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venerdì 5 settembre 2008

La politica mette il cappello sopra i poliziotti gay? Ci stanno provando.

Diritti, Pinotti: "Sostengo gli obiettivi di Polis Aperta, associazione militari omosessuali".
Il ministro della Difesa del governo ombra, Roberta Pinotti, indirizza una lettera a Polis Aperta, l’associazione che riunisce gli omosessuali della Polizia e delle Forze dell’Ordine.


A seguire il testo della lettera
Ho avuto modo di incontrare alcuni rappresentanti del primo nucleo dell'associazione la scorsa legislatura, come Presidente della Commissione Difesa della Camera.
In quell'incontro era emerso che il principale vissuto degli omosessuali all'interno dei corpi in divisa era una discriminazione strisciante, che si rendeva evidente nella poca volontà di valorizzazione professionale e produceva sofferenza umana.
Da qui l'idea di un'associazione che potesse essere di stimolo ai corpi di Polizia e delle Forze Armate a confrontarsi in modo nuovo e positivo con la questione omosessuale e promuovesse un miglioramento della vita quotidiana dei gay all'interno dei corpi militari e di polizia.
Avevo, in quell'occasione, apprezzato gli obiettivi, la serietà e la pacatezza con cui venivano esposte le diverse questioni.
Come allora, nel mio ruolo istituzionale, mi ero impegnata a sostenere quegli obiettivi, rinnovo ora, nel mio ruolo politico di Ministro della Difesa del Governo Ombra PD, la stessa disponibilità.
Con gli auguri di buon lavoro per l'incontro del 26 settembre p.v. a Bologna, vi saluto caramente.
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Ndr. Ci stanno provando quelli del Pd. Il partito italiano con il più alto tasso di omofobi e che obbliga i gay al suo interno ad interrogarsi sul loro futuro, con un comunicato di maniera alquanto modesto in "politichese" stretto, la sconosciuta Ministro ombra a suo nome ci sta provando. Stanno provando a mettere il cappello sulle forze dell'ordine e sui militari di "Polis Aperta". Facce di bronzo? (vorremo scrivere qualcos'altro ma la decenza ce lo vieta) probabilmente qualcosa di più ed al solito male informati visto che sono almeno tre giorni che gira l'annuncio che il convegno è stato spostato da Bologna a Ferrara sempre il 26 settembre.

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All'Arcilesbica di Napoli una risposta su una presunta acidità che non c'è!

Dal forum Arcilesbica Napoli:
ContessaGeshwitz

Anch'io sono concorde con chi ha espresso la necessità IMMINENTE di mettere in funzione il sito. Proprio in vista della manifestazione nn è accettabile che sia aggiornato a febbbraio.
Valeria, che lo sta curando, ha spesso ricevuto pressioni dal direttivo e mi auguro che appena tornata dalle ferie concluderà il lavoro (che dovrebbe essere agli sgoccioli tra l'altro)!!
Ciò nn toglie che il redattore di questo blog di notizie gay ce l'ha con noi, è di una acidità pazzesca, chissà chi è...

Non c'è problema, mi presento, mi chiamo Federico e sono il coordinatore della redazione di Notizie gay. Vorrei tranquillizzarla gentile contessa, non abbiamo assolutamente nulla contro l'Arcilesbica di Napoli, anzi...

La nostra critica, come anche alcune di voi hanno ammesso (e lei stessa alla fine ne prende atto e spinge per rimettere in funzione il sito), è semplicemente la registrazione di fatti.
Fatti anche da altri registrati ovvero da chi come noi sono venuti a cercarvi per capire cosa stesse succedendo a Napoli, cercare notizie ed una posizione ufficiale (reputiamo l'aggressione alla ragazza un fatto gravissimo) ed hanno avuto davanti agli occhi la desolazione assoluta, senza trovarvi neppure la notizia della violenza subita dalla ragazza.
Per fortuna su Napoli ci è venuto in aiuto Napoligaypress, ottimamente gestito (desidero sottolineare, ottimamente, per fugare qualsiasi dubbio su facili e puerili polemiche circa l'affidabilità e l'efficienza dei napoletani).

Dovevamo tacere? E perchè mai mettere la sordina ad una tale indecenza?
Ci siamo sentiti offesi due volte, come gay e come giornalisti.
Il nostro mestiere è informare e poi, mi consenta gentile contessa, ma la polemica non l'abbiamo iniziata noi.

Alla fine di tutte queste chiacchere ci sembra di capire che la nostra critica ha fatto quel che si proponeva di fare, spronare ad una maggior attenzione istituzionale ed alla fine par di capire che il sito ripartirà e sicuramente darà di se stesso un'altra immagine: quella dell'efficienza, dell'autorevolezza e della solidità che sono quelle cose che cercano chi chiede aiuto e solidarietà!
E voi che siete donne e lesbiche dovreste capirle e saperle meglio di me queste necessità perchè siete sempre doppiamente discriminate se confrontate con gli omosessuali.
Tanto le dovevamo, cara contessa, ma non solo: ci mettiamo anche a vostra completa e totale disposizione se avete necessità di spazio su Notizie gay.

In chiusura, prima di salutarla vorrei farle una confidenza personale: le mie origini sono napolentane, veracissime..., una mia bisnonna nacque e visse la sua gioventù a Napoli in via Monte di Dio, e studiò (beata lei...) con Sibilla Aleramo. E chi è cchiù felice e me?

Per noi la polemica finisce qui,
Tanto le dovevo, un caro saluto.
Federico Salvati.

