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mercoledì 9 gennaio 2008

Etero o gay la scelta non è libera: Un gene decide il gusto sessuale.

(La Repubblica) Quando si parla di “desiderio” sessuale bisogna sapere che la scelta che ognuno fa non è poi così libera come si pensa, ma è guidata da un “programma” ben preciso definito dal cervello. Sempre più ricerche, infatti, dimostrano che gli uomini eterosessuali possiedono circuiti neurali che li spingono a cercare nelle donne il loro appagamento del desiderio, mentre nei gay tali circuiti sarebbero diversi. I cervelli delle donne invece, sembrano essere organizzati soprattutto per cercare uomini che, almeno apparentemente, sappiano provvedere a loro ed ai loro figli. Stando alle ultime ricerche - riassunte in un articolo apparso sul New York Times - mentre un uomo nasce con un indirizzo sessuale ben definito, nelle donne questo lo è di meno e succede spesso che l’indirizzo lesbico si manifesti in età adulta. Il cervello dunque, risulta essere un “organo sessuale” davvero importante anche se esso si comporta in modo assai diverso negli uomini e nelle donne.

Spiega Larry Cahill dell’Università della California che ha pubblicato una ricerca sull’argomento su Nature Reviews Neuroscience: “Che il cervello nei due sessi abbia comportamenti diversi è un dato di fatto, anche se va contro il senso comune. Le aree della corteccia, ad esempio, la parte del cervello che lavora per le elaborazioni di più alto livello, sono più spesse nelle donne. L’ippocampo, dove vi sono le basi della memoria occupa una frazione più grande nel cervello femminile”.

Una differenza notevole è poi il fatto che il cervello degli uomini è, in linea di principio, orientato sessualmente verso le donne. La prova più diretta giunge dai casi di incidenti durante le circoncisioni, in cui i bambini che hanno perso il pene e sono stati allevati come femmine, nonostante un forte incitamento sociale a comportarsi come tali, da adulti mostrano un desiderio sessuale diretto alle donne e non agli uomini.

“Se non si riesce a far sì che un maschio senza pene per tutta la vita sia attratto dai maschi, quali altre condizioni psicosociali potrebbero indirizzare un maschio ad essere gay?”, sottolinea Michael Bailey, esperto di orientamento sessuale alla Northwestern University (Usa). E dunque chi lo orienta verso questa scelta? È presumibile che la mascolinizzazione del cervello che avviene ad opera di un gene noto come SRY ancora in fase fetale, plasmi alcuni circuiti neurali che fanno si che gli uomini desiderino le donne. Se così è, questi circuiti sono collegati in modo diverso nei gay.

Ma chi induce questa diversità? Secondo Bailey vi deve essere un indirizzo genetico. Ed è la prova-gemelli che lo dimostrerebbe. I gemelli monovulari sono spesso al centro delle ricerche sull’ereditarietà perché possiedono un patrimonio genetico identico e quindi eventuali differenze di comportamento sessuale tra un gemello e l’altro non dovrebbe derivare da un’origine genetica. Basandosi su questa considerazione Bailey ha condotto ripetute ricerche e stando ai risultati, se un gemello monovulare risulta omosessuale, nel 52% dei casi lo è anche l’altro. La percentuale scende al 22% nel caso di gemelli biovulari, cioè con caratteristiche cromosomiche leggermente diverse

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Sesso e corruzione, scandalo in Grecia. Una "bomba" politica sta travolgendo il governo di Caramanlis.

Coinvolti il segretario generale del ministero della Cultura greco Zachopoulos e la sua ex segretaria, Eva Tsekou.

(Francsco Tortora - Il Corriere della Sera) Sesso, video compromettenti e corruzione politica. Sono i protagonisti dell’affaire che da quasi un mese tiene sotto scacco il governo greco e che coinvolge una delle personalità più in vista del panorama politico ellenico, il segretario generale del ministero della Cultura greco Christos Zachopoulos e la sua ex segretaria, la trentaquattrenne Eva Tsekou. La vicenda che all'inizio sembrava «solo» un classico scandalo sessuale, grazie a diverse inchieste dei media ellenici, si è presto trasformata in una vera «bomba politica» che sta mettendo in ginocchio il governo conservatore guidato da Costas Caramanlis

SCANDALO - Tutto è iniziato lo scorso 19 dicembre con le dimissioni a sorpresa del segretario generale Christos Zachopoulos. Il corpulente politico cinquantaquattrenne aveva motivato la sua uscita di scena con generici problemi di salute. Il giorno successivo, però, lo stesso Zachopoulos tentava il suicidio gettandosi dal 4 piano della sua abitazione di Atene. Ancora oggi è ricoverato in ospedale e si trova in una situazione estremamente critica.

STAMPA - Dopo il tentativo di suicidio la stampa ellenica ha cominciato a indagare sulla vita privata di Zachopoulos e ha scoperto che la sua ex collaboratrice Eva Tsekou, dimessasi da poco più di un mese dalle sue funzioni, aveva cercato di ricattarlo con l'aiuto di due avvocati: la donna, a cui il suo Zachopoulos aveva rifiutato di concedere un lavoro a tempo pieno nel ministero della Cultura, chiedeva 200mila euro in cambio del suo silenzio su documenti compromettenti tra cui alcuni dvd a sfondo sessuale i cui protagonisti erano proprio l'ex segretario generale e l'avvenente collaboratrice. La Tsekou è stata arrestata lo scorso 24 dicembre per «estorsione» e «incitamento al suicidio». L'ultimo capitolo tragico di questa storia è di qualche giorno fa: uno dei due avvocati della Tsekou, implicato nella storia del ricatto, si è gettato sotto un camion lo scorso 4 gennaio restando gravemente ferito.

GOVERNO ELLENICO - Il governo del premier greco Caramanlis in un primo momento si è giustificato parlando di un dramma privato. Ma ben presto, anche grazie alla fuga di notizie giudiziarie, la stampa ellenica ha scoperto una vera e propria storia di corruzione politica: il segretario Zachopoulos, secondo i media greci, avrebbe gestito in modo illecito sovvenzioni europee e avrebbe svenduto terreni che si trovavano vicino alle zone archeologiche più famose della Grecia. «Zachopoulos aveva il potere di decidere sul declassamento di siti archeologici per favorire imprenditori amici» conferma una fonte anonima al Times di Londra. «In passato egli ha preso numerose decisione che sono apparse quantomeno controverse».

CALO DEI CONSENSI - Naturalmente lo scandalo ha fatto precipitare i consensi del governo conservatore Caramanlis che proprio della lotta alla corruzione aveva fatto il suo cavallo di battaglia durante le ultime elezioni politiche. A essere offuscato è anche il prestigio e la moralità del ministero della Cultura che recentemente aveva ottenuto grande consenso per aver portato avanti una patriottica e tenace battaglia per il ritorno in Grecia degli antichi e splendidi marmi del Partenone custoditi nel British Museum di Londra da oltre 150 anni.

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Pecoraro Scanio, il «signor no» ora ha detto sì anche all'esercito.

Retromarcia verde dopo gli alt a Ogm, Tav, discariche e alberi di Natale.

