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martedì 6 maggio 2008

Milano: Scoperta rete sesso estremo. Nelle perquisizioni trovato il necessario per appuntamenti sado-maso, travestimenti e «prestazioni particolari».

Una rete di 300 appartamenti affittati dalle agenzie. Indagati agenti immobiliari per favoreggiamento della prostituzione. Sequestrati 12 appartamenti.
(Il Corriere della Sera) Una rete di circa 300 appartamenti, affittati da agenzie immobiliari, dove si esercitava la prostituzione e si recavano, in particolare, clienti amanti del sesso estremo è stata scoperta, a Milano, durante un'indagine della polizia di Stato conclusasi con il sequestro di 12 appartamenti, la segnalazione di decine fra prostitute e transessuali e la denuncia di diciotto persone, tra le quali cinque operatori di agenzie immobiliari. Le accuse, a vario titolo, contemplano lo sfruttamento della prostituzione, il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e resistenza a pubblico ufficiale. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati molti oggetti in lattice, profilattici, vestiti, tutto quanto necessario per appuntamenti sado-maso, travestimenti e «prestazioni particolari». Il costo degli incontri a luci rosse variava tra i 200 e i duemila euro, cifre che abitualmente venivano sborsate da clienti facoltosi per un giro di denaro non ancora quantificato, ma sicuramente molto ingente.

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Cei: Monsignor Bettazzi,denuncia in una lettera che i Vescovi hanno più simpatia per il centrodestra.

Per i vescovi il centrodestra si dichiara piu' severo nei confronti dell'aborto e dei problemi degli omosessuali.
(Asca) Una ''lettera aperta ai confratelli vescovi'', scritta in vista della prossima assemblea plenaria della Conferenza Episcopale Italiana: l'ha scritta il vescovo emerito di Ivrea, mons. Luigi Bettazzi, denunciando da parte dei vescovi italiani, malgrado l'ufficiale neutralita', ''una certa simpatia per il Centrodestra, forse perche', almeno apparentemente, si dichiara piu' severo nei confronti dell'aborto e dei problemi degli omosessuali e piu' favorevole alle scuole e alle organizzazioni confessionali''. ''Credo peraltro - aggiunge mons. Bettazzi, la cui lettere sara' pubblicata sul prossimo numero del mensile 'Mosaico di Pace' - che siamo stati meno generosi verso il Governo Prodi, non come approvazione della sua politica quanto come riconoscimento di un esempio di cattolicesimo vissuto, personalmente, familiarmente, programmaticamente, in situazioni e in compagnie particolarmente problematiche''. Scrive il vescovo, che e' anche presidente emerito di Pax Christi Internazionale, che ''in un mondo, come il nostro Occidente, dominato dal capitalismo, che sta impoverendo sempre piu' la maggioranza dei popoli, tra i valori 'non negoziabili', accanto alla la vita nascente e le famiglie 'regolari', va messo il rispetto per la vita e lo sviluppo della vita di tutti, in tempi in cui si allarga la divaricazione (gia' denunciata da Paolo VI nella 'Populorum progressio' quarant'anni fa!) tra i popoli e i settori piu' sviluppati e piu' ricchi e quelli piu' poveri e dipendenti, avviati a situazioni di fame inappagata e di malattie non curate''. Mons. Bettazzi denuncia anche la corresponsabilita' dei cattolici in fenomeni come il bullismo e il disagio giovanile: ''Mi chiedo - scrive - come possiamo meravigliarci che i giovani si frastornino nelle discoteche o nella droga, si associno per violenze di ogni genere, si esaltino nel bullismo, quando gli adulti, anche quelli che si proclamano 'cattolici', nel mondo economico e in quello politico danno troppo spesso esempio di arrivismo e di soprusi, giustificano la loro illegalita' ed esaltano le loro 'furberie', e noi uomini di Chiesa tacciamo per 'non entrare in politica', finendo con sponsorizzare questo esempio deleterio, che corrompe l'opinione pubblica e sgretola ogni cammino di sana educazione''. ''Ci stracciammo - conclude il vescovo - le vesti quando all'on. Prodi scappo' detto che non aveva mai sentito predicare l'obbligo di pagare le tasse; ma avremmo dovuto farlo altrettanto quando altri invitavano a non pagarle...''.

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Alemanno a tutto campo, dal cinema al gaypride, dall'esercito all'estate romana.

Alemanno: «Alla Festa del Cinema benvenute le star Usa, ma valorizzeremo i nostri film».
(Il Messaggero) «Saranno sempre benevenute le star Usa» ma, con una revisione dell'attuale impianto della manifestazione, «saranno valorizzati i film italiani» innazitutto. Alemanno scrive una lettera al Corriere della Sera intervenendo sulla polemica relativa alla Festa del Cinema per «precisare» il suo «punto di vista». Nella lettera, il sindaco evidenzia le sue perplessità sulla Festa, «priva - scrive - di una reale valenza competitiva, senza un riflesso sul mercato, in cui i partecipanti sono praticamente spesati per fare bella mostra di sè, mentre in manifestazioni analoghe gli oneri sono in larga parte a carico di chi concorre per promuovere il proprio lavoro». Poi, sottolinea come il cinema sia...

Continua su Il voto gay.

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Ennesimo colpo sensazionalistico di Fabrizio Marrazzo. Arcigay Roma invita il Sindaco Alemanno al Gaypride del 7 giugno.

"Così ci potrà conoscere da vicino".
(Dire) "Il Gay Pride non e' un'ostentazione o un'esibizione del proprio orientamento sessuale, ma un momento di riflessione per le persone lesbiche, gay e trans che per secoli sono state costrette a nascondersi". E' quanto afferma Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma, commentando l'intervista di questa mattina del sindaco di Roma a Rai Tre, nella quale Gianni Alemanno "ha dichiarato di avere rispetto per le persone omosessuali ma che il Gay Pride e' un fatto di esibizionismo sessuale e di essere, pertanto, contrario".

"Il Gay Pride- prosegue Marrazzo- E' un'occasione per ribadire la necessita' di provvedimenti legislativi contro la discriminazione e a tutela delle coppie di fatto, norme che esistono nella maggioranza dei Paesi europei e di cui anche l'Italia ha bisogno per crescere sotto tutti i punti di vista. I Pride sono un'occasione di dibattito pubblico e infatti il Comune di Roma ha sempre concesso il Patrocinio. Ci auguriamo che anche quest'anno possa essere cosi' e invitiamo il sindaco Alemanno a partecipare al Pride di Roma del 7 giugno, per conoscere da vicino il senso profondo del Pride e le storie di migliaia di cittadini che non vedono riconosciuti i propri diritti".
"Nei giorni scorsi il sindaco Alemanno ha piu' volte affermato che la sua Amministrazione non intende discriminare nessuno e che intende proseguire le buone pratiche intraprese dalle precedenti giunte- continua Marrazzo- Per questo rilanciamo le nostre proposte per dare inizio a un confronto costruttivo per tutti".