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Pranzo di ferragosto, la bella sorpresa di Venezia.

ferragosto2

(Panorama) È stato una delle più belle sorprese italiane della mostra del cinema di Venezia. E non è giunto dalla selezione in concorso, ma dalla Settimana internazionale della Critica. È Pranzo di ferragosto di Gianni Di Gregorio, che arriva nelle sale italiane il 5 settembre, con un cast fresco e brillante dove, in quattro personaggi, fanno in tutto 355 anni. Sono le quattro vecchiette protagoniste, nessuna attrice professionista, Marina Caciotti (85 anni), Valeria De Franciscis (93), Grazia Cesarini Sforza (90), Maria Calì (87). Con loro lo stesso regista, già sceneggiatore di Matteo Garrone, che ha prodotto la pellicola.
La storia divertente e drammatica di queste quattro signore ha avvinto il Lido, tanto che sono servite proiezioni supplementari per cercare di accontentare tutti.
Ecco la trama. Gianni, un uomo di mezz’età, figlio unico di madre vedova, vive con sua madre in una vecchia casa nel centro di Roma. Tiranneggiato da lei, nobildonna decaduta, trascina le sue giornate fra le faccende domestiche e l’osteria. Il giorno prima di Ferragosto l’amministratore del condominio gli propone di tenere in casa la propria mamma per i due giorni di vacanza. In cambio gli scalerà i debiti accumulati in anni sulle spese condominiali.
Gianni è costretto ad accettare. A tradimento, l’amministratore si presenta con due signore, perché porta anche la zia che non sa dove collocare. Gianni, travolto e annichilito dallo scontro fra i tre potenti caratteri, si adopera eroicamente per farle contente.
Il trailer da YouTube:

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“È una situazione che ho parzialmente vissuto” dice Di Gregorio. “Comunque ho voluto con questo lavoro togliere la retorica del tipo ‘cuore di mamma’ e mostrare queste vecchiette per quelle che sono. E soprattutto volevo parlare di quei sessantenni come me che, avendo ancora una mamma, si sentono come dei ragazzini”.

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Venezia. Al film sui trans iraniani il premio degli atei italiani.

Mostra del cinema di Venezia: il premio Brian a un film iraniano.
(Uaar) Sarà assegnato a Khastegi, del regista persiano Bahman Motamedian, il premio Brian, il premio degli atei italiani per il film che più degli altri porta i valori del laicismo sul grande schermo, assegnato per la terza volta dagli atei italiani in visita alla Mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia.

Dopo Le ragioni dell’aragosta di Sabina Guzzanti e Azul oscuro, casi negro di Daniel Sanchez Arevalo, gli atei hanno premiato un film che “affronta la problematica dell’identità sessuale di ragazzi e ragazze che, nella difficile realtà dell’Iran contemporaneo, non accettano il ruolo assegnato loro dalla società in base al sesso biologico”, si legge nelle motivazioni. “Il tema è affrontato in modo asciutto, senza semplificazioni, toni retorici o slogan, dunque con quello che riteniamo un approccio autenticamente laico”.

Il premio è una scultura d’oro opera del maestro Giovanni Corvaja. La giuria era composta dal notaio Paolo Ghiretti e dalle professoresse Maria Chiara Levorato, dell’università di Padova, e Maria Turchetto, dell’università Ca’ Foscari di Venezia, direttrice del bimestrale L’Ateo.

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Raz Degan risponde alla Barale. "Cara Paola non ti ho mai tradita!".

(Io leggo) «Io non ho tradito Paola, mai, mai, mai. Ciò che è accaduto non è stato programmato. Non bastano due baci a bruciare un amore». Così Raz Degan, in un'intervista a due voci, insieme alla compagna Paola Barale, pubblicata da «Chi», parla della loro crisi di coppia e commenta alcune immagini nelle quali bacia l'attrice Kasia Smutniak, compagna di Pietro Taricone e sua partner nel film «Barbarossa», pubblicate dal settimanale nello scorso numero. «Io e Raz, a maggio, abbiamo deciso di prenderci una pausa di riflessione -interviene la conduttrice- era inevitabile che, prima o poi, uscisse qualcosa su di noi. È capitato a lui. L'unico appunto che posso muovergli è la scelta del posto -conlude la Barale a »Chi«- la casa dove abbiamo passato tanti anni insieme».

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Venezia: "Un Altro Pianeta" di Tummolini miglior film gay. Ma ha vinto il marketing.

(Agi) La giuria del Queer Lion Award, premio collaterale organizzato da CinemArte e dedicato al miglior film con tematiche omosessuali, presieduta dal regista Tinto Brass e composta dal giornalista Massimo Benvegnu' e dal critico Boyd van Hoeij, attribuisce il premio a: "Un altro pianeta" di Stefano Tummolini "per l'apprezzabile rappresentazione di una galleria di personaggi con storie, vissuti, gioie, speranze, che attraverso sguardi, incontri di corpi, sesso, parole, musica, si conoscono, si confrontano, si amano e si lasciano. La vita insomma, in 'un altro pianeta'". Il film ha sbaragliato la concorrenza di 14 opere: dalla sezione Venezia 65 "Nuit de chien" di Werner Schroeter; da Orizzonti "Jay" di Francis Xavier Pasion, "Khastegi" di Bahman Motamedian, "Il primo giorno d'inverno" di Mirko Locatelli, "Valentino: The Last Emperor" di Matt Tyrnauer, "Below Sea Level" di Gianfranco Rosi; dalle Giornate degli Autori "Pescuit sportiv" di Adrian Sitaru, "Pokrajina St.2" di Vinko Moderndorfer, "Venkovsky Ucitel" di Bohdan Slama; dalla Settimana della Critica "Lonsj" di Eva Sorhaug; dal Venice Market "Antarctica" di Yair Hochner, "Ciao" di Yen Tan, "Esprit es-tu la'?" di Philippe Vallois e "The Loast Coast" di Gabriel Fleming. Il premio verra' consegnato domani dall'onorevole Paola Concia.
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Ndr. No, non siamo d'accordo con questa scelta. Troviamo che questo film abbia vinto grazie ad una brillante operazione di marketing ideata e pianificata a tavolino. Probabilmente meritava di più il film su Valentino, E poi da quando i premi vengono consegnati da politici? Quando i gay impareranno a lasciare la politica fuori dalla porta?
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La nostra risposta al commento di Marco.

