Chiedono al governo di Londra di salvare il giovane.
(Apcom) Oltre 60 membri della Camera dei Lord hanno firmato una lettera inviata al ministro dell'Interno britannico Jacqui Smith, per chiedere al governo di Londra di fermare l'estradizione di Seyed Mehdi Kazemi, il giovane omosessuale iraniano che rischia di essere condannato a morte se verrà rimandato nel suo Paese d'origine. Lo riferisce oggi l'edizione online dell'Independent.
La Gran Bretagna non ha accettato la sua richiesta di asilo, nonostante i familiari di Kazemi abbiano informato il ministero dell'Interno britannico che l'ex fidanzato del giovane è stato impiccato in Iran per il reato di sodomia.
Questo caso sta attirando l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale, e ieri sera 63 membri della Camera dei Lord hanno inviato una lettera a Jacqui Smith invitando il governo a mostrare compassione e garantire al giovane asilo politico. Tra i firmatari ci sono Lord Woolf, Betty Boothroyd, Shirley Williams, Julia Neuberger e Paddy Ashdown.
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Iraniano gay: plauso del PR, di NTC, del gruppo Everyone e dell'Ass. Radicale Certi Diritti al Governo inglese.
Dichiarazione di Sergio Rovasio, Segretario Associazione Radicale Certi Diritti.
Il Ministro degli Interni britannico, Jacqui Smith, ha deciso oggi di sospendere la procedura che prevede la deportazione in Iran del ragazzo gay Medhi Kazemi dove lo attendeva la pena di morte. Quanto avvenuto oggi è il risultato della mobilitazione internazionale che ha visto in prima linea le Associazioni Nessuno Tocchi Caino, il Gruppo EveryOne, il Partito Radicale Nonviolento e l’Associaizone radicale Certi Diritti insieme a molte associazioni lgbt europee, media e network internazionali, in particolare la stampa di Spagna, Italia, Olanda e Gran Bretagna, che lottano per la libertà e la democrazia. Non possiamo che esprimere al Governo britannico i nostri più sentiti ringraziamenti per la scelta di salvare la vita a Medhi. Occorre ora garantire, e su questo vigileremo, che in tutti i paesi dell’Unione Europea venga applicata la Direttiva 2004/83/CE che impone il riconoscimento dello status di rifugiato anche alle persone perseguitate nel loro paese di origine a causa del loro orientamento sessuale
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