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venerdì 29 agosto 2008

Emergenza Aids a New York.

Immagini da New York per il calendario Caffè River
(Panorama) Sono centomila i newyorkesi infettati dal virus dell’HIV secondo gli ultimi dati forniti dai funzionari del dipartimento della Sanità della città. Solo nel 2006 i nuovi malati nella metropoli sono stati circa cinquemila. Le statistiche rese note il 28 agosto rivelano che l’epicentro statunitense della diffusione dell’HIV è la Grande Mela. Il dipartimento della Sanità newyorkese giustifica questo “boom” con la forte presenza dei cosiddetti “gruppi a rischio”, soprattutto quelli composti da uomini omosessuali e di colore.

A scattare la fotografia reale di questa vera e propria emergenza è stata una nuova metodologia, in vigore dal 2006 e sviluppata dai Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie negli Stati Uniti, in grado di stabilire l’anno esatto in cui l’infezione è avvenuta. Si è scoperto, così, che in quello stesso anno la metà dei sieropositivi era di sesso maschile e aveva contratto l’Aids attraverso rapporti di tipo omosessuale.

A completare l’identikit delle persone colpite dal virus sempre grazie a questa tecnologia, è venuto fuori che i neri infettati dal virus dell’HIV di entrambi i sessi, invece, sono stati in media tre volte più numerosi dei bianchi. Per la dottoressa Monica Sweeney, specializzata nel controllo e la prevenzione dell’Aids, la precisione delle ultime statistiche aiuterà la città di New York anche per il futuro, soprattutto nell’ottimizzare le risorse per vincere la sua guerra contro il virus.

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A Venezia entusiasma tutti l'ultimo imperatore Valentino.

A Venezia 65 critici e pubblico d'accordo nell'acclamare il documentario di Matt Tyrner sullo stilista Valentino un film perfettamente riuscito. Parte importante del film il suo sodalizio di una vita con Giancarlo Giammetti.

(Cinemagay) Valentino Garavani, in arte solo Valentino, l'aveva promesso: "costruirò un evento sul mio film", e così è stato alla presentazione, in anteprima mondiale, del documentario "Valentino, The Last Emperor" del giornalista-regista Matt Tyrner, al secondo giorno della Mostra del cinema di Venezia.
La maggior parte pensava però che sarebbe stato solo un evento mondano, un'ennesima celebrazione di ricchezza e alta moda, la celebrazione di un artista, oggi 76enne, che ha appena abbandonato il suo impero (ma non il suo attivismo: in questi giorni ha appena terminato di allestire la sua seconda retrospettiva delle sue creazioni al museo del Louvre e si appresta a una storica rivisitazione dei costumi impiegati nell'opera classica italiana).
Invece ci siamo trovati davanti ad un vero film, che ha richiamato nelle recensioni di alcuni critici opere come "Prêt-à-porter" e "Gosford Park" di Altman, a volte impietoso e quasi ironico verso il protagonista, con scene che sembravano provenire da tagli a "Il vizietto" e momenti che di primo acchito potrebbero lasciare perplessi (dei collaboratori gli avevano chiesto di tagliare alcune sequenze troppo imbarazzanti ma Valentino ha replicato che erano importanti perché facevano "spettacolo"). Marco Mueller, il direttore della Mostra, aveva visto giusto affermando che questo documentario era in realtà una delle più belle opere di fiction che aveva visto in questi ultimi anni.

Anche se il tema del film, che segue passo passo Valentino negli ultimi due anni di lavoro (250 ore di registrazione) è soprattutto un'acuta analisi di come lo stilista consideri la moda e il suo mondo, non viene trascurato l'aspetto privato e umano del protagonista, colto in momenti di intima vita domestica, mentre ad esempio spazzola i denti dei suoi amatissimi Carlini (sono cinque, Milton, Maude, Monty, Margot, Molly, sempre sostituiti ad ogni decesso, magnifici nella loro "bruttezza") o battibecca col suo compagno di sempre Giancarlo Giammetti (che gli fa notare di avere preso un'abbronzatura troppo pesante e al quale replica di pensare piuttosto alla sua pancia). Il film è infatti anche una preziosa testimonianza dell'amore che ha unito per cinquant'anni Valentino e Giancarlo, conosciutisi quando erano ancora ragazzi, che fa dire a Natalia Aspesi nell'articolo su Repubblica di oggi che il "film racconta non solo la straordinaria carriera di uno dei più grandi couturier del mondo ... Ma anche una storia di complicità, complementarità, sopportazione, comprensione, rispetto e autoironia che fa del lungo legame (quasi 50 anni) di Valentino e Giammetti, l´esempio più ammirevole di come dovrebbero essere un matrimonio felice e un´autentica, libera, fortunata storia d´amore."