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E' Rachel Weisz la star più desiderata dalle lesbiche. La top ten.

(Quotidiano.net) L'attrice britannica Rachel Weisz è la più desiderata dalle lesbiche inglesi. Lo rivela un'indagine divulgata dal tabloid 'The Sun', che stila una vera e propria classifica delle 10 dive di Hollywood che riscuotono maggior successo tra le donne omosessuali.

La vincitrice è risultata essere appunto la protagonista de 'La Mummia', già vincitrice nel 2006 del premio Oscar come migliore attrice non protagonista per il suo ruolo in 'The Constant Gardener - La cospirazione'. Alle sue spalle si piazza un'altra attrice il cui fascino non conosce confini di genere, ovvero Nicole Kidman.

Medaglia di bronzo per l'attrice e cantautrice Minnie Driver, protagonista di 'Will Hunting - Genio ribelle'. Primo posto fuori dal podio per l'ex 'naufraga' di 'Titanic' Kate Winslet, alle cui spalle si piazzano Naomi Watts, Keira Knightley, Thandie Newton, Emily Blunt, Catherine Zeta-Jones e infine Cate Blanchett.

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E' morta Mila Schon.

(La Repubblica) È morta stanotte a Milano la stilista di origini dalmate Mila Schon, al secolo Maria Carmen Nutrizio, 89 anni.

Proprio nei prossimi giorni Mila Schon avrebbe celebrato i 50 anni della sua carriera con una mostra a Palazzo Reale. La Schon ha vestito personaggi del jet set internazionale come Jacqueline Kennedy e Marella Agnelli. Un tema che ha sempre caratterizzato le sue creazioni è il rapporto fra ricerca artistica e progettazione: le onde, i cerchi concentrici e colorati, gli intarsi si ispirano alle opere di artisti moderni quali Mondrian, Calder, Klimt, Pollock, nella dimensione di un presente proiettato verso il futuro. “Io noto solo il brutto delle cose, eliminandolo rimane il bello”, amava dire.

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Madonna i gay non li ama ma li usa. Lo dice il fratello. Il video-verità.

(Giuseppe Videtti - La Repubblica) L'ora della vendetta è scattata il lunedì, subito dopo le sette, quando Christopher Ciccone, fratello minore di Louise Veronica, in arte Madonna, ospite sulla Abc della trasmissione Good Morning America, si è confessato con la anchor woman Deborah Roberts. "Vede, da quando è diventata una star, mia sorella ha esercitato il suo potere su ogni cosa e su ogni persona che ha avuto a portata di mano. Ora ci sono tre cose che non può più controllare: il fatto che il 16 agosto compie 50 anni, suo marito Guy Ritchie e me", ha detto, il volto stuccato con troppo fondotinta (in certe inquadrature sembra un giovane Malgioglio), la mano tremante che si sfiora drammaticamente la fronte, lo sguardo preoccupato.

Ventiquattr'ore dopo, Life with my sister Madonna, 348 pagine di veleni (Ed. Simon Spotlight Entertainment), era sui banchi di tutte le librerie d'America con una prima edizione di 350mila copie. Considerato il contenuto, uno immagina che la diva abbia fatto del tutto per evitarne la pubblicazione, ma Christopher giura di aver tagliato i ponti con la sorella ormai da molti mesi e che l'ultima conversazione, dietro il palco di un concerto dell'ultimo tour, fu assai formale: "Le chiesi: Maddy ma tra i tuoi ballerini non c'è neanche un gay. E lei: sì, strano vero?".

Non fu una domanda buttata lì a caso, ma la provocazione di un fratello, omosessuale dichiarato, con cui Madonna ha diviso non solo un'infanzia da orfani (la mamma morì che erano ancora piccoli), ma anche la gavetta durissima a New York, "quando pur di starle accanto dormivo sul pavimento infestato dagli scarafaggi", e molti momenti di gloria (Christopher, che oggi lavora come arredatore, fu prima guardarobiere, poi diresse sia il Blond Ambition Tour che il Girlie Show).

Il loro rapporto, già incrinato da una crescente frustrazione di Christopher, in crisi d'identità per essere sempre e solo "il fratello di...", è andato ulteriormente deteriorandosi dopo il matrimonio di Madonna con Ritchie, nel 2000. "Guy è omofobico, ricordo ancora il giorno delle nozze, si divertiva un mondo a raccontare barzellette sui froci. Ecco perché mia sorella ha ostracizzato non solo me, ma anche tutte le amicizie omosessuali, dimenticando che agli esordi fu proprio la comunità gay a fare di lei una star", racconta Christopher nel libro.

E nel corso dell'intervista con la Roberts, ancor più risentito, ha aggiunto: "Mia sorella tiene molto in conto i consigli dell'ultima persona con cui è andata a letto". Allude a Ritchie, naturalmente, perché Christopher ritiene che la tanto chiacchierata relazione di Madonna col campione di football Alex Rodriguez sia una bufala mediatica. "Madonna è innamorata, e finché ci sarà un rabbino del Kabbalah Center a far da mediatore alla bisogna il matrimonio andrà avanti".