(Aldo Cazzullo - Corriere della Sera) Tra le bocciature anche il sito di Serre: «Era vicino a un'oasi del Wwf! E poi ho trovato un'alternativa a Macchia Soprana...»
«Muoveremo l'esercito!». Il ministro Alfonso Pecoraro Scanio sorrideva felice con i collaboratori, l'altra sera, alla fine di Porta a Porta: «Allora, come sono andato? ».
«Inguardabile» scrive sul suo blog Peppino Caldarola, ex direttore dell'Unità; «al confronto, Bobo Maroni pareva Churchill». Per un giorno, l'opposizione si ricompatta. L'Udc parla di «deprimente performance»; Forza Italia di «eroe della sceneggiata napoletana », «figura pietosa», «recita indecorosa ». Cicchitto lo sopravvaluta: «Pecoraro è un pericolo per l'Italia». Casini lo sfida «a un confronto pubblico, preferibilmente a Napoli». Lo criticano Di Pietro e
Europa, il giornale della Margherita. Caldarola, implacabile: «Non riesce a prendere sul serio neppure le tragedie. E' ilare. Come quelli che si danno di gomito e ridono ai funerali».
In effetti, Pecoraro fu fotografato sorridente in chiesa, nel maggio 2006, al funerale di tre caduti a Nassiriya. Una specie di maledizione. Mentre, la notte del 23 settembre scorso, a New York Prodi e D'Alema concordavano il blitz per liberare gli agenti segreti in mano ai talebani, nello stesso grattacielo lui veniva beccato dall'inviato del Corriere
Maurizio Caprara «in uscita dal 27˚ piano dell'hotel Millenium, dove c'è una cinematografica piscina sospesa tra le luci della Grande Mela». Anche in occasione dell'emergenza rifiuti, il ministro dell'Ambiente è stato sfortunato. Un capro espiatorio. «Iniziamo a smaltire questi due» titola Il Giornale sopra la foto di Bassolino in giacca e cravatta e di Pecoraro descamisado. Ma, se il governatore ha forse responsabilità più gravi, la sua caduta ha un'aura di grandezza, viene ricondotta al filone delle tragedie napoletane, è raccontata come un Rinascimento tradito; Pecoraro viene liquidato, certo ingiustamente, come un epigono minore di Mario Merola.
Un poco è anche colpa sua. L'uomo che ora vuol muovere l'esercito, sino a poco fa capeggiava o difendeva le truppe avverse. «Insieme ci siamo battuti come leoni» si inteneriva Tommaso Sodano, battagliero parlamentare di Rifondazione. No agli inceneritori. No al decreto del governo per istituire quattro nuove discariche. No in particolare alla discarica di Serre («ma era vicina a un'oasi del Wwf! E poi ho trovato un'alternativa, a Macchia Soprana! » si difende Pecoraro). No alle cariche per liberare i blocchi stradali (era il maggio 2007: «Amato sbaglia, si torni al dialogo»). E poi: no al vertice Nato a Napoli. No al fumo nei parchi napoletani, se nel raggio visuale del fumatore compaiono bambini o donne incinte (non sarà eccessivo in una città avvelenata dall'immondizia?
«Macché; il divieto coniuga ambiente e tutela della salute »). Ancora: no agli ogm. No all'intervento italiano in Afghanistan nel 2001. No ovviamente al ponte sullo Stretto e al tunnel della Valsusa. Ma no pure alla pesca del tonno rosso e all'albero di Natale («basta tagliare abeti; meglio quelli sintetici, oppure il presepe. Napoletano»).
«Bello, moro e dice sempre no» titolò La Stampa. Eppure di sì ne ha detti molti. Sì alla nomina a «patrono del pesce azzurro» del neomelodico Gigi D'Alessio, e a subcomissario per i rifiuti di Claudio De Biasio, prontamente arrestato («veramente mi ero limitato a inserirlo in una rosa di nomi...»). In Parlamento si è battuto per la creazione del museo del mandolino, di una lotteria da abbinare al festival di Sorrento, di una cattedra di agraria a Cassino. E poi per il contratto degli operatori shiatsu, in difesa dei pit-bull, contro la sparizione dei gelati Algida nel Napoletano, «forse a opera della camorra». Suggerì di adottare in blocco le pecore sarde e di proclamare la pizza «patrimonio dell'umanità». «Sono ecologista fin dal liceo classico - spiegò - . Se si fa il bagno a via Caracciolo è merito nostro! E siamo stati noi, attraverso il ministro verde Gilberto Gil, a ottenere che il Brasile votasse in favore dei grandi cetacei!». Contestato è invece il noto episodio della visita da ministro dell'Agricoltura alla fattoria modello: «Che bella mucca!». Era un toro. Lui però nega: «Non è vero. E poi uno mica si china a controllare...».
La grande fama venne con il coming- out, provocato da un memorabile corteo pre-Gay Pride sotto il ministero («Pecoraro vieni giù/ che sei frocio pure tu»). Lui la prese bene, e ammise la sua bisessualità. «Sono quelle cose che si dicevano a sedici anni, così, per fiutare un po' l'aria» scosse il capo Nichi Vendola. Poi Pecoraro precisò: «Sono un uomo mediterraneo che sente in sé la tradizione greco-romana». Infine, a Vanity Fair: «Da quando sono uscito allo scoperto, con le donne acchiappo di più». Marina Ripa di Meana assentì: «Aspetto epico da ragazzo di vita pasoliniano; riccetti neri, occhi malandrini, parola abrasiva; dopo mezz'ora, il più delle volte si è diventati amiconi di Pecoraro Scanio». Ha cantato a Sanremo, ballato a Furore, fatto un coro con Alessandra Mussolini da Costanzo. Si è anche esibito con Aida Yespica al Bagaglino; come quasi tutti i politici, però. Originale fu invece la torta per il compleanno di Tangentopoli, offerta davanti a Montecitorio con al posto della ciliegina un paio di manette; seguì festa al Gilda on the Beach, con Pecoraro che saliva su un cammello incitando: «Ad Hammamet!».
Suo il primato di dichiarazioni all'Ansa: 2627, come da complesso calcolo aggiornato a tre anni fa. Nella classifica di Porta a Porta, invece, è secondo: con oltre cinquanta apparizioni, tallona Bertinotti. «E' che io funziono si è schermito lui - . Dicono che sia vanitoso; è vero, ma a modo mio. La mia vanità non è nell'apparire; è nel persuadere. Conquistare le anime e le intelligenze, vedere l'interlocutore battuto, l'ascoltatore sedotto: ecco la mia vanità». «Il fatto è - tagliò corto Vespa - che mentre altri fanno i difficili, ogni volta che invito Pecoraro, lui viene sempre».

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Aborto, Binetti prende distanze da proposta FI.

(Infoparl) La senatrice Pd, Paola Binetti, prende le distanze dalla proposta Bondi. L'ex esponente della Margherita lo afferma durante l'intervista rilasciata ai microfoni di Infoparl.

La mozione di FI è stata presentata per rivedere le linee guida della Legge 194, sulla base della necessità di tenere conto delle nuove possibilità tecnologiche che rischiano di inficiarne i principi ispiratori. "L'impostazione di Fi - spiega la senatrice - riguarda solamente lei", e aggiunge "Per quanto riguarda me, parlando di 'revisione' credevo proprio di mettere all'attenzione di tutti il fatto che questa legge era trattata in maniera disuguale nelle parti che la compongono."

Interrogata sulla laicità all'interno del Partito democratico, che in questi giorni sta completando la sua carta dei valori, Paola Binetti risponde senza indugi: "Anch'io, stando sul fronte della tutela della vita, compresa la sacralità della vita, a cui ha fatto riferimento l'idea del Santo Padre, ho un ispirazione laica, laica com'è la difesa della vita che è il primo dei valori fondamentali dell'uomo".

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L'omofobia dilaga in Spagna nonostante le leggi.

Lo afferma un'inchiesta del quotidiano El Pais.

(Juan Pablo Ismael Rodriguez - lamanicatagliata.com) L'omofobia dilaga in Spagna nonostante le avanzatissime leggi, nonostante l'appoggio di oltre il 70% degli spagnoli al matrimonio gay. E sono gli adolescenti a preoccupare. Una percentuale che va ben oltre il 60 per cento non sopportano di vedere due uomini che si abbracciano o baciano, il 25 per cento dichiara di provare ''imbarazzo'' a vedere scene di affetto tra gay o lesbiche. La maggior parte degli attacchi omofobi viene da minori di trent'anni. Una realtà che è ben lungi dall'esere sradicata e una testimonianza, quella che viene dall'inchiesta del quotidiano spagnolo, che dovrebbe insegnare anche agli Italiani, a quelli che pensano che fatta una legge risolto il prioblema, che al contrario il rischio, anche con una legge ad hoc, è quello di una recrudescenza dell'Omofobia che però sarebbe finalmente punita.

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"La musica celata" nel Cenacolo di Leonardo.

(Booksblog) È appena uscito per l’editore Vertigo un libro rivoluzionario sull’”Ultima Cena” di Leonardo Da Vinci. La musica celata. Un mistero svelato dopo cinquecento anni, del musicista e informatico Giovanni Maria Pala, porta alla luce un inedito e finora insospettato messaggio occulto dell’affresco che, coi suoi misteri, ha appassionato i lettori di Dan Brown e del suo Codice Da Vinci.

Il Cenacolo potrebbe nascondere in sé una traccia musicale. Leonardo, già rinomato suonatore di lira - oltre che pittore, architetto, inventore e tutto il resto - può aver disposto le mani degli Apostoli e il pane della mensa in modo tale da scrivere una melodia musicale segreta, ma perfettamente strutturata e armoniosa. Una sorta di struggente requiem che fa da colonna sonora all’ultimo pasto di Gesù.

Questa è la tesi dell’autore, che ha voluto allegare al libro anche un CD musicale contenente proprio la misteriosa traccia dell’”Ultima Cena”. Il testo, primo e finora unico al mondo su tale argomento, non è scritto come un saggio ma piuttosto come un diario quotidiano. Tra le sue pagine, l’autore ha annotato passo dopo passo le sue scoperte e le sue ipotesi, come un novello Indiana Jones pittorico-musicale, di modo che qualunque lettore potesse ripercorrere e verificare tutti i passaggi di questa incredibile scoperta.

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La Rivoluzione di Sarkozy: via gli spot dalla tv pubblica.

(Tvblog) Nelle ultime settimane il Presidente della Repubblica Francese, il controverso Nicolas Sarkozy, è stato trattato dalla stampa mondiale (compresa quella Italiana) come una sorta di capricciosa star del cinema, inseguito ovunque per riuscire a rubare qualche suo scatto fotografico in compagnia della nuova fidanzata Carla Bruni. Il modo migliore per riappropiarsi della scena come uomo politico capace di mettere in moto grandi cambiamenti per il suo paese? Una proposta che rivoluziona il sistema radiotelevisivo.

L’idea su cui Sarko dice di voler “riflettere” è semplice: “la soppressione totale della pubblicità sulle reti pubbliche” per di più finanziata da “una tassa più alta sugli introiti pubblicitari delle reti private e da una tassa infinitesimale sul volume d’affari dei nuovi mezzi di comunicazione, come l’accesso a Internet o alla telefonia mobile“. La prospettiva, vista da qui, appare sconvolgente, eppure non è affatto una novità. Negli anni sono decine le dichiarazioni del politico italiano di turno che vuole “rinnovare la Rai”, “ridurre drasticamente la pubblicità”, “tagliare una rete”, “privatizzare la tv pubblica”: tutte grandi rivoluzioni mai nemmeno partite.

Sarkozy, che è un politico navigato, non ha parlato di date precise o di leggi, ma ha lanciato un’idea di grande effetto che, ci scommettiamo, rischia di diventare realtà molto prima di quando il Parlamento Italiano avrà approvato una singola legge che modifichi l’assetto attuale della nostra Rai. A ben guardare poi, saremmo proprio noi italiani a dover richiedere una misura del genere, proprio noi che della pubblicità sulla tv pubblica siamo le vere vittime.

Il colpo d’occhio sulle cifre è impietoso: con un Canone Tv sostanzialmente simile (intorno a 120 euro annui rispetto ai nostri 106) i francesi possono godere di una televisione che si finanzia solo per il 36% grazie alla pubblicità contro il 52% della Rai.

L’invito ai politici nostrani però non è quello di imitare Sarkozy, ma di lasciar perdere, di promesse da marinaio ne abbiamo sentite fin troppe.

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Spagna, lo sciopero degli abortisti.

(Sonia Oranges - Il Riformista) Mentre in Italia si pensa a rivedere i li­miti temporali previsti dalla legge per l'in­terruzione di gravidanza (la 194 li fissa entro le prime 12 settimane di gestazione, così com'è in Germania, Francia, Belgio e Olan­da), altrove si cercano modi e tempi per adottare quegli stessi limiti che qui si vor­rebbero messi in discussione. È il caso della Spagna, dove la normativa vi­gente considera l'aborto un cri­mine penalmente perseguibile, fatta esclusione per i casi di stu­pro (ma entro le prime 12 setti­mane), di gravi tare fisiche o psichiche del nascituro (entro la 22ma settimana e con il parere di un medico), e di grave pericolo per la vita o la salute psichica della madre (in questo caso, non ci sono li­miti temporali ma è sempre indispensabile il parere di un medico). Una legge, quella spagnola, entrata in vigore nel 1985 e mai riformata, anche a causa delle forti pressio­ni della chiesa iberica, ma le cui maglie assai larghe hanno permesso, in qualche maniera, la scelta delle donne che, per motivi che attengono solamente alla loro coscienza, in­tendevano interrompere la gravidanza. Al­meno finora. Perché, al pari, l'indetermina­tezza delle condizioni fissate per l'aborto e la discrezionalità concessa ai medici, si rive­la ora un'arma a doppio taglio.