Il film ha tutte le carte in regola per piacere ad un vasto pubblico, anche a quello allergico all'alta moda o agli ambienti simil-aristocratici (Valentino possiede appartamenti, ville e castelli nei luoghi più belli del mondo), perché ci fa capire che ciò che interessa a Valentino non è la ricchezza ma la bellezza, l'armonia, la purezza, e la spontaneità. Nel film abbiamo anche i "cattivi", quelli che invece pensano solo ai soldi e che per questi sono disposti a mettere in discussione tutto, a costruire e non a creare, a rincorrere le aspettative del pubblico piuttosto che a indirizzarle. Alla fine del film, uno di questi "cattivi", Matteo Marzotto, il socio che ha in pratica costretto Valentino ad abbandonare la società, verrà pagato con la stessa moneta.
Purtroppo, sembra volerci dire Valentino, con noi sparisce un'epoca, quella dei sarti artisti, che erano una cosa sola con l'azienda e le loro creazioni, estromessi dalla finanza e dai meccanismi delle "borse" che devono guardare più al successo commerciale che alla creatività artistica.

Il film sarà distribuito da Medusa a dicembre 2008.

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Forever 27, mostra dedicata ai divi del rock scomparsi troppo presto.

A Londra una mostra dedicata ai musicisti scomparsi a 27 anni

(Chiara Meattelli - Panorama) Come si entra nel Forever 27 Club? Semplice, basta essere musicisti di straordinario talento e morire di overdose o in circostanze misteriose a ventisette anni. All’insolito club appartengono più di trenta artisti ma l’esibizione fotografica Forever 27, alla Proud Gallery di Camden Town, è dedicata ai suoi cinque membri più famosi: Jim Morrison, Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Kurt Cobain. La mostra raccoglie sessanta foto, molte delle quali inedite, scattate da celebri fotografi rock dell’epoca; un tributo al talento e alla musica di cinque artisti che hanno reso il loro nome leggenda, grazie anche alla prematura scomparsa. Il primo ad andarsene è stato Brian Jones, fondatore dei Rolling Stones, polistrumentista geniale e creatore di suoni innovatori e sperimentali. Il suo cadavere è stato rinvenuto nella piscina di casa il 9 luglio 1969; si è data la colpa a un mix di antidepressivi, droghe e alcolici ma molti parlano di omicidio colposo. La sua morte ha scioccato il mondo della musica, Jimi Hendrix gli dedicò una canzone e Jim Morrison una poesia, non sapevano che presto anche loro si sarebbero uniti al macabro club. Hendrix è scomparso il 18 settembre del 1970, soffocato dal suo stesso vomito dopo una scorpacciata di sonniferi. Janis Joplin l’ha seguito il 4 ottobre dello stesso anno: overdose di eroina. Poi è stata la volta di Jim Morrison trovato morto il 3 luglio 1971 nel suo appartamento di Parigi, dove si era rifugiato per sfuggire dai riflettori e scrivere poesie. Nel giro di due anni il rock aveva perso i suoi volti più significativi. La membership al Club 27 di Kurt Cobain è invece arrivata molto dopo, nel 1994, quando il leader dei Nirvana si uccideva con una fucilata in bocca. Ma non è stata solo l’età ad accomunare questi artisti: condividevano il tormento generato dallo stesso successo che li celebrava e che, alla fine, li avrebbe portati a perdere il controllo delle proprie vite. Proprio questo documentano le immagini, molte delle quali intense e iconiche come quelle di Hendrix, con lo sguardo che buca l’obiettivo della macchina fotografica. Poi ci sono quelle di Janis Joplin a Woodstock, col volto immerso dentro una canzone e una sensualità dirompente, pari solo alla sua voce. Le più rare (e costose, 3.300 euro) sono quelle del primo photoshoot ai Rolling Stones, le uniche in cui compaiono con giacche a scacchi da bravi ragazzi, quando ancora non erano nessuno e tanto meno l’alternativa ribelle ai Beatles. I giovanissimi Jagger e Richards posano con Jones e gli altri in un pub di Chelsea, dietro di loro due signori molto British conversano dall’alto della loro pettinatura rockabilly all’ultimo grido. Altre immagini rivelano un Jim Morrison introspettivo sul palco mentre i ritratti di Kurt Cobain trasudano la stessa devastante tristezza presente nella sua musica. La mostra rimarrà aperta fino al 9 novembre. GALLERY

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Detenuto gay sieropositivo stuprato in un carcere calabrese.