Ciccone brother la sa lunga, e per raccontar meglio ha scelto come coautrice Wendy Leigh, una lingua lunga di Hollywood che ne ha scritte di tutti i colori su chiunque, da Schwarzenegger a Grace Kelly. Rivela, per esempio, che Warren Beatty, durante la relazione con sua sorella durata quindici mesi, ebbe la netta sensazione che lei lo tradisse. "Cercava le prove nella spazzatura", scrive. Mentre erano insieme, Madonna già flirtava con l'attore Tony Ward, "non certo un tycoon hollywoodiano. A parte un'apparizione nello spot della Pepsi, aveva girato solo film porno, sia etero che gay".

Christopher racconta anche di quella volta che lui e Demi Moore andarono a ballare in un locale di travestiti, di una storiella di Madonna con JFK Jr, di un appassionato bacio sulla bocca tra sua sorella e Gwyneth Paltrow in una festa di capodanno (e varie altre allusioni sulla bisessualità della sorella) e di quando, prima di scegliere Carlos Leon come padre di Lourdes Maria, la prima figlia, la diva avesse fatto un pensierino anche su John Enos, star di Melrose Place, come possibile inseminatore.

Quando Madonna e Sean Penn erano marito e moglie (divorziarono nel 1989), tra i fratelli Ciccone erano baci e abbracci. Il problema allora era il carattere aggressivo e virile di Penn che "una volta (in casa c'era anche Charles Bukowski che vomitava nel bagno) tirò fuori il coltello a serramanico e disse: "Christopher, voglio che diventiamo fratelli di sangue". Mi afferrò il polso e mi fece un taglio sul pollice. Sussultai, non più di tanto, non volevo sembrare un frocetto. Poi incise il suo e lo appiccicò al mio". Si rividero dopo il divorzio. "Mi chiese: "Non avrai mica l'Aids?".

L'opinione di Christopher è che da quando è diventata la signora Ritchie e vive da nobildonna nella magione inglese, le paranoie di sua sorella, nonostante il supporto della Kabbalah, siano peggiorate. Scrive di non aver avuto più accesso neanche ai nipotini, di non conoscere Rocco, il figlio di Ritchie, e di essere arrivato a una rottura definitiva per motivi pretestuosi, nel periodo in cui (era il 2003) lui arredava il nuovo nido della coppia a Hollywood. Lei lo accusò di essere "un ladro, un bugiardo, una persona inaffidabile", divenne ossessiva, controllava ogni minimo dettaglio, "pretese persino che mettessi all'ingresso una sua gigantografia in atteggiamento sadomaso con animali morti disseminati tra le lenzuola. Poveri bambini, ogni volta entrando in casa erano costretti a vedere la madre in quello stato".

Poi, il colmo, pretende che il fratello entri in comunità per disintossicarsi. Si offre di pagare le spese, "peccato che io, come le dirà anche lo psicologo cui mi ha indirizzato, non sono mai stato alcolista e non ho mai fumato crack (ma nel libro confessa qualche sniffata di coca, con Kate Moss, Naomi Campbell e Donatella Versace, ndr)".

Insomma Christopher, parecchio risentito e (per sua ammissione) senza un quattrino - un'aggravante, date le circostanze - decide di dare alle stampe la sua storia con Madonna. Che si è chiusa definitivamente con una e-mail inviata alla sorella tiranna sulla quale farebbe bene a riflettere con un analista: "Ho dato la mia fottuta vita per farti essere la regina del male che sei oggi. Quindici anni trascorsi ad ascoltare le tue puttanate, le tue egoistiche farneticazioni, il tuo mediocre talento, il cattivo gusto che rimarrà nella storia".

E' un po' quello che abbiamo sempre pensato di Madonna, senza il livore di Christopher naturalmente. Canta male, balla peggio, non è esattamente una maîtresse a' penser. Ma ha un grande carisma, ed è di questo che sono fatte le dive. Cattivissima? Né più né meno di Joan Crawford, Bette Davis e Lana Turner.
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Venezia. Un ricatto omosessuale per "Il primo giorno d'inverno".


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Il film è stato presentato alla mostra del cinema.
(Marco Contino - La Nuova Venezia e Mestre) Solitudine, bullismo e omosessualità. Sono i temi principali affrontati dal regista Mirko Locatelli ne Il primo giorno d’inverno, in Orizzonti. Il film racconta la storia di Valerio, adolescente introverso ed emarginato, che abita con la madre e la sorella in una desolata casa di campagna della bassa padana. Quando Valerio scopre la relazione omosessuale tra due suoi compagni di classe, crede di poterli ricattare, ma una delle vittime della sua piccola estorsione non reggerà il peso della vergogna. Mirko Locatelli prende spunto da un episodio di bullismo, osservandolo da una angolazione inusuale. Valerio non fa parte del branco; i suoi atti di prepotenza nascono dalla solitudine e diventano un’occasione di riscatto, il mezzo per affermarsi in quella realtà dalla quale finora è rimasto escluso. Il regista, che dall’adolescenza è costretto su una sedia a rotelle, confida di essere arrivato a Venezia per sbaglio, dopo aver investito quasi tre anni della sua carriera per realizzare questo film. Bella e languida la fotografia di Ugo Carlevaro: argini e campi a vista d’occhio che ricordano molto da vicino i paesaggi familiari del cinema di Carlo Mazzacurati.

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I gay al centro delle elezioni Usa. Ora tocca ai repubblicani corteggiarli.

Alla convention omaggi e sorrisi alla delegazione gay.