Un'arma che i movimenti antiabortisti e il conservatorismo di stampo cattolico stanno brandendo come stru­mento elettoralistico contro il governo socialista guidato da Josè Luis Rodriguez Zapatero. Ma a dire no, stavolta, sono sta­te le stesse cliniche (quasi tutte private) dove si pratica l'aborto, con una settimana di sciopero, per denunciare le «pressioni», alle volte affini alle aggressioni, e le «accuse sistematiche» dei movimenti per la vita, ma soprattutto per chiedere l'interruzione delle «ispezioni abusive» nelle strutture sanitarie (gli operatori parlano di controlli quadruplicati nell'ultimo anno), per garantire «il diritto all'aborto e la sicu­rezza per i professionisti che lo praticano».

La protesta delle strutture spagnole che fan­no capo all'associazione delle cliniche accredi­tate per l'interruzione di gravidanza è l'ultimo atto di una guerra di posizione che, nei mesi scorsi, ha portato la guardia civil in una serie di cliniche del paese. Due le strutture chiuse a Barcellona, una a Madrid, dove sette persone sono finite dietro le sbarre con l'accusa di aver fatto aborti illegali. E proprio all'indomani di quest'ultimo episodio, a metà dicembre, il pre­mier Zapatero sollevò la questione in seno al Psoe, chiedendo di inserire nel programma elettorale socialista una riforma della legge che depenalizzasse l'aborto entro i primi tre mesi di gravidanza e al contempo inasprisse i controlli delle prescrizioni mediche in caso di interruzio­ne oltre le prime 12 settimane di gestazione. Un progetto peraltro già in nuce nel programma dell'attuale legislatura. Il dibattito sulla richie­sta del premier, però, non ha trovato una sinte­si favorevole, visto che la maggioranza del par­tito non se l'è sentita, a un paio di mesi dalle elezioni, di gettare altra benzina sul fuoco dei già difficili rapporti con la chiesa spagnola che ha dovuto ingoiare bocconi amarissimi come la legalizzazione dei matrimoni omosessuali e l'esclusione della religione dalle materie curriculari delle scuole pubbliche.

Di certo, il dibattito non è stato aiutato dalla mozione parlamentare presentata in proposito dalla sinistra comunista e verde, la cui bocciatu­ra ha mostrato le divisioni interne al Psoe su questo tema. Ma, soprattutto, il no di Izquierda Unida e verdi catalani a un emendamento più moderato (che non trasformasse la questione in un casus belli), ha tristemente dimostrato che a sinistra del Psoe più che riformare la legge, si in­tendeva recuperare un po' di consenso. E non certo ai danni del Partito popolare. Così, a Zapa­tero non è restato altro che ammantarsi di auto­revolezza e dire che no, la scelta di escludere la riforma della legge sull'aborto dal suo program­ma elettorale non è stata influenzata dalla chie­sa cattolica, e che una tale ipotesi «non sembra credibile, non dopo il varo di una serie di leggi di modernizzazione ed estensione dei diritti appro­vate dal governo». Anche se, leggendo tra le ri­ghe, la porta del rinnovato socialismo alla Zapa­tero resta aperta al progetto, anche se solamen­te in forma di «riflessione». E per paradosso an­che il "family day" in salsa spagnola di fine anno ha finito per dare una mano al premier consen­tendogli di ribadire l'assoluta autonomia dello stato dalla chiesa: «Nessuno può imporre la fede, né la morale, né i costumi: soltanto il rispetto del­le leggi, che è il Dna della democrazia».

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Luca Volontè a favore delle "terapie riparative" per omosessuali.

(Dire) "Il pronunciamento del presidente dell'Ordine degli Psicologi, Giuseppe Luigi Palma, e' frutto di un distorto senso della scienza. La sua autorevole opinione e' in favore dell'unica ideologia di genere e mentalita' della lobby dell'Arcigay".

E' l'opinione di Luca Volonte', capogruppo dell'Udc alla Camera, secondo cui Palma, che ha preso nettamente posizione contro le cosiddette terapie riparative, che cercano di 'guarire' l'omosessualita', "avrebbe cacciato e sanzionato dall'Ordine italiano pure Freud e radierebbe gli psicologi degli Stati Uniti d'America che invece ammettono il 'gayismo', ma anche la terapia riparativa".

"L'esultante posizione espressa da Grillini e soci e la stessa lettera del presidente Palma a Liberazione- rileva l'esponente centrista- stanno a dimostrare le esilaranti pretese omologatrici per tutti gli omosessuali, che si vogliono prima gay, e poi magari iscritti all'Arci. Una vergogna- aggiunge- per la scienza medica psicologica e pure per la liberta' di scelta delle singole persone". Per Volonte', infine, i comunisti "pretendono una sola soluzione per gli omosessuali, il gayismo, come nel pieno dei totalitarismi del passato".

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No di Forza Italia al Parlamento Europeo alle famiglie gay.

Presentata una interrogazione per chiarire che ''il diritto comunitario non puo' modificare il regime interno di famiglia, convivenze more uxorio e unioni omosessuali''.

(Ansa) Il diritto comunitario non e' competente in materia di diritto di famiglia dei singoli Stati Ue e quindi nell'equiparazione della famiglia con le convivenze e le unioni omosessuali.
Mario Mauro (Fi), vicepresidente del Parlamento europeo, chiede al Consiglio di confermarlo, in un'interrogazione riguardante un caso attualmente all'esame della Corte di giustizia europea.
Sollevato da un cittadino tedesco il dossier chiede se sia in contrasto col diritto comunitario il mancato riconoscimento di una pensione di reversibilita' ad un componente di una coppia omosessuale registrata.
Nello scorso settembre l'avvocato generale della Corte ha dato ragione al richiedente.
''Al di la' del merito della questione, i Trattati su cui si fonda l'Ue lasciano il regime di famiglia, convivenze more uxorio e unioni omosessuali alla competenza degli Stati membri, come conferma anche l'art. 9 della Carta di Nizza'', rileva Mauro, citando una dichiarazione sottoscritta da numerosi giuristi italiani ed europei per evidenziare ''la pericolosita' di attribuire in via giudiziaria all'Ue settori ulteriori rispetto a quelli previsti nei Trattati e tanto delicati, sottraendoli alla competenza degli Stati''.
Per questo Mauro chiede, nel caso in cui la Corte accogliesse le indicazioni dell'avvocato, se il Consiglio intenda modificare la direttiva Ue per chiarire che ''il diritto comunitario non puo' modificare il regime interno di famiglia, convivenze more uxorio e unioni omosessuali''.

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Un falso "blog" con la foto dell'amico e la descrizione: Sono bisex, mi piacciono alcool e droghe. Rischiano il carcere per uno scherzo.

Si spacciano per un compagno su Internet, denunciati: è diffamazione.

(Alessandra Pieracci - La Stampa) Bullismo via internet. Un diciannovenne messo alla berlina con un blog a suo nome, in cui «dichiarava» bisessualità e propensione ad alcol e droghe, ha avuto un crollo psicologico, non se l’è più sentita di tornare nella scuola dove tutti, o quasi, sapevano e ridevano di lui, ha saltato la sessione di maturità e ha perso l’anno scolastico. Ora gli autori di quello che hanno definito «solo uno scherzo», due ragazzi e una ragazza, coetanei e studenti nella stessa scuola, sono stati denunciati per diffamazione. Uno anche per sostituzione di persona: chattava fingendosi il protagonista del blog.

E’ l’ultimo episodio di un fenomeno emergente tra giovani e meno giovani, la persecuzione via internet, la diffusione dei dati personali e del numero di cellulare abbinati a presunte disponibilità sessuali. «Ormai i casi arrivano a decine», conferma Lorella Balducci, direttore operativo della polizia postale in Liguria. «Ci sono ex che infangano il partner - spiega - e persone che sfogano in quel modo violenti rancori. Di solito specificano le specializzazioni erotiche nel dettaglio, corredando il tutto con foto autentiche o fotomontaggi porno. Le reazioni sono diverse: qualcuno arriva furibondo a denunciare la situazione, qualcuno ci ride sopra e cambia numero di telefono, qualcun altro, come in quest’ultimo caso, subisce conseguenze devastanti». Un fattore accomuna tutti gli episodi: «Gli autori vengono comunque identificati e rischiano da sei mesi a tre anni e 500 euro di multa. Non è una ragazzata».

Una chiamata inattesa
Nel maggio scorso il giovane preso di mira ha ricevuto un paio di telefonate da un uomo che voleva fissare un incontro. «So che cosa ti piace, quando possiamo vederci?», gli ha detto. All’inizio il ragazzo ha pensato a uno scherzo telefonico, poi l’interlocutore ha cominciato a far riferimento al blog, stupito della sua reazione. Così il giovane ha scoperto tutto. Quando è andato a controllare è rimasto sconvolto. C’erano diverse sue immagini, ricavate da foto di gite scolastiche, e una presentazione con nome e cognome, e numero di cellulare: «Sono un ragazzo dell’alta borghesia, sono bisessuale, mi piace bere e quando bevo divento l’animatore della serata. Fumo di tutto, mi piace provare».

Il blog era attivo da 5 mesi, a sua insaputa. Il giovane ha raccontato tutto in famiglia ma non è riuscito a superare il trauma, sentendosi ridicolizzato e preso di mira dai compagni di scuola. Prigioniero di un incubo da cui non riusciva più a uscire. I genitori lo hanno spinto a denunciare la situazione in procura, il pm Lari ha affidato le indagini alla polizia postale.