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Roma. Alemanno apre al Gaypride ma dice no all'esibizionismo sessuale.

Questo argomento sara' discusso in consiglio comunale: "Cercheremo di trovare una formula che non offenda nessuno".
(Agi) Nessuna discriminazione nei confronti dei gay, ma no all'esibizionismo sessuale.
Questa la posizione del sindaco di Roma Gianni Alemanno. "Ho tutto il rispetto possibile per le persone omosessuali, li conosco, ho delle amicizie, nessuna discriminazione - ha dichiarato Alemanno nel corso di un'intervista su Raitre, - ma il Gay Pride e' un fatto di esibizionismo sessuale ed io sono contrario all'esibizionismo, sia omosessuale che eterosessuale. Non mi piace questa forma un po' aggressiva, non positiva anche per chi manifesta".
Secondo il primo cittadino della capitale, il problema non e' "omosessualita' si' o no, ma esibizionismo si' o no".
Alemanno ha assicurato che questo argomento sara' discusso in consiglio comunale: "Cercheremo di trovare una formula che non offenda nessuno". Alemanno ha poi assicurato che nel centrodestra c'e' una cultura liberale che non "mette in discussione i comportamenti individuali, le liberta' individuali e il rispetto della privacy" tutti valori "sacri".
Rispondendo ad una domanda su la presenza di un possibile stato etico che interviene nei comportamenti della persona, Alemanno ha affermato che "il rispetto per l'individuo e' a prescindere dalle tendenze sessuali e la fede religiosa" ma "detto questo il dibattito pubblico deve essere realmente pubblico. Chi e' credente portera' i propri valori, facendo in modo che non abbiano un orientamento confessionale ma che parlino a tutti".

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Paura in Inghilterra: Mr. Gay è un killer. Forse un cannibale.

(Tutto quello che ci interessa) Una terribile storia arriva dall'Inghilterra. Se sei debole di stomaco non andare oltre... Anthony Morley, che è stato incoronato Mr. Gay UK nel 1993 quando aveva appena 20 anni, è stato arrestato dopo che nella sua casa di Harehills (vicino a Leeds) è stato trovato il corpo mutilato di Damien Oldfield. Dal corpo mancava "un grande pezzo di carne della gamba destra"

La polizia ha riferito di aver trovato alcuni pezzi di carne "pronti per essere cucinati". Gli agenti stanno ora considerando la possibilità che l'assassino li volesse anche mangiare. La polizia è stata avvisata quando "un uomo ricoperto di sangue e con una camicia da notte e le pantofole addosso, si è introdotto all'improvviso nel vicino kebab shop."

Damien Oldfield lavorava per il magazine gay inglese Bent. Secondo il Telegraph, "Anthony Morley, 35, di Doncaster - che vinse il titolo di Mr Gay UK nel 1993 - apparirà al più presto questa settimana davanti alla Corte. Per adesso è stata disposta la custodia cautelare. Morley e Mr Oldfield erano amici ma non amanti. Dopo essere stato incoronato nel 1993, Morley visse un breve periodo di celebrità, facendo anche qualche apparizione come guest star al London Pride festival [...]. Morley diceva sempre che i suoi hobby sono la danza e il body building e che fa questo per piacere alla gente. Sebbene la competizione di Mr. Gay fosse già nata sotto altri nomi già nella metà deglia anni '80, la competizione del 1993 è da molti considerata la prima ufficiale competizione, perchè solo da quell'anno prese il nome e il format attuale, e quindi Morley è stato il primo vincitore della storia".

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Grandi anteprime al "Telefilm Festival" di Milano. Sesso, musica e teen-cult.

(Ansa) Il sesso, la musica, le eroine femminili che vivono i loro superpoteri quasi come un fardello e il punto sui Teen cult, le serie giovani da Happy Days alle ultime produzioni come Gossip Girl. Sono tra i filoni portanti della sesta edizione del Telefilm Festival, che si svolgerà dal 7 all’11 maggio all’Apollo spazioCinema di Milano.

Il Festival rende anche omaggio, nel quarantennale del lancio, al Tenente Colombo, la celeberrima serie resa famosa dall’interpretazione di Peter Falk, con la proiezione della puntata pilota girata da Steven Spielberg nel 1968.
La manifestazione, prima e unica totalmente dedicata al mondo delle serie tv e dei suoi protagonisti, organizzata dall’Accademia dei Telefilm e da Tv Sorrisi e Canzoni con il patrocinio del Comune di Milano, l’anno scorso ha toccato la cifra record di 20 mila presenze. E questo sarà l’anno record anche per i telefilm che ‘’supereranno nel 2008 - spiega Leo Damerini, direttore artistico del Festival - il 20% dell’intera programmazione delle reti tv generaliste. Siamo uno dei Paesi europei ai primi posti per la programmazione di telefilm sulle tv generaliste. Con l’avvento di Premium Gallery le anteprime e le puntate inedite si possono vedere sul digitale terrestre. Con i nuovi media, i telefilm diventano il prodotto tv più espandibile e per la pubblicità più interessante”.

Fra le grandi serie in anteprima italiana spicca l’inglese Secret Diary of a Call Girl (uno dei più grandi successi di Itv) interpretata da Billie Piper sulle avventure sessuali di una ragazza squillo d’alto bordo per scelta. ”Il sesso - spiega Damerini - è molto in ascesa. Dopo lo scandalo anni fa del seno nudo di Janet Jackson che ha portato una ventata di puritanesimo, c’è stata un’inversione di tendenza.

Il sesso e la sessualità non vengono vissuti come una realtaà fine a se stessa. In ‘Secret Diary of a Call Girl’ la protagonista sceglie di fare la prostituta non per soldi ma per curiosità e per conoscere cosa c’è dietro quel mondo. Si sposa bene conCalifornicationsu Jimmy (Sky), interpretata da David Duchovny, che presto vedremo su Mediaset”. Altra anteprima è il remake della Bionic Woman anni ‘70, serie statunitense attualizzata in cui l’eroina superinvincibile pensa che il suo superpotere possa nuocere al rapporto con il fidanzato. ”Le donni forti - sottolinea Damerini - mostrano anche i problemi della vita quotidiana, con il marito, i figli. Sono quasi antieroine”.