(La Repubblica) Con un´improvvisa virata rispetto all´omofobia che aveva contrassegnato la convention repubblicana del 2004, il principale stratega di McCain, Steve Schmidt, è andato a salutare la delegazione dei "Log Cabin Republicans", il gruppo dei repubblicani gay. Durante la visita Schmidt ha parlato di sua sorella, che è lesbica: «Lei e la sua partner sono una parte importante della mia vita, e di quella della mia famiglia».

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E La Repubblica torna a parlare dei gay.

PD. L'AMAREZZA DEI GAY: HA VINTO PAOLA BINETTI.
Dibattiti a Firenze e a Bologna. La Concia: "Nel Pd siamo anche noi padroni di casa". "Non la daremo vinta alla Binetti" alle Feste la sfida di gay e lesbiche.


(Alessandra Longo - La Repubblica) C´è un detto abruzzese che, per dare l´idea di uno che non molla l´osso, anche se il vento è contrario, dice: «Come i rospi alle sassate». Gli tiri le pietre ma loro non fanno una piega, o quasi. Paola Concia, che è di Avezzano, cita parole d´infanzia per descrivere come si sentono i gay in questo Paese, ma anche, direbbe Crozza, dentro il Partito democratico.

L´assemblea degli «omosessuali del Pd», annunciata nel programma ufficiale della Festa Democratica di Firenze, va in scena in un primo pomeriggio assolato e deserto, caldo umido da sauna, una decina di persone ad ascoltare quel che più che altro è uno sfogo "particulare" dentro il momento di low profile collettivo: «D´Alema ha detto che il partito si deve dare una mossa - riassume la deputata Concia, in tailleur pantalone rosso Pci - Sono d´accordo, ma una mossa se la dia anche lui, se la diano tutti. Il Pd deve avere il coraggio di rappresentare la mia vita, di guardare in faccia le persone e rispondere alle loro domande reali, concrete, deve affrontare le cose difficili, invece di evitarle e prendere tempo». Parlare, per esempio, dei «centomila bambini figli di coppie omosessuali» che vivono in Italia, tornare alla carica sul tema dei diritti di cittadinanza, «riempire il vuoto, la lacuna, di un partito che si va costruendo», dandogli una fisionomia laica, in sintonia con gli standard europei.

C´è voglia di battagliare, «di non dargliela vinta alla Binetti». Concia, e con lei il piemontese Andrea Benedino e il milanese Marco Volante, hanno fatto la scelta di rimanere dentro il Pd: «Il Gayleft non c´è più. Adesso noi siamo il Pd, anche noi padroni di casa, noi transessuali, noi lesbiche, noi gay». Sullo sfondo, sono assaliti da un dubbio esistenziale sulla natura del loro nuovo partito: «Ma saremo ancora progressisti?», si chiede Volante. Si risponde da solo, con una battuta amara: «Se fosse italiana, la signora "Barracuda" Palin, vice di Mc Cain, potrebbe stare benissimo nel Pd. Di sicuro è più a sinistra della Binetti».

La Binetti: eccolo il nome, il simbolo più evocato, più temuto, pronunciato con un filo di voce, scuotendo la testa. Franco Grillini che, nel Pd, non è mai entrato, le riconosce il primato sul campo: «Le ha vinte tutte. Basti pensare al voto sul caso Englaro alla Camera. È lei che comanda». L´invidia va ai democratici di Obama: «Il 7 per cento dei delegati a Denver era gay. E non c´è comizio in cui Obama non citi i loro diritti».

Qui, alla festa di Firenze, tutti seri, tutti concentrati a trovare il varco politico per «andare avanti, perché la politica ha dei doveri nei confronti della società, la fa crescere o arretrare, ne determina gli umori, gli orientamenti». Altra musica a Bologna. Dalla Festa provinciale dell´Unità (così si chiama ancora), stesso partito, giungono voci di un´atmosfera più leggera, più spettacolare, complice lo stand delle Drag Queen, da anni ospiti dei compagni locali. Mercoledì sera, mentre D´Alema a Firenze parlava di un Pd «che ha bisogno di tornare fra la gente», Drag Marcella, all´anagrafe Marco Leardini , si toglieva la parrucca di scena davanti a centinaia di persone e la sbatteva sul tavolo urlando: «Basta pregiudizi!». Dice Drag Marcella: «Quelli della Margherita rompono un po´ le palle ma io vado avanti lo stesso e riempio la piazza. Il 17 farò uno spettacolo con 15 drag queen sul palco, ci sarà una sadomaso e parleremo di tutto, anche dei Dico.». Concia commenta cauta: «Se il messaggio del partito è: "Guardate come siamo tolleranti", va bene lo stesso. O meglio: a me delle drag queen non me ne frega niente, io voglio fare le leggi in Parlamento con chi ci sta perché i diritti civili non sono né di destra né di sinistra. Al momento, la Carfagna non batte un colpo e, quando lo batte, di solito è anche peggio. Ma noi non molliamo». Sì, gli omosessuali del Pd sono di struttura resistente sia pur un po´ abbacchiati: «Finisce che il precedente governo Berlusconi ha fatto di più del centrosinistra». Citano la direttiva europea sulle discriminazioni nei posti di lavoro (peraltro «recepita malissimo»), le inserzioni pubblicitarie di Forza Italia sul sito ufficiale dei gay, e i messaggi «subliminali» di Dolce e Gabbana, grandi elettori del Cavaliere. Bisogna che il Pd si dia una mossa. I gay stanno lì in attesa, «come i rospi alle sassate.».
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Democratici L'amarezza dei gay: ha vinto Paola Binetti.
(Il Corriere della Sera) Nel suo «Ecce omo», lo scrive con una certa nitidezza: «Sull'altare di questo Pd sono stati sacrificati gay e lesbiche». Nel 2007 Franco Grillini lasciò i Ds: «Erano arrivati i clerico-fascisti. E i fatti mi danno ragione: la Binetti vince 15-0».