Gli investigatori hanno subito oscurato il blog e tramite il provider hanno individuato gli indirizzi di connessione. Il computer di partenza era quello di uno dei due ragazzi coinvolti.

I tre giovani, famiglie della media borghesia, nessun precedente, sono maggiorenni e quindi ritenuti pienamente responsabili dell’accaduto. Dopo una serie di accertamenti, durati un paio di mesi, sono stati interrogati. Hanno detto che volevano solo fare uno scherzo.

Uno scherzo comunque durato a lungo e con la possibilità di mettere il ragazzo preso di mira in situazioni difficili e pericolose. Per la vergogna e la rabbiosa delusione dovuta al tradimento dei presunti amici, non è più uscito di casa, temendo di essere riconosciuto. Nei giorni scorsi i tre persecutori sono stati denunciati a piede libero.

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Pitti Uomo: è qui la festa! A Firenze, eventi di moda anche oltre la moda.

La Fortezza da Basso, il luogo simbolo delle sfilate fiorentine della moda maschile
(Panorama) Mercoledì 9 gennaio, a Firenze si prevede un’invasione di modaioli agguerriti: si apre la 73esima edizione di Pitti Immagine Uomo, la più importante manifestazione fieristica al mondo di prêt-à-porter maschile. Fino a domenica 12 gennaio (ma già da sabato c’è il fuggi fuggi verso le sfilate di Milano) tutti quelli che nel campo contano fanno i conti con le tendenze A-I 2008-2009 e con il fatturato: la Fortezza da Basso e i dintorni si trasformano in luoghi deputati per mettere in mostra le novità e per dare un’ulteriore spinta a un settore in sensibile ripresa.

“Pitti Uomo è il luogo dove il business si intreccia alla creatività, ma è anche la mappa più fedele e aggiornata del panorama della moda internazionale” - ricorda l’amministratore delegato Raffaello Napoleone – “Dalla grande vetrina dell’eleganza maschile del Padiglione Centrale al mix contemporaneo del fashion district da poco inaugurato, passando per i giovani talenti di New Beat(s), le luxury collections di Pitti Rooms e i progetti e gli investimenti che le aziende dello sportswear e dell’informale stanno facendo sul salone”.
Agli oltre 26.000 buyer (quasi 10.000 dall’estero) attesi per visionare 897 brand di 727 aziende, la fiera e la città offrono un panorama unico: non solo il campanile di Giotto, la chiesa di Santa Maria Novella e la Cupola del Brunelleschi da visitare nei ritagli di tempo, ma anche una serie di eventi, dentro e fuori il salone, che rendono l’addetto ai lavori un invidiatissimo maratoneta della mondanità. Per non perdere nemmeno un happening, ecco un veloce promemoria dei primi tre affollatissimi giorni, ma con una raccomandazione: per i party fuori salone, assicurarsi di avere l’invito!

Mercoledì 9 gennaio:
- alla Fortezza da Basso:
da Fiume: special guest Sandro Munari
da Ballantyne: incontro con Matteo di Montezemolo
da Alea Fashion Industries: special guests Ulderico Acerbi e Melita Toniolo
da Latitudine 45: special guest Gianni Morandi
da Aeronautica Militare: special guest l’astronauta Roberto Vittori
- presso Palazzo Pitti: Mostra “Simonetta. La prima donna della moda italiana”, Fondazione Pitti Discovery in collaborazione con la Galleria del Costume
- presso Loretta Caponi Boutique: happening “40 anni tra glicine, viola e lilla’”
- presso Gallery Hotel Art: Hans Van Der Meer presenta la mostra e il libro “European Fields”
- presso Rebecca Boutique: presentazione del nuovo monomarca
- presso Cinema Gambrinus: prima visione di “Official Party” offerta da Rebecca Boutique
- presso Yab: party “A Sud del mondo” di Rosanegra
- a Castel di Poggio, Fiesole: presentazione della prima collezione uomo e donna di Rocco Siffredi. A seguire il party “Rocco Rocks”

Giovedì 10 gennaio:
- alla Fortezza da Basso:
da Cotton Belt: special guest Adrian Mutu
da Latitudine 45: special guest Alberto Rossi
da Caesar 1935: special guests Roberto Alessi, Raffaello Tonon, Ascanio Pacelli
da Aeronautica Militare: special guests la squadra italiana volley femminile, Andrea Baldini, Manuela Levorato, Clarissa Claretti, Matteo Tagliarol, Stefano Carrozzo, Bianca del Carretto, Natalie Moellausen
da Chevignon: special guest Edoardo Costa
- presso Museo della Fondazione Capucci: incontro su “Donna Simonetta e Roberto Capucci. L’amicizia è un viaggio lungo tutta la vita”
- presso Happy Books: presentazione del libro “L’abito fa il manager” di Cinzia Felicetti
- presso MNAF, piazza Santa Maria Novella: Dockers San Francisco Wall Of Fame, opening mostra “Stars on Stage”
- presso Luisa via Roma: Post Card “Yeti’s Party”, music by Asia Argento & Felice Limosani
- presso Enoteca Rossini: “City Time: wine and fashion taste”, special guests Raffaello Tonon e Ascanio Pacelli
- presso Boutique Dior: presentazione della nuova collezione primavera – estate 2008
- presso Edison Bookstore: presentazione del romanzo “I Postromantici” di Carlo Mazzoni, con l’autore e Gabriele Ametrano, Fabrizio Moretti, Fulvio Paloscia
- in via Santo Spirito: “Lo Spirito della Rive Gauche”, happening, mostre e musica on the road e nei negozi

Venerdì 11 gennaio:
- alla Fortezza da Basso
da Blauer: special guests Jimmy Ghione e Valerio Staffelli
- presso Maison Bibelot: asta “La donna italiana e il suo guardaroba. Abiti e accessori d’epoca (1920 –1980)”
- presso Brancolini Grimaldi Arte Contemporanea: mostra “Belladone Island” con foto di Guido Mocafico

Il calendario completo (in pdf) - La mappa della Fortezza (in pdf)

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Primarie Usa, la spunta Hillary. Testa a testa con Obama, poi miracolo.

(TGCom) Con oltre il 75% dei voti scrutinati in New Hampshire, l'ex first lady Hillary Clinton, che le proiezioni dei media americani danno vincente, è in testa con il 39% dei suffragi tra i democratici. Il senatore dell'Illinois Barack Obama è secondo con il 36% e si è già congratulato con la Clinton. Tra i repubblicani riemerge il "vecchio guerriero" John McCain, che si è imposto margine di 5-6 punti su Mitt Romney.

Qualcuno parla dell'effetto lacrime per spiegare la vittoria di Hillary. Data spacciata alla vigilia con una forbice di almeno dieci punti percentuali, Hillary Clinton ha ribaltato i pronostici e si è aggiudicata le primarie democratiche del New Hampshire frenando l'abbrivio del superfavorito Barack Obama nella corsa alla Casa Bianca.

Di Hillary erano stati scritti i necrologi politici: l'ex First Lady "umanizzata" dal pianto ha invece vinto con il 39 per cento dei voti contro il 36 di Obama, il 17 per cento di John Edwards e il 5 per cento di Bill Richardson. Nulla è scontato a questo punto in campo democratico dopo il ritorno al cardiopalma della 'comeback kid', come era stato soprannominato il marito Bill sopravvissuto nel 1992 proprio in New Hampshire allo scandalo Gennifer Flowers.

Hillary: "Ho il cuore pieno di gioia"
"Ho il cuore pieno di gioia. In New Hampshire ho trovato la mia voce", ha detto Hillary a Manchester, tirando le fila delle montagne russe emotive degli ultimi giorni. In uno stato che ha molte donne al vertice, hanno votato per Hillary il 47 per cento delle donne, ribaltando le percentuali di elettorato femminile che aveva preferito Obama in Iowa. Obama, che ha avuto il 34 per cento del voto delle donne, si è congratulato con la rivale ma ha aggiunto che ha ancora "il fuoco addosso" ed è "pronto a andare". E anche Edwards non ha mostrato alcuna intenzione di ritirarsi nonostante il risultato: "Dopo l'Iowa e il New Hampshire ci sono ancora 48 stati in palio", ha commentato.

Sul fronte repubblicano McCain ha messo a segno un bis del trionfo che aveva ottenuto qui nella sua prima campagna presidenziale nel 2000, quando aveva sconfitto George W.Bush. Ma nell'economia globale delle primarie repubblicane è possibile che riemerga Mike Huckabee, il vincitore della prima tappa elettorale in Iowa, che in New Hamphsire ha avuto un terzo posto di tutto rispetto scavalcando Rudy Giuliani. Insieme con McCain e Huckabee, resta in corsa ma indebolito anche Romney, che dovrà ora giocarsi il tutto per tutto nelle prossime scadenze elettorali.
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HILLARY CLINTON RISORGE NELLE PRIMARIE DEL NEW HAMPSHIRE
L'ex first lady a sorpresa sconfigge Barack Obama, favoritissimo nei sondaggi. Tra i repubblicani netta affermazione di John McCain.

(La7) E' stata la rivincita dei candidati repubblicani e democratici sconfitti nell' Iowa. Il voto delle primarie nel New Hampshire ha premiato Hillary Clinton, fino a ieri in odore di ritiro, su Barack Obama. Due i punti di distacco tra i due rappresentanti dell'asinello. Alta l'affluenza degli elettori alle urne. L'economia, secondo gli analisti, il tema decisivo nella scelta delle preferenze. "Ora diciamo all'America che sono tornata e sono pronta per una lunga corsa" ha detto entusiasta la senatrice democratica dopo lo spoglio dei voti. A lei i complimenti di Obama. Tra i repubblicani risorge John McCain che vince con un netto distacco sul rivale Mitt Romney. Solo terzo Mike Huckabee, capofila nell'Iowa. Male l'ex sindaco di New York Rudolf Giuliani che raccoglie appena il 10 per cento dei consensi.
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Golden Globe, vincono i Coen. Ma nessuna cerimonia a Los Angeles.

