ritrova, scritti per beduini e caprai mediorentali di 2500 anni fa, non potrebbe essere altrimenti. Sta ad ogni fedele, poi, decidere se davvero la sua morale deve essere commisurata sulla mentalità dei caprai di 2500 anni fa o no.
Da parte loro i cattolici italiani hanno già scelto, e la risposta è: no. Tutti in Italia fanno sesso prima del matrimonio, tutti divorziano allegramente, tutti usano pillola e preservativo... altrimenti come avremmo fatto a diventare, secondo te, uno dei Paesi al mondo con la natalità più bassa? Con buona pace del papa!
Ognuno insomma deve fare il proprio, di mestiere. Sono i militanti gay che si dicono cattolici a non fare il loro, e sono soprattutto Veltroni, D'Alema o Rutelli a non fare il proprio quando rubano il mestiere al papa.
Ma il papa, lui fa quello che è pagato per fare. Se sono coloro che paghiamo noi, a non farlo, perché dare la colpa a lui? Diamola a chi ce l'ha. E che, come Rutelli, dal 2001 ad oggi ci ha guidati di sconfitta in sconfitta... e ciononostante ancora non si toglie dai c...

L'omofobia fu insita nel pensiero cattolico fin dalle origini?
Nella misura in cui il pensiero cattolico ha assorbito l'etica greca, che era molto omofoba ed anzi sessuofoba, sì. Vorrei ricordare per esempio che l'idea per cui l'omosessualità è "contro natura" (katà fùsin) non si trova in nessun Vangelo, e in nessun libro della Bibbia: il concetto, e il termine stesso, si trova per la prima volta nelle Leggi di Platone.
L'idea che l'uomo virtuoso debba conseguire "la vittora sui piaceri" è ancora di Platone, non della Bibbia, che semmai a tratti è perfino gaudente.
Poi, ovviamente, se si vuole bere la fola per cui la Bibbia l'ha scritta di suo pugno Mosè, diventa difficile riconoscere questo prestito.
Però se non si vuole bere questa fola, va riconosciuto che è da lì che viene il problema, per lo meno nell'impostazione cristiana (quella degli ebrei era di ammazzare tutti a pietrate, come in Levitico XX, 13, e buona notte: una morale da caprai assai raffinata, ma lievemente impraticabile, oggi).
Il fondatore ufficiale della religione cristiana aveva ben poco da dire in campo sessuale. Lui era convinto che la fine del mondo fosse dietro l'angolo. Preoccuparsi di sistemare la vita sessuale dei discendenti dei suoi seguaci era quindi cosa che lo tormentava ben poco, dato che non pensava proprio che ci sarebbero stati discendenti...
Si limitava perciò a ribadire, nell'intermezzo che precedeva la fine del mondo, la validità delle regole del buon comportamento sessuale dell'ebreo del suo tempo, al limite con qualche trasgressione giustificata dal fatto che, appunto, la fine dei tempi era vicina. Ma lui non ha mai pensato che il sesso fosse cattivo, che la carne fosse cattiva, che la sessualità fosse peccato. Da ebreo del suo tempo, poteva certamente giudicare il sesso fonte d'impurità rituale, ma non una cosa di cui occorreva fare a meno per salvarsi. Questa è un'idea greca, grecissima. Gli apostoli di Gesù se andavano in giro con tanto di moglie (e non certo per farsi aiutare a scegliere i calzini), senza che passasse loro per la testa di essere per questo solo fatto dannati.
Quello ossessionato dal sesso era semmai san Paolo, che non a caso era intriso e grondava mentalità greca, nonostante fosse un fariseo.
Ma siccome il cristianesimo lo dobbiamo per il 10% a Gesù e per il 90% a san Paolo, il risultato è stato quel che sappiamo...
Ecco perché rispondo di sì alla tua domanda. La morale pagana ellenistica ha purtroppo reso sessuofobo il cristianesimo, che ne è intriso.

Storica questione: si nasce o si diventa gay?
Come ho scritto nella primissima frase del mio libro Figli diversi, "Omosessuale non si nasce e non si diventa: omosessuali si è". E così continuo a pensarla.