Superstite nel Pd è Paola Concia. Che dà ragione a D'Alema: «Sì, diamoci una mossa: ma anche su gay e lesbiche». Andrea Benedino, nella segreteria piemontese del Pd, tesse le lodi, si fa per dire, di Silvio Berlusconi: «Chiese il voto su un sito gay, in cambio di meno tasse. E ha usato anche testimonial come Dolce e Gabbana». Aggiunge il presidente onorario Arcigay Sergio Lo Giudice: «L'unica legge mai passata contro la discriminazione l'ha fatta Berlusconi nel 2003».

«Obbligata dalla Ue», corregge la Concia. «Sì e anche un pastrocchio», concede Lo Giudice. Ma pur sempre una legge.

Paradossale, perché, aggiunge la Concia, «il ministro Carfagna non batte un colpo. E quando lo batte è meglio se sta zitta».

Resta il Pd. La Concia prova a starci dentro. Ma, a voler cogliere una marginalità anche simbolica, l'assemblea degli omosessuali è alle 3 di pomeriggio, a festa ancora chiusa. Spettatori non giornalisti, nessuno.

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Sacerdote condannato per molestie dirigerà festival cattolico.

(Uaar) Circa sei anni fa, don Alessandro Ghersi è stato condannato in tribunale per molestie, dato che aveva inviato e-mail compromettenti ad una diciottenne, trovate dai suoi genitori, i quali avevano sporto denuncia per molestie sessuali e ingiurie. Pare che Ghersi infatti frequentasse chat erotiche, dedicandosi al sesso “virtuale”, ed ha patteggiato durante il processo.

Oggi la diocesi di Ventimiglia-San Remo ha annunciato che lo stesso sacerdote, trasferito nella cittadina di San Lorenzo al Mare, dirigerà Jubilmusic (di cui è uno dei fondatori), il festival internazionale di musica cattolica che si svolgerà a San Remo dal 20 al 23 novembre (tra le varie location, anche l’Ariston). La scelta, che è di fatto una riabilitazione, potrebbe accendere di nuovo polemiche del mondo cattolico.

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Due uomini seminudi sorpresi a far sesso fra la gente, denunciati dai vigili.

(Il Secolo XIX) Savona. Sono stati sorpresi in una posa inequivocabile, l’uno attaccato all’altro, dietro la piscina coperta del Prolungamento (via Trento Trieste). Di norma quello è un posto un po’ isolato per fare jogging, per andare col cane, per una passeggiata silenziosa vista mare. Di norma. Ma per due uomini di 43 e 55 anni, uno nordafricano l’altro savonese, ieri mattina il sito si è prestato a meraviglia anche per incontrarsi e dare sfogo ai propri istinti più intimi e animaleschi.

I due sono stati sorpresi in flagrante a consumare un rapporto sessuale (omosessuale) completo proprio sul muretto che si affaccia sulle baracche del Prolungamento. Una scena impossibile da non notare in piena mattina che ha letteralmente choccato un ciclista e un passante che hanno avuto la malaugurata idea di avventurarsi su per Trento Trieste in quei minuti e sono presto ridiscesi come in preda al terrore.

È stata proprio questa “fuga” ad insospettire i vigili urbani che grazie al sistema di telecamere piazzate nei giardini e sul Priamar stavano monitorando la situazione dal Comando di via Romagnoli.

«Quel ciclista sembrava fuggire, cosa c’è di strano la sopra?» si dev’essere domandata la vigilessa davanti allo schermo.

«Così ha zoommato sullo spiazzo dietro la piscina e visto abbastanza nitidamente i due uomini che amoreggiavano alla luce del sole, semi nudi, incuranti del fatto di trovarsi in un posto pubblico - spiega il comandante Igor Aloi - la vigilessa incredula ha inviato una pattuglia sul posto per capire cosa stesse accadendo di preciso e i due sono stati sorpresi quasi in flagrante. Era difficile negare l’evidenza visto come sono stati trovati...».

All’arrivo degli agenti la scena era ancora inequivocabile e i due, sempre semisvestiti, sono stati identificati e denunciati a piede libero per atti osceni in luogo pubblico. Non è mancato l’imbarazzo per la situazione visto che entrambi, privi di precedenti penali specifici, hanno cercato di chiarire di essersi fatti un po’ prendere la mano senza quasi rendersi conto di essere in un posto tutto sommato in vista.

Della denuncia è stata avvisata anche la Procura (il pm di turno, Ubaldo Pelosi) che però non ha disposto alcun provvedimento.

«Non è la prima volta che in quel tratto dei giardini si verificano situazioni al limite - prosegue Aloi - le telecamere servono ma serve soprattutto l’aiuto della gente che quando nota qualcosa che non va deve dare l’allarme al più presto».

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Tutta Milano in Rete con "Codice Internet". Notizie gay ne fa parte.

Il progetto presentato giovedì mattina a Palazzo Marino.
All'Ottagono dall'8 settembre un'ora al giorno sulla cultura digitale. Online i redditi dei consiglieri comunali.

(Il Corriere della Sera) Se oltre il 50% degli italiani non usa e non conosce Internet, allora sarà Internet ad andare dagli italiani per farsi conoscere e apprezzare nelle sue svariate opportunità. È questo il punto di partenza di «Codice Internet», il progetto presentato questa mattina a Palazzo Marino dal presidente del consiglio comunale Manfredi Palmeri, insieme con gli ideatori Marco Montemagno e Marco Antonio Masieri e con la partecipazione di Claudio Cecchetto.