(TGCom) A causa dell'agitazione degli sceneggiatori Usa, non c'è stata la consueta cerimonia dei Golden Globe, i premi cinematografici assegnati a Los Angeles dalla Hollywood Foreign Press Association. I vincitori, ad ogni modo, sono stati annunciati nel corso di una breve conferenza stampa. Miglior film, "Non è un Paese per vecchi" dei fratelli Coen. Fra gli attori vincono Daniel Day-Lewis per "Il Petroliere" e Julie Christie per "Lontano da lei".

I Golden Globe, attribuiti dalla stampa estera, rappresentano un'indicativa anticipazione degli Oscar. Ecco, secondo quanto riporta l'Agi, a chi sono andati i riconoscimenti.

MIGLIOR FILM 'Non e' un Paese per vecchi'
MIGLIORE COMMEDIA 'Juno'
MIGLIORE ATTORE Daniel Day-Lewis per 'Il Petroliere'
MIGLIOR ATTRICE Julie Christie per 'Lontano da lei'
MIGLIOR REGISTA Ethan e Joel Cohen per 'Non e' un Paese per vecchi'

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA Javier Bardem per 'Non e' un paese per vecchi'
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA Amy Ryan per 'Gone, baby, gone'
MIGLIOR CAST 'Hairspray'
MIGLIOR GIOVANE ATTORE Ahma Khan Mahmidzada
MIGLIOR GIOVANE ATTRICE Nikki Blonsky per 'Hairspray'

MIGLIOR SCENEGGIATORE Diablo Cody per 'Juno'
MIGLIOR COMPOSITORE Johnny Grennwood per 'Il petroliere'
MIGLIOR COLONNA SONORA 'Falling slowly' di Glen Hansard e Marketa Irglova
MIGLIOR FILM IN LINGUA STRANIERA 'Lo scafandro e la farfalla' di Julian Schnabel.

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Chatline. Sesso e sentimento in rete: ma è amore reale?

(055 news) Tovare l'anima gemella via internet è possibile? L' incremento annuo di relazioni nate da rapporti virtuali (grazie a chat, newsgroup e blog) è del 20-30%. Gli italiani che chattano sono circa 3 milioni e tra questi non esiste una fascia di età predominante rispetto alle altre, né un ceto sociale maggiormente coinvolto nella ricerca dell' amore virtuale. Internet, dunque, si configura come un fenomeno di massa che riesce ad attrarre soggetti di ambo i sessi e di qualsiasi età. Trovare l'amore via chat sembra possibile in virtù del fatto che il rapporto interpersonale che si instaura, non risentendo delle limitazioni dovute alla conoscenza diretta, permette grandi slanci di fantasia.

Immaginando il partner, possiamo modellarlo secondo i nostri bisogni e desideri. Si possono provare emozioni forti, autentiche e per nulla virtuali proprio perché l' altro viene idealizzato sulla base delle nostre necessità più intime, quelle legate a bisogni primari: affetto, amore, protezione. Solitamente le donne tendono ad avere un maggior investimento nelle relazioni virtuali, soprattutto per un bisogno di ascolto e comprensione. Negli uomini invece pare prevalere la motivazione sessuale. L' amore via internet ha primariamente una funzione difensiva: da un lato, spesso si teme il momento dell' incontro, la trasposizione nella vita reale del nostro legame virtuale, proprio perché più ci si conosce, più si toglie spazio alla fantasia.

Una persona incontrata dal vivo difficilmente ricalca il modello del partner ideale che ci portiamo dentro e l' idealizzazione non di rado cede il passo all' insoddisfazione. Dall' altro, la chat ci permette di dare una buona immagine di noi, di minimizzare i difetti, di scegliere attraverso quali canali l' altro possa conoscerci. In altre parole, le chat ci difende dal giudizio altrui, giudizio a cui siamo sottoposti ogni giorno nella vita reale.

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L'attore Stephen Baldwin contrario alle unioni gay.

Alcuni blog americani contestano l'attore Sthephen Baldwin che durante la trasmissione televisiva The Howard Stern show della scorsa settimana ha detto di apprezzare il candidato Mike Huckabee perchè è contrario ai matrimoni di persone dello stesso sesso. Ha poi aggiunto "Non credo che i matrimoni gay siano in linea con la parola di Dio scritta nella Bibbia. Ma quello che penso non importa, importa quello che sta scritto nella Bibbia e la Bibbia dice che l'unione gay è inaccettabile".

L'audio.

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Ricerche. Il sesso funziona bene anche con qualche chilo di troppo.

Reader's Digest smonta'mito corpo perfetto'. Ma perdere peso aiuta.

(Apcom) - Nonostante i corpi longilinei e perfetti immortalati dai modelli di bellezza proposti dalla cultura popolare creino insicurezze e insoddisfazioni, la vita sessuale di uomini e donne sovrappeso in molti casi sembra andare a gonfie vele, a dimostrazione di come una positiva esperienza sessuale sia soprattutto un fatto mentale.

Secondo quanto riportato dal Reader's Digest, uomini e donne americani stanno forse cominciando ad accorgersi di quello che è il "mito del corpo perfetto". Martin Binks ricercatore di scienze del comportamento presso la Duke University, ha trovato che i suoi pazienti hanno raggiunto una vita sessuale più intensa e soddisfacente dopo aver perso solamente il 10% del proprio peso. Per migliorare l'attività sessuale non occorre dunque assomigliare ad una modella o avere gli addominali di Brad Pitt.

La percezione che essere sovrappeso sia un ostacolo e un inibitore dell'attività sessuale è tuttavia ancora forte. Sempre il Reader's Digest riporta in un sondaggio che l'80% delle donne americane è convinto che una perdita di peso potrebbe migliorare la loro vita sessuale (la cifra ragggiune il 95% tra le donne che si considerano obese), mentre il 70% degli uomini intervistati ritiene che una riduzione della 'pancetta' porterebbe ad un miglioramento dell'attività sessuale.

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Di Pietro si ripete. Tav, Val di Susa: "Che ci azzecca il movimento gay"?

(ANSA - 07/01/2008) - VILLA DEL SERIO (BERGAMO) - Il ministro Antonio Di Pietro, che oggi in provincia di Bergamo ha inaugurato un tratto di strada della Valle Seriana, ha sottolineato la necessita' di proseguire nella ''politica del fare'', citando quello che ha definito il partito del ''non fare'', che ''si mette per traverso davanti a qualsiasi opera''. A questo proposito Di Pietro ha ricordato le proteste in Val di Susa contro la Tav ''E' bene - ha detto Di Pietro - se i cittadini interessati dicono la loro. Pero' io ho visto manifestare il centro sociale Dal Molin, quello che e' contro la base di Vicenza, poi i disoccupati organizzati di Napoli ma soprattutto il movimento gay di Monaco di Baviera. Mi chiedo: che ci azzecca con la Tav?''. Di Pietro ha quindi aggiunto: ''Ognuno e' libero di essere eterosessuale o gay, l'importante e' fare''. (ANSA). BAB/GCM
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Ndr. Il Ministro ci rifà... Ammesso e non concesso che forse ha ragione, perchè continua a ribattere il tasto "gay"? Visto che la stessa domanda se l'era posta durante un'intervista da Lucia Annunziata? E' rimasto così colpito?

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Bellezze: Thomas.


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Uomini. Eterni ragazzi. A 40 anni sono in forma come a 20. Giocano, si sfidano, vincono. Sono macchine da guerra dello sport.

Esempi della nuova razza di atleti iper longevi. Senza aver fatto patti col diavolo.

(Emilio Marrese - L'Espresso) Probabilmente in soffitta hanno una figurina Panini che invecchia al posto loro: chissà qual è il segreto di questi splendidi quarantenni. Sarà mica che lo sport fa bene? Il 16 dicembre nello stadio di Yokohama, sullo stesso prato dove cinque anni prima aveva fatto vincere al Brasile il campionato del Mondo, un 31enne signore di nome Ronaldo in abiti civili si divertiva a filmare con la videocamera, come un turista giapponese, il compagno di squadra Paolo Maldini che invece, ancora in calzoncini corti a 39 anni, 5 mesi e 21 giorni, sollevava la coppa Intercontinentale. Il capitano del Milan quella sera ha aggiunto un altro record alla sua carriera leggendaria: è il più anziano giocatore ad aver mai vinto quel trofeo planetario (ora ribattezzato Mondiale per club) in 47 edizioni. Il patto col diavolo del Faust dei terzini scadrà alla fine di questo campionato, quando Maldini - come annunciato - si ritirerà sulla soglia dei quarant'anni (li compie il 26 giugno) e potrà riprendersi l'anima ceduta, in cambio di una sfilza di trionfi, al Milan, quell'ormai lontanissimo 20 gennaio del 1985, giorno del debutto in serie A a 16 anni.

Gli eroi dello sport non sono tutti giovani e belli. O meglio: possono anche essere belli come Maldini, ma brizzolati. E Maldini non è nemmeno il caso più eclatante. Il suo compare di difesa e successi, Alessandro Costacurta, nel maggio scorso è arrivato a essere il più anziano giocatore ad aver mai segnato un gol in serie A all'età di 41 anni e 25 giorni, battendo con un rigore all'Udinese il record di Silvio Piola (in rete a 40 anni e mezzo) che durava dal 1954. Amedeo Carboni a 39 anni, nel 2004, era diventato il più vecchio vincitore di una coppa europea, la Uefa, con la maglia del Valencia nella quale ha poi tirato dritto fino ai 41 anni al sole della Spagna. Per non parlare di sir

Stanley Matthews, mito del calcio inglese, che in 33 anni di carriera (senza neanche un'ammonizione: questo sì, il vero prodigio) giocò la sua ultima partita nello Stoke a 50 anni e cinque giorni. Dino Zoff ancora oggi è il calciatore più anziano ad aver vinto una coppa del Mondo: quando l'Italia di Bearzot sconfisse la Germania al Bernabeu nel 1982, il portiere azzurro aveva 40 anni e 5 mesi. Quattro anni prima volevano pensionarlo dopo i gol incassati ad Argentina '78: dicevano pure che era diventato miope. Il camerunense Roger Milla, 'leone indomabile' tuttora simbolo del calcio africano, detiene il primato di più anziano giocatore mai sceso in campo a un Mondiale, e oltretutto ad aver marcato un gol, stabilito a Usa '94 quando aveva 42 anni e un mese. Da notare che non si trattava di un portiere, ruolo notoriamente più longevo, come dimostra il fatto che in quella speciale classifica dietro l'africano ci siano appunto quattro portieri (Jennings, Shilton, Zoff e Boumnjiel).

