Il Paese scandinavo ha approvato ieri (84 voti a favore, 41 contrari) la legge che equipara giuridicamente i matrimoni tra omosessuali a quelli eterosessuali. La Norvegia si unisce così a Spagna, Olanda, Belgio, Canada, Sudafrica e California e Massachussets negli Usa. Il ristretto gruppo di Stati che permettono il matrimonio (non una semplice unione civile, un “Pacs” come in Francia) tra persone dello stesso sesso, con tutti i diritti e i doveri delle coppie etero. Inclusa la possibilità di adottare (non in tutti i casi, però). La Norvegia nel campo è stato uno dei primi Paesi a creare, già nel 1993, un registro delle unioni civili che includeva le coppie lesbiche o gay. Ma la legge di ieri marca un’ importante differenza: nel Paese dei fiordi la religione di Stato, la Chiesa Nazionale di Norvegia, è un ramo del protestantesimo luterano, la sua massima autorità è il re (come in Inghilterra) e obbedisce alle leggi emanate dal parlamento. Ecco perché i pastori delle comunità norvegesi potrebbero essere obbligati, primi al mondo, a celebrare il rito matrimoniale per unire un lui a un altro lui. O una lei a un’altra lei. Questo sempre che non venga approvata una specie di “obiezione di coscienza” per i pastori, come nel caso della Chiesa evangelica canadese nel 2005. Ma la Chiesa nazionale norvegese non dovrebbe opporsi, visto che il 16 novembre 2007 ha deciso a maggioranza di autorizzare l’ordinazione di omosessuali anche ‘attivi’, a membri del suo clero. Con 50 voti a favore su 84, infatti, il Sinodo generale, la sua più alta istanza, ha approvato una risoluzione che annulla l’attuale divieto a ordinare omosessuali attivi nel clero.
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