Grande spazio anche alle serie giovani da Happy Days a Gossip Girl in onda su Mya (Mediaset Premium Gallery) ”con un ritratto della generazioni di oggi, dei blogger” e con “Suonala ancora, Fonzie” su quanto la musica ha inciso sui telefilm. Per le serie italiane incontro con il cast e visione in anteprima dei primi due episodi inediti della seconda stagione di Boris, in onda su Fox (Sky) dal 12 maggio.

L’apertura del Festival, il 7 maggio, sara’ alla Cattolica di Milano con un incontro con Aldo Grasso e la presentazione de La vita è un telefilm (Garzanti) di Damerini e Chiara Poli, oltre 2 mila frasi tratte dai telefilm attraverso le quali si raccontano i grandi temi, il sesso, l’amore, l’amicizia, in uscita per l’inaugurazione della manifestazione.

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XFactor. Tony: Al provino per "Amici" hanno tentato di distruggermi: "Mi hanno detto che non sapevo gestire l'emozione".






(Intervista rilasciata da Tony alla giornalista Alice Voltolina di Libero.it)

"Come sta andando ?
Sta andando bene, grazie

Alla fine hai cambiato il brano che ti era stato assegnato, Io canto (di Cocciante, ndr) è stato cambiato: con Il tempo di morire di Battisti era meglio?
Sì... non è che non lo sentivo è che io devo divertirmi, devo avere sempre quella voglia di cantarla la canzone che mi hanno dato, di fischiarla, in genere la canto sempre mattina e sera, ma questa volta non me la sentivo addosso, non la sentivo. Questa riesco più a interpretarla! Niccolò dice che ora sto scoprendo il mio animo rock e in effetti sto imparando ora a conoscere la mia voce. Io ho studiato solo per 7 mesi impostazione diaframmatica (con Valeria Guida della Sinfonica Records ci tiene molto a precisare, ndr) e ora che faccio canzoni lente, ma anche ritmate, r'n'b, rock sto scoprendo tutte le sfumature.

Com'è lavorare con Mara?
Bellissimo, ti insegna tante cose, non solo della musica, ma anche nella vita...di comportarmi qui esattamente come mi comportavo prima e come mi comporto anche fuori e di, scusa la parola, cacciare fuori i coglioni quando salgo sul palco perché non devono dire solo che sono bello ma anche che ho la voce! E poi anche Niccolò è un mostro! Mi dà un sacco di dritte sulle note, poi sono entrato che non avevo una grande intonazione, ma lui mi ha corretto anche quello, mi ha fatto fare degli esercizi.

A ottobre dell'anno scorso hai fatto il provino per entrare ad Amici: cosa pensi non sia andata allora rispetto a oggi?
Il modo in cui sono stato giudicato non è stato buono. Mi hanno detto che non sapevo gestire l'emozione, che la mia voce non aveva colore, che era inutile scegliere il meno peggio: tutte cose che comunque distruggono un ragazzo che sta iniziando. Io non avevo sentito tutto questo disastro e comunque non presi quei giudizi tanto bene. Perché eravamo stati giudicati non per il talento, cioè se c'era anche solo l'ombra talento allora non è stata minimamente presa in considerazione.

Non è che forse cercavano un tipo diverso di persona?Non lo so. Forse li cercavano persone un po' più sveglie, io sono calmo, sono sincero, non parlo dietro le spalle. Per loro insomma era meglio una come Maria Luigia...

Oggi però puoi dire che per te è stato un bene non essere stato preso ad Amici, o no?
Senza nulla togliere agli altri direi di sì. Sicuramente con quello che mi interessa fare X Factor è sicuramente il programma più adatto e più interessante.

Sembra che da voi non ci siano rivalità e competizioni maligne, o non è così?
No, no: è esattamente come la gente vede dalla tv: non ci sono né scontri nè liti, è una competizione buona!

Sei rimasto in contatto con alcuni dei ragazzi che sono usciti?
Con Antonio Marino che aveva fatto il provino con me ad Amicie poi ho i numeri di Dante dei Four Sound: spero di lavorare ancora con loro...

Cosa mi dici di Morgan?
Che ha un gusto musicale altissimo, sa consigliarti veramente in questo senso. Per esempio mi ha consigliato di eliminare quelli che lui chiama fronzoli, che mi sono abituato a fare ascoltando sempre Mariah Carey, Alex Baroni, Steve Wonder, Brian Mcnight. Si può dire che Morgan e Mara sono i due giudici che ne sanno più di tutti in fatto di musica, mentre Simona Ventura è sicuramente in grado di capire al volo chi può avere presa sul pubblico della tv

Una volta hai detto che X-Factor ti serviva anche per buttare fuori la tua timidezza: come ti senti ora prima di salire sul palco?
Sicuramente è diverso ora, mi sento più sicuro, ho più padronanza, prima il mio pubblico era di 100 persone al massimo, quando cantavo ai matrimoni, ai battesimi, quando facevo piano bar, ora davanti a me ci sono almeno 300 persone. Ecco: sto imparando a gestire l'emozione

Essere così popolari ti dà più la vertigine o ti fa sentire la responsabilità?
È tutto molto surreale, prima salutavo solo quelli che conoscevo, quando uscivo con gli amici, per una pizza, ora invece firmo autografi e ne firmo talmente tanti che dopo un po' non so più cosa scrivere, mi imbarazzo un sacco e alla fine faccio solo la firma, poi saluto persone che non conosco... Comunque è bello e mi gratifica molto.

Niente di negativo insomma?
No, quando leggo le critiche chi non crede in me... ecco queste non fanno altro che motivarmi di più

Ma è indubbio che piaci, anche perché sei arrivato all'ottava puntata praticamente andando in ballottaggio una sola volta...

Sì, guarda, mamma mia, è una cosa che non auguro a nessuno, davvero, tremendo!

Comunque finirà cosa ti aspetti?
Ma insomma prima vediamo chi vince... poi si vedrà una volta fuori di qui, dove inizierà veramente tutto: X Factor è un buon allenamento, per il palco e tutto il resto, ma il vero lavoro è fuori. Spero di lavorare ancora con Mara e Niccolò, ma comunque vada: io non mi fermerò!"

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Spagna. Sui giornali le foto “porno“ della nipote del Cardinale.