Ma poi è davvero importante stabilirlo?
Boh. Se me lo chiedi si vede che per te lo è, o che pensi che lo sia per alcune persone. Ma a questo punto dovresti essere tu a dirlo a me. Sinceramente la cosa mi lascia del tutto indifferente. "Interisti si nasce o si diventa?" Tu sai a me quanto me ne...

Che ne pensi delle recenti dichiarazioni di Alemanno e Carfagna?
Hanno ragione loro. Basta gay nelle strade! Quelli carini e disponibili possono venire a casa mia, gli altri vadano pure a casa di Alemanno e di Carfagna. Così Gay Lib è contento, e magari lo sono pure io.

Il Pride è esibizionismo sessuale?
Ovviamente sì.
Ma che c'è di sbagliato nell'esibizionismo, scusa? Me lo spieghi? Se davvero sono esibizionista, ma non obbligo nessun altro ad esserlo, e se non danneggio nessuno, e se non obbligo nessuno a fare il voyeur mentre io faccio l'esibizionista, ebbene, sono cazzacci miei e solo miei. E tu non mi puoi proibire un Pride solo perché io sono esibizionista e tu no.
Sono stufo di essere "salvato" da me stesso. Pensate a salvare voi stessi, se avete tanto tempo da sprecare. Io sto bene col mio "esibizionismo", grazie.

Non ci farebbe accettare di più essere maggiormente "morali" e "borghesi" e "tranquilli"?
Perché, adesso esistono pure dei gay "morali" e "borghesi" e "tranquilli"? Quelli che strillano di più contro la trasgressione sono poi sempre quelli che fanno qualunque schifezza: qualunque.
Guarda il caso di Maggiolini, uno dei vescovi più fanaticametne antigay, al punto che gli avevamo addirittura organizzato un Pride nazionale a Como perché aveva passato ogni limite. Ora è indagato per favoreggiamento di un prete pedofilo. Coi maschietti, ovviamente.
Questo era uno dei bastioni della "Moralità borghese e tranquilla". E sarebbe questo, il "meglio" a cui dovremmo aspirare? Hai una domanda di riserva da farmi, allora?

In passato hai espresso opinioni fuori dal coro sulla bisessualità: esiste o no?

Certo che esiste. Un bisessuale autentico è stato avvistato nell'Idaho nel 1924. Un altro, pare, in Sri Lanka nel 1973. Quindi esistono per davvero.
Purtroppo io nella mia vita ho incontrato solo checche che squittivano che loro non erano mica froci perché a loro piacevano le femmine, mica erano come quegli individui schifosi e vergognosi a cui piaceva il ca... Una posizione peraltro difficile da argomentare a bocca piena, eppure i bisex italiani ci riescono, misteriosamente...
Sono insomma stato sfortunato: tutti i bisex che sono entrati a fare parte della mia, vita, nel giro di qualche anno erano più froci di me. Che sia stato io a contagiarli? E' possibile. La mia vicinanza è fatale, pare.
Tuttavia non dispero di potere, un giorno, incontrare di persona un esemplare di bisessuale autentico. Nel caso, ti avviso, così gli facciamo le foto. Anzi, se hai buona mira possiamo anche provare ad impagliarlo per esporlo in un museo. Che ne dici?

Sei stato direttore di una rivista gay e hai un sito di cultura gay: non sarà una tipologia "ghettizzante" di prodotti?
Ma se uno, tipo me, adora il ghetto, scusa...?

Il coming out è fondamentale? E in che maniera?
Lo è solo per le persone intelligenti, che vogliono essere oneste, vivere una vita in cui l'amore abbia un ruolo significativo, che non possono vivere nella menzogna e nell'inganno, specie delle persone che dichiarano di amare. Quindi, come vedi, i gay italiani con tutto ciò non c'entrano.