A proposito di numeri uno (ogni riferimento ad Alan Ford è puramente voluto), Marco Ballotta è il nonno dell'attuale campionato di serie A coi suoi 43 anni: doveva riposarsi in panchina, ma anche in questa stagione, come nella precedente, per un motivo o per l'altro la Lazio ha avuto bisogno di lui. Al punto di farlo diventare il più vecchio giocatore mai sceso in campo per una partita di Champions League. Poi, si sa com'è, il nonno fa tanta simpatia finché para, e si grida al miracolo dell'eterna giovinezza e dell'esperienza, ma dopo un po' viene a noia, e così alle prime papere hanno cominciato a dargli del pensionato rimbambito. Tiene botta, invece, Alberto Fontana detto Jimmy (chissà perché...) tra i pali del Palermo a 41 anni.

Anche nello sport, come nella vita, il ricambio generazionale è diventato più lento e, al di là dei casi speciali citati, la durata delle carriere si è allungata: fino agli anni '70, dopo i 30 si cominciava a essere considerati vecchi; oggi ci sono calciatori che danno il meglio di sé oltre quella frontiera. Com'è possibile che, nonostante il livello di impegno e stress fisico (per intensità di gioco e per numero di gare) sia notevolmente aumentato, i giocatori non si logorino più in fretta, ma anzi divengano ancor più resistenti? Il merito è, da una parte, della scienza che ha fatto progressi formidabili nelle metodiche di allenamento e sul piano medico: gli infortuni che trent'anni fa troncavano una carriera ora possono essere recuperati in un mese. E ha fatto progressi straordinari la testa dei calciatori: il fatto che il pallone sia un'industria ha il vantaggio di aver formato una generazione di atleti consapevoli, responsabili e professionisti. Sono loro i primi a sapere che, gestendo con senno e cura quell'azienda che è il loro corpo, facendo vita sana, riusciranno a rimandare il più possibile il giorno della chiusura e a moltiplicare gli introiti.

Maldini però è un bimbetto, se paragonato a Josefa Idem, la canoista d'acciaio, madre di due figli, che a Pechino 2008, quando cioè avrà 44 anni, punterà alla sua quinta medaglia olimpica (e la 36esima, contando i vari campionati mondiali ed europei). Già il fatto di esserci sarà eccezionale: per la Idem, tedesca naturalizzata italiana nel '90 dopo il matrimonio con l'allenatore Guglielmo Guerrini, sarà la settima Olimpiade. L'ex poliziotta ed ex assessore allo Sport di Ravenna eguaglierà il record di partecipazioni della fiorettista Kerstin Palm e della velocista Merlene Ottey, l'atleta giamaicana ora con passaporto sloveno che pochi mesi fa, all'età di 47 anni e 77 giorni, ha corso il primo turno di qualificazione nei cento metri ai Mondiali di atletica di Osaka. La Ottey è comunque la donna più anziana ad aver vinto una medaglia olimpica nell'atletica leggera (Sydney 2000, 40 anni e 143 giorni). Una corsa, la sua, che non sembra finire mai. In assoluto, il bisnonno olimpionico è ancora il tiratore Oscar Swahn, argento ad Anversa 1920 quando aveva 73 anni: è il concorrente più anziano nella storia dei cinque cerchi. L'italiano Guido Balzarini invece vinse un oro nella scherma a 49 anni.

Negli sport da palestra, dove i lavori forse sono un po' meno usuranti, l'età pensionabile è sempre arrivata un po' dopo e, se prendiamo la pallacanestro italiana, vediamo che la crisi dei vivai e delle vocazioni allunga la carriera alla vecchia guardia. Molti mestieranti si spendono decorosamente fino all'ultima goccia di sudore prima di prendere la via dell'hangar, con qualche strepitosa eccezione. Il viale del tramonto di Michael Jordan, il più grande giocatore di basket di tutti i tempi, è stato interminabile: due volte si è ritirato, due volte è tornato a furor di popolo, rimettendo in gioco la faccia e il mito. E ha dimostrato che di fenomenale non aveva solo il talento, ma anche il fisico. Nel 2003, a 40 anni da poco compiuti, è stato il primo over 40 a infilare più di 40 punti nel canestro avversario: 43, per l'esattezza, indossando la canottiera dei Washington Wizards contro i New Jersey Nets. Nello stesso anno il brasiliano Oscar Schmidt detto Mano Santa ha tirato avanti fino alle 45 primavere, ma nel meno impegnativo campionato nazionale: è l'uomo che ha segnato più punti nella storia della pallacanestro mondiale (49.703), una caterva di questi anche in 11 anni di campionato italiano.

Dino Meneghin, forse ancora oggi il gigante del basket più famoso d'Italia, all'età di 44 anni, dopo aver vinto 12 scudetti e sette coppe dei campioni, arrivò a giocare una partita di campionato contro il figlio Andrea, nel '94. L'ingegner Pierluigi Marzorati, invece, l'anno scorso è entrato nel 'Guinness' per aver messo piede su un parquet all'età di 54 anni, seppure solo per un paio di minuti in una gara di campionato, divenendo così anche il primo giocatore di quello sport ad aver disputato un incontro ufficiale in cinque decenni diversi: ma, va detto, il suo ritorno agonistico fu solo una simpatica trovata per celebrare i 70 anni della Pallacanestro Cantù. Antonello Riva, detto non a caso Nembo Kid, altra bandiera del basket canturino, ha continuato a macinare canestri fino ai 42 anni, sorretto dalla mira e anche dai muscoli (quando hai un difensore appiccicato addosso che ha vent'anni meno di te, non basta avere la cosiddetta mano calda). Anche la pallavolo ha una sua ricca schiera di campioni over 40: sono ancora in circolazione due dei protagonisti del boom italiano, il palleggiatore Paolo Tofoli che a 41 anni è in A1 a Roma, e lo schiacciatore Lorenzo Bernardi, il giocatore italiano con più scudetti nel cassetto (nove), che a 39 anni e mezzo ancora si diverte in serie B1 a Cles (Trento).

Il rischio, quando si vuol tirare troppo la corda, è evidente: cadere nel patetico, mandare in campo una replica di se stesso che si umili nel confronto col passato. Il pubblico non ha pietà per il campione in disarmo. Capire quando è l'attimo giusto per tirarsi fuori, per essere rimpianto e non compatito, non è semplice e, per quanti si sono fatti ridere dietro, tanti sono quelli che hanno preferito fare un passo di meno piuttosto che uno di troppo. La passione, rispondono tutti, è il motore principale che ti spinge ad andare avanti oltre ogni aspettativa. Poi c'è anche la paura di doversi inventare all'improvviso un'altra vita a farti rimandare il più possibile il giorno dell'addio. E, per molti, anche il bisogno economico: e quando il denaro diventa la motivazione principale, non si può più giurare sul fatto che quei sofisticatissimi laboratori scientifici, che si prendono cura di queste macchine da risultato, agiscano nel rispetto di madre natura. Insomma: su alcuni casi l'ombra del doping si allunga sul vecchio che avanza. Girardengo pedalava ancora a 42 anni, ma chi metterebbe la mano sul fuoco per gli attuali quarantenni in sella?

Il pugile George Foreman, classe '49, protagonista della sfida epocale con Muhammad Alì, tornò sul ring nel '94 e a 45 anni e 9 mesi divenne il più vecchio campione del mondo dei pesi massimi, l'unico ad aver riconquistato il titolo a vent'anni di distanza. Capire poi dove finisca lo sport e cominci il circo non è sempre semplice. Larry Holmes, altro campione mondiale dei massimi, è andato avanti tra ritiri e rientri fino ai 53 anni. L'italiano Gianfranco Rosi ha combattuto un anno fa il suo ultimo incontro, all'età di 49 anni. Non è stato un finale da film: Rosi è andato al tappeto, nel match per il titolo intercontinentale dei pesi medi Ibf, contro il francese Roselia ed è finito all'ospedale con una sospetta emorragia alla zona temporale del cervello. Poi ha denunciato il rivale accusandolo di aver truccato i guantoni con una sostanza irritante.

Julio Cesar Franco è un nome che dirà ben poco agli appassionati italiani: si tratta di un giocatore di baseball dominicano che a quasi 48 anni, giocando per i celebri New York Mets, ha sparato un fuoricampo (volgarizzando: quando con una battuta spedisci la palla in tribuna). Nessuno ci era mai riuscito a quell'età. Oggi, a 49 anni e mezzo, è il più vecchio giocatore della Major League statunitense, anche se non ha una squadra: ma a smettere non ci pensa ancora. Anzi, dichiara che il suo obiettivo è centrare un altro home run da cinquantenne. Il suo segreto, dice, è una dieta a base di tè, pesce, verdura e riso: niente dolci né grassi, bevande gassate, alcol o caffè. Questione di cibo? Chissà. I vegetariani, però, sono fieri di annoverare tra le loro legioni anche la racchetta di Martina Navratilova, che a 46 anni e tre mesi è stata la più attempata vincitrice di un torneo del Grande Slam, il doppio misto in Australia nel 2003. Tra gli uomini resiste ancora il record di Arthur Gore, che nel 1909, a 41 anni e 182 giorni, fu il più vecchio tennista ad aggiudicarsi un singolo sull'erba di Wimbledon. Il tempo passa anche sotto i sofà, cantava Paolo Conte. Sui campi, più lentamente.

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Manaudou: "Luca era troppo geloso". La nuotatrice parla del suo ex.

(TGCom) Scioccata dalle foto hard diffuse su Internet e ancora infuriata con il suo ex, geloso, troppo geloso come tutti gli italiani. Per la prima volta sulle pagine di Chi Laure Manaudou, la nuotatrice francese, spiega il motivo della fine della sua storia d'amore con l'italiano Luca Marin e racconta come gli ha lanciato a bordo vasca l'anello di fidanzamento da 15mila euro. "Se l'ha raccolto? E che ne so" dice Laure.