Atto di ribellione contro l'influente zio di Magdalena Rouco Hernández, nata nel 1981 a Tenerife. La ragazza si è lamentata per le delusioni incontrate nel mondo ecclesiastico.
(La Gazzetta del Mezzogiorno) Magdalena l’ha combinata grossa allo zio-arcivescovo di Madrid Antonio Maria Rouco Varela (a fianco): la nipote, che già porta un nome "peccaminoso" (riferendosi alla Maddalena citata nei Vangeli), ha posato senza veli sul numero di maggio della rivista "Interviù" e per di più criticando pesantemente il cardinale.
Da piccola Magdalena Rouco Hernández (a fianco), nata nel 1981 a Tenerife, pregava tutti i giorni, scrive "la Vanguardia", che riporta la notiza e anche un paio di scatti "libertini". La sua era una famiglia molto religiosa, soprattutto suo padre, che adorava il fratello minore, l’attuale cardinale e presidente della Conferenza episcopale spagnola: «Mio padre faceva vedere a me e ai miei fratelli che mio zio era un essere superiore, una specie di santo», ricorda la nipotina.
Ma poi la bimba è cresciuta e molte sono state le delusioni che l’arcivescovo ha dato alla ragazza, stando almeno alle sue dichiarazioni: «Attraverso mio zio ho scoperto l’ipocrisia della Chiesa, che predica una cosa e fa il suo contrario», ha affermato.

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India: Rapinano una banca. Di sperma.

(Notizie del mondo) Due criminali hanno rapinato una banca in India. Fatti di cronaca all’ordine del giorno, se non che la banca rapinata è una banca dello sperma, ad Aurangabad, nell’India centrale. I due si sono portati via oltre 100 fiale di liquido seminale, con l’idea di di rivenderle ad altre cliniche per la cura dell’infertilità.

Ma i due hanno dimostrato una certa ingenuità, dimostrando di non conoscere il valore di mercato del loro particolare bottino: hanno tentato di vendere le 100 fiale per 25.000 rupie, poco più di 620 dollari, quando in molti paesi una singola fiala viene “quotata” sopra i 50 dollari. Ma soprattutto, ben pochi dottori accetterebbero di acquistare senza documentazione un prodotto così “delicato”, che ha peraltro una vita utile piuttosto limitata. Anche considerato che in tutta l’India ci sono solo dieci banche dello sperma.

E quindi il loro tentativo di vendita ha inevitabilmente insospettito i medici che avevano contattato come potenziali acquirenti, che hanno a loro volta contattato la polizia, che ha arrestato Anil Mohie, che aveva tentato la vendita, e un suo familiare che lavorava all’interno della banca derubata e che aveva fisicamente effettuato i prelievi.

Via RIA Novosti

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Grillini critica il Pd che ha proposto lo sbarramento anche per le elezioni europee. Teme di essere tagliato fuori definitivamente dalla politica.

(Adnkronos) ''La proposta, guardacaso proveniente dal Pd, di mettere uno sbarramento alle prossime elezioni europee, rappresenta una riduzione della rappresentanza democratica nel Paese, e la riproposizione di un bipolarismo autoritario che va combattuto in tutti i modi. Mentre per il Governo nazionale si puo' parlare di un problema di governabilita', per le elezioni europee occorre garantire la rappresentanza di tutti con il proporzionale puro''. Lo afferma Franco Grillini, della costituente del Partito socialista.

''Se la proposta del Pd vuole essere una furbata per evitare che alle europee si perdano i voti fraudolentemente presi con la brutale campagna sul voto utile e' bene che si sappia che le furbate in politica hanno le gambe corte, perche' la riduzione della rappresentanza, non farebbe che aumentare l'area del non voto -aggiunge- E' necessario quindi far partire nel Paese una grande campagna di opposizione alla riduzione degli spazo di rappresentanza e della democrazia per impedire che alle europee avvenga quel massacro della rappresentanza che ha caratterizzato le ultime elezioni politiche italiane''.
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Ndr. E' dura rendersi conto di essere ormai tagliato fuori dalla politica attiva. A noi dispiace per questo lanciamo l'idea di una raccolta di firme ed una colletta per donare all'ex onorevole Franco Grillini una portineria...

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No della chiesa ai gay filippini. Niente sfilata per loro alla processione di Santacruzan.

L'arcivescovo di Manila: "I gay non dovrebbero partecipare alla Santacruzan perche' questo pregiudica il vero significato della celebrazione".
(Agi) L'arcivescovo di Manila, il cardinale Gaudencio Rosales, ha pubblicamente disapprovato la partecipazione degli omosessuali alle popolarissime processioni di Santacruzan. Questa manifestazione, che ogni anno a fine maggio porta in strada migliaia di fedeli nelle principali citta' filippine, vede spesso la pertecipazione di omosessuali vestiti in abiti femminili durante le sfilate dei carri floreali. "I gay non dovrebbero partecipare alla Santacruzan perche' questo pregiudica il vero significato della celebrazione", ha dichiarato il cardinale Rosales. "Non ho nulla contro i gay, sono contro cio' che fanno".
Rosales ha riferito di essersi rifiutato in passato di celebrare messa nelle parrocchie che ammettono i gay alle processioni per la Santacruzan.
Il leader del gruppo attivista omosessuale filippino "Ladlad", Danton Remoto, ha protestato contro le affermazioni di Rosales dicendo che la processione dei fiori di maggio non vuole deridere o dissacrare la Chiesa. "Agli occhi di Dio siamo tutti uguali" ha dichiarato Remoto. "Alcuni dei gay che parteciperanno alle celebrazioni - ha sottolineato - hanno speso molti soldi per confezionare i loro abiti per la cerimonia di Santacruzan, e lo hanno fatto perche' credono nella Vergine Maria. Queste persone hanno bisogno di comprensione non di condanne".

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Il demone della violenza.

(Michele Brambilla - Il Giornale) Chissà da quale profondo mistero arriva la violenza che porta cinque ragazzi a massacrare un uomo di 29 anni solo perché si è rifiutato di dar loro una sigaretta. Certo non arriva dai facili schemi con cui da un paio di giorni si cerca di spiegare l’accaduto: il fascismo, il razzismo, la Verona leghista. Sono tempi in cui la politica cerca di strumentalizzare ogni cosa, e in questo non ci sono innocenti né a sinistra né a destra. Ma davvero dovrebbero esserci dei limiti per rendere improponibili certe dichiarazioni che offendono più l’intelligenza di chi le pronuncia che quella di chi le ascolta. Un ex ministro come Paolo Ferrero ha tirato in ballo perfino la recente campagna elettorale: «I linguaggi bellici e le discriminazioni possono portare voti ma seminano odio». E purtroppo anche Veltroni, che è un uomo intelligente e solitamente misurato, è caduto nella trappola: «Siamo davanti a un’aggressione di tipo neofascista che non può e non deve essere sottovalutata».
Chiunque avesse sfogliato un po’ di fretta i giornali di ieri mattina, si sarebbe così convinto che la vittima dell’aggressione di Verona è un immigrato, oppure un gay, oppure ancora uno di sinistra. Insomma un «diverso» o un «nemico», a seconda di come titolavano i giornali. Solo chi ha avuto la pazienza di entrare nelle righe degli articoli si è accorto che l’aggredito è un italiano; un italiano di Santa Maria di Negrar, provincia di Verona; un italiano che con la politica non c’entra niente, ma proprio niente. Eppure la confusione è andata avanti tutto il giorno, anche una tv eccellente nell’informazione come Sky ha lanciato un sondaggio per chiedere agli italiani se il fatto di Verona è un segnale allarmante di una nuova «ondata di intolleranza». Ma intolleranza verso chi e che cosa? Verso chi non offre sigarette?
Molto opportunamente, invece, Lucia Annunziata ha messo insieme, su La Stampa, il fattaccio di Verona con quello di Torino, dove alcuni vigili sono stati aggrediti in pieno centro, piazza Vittorio Veneto, a poche decine di metri dalla casa del sindaco Chiamparino. Se a Verona è stata una sigaretta a scatenare la violenza, a Torino è stata una multa: chi l’ha presa ha sferrato un pugno in faccia a un vigile, è stato arrestato, ma almeno duecento persone sono intervenute in sua difesa lanciando pietre e bottiglie contro gli agenti. Sono due storie diverse: ma in comune c’è un’esplosione di violenza che pare immotivata, comunque non proporzionata alla causa scatenante. Lucia Annunziata ha avuto dunque il merito di non cadere nella semplificazione retorica dell’antifascismo, e ha colto giustamente in questi episodi il segno di un’inquietudine generale.