(Agi) Il leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, denuncia quella che definisce "una barbarie indegna di un paese civile, il dramma e la inaudita violenza subita in carcere da un giovane detenuto calabrese, 40 anni, omosessuale e sieropositivo, stuprato, picchiato e minacciato in prigione, messo quindi in isolamento in una cella con topi e scarafaggi".

"E' un episodio - aggiunge Corbelli - di una brutalita' e disumanita' inaudite. Un giovane calabrese di 40 anni da qualche giorno agli arresti domiciliari mi ha raccontato per telefono la sua allucinante e dolorosa odissea. Arrestato per tentato furto, nel giugno scorso, viene rinchiuso in un carcere calabrese. Dichiara subito alla direzione dell'istituto di pena la sua omosessualita' e sieropositivita'. In cella agli inizi di luglio subisce una violenza bestiale, viene ripetutamente violentato da alcuni detenuti, che quando poi scoprono che e' sieropositivo lo picchiano e minacciano anche di ucciderlo. Il giovane viene per questo messo in isolamento in una cella con topi e scarafaggi. Successivamente viene trasferito in un carcere di un'altra regione e per alcuni giorni incredibilmente e irresponsabilmente rinchiuso in un reparto riservato a detenuti condannati per reati sessuali. Intanto chi lo ha violentato in cella e anche gli altri detenuti, dell'intera struttura ospedaliera, che sono venuti a contatto con lui, vivono con l'incubo di aver contratto l'Aids. Da pochi giorni il giovane ha ottenuto gli arresti domiciliari. Mi ha telefonato per raccontarmi, piangendo, con rabbia e dignita', il suo dramma, la sua sofferenza, la sua disperazione. Sono profondamente indignato per quanto accaduto. Chiedo che venga fatta luce e giustizia su questo gravissimo episodio, accertate e perseguite le responsabilita' a tutti i livelli. Quel giovane merita rispetto, solidarieta' e giustizia. Naturalmente - conclude Corbelli - chiedo che in questo carcere venga fatto un attento esame per verificare se a seguito della violenza al giovane omosessuale sieropositivo si siano registrati casi di infezione da Hiv in altri detenuti che devono naturalmente essere seguiti con attenzione e curati adeguatamente per evitare il dilagare della malattia e per scongiurare che si diffonda in questa casa circondariale la psicosi Aids".

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Beretta, Confindustria. Un presidente gay? Perchè no?

"Gli imprenditori non sono conservatori".
(Apcom) "Perché no?". Ha risposto così Maurizio Beretta, direttore generale di Confindustria, a una domanda di Klaus Davi, per Klauscondicio. "In Confindustria - afferma Beretta - si valutano gli imprenditori per le loro capacità, per i risultati che sono in grado di conseguire per il mondo associativo, quindi nessuna discriminazione. E` sbagliata l`idea di considerare conservatori gli imprenditori. Se c`è una categoria sociale che per necessità deve essere innovativa è proprio la nostra".
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La Pro Patria apre gli abbonamenti "famiglia" alle coppie di fatto ma non a quelle gay.

Busto applaude alle novità biancoblù e rilancia: «Servono segnali anche su edilizia e altri settori»

(Laura Campiglio - La Provincia di Varese) Busto Arsizio. Avanti con i servizi per le coppie di fatto, e non solo allo stadio: l'idea della Pro Patria di creare un abbonamento famiglia aperto anche alle coppie non sposate, si tratti di conviventi o di eterni fidanzati, incontra a Busto simpatia. Anche in una città notoriamente attaccata ai valori tradizionali, la concezione di famiglia cambia.

Si cambia
«Delle mie amiche storiche del liceo - racconta Ylenia Gadda, trentenne in carriera - un paio sono single, una è sposata e le altre convivono, me compresa: il matrimonio è un passo di cui al momento non sento il bisogno, ma non per questo il mio impegno nella coppia è meno serio. La realtà cambia, e le convivenze aumentano: sarebbe ora che anche le istituzioni se ne rendessero conto». Della stessa idea Alessandro Almasio, sposato, un figlio di undici anni: «E brava Pro: anche tanti nostri amici convivono, e non per questo sono famiglie di serie B. Le famiglie di fatto meritano di essere considerate come le altre, non solo allo stadio ma anche per servizi più seri come l'edilizia convenzionata». Busto favorevole ai Pacs? «Non ho detto questo - spiega Almasio - capisco che l'istituzionalizzazione vera e propria delle coppie di fatto possa incontrare resistenze, ma credo che nessuno avrebbe da ridire se queste famiglie venissero considerate come le altre in diverse sedi, dagli ospedali agli uffici dell'Aler».

