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venerdì 13 giugno 2008

Norvegia, fiori d’arancio per le coppie gay. Anche in chiesa.

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(Emanuele Rossi - Panorama) La navata centrale gremita di gente. Il sacerdote all’altare. Lo sposo che aspetta, vestito di tutto punto nell’abito nuziale. Ed ecco che dal portale fa il suo ingresso… l’altro sposo. Un matrimonio omosessuale. In chiesa. Surrealismo? Fantasie da gay pride di San Francisco? No, la scena in questione sarà presto realtà, almeno nell’austera Norvegia.

Il Paese scandinavo ha approvato ieri (84 voti a favore, 41 contrari) la legge che equipara giuridicamente i matrimoni tra omosessuali a quelli eterosessuali. La Norvegia si unisce così a Spagna, Olanda, Belgio, Canada, Sudafrica e California e Massachussets negli Usa. Il ristretto gruppo di Stati che permettono il matrimonio (non una semplice unione civile, un “Pacs” come in Francia) tra persone dello stesso sesso, con tutti i diritti e i doveri delle coppie etero. Inclusa la possibilità di adottare (non in tutti i casi, però). La Norvegia nel campo è stato uno dei primi Paesi a creare, già nel 1993, un registro delle unioni civili che includeva le coppie lesbiche o gay. Ma la legge di ieri marca un’ importante differenza: nel Paese dei fiordi la religione di Stato, la Chiesa Nazionale di Norvegia, è un ramo del protestantesimo luterano, la sua massima autorità è il re (come in Inghilterra) e obbedisce alle leggi emanate dal parlamento. Ecco perché i pastori delle comunità norvegesi potrebbero essere obbligati, primi al mondo, a celebrare il rito matrimoniale per unire un lui a un altro lui. O una lei a un’altra lei. Questo sempre che non venga approvata una specie di “obiezione di coscienza” per i pastori, come nel caso della Chiesa evangelica canadese nel 2005. Ma la Chiesa nazionale norvegese non dovrebbe opporsi, visto che il 16 novembre 2007 ha deciso a maggioranza di autorizzare l’ordinazione di omosessuali anche ‘attivi’, a membri del suo clero. Con 50 voti a favore su 84, infatti, il Sinodo generale, la sua più alta istanza, ha approvato una risoluzione che annulla l’attuale divieto a ordinare omosessuali attivi nel clero.

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