Ma il motivo di questa inquietudine è difficilmente afferrabile. Lucia Annunziata lo attribuisce alla rottura del patto di fiducia tra istituzioni e cittadini, e c’è senz’altro del vero. Però basta l’antipolitica a spiegare la violenza di Verona? Che è stata cieca e gratuita come quella di Arancia Meccanica? Che è stata violenza per la violenza, male per il male? Basta, o la risposta è nell’uomo, nella sua essenza più intima?
Per la prima volta nella storia, in Europa non ci sono guerre fra Stati da oltre sessant’anni; i conflitti sociali permangono, ma sono infinitamente meno gravi che in passato. Eppure l’aggressività riemerge ciclicamente. I primi ventenni senza guerra hanno dato vita al Sessantotto, e poi ai terribili anni Settanta, quasi a dimostrare che non c’è generazione che non abbia desiderio di menare le mani. La violenza rialza sempre la testa, hanno persino cancellato i soldatini e le pistole dai giocattoli dei bambini, i quali oggi smanettano con videogames di inaudita ferocia.
L’origine della violenza è all’interno di ciascuno di noi, nasce come reazione ad aspettative che vanno deluse. La cultura, l’educazione, a volte le convinzioni politiche e religiose ci frenano nella stragrande maggioranza delle situazioni. Ma da qualche parte il mostro riemerge, e a volte s’organizza in bande in cui l’ideologia - così come la fede calcistica per quanto riguarda gli ultrà - è solo un pretesto, una divisa. Non è un caso se spesso queste bande, come quella di Verona, attingono soprattutto ai simboli e alle idee che la storia ha sconfitto: la violenza ha bisogno, per nutrirsi e per alimentarsi, di rancori e di rabbia. Ecco perché nessuno crea una «Brigata Royal Air Force» o «Us Army», ma ci si rasa la testa e ci si mette una croce uncinata da qualche parte prima di ammazzare uno che non ti dà una sigaretta.

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Una destra ambigua? Fini: "«Tolleranza zero per i giovani di Verona, ma più gravi i fatti della Fiera del Libro».

Il presidente della camera a "Porta a porta". Polemica con sinistra radicale e Pd Fini: «Dietro l'aggressione non c'è alcun riferimento ideologico». Veltroni: «Sbagliato stabilire priorità».
(Il Corriere della Sera) «Tolleranza zero» contro i neonazi che hanno pestato selvaggiamente Nicola Tommasoli, il giovane di Verona dichiarato clinicamente morto dopo quattro giorni di agonia. «Quel gruppo neonazista va preso, messo in galera e rieducato, non ci può essere nessun tipo di solidarietà». Però, rispetto a questo episodio, sono «molto più gravi» le contestazioni dei giorni scorsi della sinistra radicale contro la Fiera del libro di Torino (durante le quali sono state bruciate alcune bandiere israeliane, ndr). Lo ha dichiarato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, durante le registrazioni di "Porta a Porta". «L'aggressione dei naziskin veronesi e la violenza dei centri sociali torinesi - ha spiegato Fini - sono due fenomeni che non possono essere paragonati». A giudizio del presidente della Camera, in sostanza, se dietro l'aggressione di Verona non c'è alcun «riferimento ideologico», a Torino le frange della sinistra radicale «cercano in qualche modo di giustificare con la politica antisionista» un autentico antisemitismo, veri e propri «pregiudizi di tipo politico-religioso». Su questo, sottolinea Fini, «c'è un consenso non dico di massa, ma una posizione politicamente considerata legittima da una parte della sinistra radicale».

VILI - Tornando ai fatti di Verona, secondo il leader di An - che nel frattempo ha annunciato le sue dimissioni dalla presidenza del partito - «la società si deve interrogare sul perché questi giovani danno vita a questi comportamenti». «Si tratta di episodi gratuiti, fenomeno diffuso non solo in Italia ma anche in altri Paesi - spiega Fini -. Sono giovani che presi uno per uno, nove volte su dieci sono dei vili». Tolleranza zero, dunque? «Certo. Non è che uno è delinquente se è immigrato e non lo è se nasce sotto i portici di casa nostra».

REAZIONI - Le affermazioni di Fini provocano l'immediata reazione della sinistra radicale. Iacopo Venier, della segreteria nazionale del PdCI, afferma che «nel momento in cui tutti dovrebbero piangere la morte di un ragazzo, unirsi al dolore della famiglia e chiedere la massima punizione per gli assassini, assistiamo invece ad una serie di basse speculazioni politiche. Tra queste la più grave è certo quella del presidente della Camera che assolve i picchiatori fascisti e si prepara a scatenare nuove repressioni violente come quelle che egli comandò a Genova». Per Salvatore Cannavò, esponente di Sinistra critica, le parole di Fini sono «allucinanti e incredibili». «Mettere sullo stesso piano l'incendio di una bandiera con un barbaro omicidio - spiega - non solo costituisce una assoluta mancanza di rispetto per il dolore di due genitori a cui la barbarie ha strappato il figlio, ma il sintomo della cultura di fondo del neo presidente della Camera».

