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venerdì 9 maggio 2008

Berlusconi IV: pochi ministri cattolici?

(Il Mattino) Un «governo senza cattolici», ha lamentato Giuliano Ferrara. Il primo «senza democristiani» dopo il governo Badoglio, scherzava qualcuno ieri a Montecitorio. La fisionomia del Berlusconi IV ovviamente rispecchia la coalizione elettorale nata dalla rottura con l’Udc. Ma nei giorni scorsi anche dentro Forza Italia non sono mancati i malumori per l’emarginazione dei dirigenti di formazione cattolica e la netta prevalenza di ministri di provenienza laico-socialista, da Tremonti a Frattini, da Vito a Sacconi, da Prestigiacomo a Brunetta. Uno squilibrio a cui va aggiunto il peso di esponenti di Lega e An, che magari sono credenti ma che sono stati storicamente avversari delle forze del cattolicesimo politico. Il timore di Ferrara è che ci siano «tutte le condizioni per il dispiegarsi dell’anarchia etica». L’opinione di Rocco Buttiglione, che pure ha fatto parte del Berlusconi II, è che «queste scelte sono figlie di una sottovalutazione del peso e del ruolo dei cattolici». A ben guardare nel governo qualche traccia Dc è rimasta. Claudio Scajola sarà il potente ministro dello Sviluppo economico. Gianfranco Rotondi, segretario della Nuova Dc, è riuscito ad entrare, sia pure come ministro all’Attuazione del programma. Ma le esclusioni sono sicuramente più clamorose. Prima fra tutte quella di Beppe Pisanu, ex ministro dell’Interno, interlocutore apprezzato dal centro e dalla sinistra. Pisanu è stato spesso considerato come il possibile catalizzatore, dentro Fi, di un’area cattolica. Ma l’opinione prevalente è che nella drammatica notte elettorale del 2006 tra Berlusconi e Pisanu si è consumata una rottura non più sanata. Come Pisanu anche un altro ex Dc, Enrico La Loggia, è rimasto fuori dal governo. E lo scontro tra il Cavaliere e Formigoni, concluso con la sconfitta del governatore lombardo, si è abbattuto anche sulla presenza ciellina nel Pdl, facendo pagare un prezzo anche all’emergente Maurizio Lupi. Nell’uscente governo Prodi i cattolici-democratici non erano pochi. Anche se ciò non ha risparmiato con la Chiesa la polemica sui «cattolici adulti». Ieri Beppe Fioroni commentava: «Certi poteri forti vogliono estrapolare alcuni valori cattolici e affidarli in gestione ad atei devoti». Certo, non sempre il radicamento nell’associazionismo cattolico è garanzia di un buon rapporto con le gerarchie. Berlusconi di sicuro cercherà un rapporto diretto con la Cei e il Vaticano. Contando sulla «sicura garanzia» di Gianni Letta e sulla sua robusta rete di relazioni. Eppure qualcuno pensava che l’amicizia di Marcello Pera con Papa Ratzinger sarebbe stata una buona ragione per convincere Berlusconi a nominarlo Guardasigilli. Pera ha portato la filosofia teo-con in Italia. Ma alla fine il Cavaliere gli ha preferito Angelino Alfano.

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