ANZIANI E INTERNET - Codice Internet attraverserà tutto il territorio nazionale per promuovere l’utilizzo del Web, diffondere la cultura digitale tra le persone, sensibilizzare istituzioni, aziende e media per contribuire a colmare il «digital divide» del nostro Paese. «Il progetto intende promuovere il web - ha spiegato Palmeri - e diffondere la cultura digitale tra le persone. Propagandarne l'importanza soprattutto nei confronti della popolazione anziana. E anche sensibilizzare istituzioni e aziende a colmare il divario digitale del nostro paese». A questo proposito, Palmeri ha sottolineato che questa manifestazione si inquadra in un progetto più ampio che riguarda «Milano tecnologica» e che ha già previsto, per esempio, il cablaggio della città (300 mila km in fibre ottiche che intersecano tutto il capoluogo).

REDDITI IN RETE - Con questo spirito di divulgazione al pubblico, dalla prossima settimana saranno accessibili a tutti, in rete, i redditi dei consiglieri comunali. «Nel mondo vengono spedite 2 milioni di mail al secondo - ha detto Montemagno - e sono 100 miliardi i click al giorno. Per tutto questo abbiamo pensato a un progetto per portare "fuori" la Rete, dagli esperti a tutti quelli che possono essere interessati».

ALL'OTTAGONO - Il programma di Codice Internet è vastissimo, e prevede diversi momenti. Dall'8 settembre, un'ora al giorno per ben 35 giorni, l'Ottagono, in pieno centro di Milano, ospiterà uno dei primi eventi che «porta Internet in piazza»: «Internet in 50 minuti». «All'interno di un palinsensto tematico - ha spiegato Montemagno - si alterneranno esperti, artisti, politici e tutti coloro che grazie al web hanno migliorato la propria vita». Il 3 e 4 ottobre sarà il palcoscenico del Teatro dell'Arte a ospitare «Internet Tour», un'occasione per mettere a confronto le persone con esperti, personaggi e protagonisti della Rete.

FESTIVAL NEL 2009 - Sarà sempre Milano a ospitare anche l'evento conclusivo, alla fine del 2009, quando sarà organizzata la prima Internet Week: «Un vero e proprio festival di Internet, durante il quale le strade si coloreranno di Web». La valenza del progetto, secondo Marco Masieri, va ricercata anche nel fatto che la visione di Internet è spesso distorta, e la rete viene considerata come «pericolosa», come qualcosa di ostico. Al contrario, come sottolinea anche il tema del summit di San Francisco, Internet può essere utile per affrontare progetti globali, come l'ambiente e il riscaldamento del pianeta.

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Milano. Roberto Bolle torna alla Scala per Petit.

(Affari italiani) La Scala rende omaggio al grande coreografo francese Roland Petit. Per dieci serate, dal 6 al 17 settembre anrdrà in scena un Tributo a un mito della danza. La Serata Petit riflette lo specialissimo rapporto che lega la Scala al maestro francese. Lo spettacolo è un excursus nel lavoro coreografico di Roland Petit, attraverso figure femminili potenti ed emblematiche che ammaliano il protagonista maschile: la donna fatale di Le Jeune homme et la Mort, capolavoro esistenzialista su libretto di Cocteau; la esplosiva e trasgressiva Carmen nell'omonimo titolo del 1949, che torna alla Scala sette anni dopo le ultime rappresentazioni; l'invisibile presenza che ossessiona Frederi in L'Arlésienne, balletto del 1974 ispirato al lavoro letterario e teatrale di Alphonse Daudet, che entra ora per la prima volta nel repertorio della Scala.

Bolle è entrato giovanissimo alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala: il primo a notare il suo talento è stato proprio Rudolf Nureyev, che lo ha scelto per interpretare il ruolo di Tadzio nel balletto Morte a Venezia di Flemming Flindt. Nel 1995 vince i primi premi ( Premio Danza e Danza, sia il Premio Positano). Dal 1996, alla sola età di 21 anni, si è proposto a livello internazionale e da allora ha calcato i palcoscenici più prestigiosi del mondo. Dal 1998 è artista ospite residente al Teatro alla Scala. La sua consacrazione nella stagione 2003-2004 quando gli viene riconosciuto il titolo di étoile del Piermarini.

Ma la passione per il balletto nasce davanti alla tv. Fin da bambino Roberto rimaneva incantato davanti ai varietà in tv e provava le piroette nel salotto di casa. Bolle candidamente ha rivelato che da piccolo ballava davanti alla tv vedendo Heather Parisi: "In questo modo cominciai a manifestare la mia voglia di danzare". Il novello Nureyev ha anche un suo sito, robertobolle.com, sommerso di messaggi di ammirazione

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Settant'anni fa le leggi razziali. Una vergogna incancellabile per quell'Italia del duce e dei Savoia.

La vigilia della IX Giornata europea della cultura ebraica coincide con i 70 anni dall'entrata in vigore delle leggi razziali. Era il 5 settembre 1938.
Liliana Segre: «Avevo 8 anni. Papà mi disse che non avrei più potuto andare a scuola».
Settant'anni fa le vergognose leggi razziali: vittime 5mila milanesi. Lo storico Nissim: provvedimenti figli dell'opportunismo politico.

(Paola D'Amico - Il Corriere della Sera) Esclusi dalle scuole statali, esattamente settant'anni fa, gli studenti e gli insegnanti ebrei di Milano ricominciarono da via Eupili. In due palazzine poco distanti dal parco Sempione, dove oggi ci sono residenze e il Centro di documentazione ebraica, che vennero trasformate in fretta e furia in edificio scolastico. Il 5 settembre del 1938, quando venne promulgato il «Regio decreto per la difesa della razza nella scuola», cadde di lunedì. Due giorni dopo, il 7 settembre, un altro decreto avrebbe bandito dalla città cinquemila ebrei stranieri, bollati come «indesiderabili».