Perché in Italia sembra più difficile che nella cattolica Spagna o nell'ex-"omofobica" Inghilterra (con leggi contro la sodomia fino agli anni '60!) ottenere i diritti civili per le coppie omosessuali ed i loro figli?
Perché in Spagna e in Inghilterra esistono omosessuali ed esistono coppie omosessuali. Da noi invece abbiamo solo "bisex" col "vizietto". La differenza, se permetti, si nota.
Per concedere diritti ad una comunità, occorre che la comunità esista. Invece la prima cosa che dichiara la checca media italica qual è? "Non azzardarti a ghettizzarmi in una definizione!".
Baby, per concedere dei diritti ai gay occorre che esista qualcuno che si definisce, gay, come primissima cosa. Ma da noi abbiamo solo ricchioni e froci, ovvero omosessuali fermi al 1950.
Finché la checca media italiana non prende il treno verso la modernità, è ovvio che il Paese resti agganciato al medioevo.
Diciamocelo: da noi il problema è che i primi ad essere omofobi sono i gay. I froci sono sempre gli altri. E se sei frocio, gli altri sono sempre più froci di te. Tu magari sei frocio sì, e non riesci più a nascondertelo, però... sei attivo, ecco, e questo ti colloca pur sempre un gradino al di sopra di quelle passivone là. E poi, tu mica vai ai Gay Pride, dove ci sono tutte quelle checche sculettanti ed esibizioniste!
Il dramma è che quando queste cose te le dice uno che muove la manina in modo tale che se ci leghi un filo quello ti tesse un merletto, la palle ti cascano sotto il pavimento. Ma è possibile che gli italiani siano talmente poveri da non potersi permettere uno straccio di specchio, in casa? Eppure sembra proprio di no.

Che ne pensi dell'omogenitorialità?
Adoro i bambini.
Altrui.

Le coppie gay o lesbiche sono meno stabili o fedeli di quelle etero?
Se per "fedele" intendi che tradisci la moglie esclusivamente con prostitute, e con le sue amiche, e con le colleghe di lavoro ma con nessun'altra, ovviamente sono più fedeli le coppie etero. Altrimenti non so di cosa tu stia parlando.

Cosa dovrebbe fare,
secondo te, l'attuale movimento GLBT italiano per avere più peso e fare passi avanti?
Tre cose: meno soldi per pochissimi, meno cadreghini per pochi, e più politica per tutti. E questa non è una battuta.
Ormai i politici etero hanno imparato che per fermarci basta comprare i nostri capi. I quali fanno a gara per farsi comprare, a parte due o tre che infatti sono stati tutti silurati, da Grillini a Benedino.
La cifre che ricevono dalle istituzioni le associazioni gay sono spaventose. Quasi quanto lo è il bilancio delle cose che sono riuscite ad ottenere -- a parte i soldi. In effetti, non puoi mungere e contestare al tempo stesso. O mungi,o contesti. E si è visto quale delle due cose abbia scelto il movimento.
Decisamente questo movimento non otterrà nulla fino a che ci serviranno 100.000 euro per attivare un telefono per rispondere alle checche picchiate. Io queste cose vent'anni fa le facevo con 100 euro. Mi rendo conto del fatto che l'inflazione c'è stata, ma forse non stiamo parlando unicamente d'inflazione... non pensi?

In che modo/cosa dovrà succedere per raggiungere la parità di diritti e condizione sociale (dignità) rispetto agli eterosessuali?
Intanto che inizino ad esistere degli omosessuali che chiedono questa parità. Poi sul resto si discute.

Quanto tempo pensi ci vorrà?
Non tempi lunghissimi, perché ormai i tempi sono maturi e non mi stupirei se fosse proprio Berlusconi a darci entro 5 anni una qualche forma (cattiva) di Pacs, se non altro per impedire che ce lo dia, in forma migliore, il governo che prenderà il posto del suo.
Ma al tempo stesso non si tratta nemmeno dei tre mesi che ogni ragazzo gay che si unisce al movimento lgbt valuta essere il tempo necessario per ottenere il ribaltamento della situazione. La politica ha tempi che si misurano in decenni, non in mesi. Specie se si tratta di una minoranza del 5%, che prima di ottenere una legge deve convincere della bontà delle proprie richiesta almeno il 45% della popolazione. Non è una cosa che si possa fare in tre mesi. Purtroppo. Ma piaccia o no, la democrazia funziona così.
Forse ai gay più giovani, che arrivano al movimento lgbt completamente digiuni di qualsiasi altra esperienza politica, la cosa andrebbe spiegata, altrimenti si scoraggiano per nulla al quarto mese... ed è un peccato. Il loro entusiasmo ci serve. Ma dura talmente poco...

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