«POSIZIONI ESTREMISTE» - Passano pochi minuti e arriva la contro-replica di Fini: «Vorrei capire: quando ho assolto i naziskin? Quando ho detto che ci accingiamo a repressioni come quelle di Genova? Sono polemiche non so quanto autorevoli, che dimostrano che quando non si hanno argomenti per polemizzare si inventano». «Io non capisco queste polemiche, bisognerebbe preoccuparsi di dichiarazioni come queste, i naziskin di Verona sono da condannare e i due fenomeni non sono paragonabili tra di loro - ribadisce il presidente della Camera - Di che cosa meravigliarsi? Non si lamentino quelli della sinistra se sono fuori dal Parlamento, sono portatori di posizioni non dico estremiste ma minoritarie, tanto da non raggiungere il quorum per essere presenti in Parlamento». «I naziskin di Verona sono dei pazzi criminali assassini - scandisce Fini - la violenza che c'è in alcune frange della società nei confronti dello Stato di Israele è una violenza di tipo politico ideologico, non perché i naziskin non avessero una distorta ideologia nazista nella testa, ma i due fenomeni non sono paragonabili tra di loro».

IL PD - Più tardi tocca a Walter Veltroni criticare la presa di posizione di Fini. «Io sono per non stabilire mai priorità su questi temi - afferma il leader del Pd -. Sono due fatti diversi: nel primo caso c'è la vita di un ragazzo che è stata spezzata ed è un episodio molto grave e sottovalutarlo sarebbe un errore molto serio». Il secondo episodio è «altrettanto grave e stabilire delle priorità è assolutamente sbagliato». «Bisogna contrastare ogni forma di violenza e intolleranza - aggiunge Veltroni -. Quando poi diventa una violenza fisica nei confronti di un ragazzo ucciso a bastonate, è necessario avere un giudizio molto severo». Rosy Bindi invita Fini a usare maggiore "prudenza" nel commentare l'uccisione del ragazzo a Verona: «Siamo in presenza di una morte, inviterei il presidente della Camera ad una certa prudenza, credo sia veramente pericoloso stabilire delle gerarchie di gravità tra bruciare le bandiere di un Paese e aggredire una persona fino a sopprimerne la vita». La presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, si chiede: «Cosa c'è di più grave dell'omicidio di un ragazzo innocente?».

SCHIFANI - Sull'episodio di Verona interviene anche il presidente del Senato, Renato Schifani: «Tolleranza zero, ma anche certezza della pena: davanti a questi gesti di violenza lo Stato sarà rigorosissimo». «Sono giovani che non stanno bene, che non hanno equilibrio - aggiunge Schifani, sempre durante la registrazione della puntata di "Porta a porta" -. Giovani che chiedono di essere rieducati. È come se ci fosse un pezzo della gioventù italiana che non riesce a trovare un suo percorso e la severità della pena va coniugata con la funzione rieducativa».
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Comune di Udine. Gay in giunta?

Il margheritino Duccio Valente ha chiesto, a titolo personale, al sindaco di dare spazio in giunta anche al mondo cattolico.
(Il Gazzettino)
Anche il nuovo sindaco di Udine, l'ex rettore Furio Honsell, è al lavoro per completare la composizione della propria giunta. Per oggi è previsto un nuovo incontro con le forze del centrosinistra che l'hanno sostenuto in campagna elettorale per trovare l'accordo definitivo sui futuri assessori. Espressione di una coalizione che aveva già sostenuto negli ultimi cinque anni il primo cittadino uscente Sergio Cecotti, più la Sinistra arcobaleno, Honsell ha l'esigenza di dare comunque segnali di rinnovamento rispetto all'amministrazione del suo predecessore, con la quale è comunque in continuità. L'intenzione sarebbe di riconfermare nel ruolo di vicesindaco l'esponente del Partito democratico Vincenzo Martines, pur con l'obiettivo di ringiovanire i rappresentanti in giunta e istituendo una delega assessorile per l'innovazione.

Nel Pd udinese, ora retto da un quadrumvirato, va registrata anche una polemica interna: l'ex margheritino Duccio Valente ha chiesto, a titolo personale, al sindaco di dare spazio in giunta anche al mondo cattolico, bypassando le indicazioni giunte dall'assemblea del partito che aveva inserito nella rosa di papabili anche Enrico Pizza, consigliere comunale già fondatore dell'Arcigay friulano.

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Genova. Gli anti Papa arruolano Vattimo contro il «soldato di Hitler».

(Fabrizio Graffione - Il Giornale) Pasero, Gibelli, Conti, Franchini, Aime, Casarino, Della Regione. Sono i nomi dei sette docenti universitari, tutti di Lettere e Filosofia, che hanno firmato il documento dei no global contro la visita del Pontefice a Genova in programma domenica 18 maggio. Gli anti papa sono riusciti perfino a arruolare il filosofo torinese Gianni Vattimo. Pure l'ex europarlamentare si è messo a contestare Ratzinger e a riempire le fila del pride laico. Così come hanno fatto i responsabili di altre associazioni. Da Arcigay alle Ninfe Arcilesbica, Azione Trans, Città partecipata, Usciamo dal silenzio, Lila, Humpty Dumpty, Assemblea antifascista, centri sociali Zapata e Terra di Nessuno, Laboratorio Buridda.
Il documento, con le firme in calce, è stato distribuito ieri pomeriggio dai giovani contestatori nella sede occupata dell'Humpty Dumpty di via delle Fontane, a due passi dall'università. Gli organizzatori dell'anti Papa day hanno poi confermato che il corteo ci sarà. Si muoverà da Sampierdarena, da piazza Frassinetti alle 10, fino a Caricamento per finire nelle facoltà universitarie. Ma siccome non si vuole offendere la fede di nessuno, almeno così dichiarano i giovani, o forse perché la questura non avrebbe comunque rilasciato il permesso, si organizzerà il giorno precedente, sabato 17. Una giornata di contestazione e basta, insomma. «Una mobilitazione per i diritti, le libertà e contro l'integralismo vaticano». Niente zone rosse. Niente azioni violente. Niente assalti e imboscate al corteo papale. Così rassicurano.
Tuttavia è previsto un picchetto davanti alla sede dell'ospedale Galliera, luogo significativo di contestazione perché è una struttura sanitaria presieduta dal cardinale Bagnasco e dove i medici non praticano aborti. Per il resto sono ancora in corso le trattative con il rettore dell'università genovese Gaetano Bignardi per la concessione delle aule e degli spazi per i dibattiti, le tavole rotonde, le feste, i film, come la proiezione del Caso Calvi, da organizzare a Lettere e Filosofia.
Ieri pomeriggio in quello «scagno» okkupato dai no global c'erano un pochino tutti i rappresentanti degli anti Papa. Le solite bandiere rosse e i soliti manifesti, da quelli cubani a quelli nordvietnamiti, fino a quelli attuali contro le politiche di Fassino e D'Alema. E anche uno, appeso alle pareti, particolarmente «violento» contro il Papa, fotografato prima da giovanissimo, con la divisa dell’esercito tedesco, e poi con l’abito talare. «Da soldato di Hitler a soldato di Hitler» era la vergognosa didascalia. Cui si aggiungeva un minaccioso «schiacciamo l’infame», poi coperto con un foglietto e un po’ di nastro adesivo. Roba simile a quella che viaggia sul web. Sul sito internet www.dirittinrete.it si spiega l'iniziativa di protesta e si può aderire al movimento. Basta cliccare a lato della fotina del giovane Ratzinger che, vestito da chierichetto, fa il saluto nazista.
«Da alcuni anni a questa parte - si legge sulla pagina di internet - assistiamo a un'offensiva clericale e integralista contro i diritti della persona che vede in campo tutte le strutture politico istituzionali della Chiesa e le sue articolazioni associazionistiche». «Non vogliamo fare ingerenza e rispettiamo la fede altrui», ripete ancora Luca Oddone del centro sociale Zapata.