Via di mezzo
Presa d'atto senza formalizzazione: è questa la ?via di mezzo? che piace ai più. Anche un giovanissimo come Paolo De Servi approva: «Proprio i Pacs no, soprattutto perché l'idea dei matrimoni omosessuali mi dà fastidio. Ma che i conviventi vengano trattati come famiglie normali mi sembra giusto. Se uno sta male ed è all'ospedale, perché il convivente non può stare al suo fianco?». Non mancano i dubbiosi: «Ai miei tempi ci si sposava e bon - sorride Graziella Belloni, pensionata - secondo me, i giovani che convivono non vogliono prendersi fino in fondo le loro responsabilità. Ma tutte queste coppie ci sono, e sono sempre di più: bisognerà ben farci i conti». I bustocchi propendono per un'accettazione ?di fatto?. Quando però gli innamorati sono dello stesso sesso, l'opinione comune diventa meno progressista: «Ma anche i gay possono abbonarsi al pacchetto famiglia della Pro?» sgrana gli occhi il quarantenne Maurizio. Poi trae un sospiro di sollievo: «Le coppie di fatto sono ormai una realtà, ma per quelle omosessuali la società non è ancora pronta».

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Per il rugby... ci vuole un fisico bestiale.

Le nuove speranze azzurre si affidano alle tecniche dell'atletica per una miglire preparazione.
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C'è anche Calimero al FilmFest di Roma.

Il Festival Internazionale del Film di Roma, in programma dal 22 al 31 ottobre prossimi, renderà omaggio ad alcuni grandi dell’animazione italiana, nella sezione Alice nella città.

Oltre alla presentazione dei film West and Soda del 1965 e Allegro non troppo del 1976 di Bruno Bozzetto, sarà celebrata l’opera di Giulio Gianini e Emanuele Luzzati, che ci regalarono lavori che hanno lasciato il segno nella storia dei cartoni animati italiani come La gazza ladra del 1964, il corto Pulcinella del 1973, e Il Flauto magico, del 1978, tratto dall’opera di Mozart.

Ma non é finita. Verrà ricordato anche Nino Pagot che con il fratello Toni diedero vita al personaggio di Calimero, il pulcino nero di Carosello. Mi sono intenerita al ricordo del personaggino nato nel 1963 dalle penne di Pagot e Colnaghi e apparso per la prima volta negli spot della marca di detersivi Mira Lanza. La prima serie del 1961 era intitolata La costanza dà sempre buoni frutti, mentre quella ufficiale, Calimero pulcino nero, prodotta del 1963. I cartoni all’interno dello spot erano brevi (circa un minuto e mezzo), ma rispetto alle serie a colori realizzate dal 1974 in poi, hanno un altro fascino. Il bianco e nero mi rende nostalgica.

Il personaggio mitico della tv é il sedicesimo pulcino della gallina padovana Cesira con il fazzolettone in testa che non lo considera suo perché nero, e del brutalone Gallettoni. Il piccolo non lascia mai il suo uovo (la metà la porta sulla testa a mo’ di cappellino) da cui si è schiuso. Appena uscito é bianco come i suoi fratellini ma una volta caduto in una pozza di acqua sporca apparirà in tutto il suo splendore di colore nero. Gira per l’aia alla ricerca della sua mamma, ma é dura per lui apprendere che la madre non lo accetta. Alla fine il pulcino tenero e bisognoso di protezione incontrerà l’Olandesina della Mira Lanza che lo aiuterà a svelerà l’arcano: non é nero, é solo sporco!

Ecco il primo spot in bianco e nero, con la nascita del pulcino.
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Versilia, è l'ora di miss Trans.

Da qualche anno è ospitato dal Priscilla Caffè sulla marina di Torre del Lago.