Con Luca non c’era vita, è troppo geloso, voi italiani siete troppo gelosi, con lui non si può proprio: quando la pagina è girata, è girata”. La campionessa di stile libero Laure Manaudou non ammette indecisioni: ormai con il nuotatore siciliano è finita e lei ha voltato pagina per sempre. Colpa della gelosia.

Ai campionati d’Europa la ex coppia non si era risparmiata una scenetta degna di una soap: lei che lancia l’anello di fidanzamento a lui e lui che risponde a tono. Il tutto davanti agli atleti e ai fotografi. “Era il giorno in cui dovevo affrontare i campionati d’Europa in vasca corta a Debrecen in Ungheria – racconta Laure - Pochi minuti prima dell’ingresso in vasca mi stavo concentrando per la gara nello spogliatoio ed è entrato lui, io non ho sentito niente di quello che mi stava dicendo, ho capito soltanto la parola “anello”. Allora, non ho riflettuto un solo istante e bam, me lo sono sfilato dal dito e gliel’ho tirato dietro”.

La Manaudou non si è preoccupata di guardare se lui lo raccoglieva o che fine faceva l’anello: “Quello che so è che poi io non ho preso l’oro, ma l’argento”. Di Laure sono comparse anche delle foto osè sul web, lei ha minacciato querele e gli scatti proibiti sono spariti dalla Rete. Ora preferisce dimenticare: “Sono ancora sotto choc, voglio guardare avanti, di questa cosa se ne occuperanno gli avvocati”.

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I minorenni provocano i preti. I gay pregiudicano la società. Non si può lasciare che le persone scelgano il proprio partner. Parola di vescovo.

(Chiesa cattiva) Il vescovo di Tenerife ha rilasciato un'intervista al quotidiano locale La Opinion, in occasione di due sentenze di condanna subite dal vescovato di Gran Canaria riguardanti il licenziamento di due insegnanti di religione. Bernando Alvarez (nella foto), il massimo esponente della chiesa cattolica a Tenerife, sostiene che gli spagnoli siano un popolo immaturo, che gli omosessuali siano un danno per le persone e la società, che le persone non possano scegliere liberamente il proprio partner e che i minorenni vogliono fare sesso con i preti e li provochino. Queste dichiarazioni sono state oggetto di critiche e polemiche in Spagna e in altri paesi europei. Pubblichiamo la traduzione integrale dell'intervista, marcando in grassetto le opinioni più gravi, di seguito i commenti.

Secondo le statistiche, i matrimoni civili nelle Canarie superano quelli religiosi. Cosa pensa di questa tendenza?
Ci sono molte cause. Molti dei matrimoni che si celebrano nelle Canarie sono seconde o terze nozze. Se si fa un matrimonio in chiesa e poi ci si separa, le nuove nozze non possono essere canoniche. In secondo luogo, questo significa che le gente si sposa meno. Abbiamo altre forme di convivenza e questo fa parte di una società pluralista nella quale ci sono credenti e non credenti. Al momento del matrimonio le persone sanno che quello in chiesa è per tutta la vita e, per tanto, non vuole correre il rischio fino a quando non è molto sicura. Infine, influisce questa specie di montaggio che è stato fatto sopra il matrimonio, le spese per l'armamentario che gli ruota intorno.

Le Canarie detengono il record nazionale di divorzi. Nei matrimoni manca l'amore o il compromesso?
Io direi che manca la maturità. Frivolizziamo molto le cose serie, non so se è perché siamo una regione molto soleggiata o perché siamo molto aperti. La gente si sposa senza la coscienza e la responsabilità che questo implica. C'è una specie di incapacità nell'affrontare il sacrificio, la sofferenza; nell'accettare l'altro con i suoi limiti e perdonarsi. Tutto questo influisce e se c'è una via d'uscita come il divorzio lampo, il messaggio è: Non complicarti la vita, c'è una via d'uscita facile.

E' daccordo che sposarsi civilmente o uscire a bere sia motivo di licenziamento per un professore di religione come successo a Gran Canaria?
Io non so quali furono i motivi del licenziamento, però e certo che non fu solo per questo. Non fu licenziamento, perché noi non licenziamo nessuno, quello che facciamo è non rinnovare l'incarico. Per insegnare religione servono una serie di requisiti. Per questo motivo l'incarico si rinnova annualmente. Stiamo parlando di un lavoro che è incorporato con la fede. Per questo è difficile compaginarlo con i diritti dei lavoratori.

El Pais (uno dei principali quotidiani spagnoli) scrisse delle sentenze emesse dal Tribunal Superior de Justicia de Canarias (TSJC) nelle quali si condanna l'episcopato di Gran Canaria per "violazione cosciente" dei diritti fondamentali dei due docenti di religione licenziati nel 2001.
L'articolo de El Pais è tendenzioso e aggressivo. Nel TSJC c'è una talpa che ha violato il segreto d'ufficio, perché quell'articolo dice che il Tribunale dirà la tal cosa. Però non dice che in varie occasioni il Tribunal Supremo de España (la Cassazione in Italia) ha detto che quello delle Canarie aveva torto. Il TSJC può emettere tutte le sentenze che vuole, però c'è un tribunale superiore che potrebbe dare ragione alla chiesa. Il vescovato di Las Palmas non ha violato la legge. Nessuno può assegnare una classe di religione se il vescovo non da la nomina e se lo fa è lo Stato che si sta intromettendo in un campo che non gli compete. Lo stato può riammetterlo, ma con altre funzioni. Non come insegnate di religione. Non possiamo cedere su questo.

E' vero che non dare l'8xmille alla chiesa è peccato, come dice Jiménez Losantos?
E' un iperbole letteraria. Però, al di la delle questioni di forma, c'è molta verità nel contenuto di questa affermazione.

Sa che nelle Canarie c'è un numeroso gruppo di omosessuali?
Quanto grande è?

Cosa pensa dell'omosessualità?
Credo che sia necessario distinguere le persone dal fenomeno. Le persone sono sempre degne del massimo rispetto. Se una persona, per una ragione fisiologica esige questa forma di vita merita il massimo rispetto. Altra questione è se l'omosessualità sia o no una virtù. Devo stare molto attento perché oggi non si può dire che l'omosessualità è una malattia. Non è politicamente corretto dire che è una infermità, una carenza, una deformazione della naturalezza dell'essere umano. Questo è quello che dicevano i manuali di Psichiatria dieci anni fa, ma oggi non si può più dire. E' chiaro che, in questo campo, il mio pensiero è quello della chiesa: massimo rispetto per le persone. Però, logicamente, credo che il fenomeno dell'omosessualità pregiudichi le persone e la società. Alla lunga ne pagheremo le conseguenze, come le hanno pagate altre civiltà. Non dico che debba essere repressa, però tra reprimerla e promuoverla c'è una grande differenza. Credo che sia necessario promuovere l'educazione. Il valore della mascolinità e della femminilità devono essere inculcati nei bambini. Si può dire che siano valori retrogradi, però pensiamo che rispettino la libertà e nello stesso tempo orientano le persone.

La sessualità si può orientare?
Non si può lasciare che le persone libere abbiano relazioni con chi gli pare. Perché non facciamo lo stesso con la violenza o con altri impulsi dell'essere umano? Solo il 6% degli omosessuali è tale per questioni biologiche. Non è da confondere l'omosessualità come necessità esistenziale di una persona, con chi la pratica come vizio. Le persone praticano sesso omosessuale come possono praticare gli abusi su minori. Lo fanno perché sono attratti dalla novità, una forma sessuale distinta.
La differenza tra una relazione omosessuale e un abuso è chiara.
Per supposizione. Però, perché il pedofilo è un malato?
Perché un abuso è una relazione con un partner non consenziente.
Potrebbero esserci minori consenzienti e, di fatto, ci sono. Ci sono adolescenti di 13 anni che sono minorenni e sono perfettamente daccordo, lo desiderano. Ti provocano. La sessualità è molto più complessa di quello che sembra.

Il testo di cui sopra è la traduzione dell'intervista pubblicata da La Opinion de Tenerife. Sono disponibili anche due file audio in spagnolo dal sito de El Pais (1, 2). Sono la prova che il vescovo ha detto proprio queste cose.

Poche ore dopo la pubblicazione il vescovato ha diffuso un comunicato stampa in cui si spiega che le dichiarazioni di Alvarez non vogliono giustificare i casi di pedofilia che hanno come protagonisti i sacerdoti cattolici. Conferma invece tutte le altre dichiarazioni (gli spagnoli sono immaturi, i gay pregiudicano la società e non si può lasciare che ognuno scelga liberamente con chi avere rapporti sessuali).

Il Difensore dei Minori di Madrid ha definito barbariche le dichiarazioni del vescovo cattolico, sostenendo che giustificano la pedofilia. Il Ministro della Giustizia ha chiesto chiarimenti e ha detto che si tratta di dichiarazioni "difficili da digerire". Il presidente del Partito Popolare, candidato alle prossime elezioni contro Zapatero e sempre in prima linea nel difendere qualsiasi cosa la chiesa dica o faccia, ha dichiarato di non aver capito cosa volesse dire il vescovo. Izquierda Unida Canaria ha sarcasticamente commentato il passo in avanti fatto dal vescovo rispetto alla legge del 1532 che disponeva il rogo per gli omosessuali. Le associazioni gay e lesbiche hanno annunciato querele.

Le polemiche sono scoppiate a poche ore dal Family Pride cattolico che si è svolto a Madrid con la partecipazione di 150.000 persone (1.500.000 secondo il vaticano) e che ha avuto come obiettivo quello di ottenere dal prossimo governo l'abolizione della legge sul divorzio, della legge sull'aborto, della legge sui matrimoni gay, della legge sull'uguaglianza tra uomo e donna e della legge che consente agli studenti di scegliere se avvalersi o meno dell'insegnamento della religione cattolica a scuola. Durante la manifestazione il vescovo di Valencia Agustín García-Gasco ha augurato la dissoluzione della democrazia.

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L'Irlanda verso il riconoscimento delle Unioni Civili.

Anche le unioni contratte all'estero verranno riconosciute.