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Iran: 2 impiccagioni a Qom, gia' 74 da inizio anno.

(Aki) Due trafficanti di droga sono stati impiccati questa mattina nel carcere di Qom, la città santa degli sciiti iraniani. I due erano stati trovati in possesso di 360 grammi di eroina. In Iran, dove dall'inizio dell'anno almeno 74 sentenze di pena capitale sono state eseguite, il traffico di droga, come l'omicidio, la rapina a mano armata, l'omosessualità, la conversione a fedi diverse dall'Islam, l'adulterio e l'insurrezione, è punito con la pena di morte. Nel 2007, secondo Amnesty International, sono state eseguite 317 sentenze di pena capitale.

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Dopo voto al Campidoglio. La caduta dell'impero romano.

Non solo l'addio al Campidoglio. Il voto di Roma segna la sconfitta della strategia di Veltroni. E il Pd ora rischia la disintegrazione della sua classe dirigente.

(Edmondo Berselli - L'Espresso) Il borgataro si stacca dalla festa in Campidoglio per Gianni Alemanno, stappa una birra e ti punta il dito nel costato: "Ahò, lo volevate er nuovo conio, mò beccatevelo". Per il Partito democratico, per Francesco Rutelli, per Walter Veltroni la serata romana di lunedì è il segno di una disfatta spaventosamente incomprensibile. È come se la capitale avesse deciso di sferrare un uppercut micidiale all'idea democratica, al progetto stesso del Pd: già, perché lo sconfitto è Rutelli, ma la batosta romana si ripercuoterà sul partito, sui suoi equilibri, forse sulla sua stessa esistenza.

Per il momento c'è lo choc tremendo di uno schianto politico inatteso anche nelle dimensioni, il rovesciamento clamoroso del risultato del primo turno, ma soprattutto un urto che fra molti saluti romani, clacson di tassisti entusiasti, cori di ultras, spazza via 15 anni di egemonia del centrosinistra, cominciati nella dura campagna elettorale del 1993, quella che aveva sdoganato Gianfranco Fini, e fa a pezzi il 'modello Roma', l'invenzione di Goffredo Bettini portata all'eccellenza mondana e planetaria da Veltroni, liquidando la Roma piaciona che aveva egemonizzato il gusto e anche il conformismo in società.

Il caos non è proprio calmo. La tranvata, sostiene immediatamente l'ala hard del Pd, i dalemiani che non hanno mai creduto ai lustrini, dimostra quanto fosse fragile la struttura del consenso raccolta dal sindaco uscente, quanto volatile la popolarità, quanto effimero il radicamento sociale, e alla fine quanto leggero e alla lunga irrilevante il clima capitolino fatto di attori, scrittori, registi, notti bianche, festival, intrattenimento, morettismi. Altrimenti non si spiegherebbe come mai in due anni sono evaporati oltre 20 punti di vantaggio, contraddicendo anche la tendenza generale del Pd, che alle politiche si è mostrato più competitivo nelle città e negli aggregati metropolitani.

Eppure, per restare al caso romano, la politica "lieve" e colorata di Veltroni era forse l'unico strumento capace di tenere insieme l'establishment e le periferie; non appena si è assistito al ritorno in campo di un candidato come Rutelli, interpretato come un uomo dell'establishment, anzi della 'casta' politica, è scattato il cortocircuito. Con distorsioni che devono essere ancora interpretate, e possono portare a vendette e regolamenti di conti, ma che per il momento rappresentano concretamente un attrito ineluttabile della scelta di Veltroni di rompere con la Sinistra Arcobaleno alle politiche: accanto al fallimento di Rutelli, il successo conquistato alla Provincia di Roma dal candidato Zingaretti, con un numero di voti nelle sezioni elettorali della capitale che fanno subito sospettare un paradossale esercizio del voto 'disgiunto', Zingaretti alla Provincia e Alemanno al Comune ("Ipotesi che fa ribrezzo", scrive 'l'Unità', ma tant'è).

Una modalità quasi dadaista per praticare la vendetta della sinistra radicale contro la leadership del Pd, responsabile della scelta di 'correre da soli' (nei centri sociali l'idea di punire Veltroni votando Alemanno era stata sostenuta ripetutamente). Un colossale 'tié', magari con il gesto dell'ombrello, rivolto a 'Franciasco', l'uomo dei vescovi, l'amico della Binetti, il cattolico delle alleanze "di nuovo conio". E che esalta la capacità di Alemanno di unire le 'due Rome', da un lato la città centrale della borghesia, i Parioli, i circoli tiberini, il generone scettico che si era prestato all'unanimismo veltroniano, e dall'altro le borgate e gli outsider. La destra 'sociale' del genero di Pino Rauti promette infatti misure di sicurezza alla borghesia spaventata dai comportamenti irregolari dei clandestini, e offre rappresentanza all'universo marginale nelle periferie (laboratorio sociale e politico tutto da analizzare, che sembra essere stato messo a fuoco soltanto dalla percezione letteraria di Walter Siti, autore di un recente e impressionante libro postpasoliniano, 'Il contagio', che esplora l'antropologia degradata e mutante della Roma periferica). Mentre anche dalle borgate salgono slogan che scandiscono "via gli albanesi, via i romeni", Alemanno seleziona utilmente aspettative differenziate anche nella Roma del degrado, prospettando criteri che etichettano i clandestini come il nemico interno da colpire con spettacolari misure di polizia.