(La Nazione) E’ vigilia per miss Italia trans il concorso di bellezza più trasgressivo che come tradizione è un appuntamento di fine estate in Versilia. La selezione con l’assegnazione delle tradizionali fasce avverrà sabato sera dalle 22 al Priscilla Caffè (nella foto la vincitrice dello scorso anno). Quanto tempo è passato dal 1992 quando l’idea di Regina ed Anastasia, leader non solo versiliesi del movimento transessuale, fece balzare il concorso alla ribalta nazionale e internazionale. Tutto nacque dopo l’esclusione di una ragazza trans da miss Italia a Salsomaggiore. L’evento si svolse prima al Frau e poi alla Casina Rossa. Da qualche anno è ospitato dal Priscilla Caffè sulla marina di Torre del Lago. Quest’anno la conduzione della serata finale del concorso è affidata a Fabio Canino. In giuria sono attesi molti personaggi del mondo dello spettacolo. Ma domani ci sarà un’anteprima più impegnata dell’evento mondano e spettacolare. Alle ore 19 al priscilla Caffè incontro dibattito sulla condizione dei transessuali in Italia: progetti e azioni passati, presenti e futuri. Intervengono Marcella Di Folco presidente del movimento identità transgender, Porpora Marcasciano del direttivo «Facciamo breccia», Regina Satariano responsabile del consultorio transgenere e Alessandro Comeni di Ireos Firenze. Coordina Fabianna Tozzi presidente dell’Associazione transgenere.

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Madonna: le canzoni dello show di Roma.

(Panorama) A poco più di una settimana dallo show di Madonna all’Olimpico di Roma, ecco la scaletta completa dello spettacolo che la popstar sta portando in giro per il mondo. Tra i pezzi forti del concerto, la versione ultradance di Like A Prayer: coreografie pazzesche, ballerini scatenati e, colpo di scena, alla fine della canzone Madonna “brucia” tra le fiamme risucchiata da uno schermo a forma di cono. I fan che l’hanno vista a Cardiff e a Nizza giurano che sia la performance più spettacolare di tutta la carriera di Lady Ciccone. Qui sotto, tutti i brani previsti nella scaletta:

Intro/Candy Shop

Beat Goes On

Human Nature

Vogue

Video Interlude
Into The Groove

Heartbeat

Borderline

She’s Not Me

Music

Video Interlude
Devil Wouldn’t Recognise You

Spanish Lesson

Miles Away

La Isla Bonita/Lela Pala Tute

Romanian folk interlude
You Must Love Me

Video Interlude
4 Minutes

Like A Prayer

Ray Of Light

Hung Up

Give It To Me

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E' morta Del Martin, simbolo della lotta per i diritti Lgbt.

Ciao Del, non scorderemo la tua lotta.
Del Martin, simbolo della lotta per il riconoscimento legale delle nozze gay negli Usa e protagonista di uno dei primi matrimoni tra donne nella storia della California, e' morta in un ospedale di San Francisco.

(L'Unità) Come Davina e la sua compagna, anche lei si era già "sposata" una prima volta dopo il via libera di Newsom e in quella occasione Liberi tutti ne fece un ritratto a tutto tondo. Alla sua compagna esprimiamo partecipazione, ricordando la statura di Del. La notizia della sua scomparsa e' stata data ai media americani dal National Center for Lesbian Rights di San Francisco. Del Martin aveva 87 anni e soltanto due mesi fa - dopo l'apertura ufficiale della California alle unioni gay - era riuscita a coronare il sogno per il quale aveva lottato una vita intera: unirsi civilmente alla sua compagna, Phyllis Lyon.

Nel 2004, quando il sindaco di San Francisco Gavin Newsom apri' le porte alle nozze gay in quello che fu ribattezzato l'inverno dell'amore' in citta', la coppia fu la prima di tutta la California a correre all'altare: ma quelle nozze, in un secondo momento, furono annullate. Cosi, per coronare il suo sogno, la Martin ha dovuto aspettare fino al 16 giugno scorso, il giorno in cui si e' unita legalmente alla donna che le e' stata accanto per piu' di cinquant'anni. A Martin e Lyon viene riconosciuto, da gay americani, il merito di aver fondato la prima associazione nazionale di lesbiche, la 'Daughters of Bilitis' e il primo giornale lesbico, 'The Ladder'. Conosciutesi nel 1950 a Seattle (nello stato di Washington) le due donne erano andate a vivere insieme il giorno di San Valentino del 1953 decidendo di lottare fianco a fianco per veder coronato il proprio sogno d'amore e i diritti delle coppie nella loro situazione. Attualmente, negli Usa, le unioni gay sono riconosciute in due Stati: la California e il Massachusetts.

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COMUNICAZIONE DI SERVIZIO.

Stiamo lavorando sui nostri server. Aggiorneremo il blog in serata.

Scusateci per il disagio.

Grazie
Notizie gay.

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