(Lamanicatagliata.com | fonte Pinknews.co.uk) Lo riporta il sito Pinknews.co.uk. L'Irlanda riconoscerà la Unioni Civili, anche tra persone dello stesso sesso, e in più riconoscerà anche le Unioni contratte in altri Paesi, come già succede nella vicina Inghilterra. La legge verrà approvata nelle prossime settimane, dopo un civile dibattito nel Paese, che ha escluso in ricorso al referendum sulle Unioni gay.

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Napoli. Su il sipario, c'è il principe Bolle. Tutto esaurito al San Carlo.

«La bellezza mi ha aiutato a diventare una star».

(Mirella Armiero - Il Corriere del Mezzogiorno) Tutto esaurito al Massimo napoletano per l'erede di Nureyev «Ballare a Napoli è una gioia», dice il danzatore, «questo pubblico mi fa sentire il suo affetto» «Ballare a Napoli? Una gioia, vista la risposta del pubblico». Roberto Bolle è entusiasta, addiritttura commosso, per l'affetto che il pubblico napoletano gli sta dimostrando in queste ore. File al botteghino del San Carlo, richieste disperate di biglietti, messaggi di fan partenopei sul suo sito: lo «Schiaccianoci» che va in scena stasera, 8 gennaio, si annuncia come un vero e proprio evento. Del resto Bolle è ormai ambasciatore italiano della danza nel mondo e il suo fascino lo ha trasformato nell'equivalente di una rockstar. «L'accoglienza napoletana mi fa un piacere enorme», rivela l'étoile della Scala. «Il pubblico qui è cresciuto e la grande aspettativa nei confronti dello spettacolo di stasera è un segnale di grande rilevanza, che chi di dovere non può trascurare».

Vale a dire?
«L'entusiasmo dei napoletani dimostra che una sola produzione di danza è ben poco nell'ambito della stagione. Il balletto non può continuare a essere trascurato, a Napoli come altrove».
I tagli napoletani sono segni della crisi in cui versa il Massimo. Che effetto le fa danzare in un teatro commissariato?
«Credo che il commissariamento sia un fatto positivo e così pensano anche i miei colleghi. C'era bisogno di un momento in cui prevalessero le regole. Si può partire proprio da qui per il rilancio di un teatro così glorioso. È giusto che si faccia un giro di vite, ma è chiaro che sarebbe inaccettabile se il problema si ripresentasse di nuovo di qui a qualche anno. Come è accaduto per i rifiuti. La situazione che vedo in queste ore è vergognosa, non fa onore al nostro paese. E non è giusto parlare di emergenza, perché il problema esiste da tanto e ci sarebbe stato tutto il tempo di risolverlo. Peccato per un luogo meraviglioso come Napoli».
Ha visitato la città? Cosa ha visto, a parte l'immondizia?
«Ho visitato la Cappella Sansevero con il Cristo velato e altri luoghi stupendi del centro storico. Mi sembra però che i napoletani siano abbastanza noncuranti nei confronti del loro patrimonio storico artistico. Ho visto muri imbrattati e cadenti, inciviltà... Forse sarebbe il caso di cercare di cambiare la mentalità dei napoletani ma anche il modo in cui la città è gestita. La sua bellezza è decadente. Il teatro e la danza possono servire».
In senso pedagogico?
«Sì, se le persone saranno sempre più attratte dall'arte e dall'armonia eleveranno anche lo spirito e saranno portate a vivere in modo differente. Il teatro e la danza contrastano anche gli effetti deleteri della tv».
Talvolta però anche la televisione può veicolare l'arte della danza. Lei è apparso in tv, anche come ambasciatore Unicef. E tv e giornali l'hanno lanciata come star. Come si trova in questa veste?
«La bellezza, non posso negarlo, mi ha aiutato. Ma il processo è stato lungo. La mia celebrità è iniziata con i successi all'estero, con le mie esibizioni davanti alla Regina d'Inghilterra e alle Olimpiadi. Se fossi stato bruttino e piccolino non sarebbe stato facile per il pubblico idealizzarmi e vedermi come il Principe dello ‘‘Schiaccianoci''. Ma questo mi offre oggi la possibilità di dare voce a una categoria di artisti che di solito è poco ascoltata. È per questo che mi fa piacere».
Stasera, dunque, sarà ancora una volta il Principe. Non le piacerebbe intepretare ruoli di ricerca, più sperimentali?
«Certo, per la mia crescita artistica prediligo oggi personaggi forti, intensi. E se quello di stasera è un ruolo di grande bellezza formale, lo è meno a livello drammaturgico. A settembre danzerò invece in una serata Roland Petit alla Scala, mi piacerebbe portarla anche a Napoli. Ma quando c'è una sola produzione è chiaro che bisogna scegliere classici come lo Schiaccianoci. Una programmazione ben fatta, però, abbina il classico al contemporaneo. Così il pubblico impara ad apprezzarlo».

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Pd, laicità entrerà nel codice etico.

(L'Unità) La laicità sarà affermata solennemente nel codice etico del Pd. È quanto emerge nel testo base messo a punto dalla Commissione incaricata di redigere il codice etico che sarà alla base dei comportamenti degli iscritti e degli eletti del partito.
La commissione presieduta da Sergio Mattarella e con relatrice Marcella Lucidi, entrambi cattolici, ha oggi riunito il suo comitato di redazione del testo base.
Domenica la bozza sarà sottoposta al primo confronto della commissione plenaria.
Il comitato di redazione, ha riferito Sergio Mattarella, ha avuto una riunione «costruttiva, svoltasi in uno spirito di collaborazione».
Concetti ribaditi anche dalla relatrice Marcella Lucidi, rimasta «abbottonata» come Mattarella sui contenuti del testo.
Anche gli altri componenti hanno riferito che la bozza è stata elaborata senza grandi contrasti.
Il codice etico, in quattro paginette, è suddiviso in quattro capitoli. In una breve premessa si spiegano i motivi per cui il Pd si dota di un codice che impegna i suoi aderenti e gli eletti a rispettare non solo la legge e la Costituzione ma anche delle norme morali di comportamento.

Segue un capitolo in cui vengono elencati alcuni principi che sono alla base del Pd. Ciascun principio è formulato solennemente con le parole «noi donne e uomini del partito democratico...». E qui tra i principi base sono elencati «la laicità della politica e delle istituzioni», «l'autonomia della politica», «il rispetto del pluralismo», «il rispetto del principio di genere», vale a dire favorire la parità tra donna e uomo.
Su questo ultimo punto va registrata una curiosità. Il testo base non prevede un Comitato di «probiviri» come gli altri statuti di partito. Infatti il termine derivante dal latino significa letteralmente «uomini onesti», il che violerebbe il principio di parità di genere. La bozza parla quindi di un «comitato delle sagge e dei saggi».
Dopo i principi, il successivo capitolo indica alcuni comportamenti specifici, da adottare e da evitare. Il primo è la «sobrietà» sia nella campagna elettorale (per le quali si parla di un tetto di spesa) sia nel successivo svolgimento dell'attività politica. Per esempio si dice esplicitamente che il politico del Pd che assumerà una carica di governo, «non cambierà il mobilio» dell'ufficio pubblico in cui lavorerà. Passaggio che nelle intenzioni degli estensori vuole essere in contrasto con quanto fecero i de governi Berlusconi a Palazzo Chigi nel 1994 e nel 2001.

Un altro punto riguarda il possibile conflitto di interessi. Il testo precisa l'incompatibilità tra cariche di partito e l'iscrizione ad «associazioni portatrici di interessi», come sindacati, associazioni di categoria, ecc. Per quanto riguarda l'attività imprenditoriale, ai fini della trasparenza, si impone una dichiarazione in cui vengano rese note tali attività (ma l'ultima parola spetterà all'Assemblea plenaria).
Altra questione è la massoneria, con la quale qualcuno proponeva l'incompatibilità. Si è optato per mutuare la formula dello statuto dei Ds, vietando l'iscrizione a chi aderisce ad «associazioni con vincolo di segretezza e con vincolo di mutualità, che abbiano scopi contrastanti con quelli del Pd».
Il comitato di redazione ha pure discusso se introdurre tra i comportamenti un vincolo al numero di mandati (come parlamentare o come amministratore, ecc): alla fine si è deciso di fare appello all'impegno a «favorire il ricambio della classe dirigente».
Un altro capitolo riguarda le incompatibilità. Vengono elencati una serie di elementi ostativi alla candidatura per il Pd, come ad esempio dei provvedimenti giudiziari. Su questo punto deciderà l'Assemblea plenaria, ma di sicuro il livello di incompatibilità sarà calibrato a seconda della gravità del reato.

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Omosessualità e terapie riparative. Un comunicato ufficiale dal Presidente dell’Ordine degli Psicologi.

(La famiglia fantasma) Ho appena ricevuto una mail dall’Ordine Nazionale degli Psicologi Italiani. Il presidente dell’ordine ha emanato un comunicato ufficiale, che qui vi riporto:

08/01/2008 - Omossessualità e “terapia riparativa”. Lo psicologo non deroga mai
In relazione alle polemiche innescate dal reportage di Davide Varì pubblicato su Liberazione riteniamo utile fornire alcuni elementi di riflessione. Lo psicologo non deroga mai ai principi del Codice Deontologico nessuna ragione né di natura culturale né di natura religiosa, di classe o economica può spingere uno psicologo a comportamenti o ad interventi professionali non conformi a tali principi. Questo non certamente per timore delle possibili sanzioni (che pur gli Ordini puntualmente comminano), ma perché i principi del Codice sono intimamente e inestricabilmente connessi con la cultura, il sapere e il saper fare dello psicologo. “Lo psicologo è consapevole della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio professionale, può intervenire significativamente nella vita degli altri…. “ e quindi “nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio/economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. …” E’ evidente quindi che lo psicologo non può prestarsi ad alcuna “terapia riparativa” dell’orientamento sessuale di una persona.

Sono parole, ma parole chiare. Magari possono essere utilizzate dal Mario Mieli per definire meglio i termini della denuncia che (pare) sta preparando nei confronti della Binetti. Ho subito riporto all’ordine: “E’ possibile che venga sanzionata la binetti? Se sì, chi deve farlo?”

Vediamo se arriverà una risposta. Intanto, l’Ordine dei medici tace, colpevolmente.

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