Ora, è vero che il trionfo capitolino ha un impatto anche sul Pdl e nel rapporto con la Lega, con un politico meridionale che fa il salto di qualità, comincia a oscurare Gianfranco Fini in procinto di sedersi sullo strapuntino della Camera, e in qualche misura riequilibra il successo di Umberto Bossi al Nord. Ma è fuor di dubbio che il crollo a Roma rappresenta un macigno sulla strada del Pd, e in particolare del Pd veltroniano. Finora, dopo il risultato del 13-14 aprile, si poteva sostenere che il 33,1 per cento, pur nella sconfitta, rappresentava la costituzione del 'motore riformista', un partito in grado di diventare competitivo nel medio periodo, e che risultava capace di mobilitare le città, i ceti culturalmente più elevati, il lavoro dipendente qualificato, la società italiana più moderna e creativa.

Prima del 'voto di pancia' e della voglia di discontinuità, prima del sacco di Roma da parte delle 'truppe alemanne', Veltroni poteva accampare una serie di giustificazioni credibili. A gravare sul Pd c'era l'impopolarità di Prodi, nel Nord industriale lo sfondamento della Lega nelle fasce operaie, al Sud l'effetto desolante dell'emergenza rifiuti. C'era da mettere a fuoco il progetto berlusconiano di 'modernizzazione reazionaria', o anche semplicemente conservatrice, fondato sulla sintesi del secessionismo leghista con il protezionismo tremontiano e il clientelismo dell'Mpa di Raffaele Lombardo. A cui adesso si aggiunge il successo 'missino' di Alemanno, prefigurando una destra complessivamente nazionalcorporativa, aggregatrice di interessi parziali.

Non conviene naturalmente ai 'democrat' cercare pallide rivincite di tipo culturale, stigmatizzando un modello politico a sfondo peronista. Ma intanto, prima di procedere alle ritorsioni interne inevitabili nelle sconfitte, ci sono da mettere a fuoco alcuni aspetti problematici, che la leadership del Pd dovrà affrontare. In primo luogo, l'esaurirsi empirico della pregiudiziale antifascista e resistenziale, cioè l'esito fisiologico di un processo socioculturale per molti versi inevitabile (ma che toglie valore alle richieste di "lealtà costituzionale" che Veltroni aveva inviato a Berlusconi negli ultimi giorni della campagna elettorale del 13 aprile, ricevendone in cambio un'alzata di spalle). In futuro sarà difficile esibire una sorta di superiorità etico-repubblicana come risorsa politica spendibile, così come sarà inutile puntare sui simboli se in gioco ci sono gli interessi. Insomma se ne va fuori dalla simbologia politica il ditino alzato dell'ideologismo targato Fgci, se è vero che il 'capobranco missino' Alemanno sbanca il Campidoglio con una campagna sinceramente populista, in una fragranza tutt'intorno di umori autenticamente fascisti.

In secondo luogo, se il Pd riuscirà a sopravvivere al contraccolpo della sconfitta alle politiche e alla caduta di Roma, dovrà uscire dalla sindrome di un partito che per una settimana, aspettando l'apertura del Parlamento, ha discusso esclusivamente della questione epocale di chi dovevano essere i capigruppo alle Camere. Andrebbe tenuta a mente come uno scongiuro la battuta di Giancarlo Pajetta dopo i funerali del 'Migliore': "Con la morte di Togliatti nel Pci si chiude una fase e non se ne apre nessun'altra".

Per evitare una dinamica dissolutiva, il Pd deve provare a ripartire. Deve avere la consapevolezza che la propria classe dirigente è particolarmente logora e che niente come le sconfitte richiama le sconfitte. Occorre quindi mettere in rete gli amministratori locali più capaci, dal sindaco di Torino Sergio Chiamparino al sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, e individuare una strategia di azione sul territorio. È la fase in cui le posizioni di rendita stanno smottando, e in momenti come questo devono uscire allo scoperto le energie meno consumate. Innanzitutto la coppia composta da Pier Luigi Bersani ed Enrico Letta, per ricominciare dal territorio. E poi, occorre inquadrare le prossime sfide: ci sono alle viste le elezioni europee del 2009 (un incubo, dato che con la proporzionale non c'è voto utile che tenga) e il referendum elettorale. Ci vuole una strategia. Altrimenti, le spinte alla disintegrazione non le fermerà nessuno, e il tutti a casa sarà inevitabile

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Verona, morto il giovane aggredito.

(Sky tg24) E' deceduto nell'ospedale di Borgo Trento a Verona, dove era ricoverato in coma, Nicola Tommasoli, il giovane ridotto in fin di vita in seguito ad un pestaggio la notte del primo maggio. Sul fronte investigativo, gli inquirenti hanno tenuto una conferenza stampa in cui è stato confermato l'arresto di altri due aggressori che hanno già confessato.
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Dopo i drammatici fatti di Verona, che hanno portato alla morte di un giovane picchiato da alcuni giovani di estrema destra, a SKY TG24 parla il sindaco della città, il leghista Luca Tosi.
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Belli in tv. Riccardo Cresci , il volto allegro di Sky Meteo 24.


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(Televisionando) Riccardo Cresci è uno dei più giovani conduttori di Sky Meteo 24 . E’ arrivato al canale meteo di Sky nel giugno 2007 ma ha già tantissime fans che lo hanno soprannominato “meteo allegro” per il modo di fare simpatico e il bel sorriso con cui illustra le previsioni del tempo.
Riccardo Cresci è nato a Roma il 12 settembre 1983 e come tutti i nati sotto il segno della vergine è preciso e puntuale. Si è laureato in Comunicazione d’Impresa, Marketing e Pubblicità presso l’università L.U.M.S.A di Roma . Appassionato di televisione fin da piccolo, il suo mito è Corrado e il suo programma preferito Il Pranzo è Servito (non per nulla il sito dedicato al programma è opera sua). Grazie all’amicizia con Stefano Jurgens (noto autore televisivo) diventa il responsabile della Piccola Accademia della Comunicazione e dello Spettacolo e conduce diverse serate e spettacoli organizzati dalla stessa Accademia. Il mondo della tv lo attrae sempre di più tanto da spingerlo da iniziare a studiare privatamente dizione, recitazione, canto, articolazione vocale e improvvisazione scenica. Nel giugno del 2007 viene scelto da Emilio Carelli, direttore di Sky Tg 24, per diventare uno dei volti di Sky Meteo 24 . E’ il debutto televisivo.
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Il suo fare simpatico e la sua avvenenza conquistano subito il pubblico, soprattutto quello femminile. Dal suo sito ufficiale apprendiamo che gli piace fare sport (palestra, nuoto, tennis, golf, pallavolo e atletica) e che nel tempo libero si diletta con la scrittura creativa e con l’ideazione grafica di siti internet. Si definisce allegro, paziente, generoso, leale ma anche testardo, pignolo, geloso e pignolo. Tifa la Roma e le sue città preferite sono Roma e New York. Oltre al sito ufficiale da poco inaugurato Riccardo Cresci, quale appassionato di internet, non poteva mancare di avere anche uno spazio su MySpace.

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