Una pagina di storia che non va dimenticata ma che lo storico e scrittore Gabriele Nissim, alla vigilia della IX Giornata europea della cultura ebraica, che si celebra domenica in 27 paesi europei e in 58 località italiane e che quest'anno vede Milano capofila, invita a rileggere sotto una nuova chiave. «Nel nostro paese non ci fu una cultura antisemita, e le leggi razziali del '38 nacquero da un opportunismo politico. Ma se mancò una reazione da parte della Chiesa e degli intellettuali, in compenso reagì la società. Ne sono testimoni quanti si misero in gioco per salvare gli ebrei. Un numero di "giusti", anche milanesi, altissimo, come non c'è stato in altri paesi ».
Gente comune che ebbe «il coraggio di sapersi scandalizzare e contrastare il male usando la propria testa». Cosa che oggi, dice Nissim, «sembra venir meno», sottolineando la contraddizione tra i tanti «mea culpa sul passato» e il «fastidioso silenzio sui ripetuti fatti di antisemitismo che avvengono fuori del nostro paese». E' una soddisfazione «essere protagonisti di questo evento internazionale» ha detto il presidente del Consiglio comunale, Manfredi Palmeri, che ha ospitato a Palazzo Marino la presentazione della giornata europea della cultura. Con lui Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche italiane (Ucei) il quale ha aggiunto: «In altri paesi europei si verificano ancora casi di antisemitismo, ma in Italia sono episodi rari e la convivenza è ottima».

Ottimismo che Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di sterminio, smorza. «Quando vennero promulgate le leggi razziali stavo per compiere 8 anni. Eravamo a tavola quando papà mi annunciò che non avrei più potuto andare alla scuola di via Ruffini. Lui, che era un ragazzo del '99 e che con mio zio era stato ufficiale nella prima guerra mondiale, fino all'ultimo aveva creduto che qui non sarebbe stato come in Germania. Tutti quelli come loro fino all'ultimo non hanno creduto. Quando ad entrambi hanno ritirato la tessera di ufficiali in congedo hanno sofferto moltissimo. Eppure, fuori, le piazze piene erano vere. Il pericolo, oggi come ieri, è l'indifferenza. Che giustifica tutto», conclude la Segre. «A distanza di tanti anni una compagna di classe ancora al mondo mi ha confidato di non aver mai capito perché ero sparita». Liliana Segre aggiunge che «il fatto che la mia famiglia fosse laicissima, integrata, aveva dato a questa espulsione da scuola un'aggravante per me. Solo in casa mia potevo essere me stessa. Fuori avevo subito imparato a tacere. Noi non potevamo avere la donna di servizio, ci bloccavano la radio su una stazione, ricevevamo telefonate anonime e minacciose. A otto anni vivevamo in un altro mondo. Non basta celebrare una giornata senza far capire la violenza dell'indifferenza che, allora come oggi, è il male assoluto».

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Isola dei Famosi. Giuseppe Lago:"La lite con Luxuria è pura invenzione".

(Tvblog) Direttamente da Molveno, sede del ritiro dei naufraghi de L’Isola dei Famosi 6, dove hanno soggiornato per tre giorni la scorsa settimana dedicandosi al training per affrontare i “pericoli” in Honduras, ecco la prima intervista ad uno dei concorrenti. Si tratta nello specifico di Giuseppe Lago, ex tronista di Uomini e Donne e partecipante di Vero Amore.

Dopo circa 4 ore di viaggio siamo arrivati ad Andalo. Lì abbiamo preso la bidonvia che ci ha portato a 1.200 Mt presso il rifugio Piccola Baita. Un percorso in salita durato circa 15 minuti mentre alle nostre spalle si stagliava il panorama splendido del Lago di Molveno. E dopo un ...

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Il trailer di Milk, nuovo film di Gus Van Sant. E a Milano nasce un circolo gay col suo nome.

(Cineblog) E’ uno dei film più attesi della prossima stagione, e tra i più contesi dai vari festival internazionali, e oggi ci regala il primissimo trailer. Parliamo di Milk, ritorno in sala di Gus Van Sant, con Sean Penn, Emile Hirsch, James Franco, Diego Luna e Josh Brolin. In uscita nei cinema americani il prossimo 5 dicembre, il film, costato solo 15 milioni di dollari, sarà un biopic su Harvey Milk, primo politico apertamente omosessuale ad essere stato eletto in un incarico pubblico negli Usa, per essere poi ucciso nel 1978 assieme al sindaco di San Francisco da un omofobo.

Ad interpretare Harvey Milk un trasformato Sean Penn, per molti serio candidato ai prossimi Oscar grazie proprio a questa interpretazione. Sarà così? Nell’attesa di sapere quando anche noi italiani potremo vedere il film in sala, cliccate pure su continua, c’è lo splendido trailer di Milk che vi aspetta. E diteci… che ve ne pare? A mio avviso qui si sente profumo di nominations…
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Un'altra notizia particolarmente importante è la nascita di un circolo culturale gay non facente parte dell'Arcigay. Si chiama Milk appunto ed è nato da una costola del Cig Arcigay milanese in quanto i fondatori sono un gruppo dissidente del Cig appunto. Che sia nato finalmente un Mario Mieli milanese che sia più attivo dell'attuale Comitato provinciale dell'Arcigay? Staremo a vedere, per il momento in bocca al lupo.

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