banda http://blografando.splinder.com

lunedì 7 gennaio 2008

E' veramente gay? "Nei panni di Loren" al Teatro dell'orologio di Roma.

Nel mondo della fiction italiana brilla una nuova star: Loren Alberti, uno dei protagonisti della serie tv “Glamour Oggi”. Gay, sensibile, intelligente, affascinante, adorato dal pubblico, fa innamorare di sé persino i suoi colleghi, sia uomini che donne. Sul set di “Glamour oggi” diventa un vero leader, tanto da mettere in crisi l’autorità del regista , noto nell’ambiente per le sue idee retrograde. Ma chi è Loren Alberti in realtà? E soprattutto…. è veramente gay? Una brillante commedia degli equivoci dai ritmi serrati, ma anche una bella storia d’amore e d’amicizia tra giovani artisti alla ricerca della fama.
---

l’Associazione “MONDO CULTURA” onlus presenta il gruppo teatrale: "I RICERCATI” in
“Nei panni di Loren ” di Giò Di Colore

Dal 29 Gennaio al 3 Febbraio 2008
Teatro dell’Orologio - sala Orfeo
Spettacoli: Lun-Sab ore 21.00 / Dom. ore 17.30

Con: Andrea Grossi, Federica Nesteri, Giò di Colore, Cristiano Belladonna, Francesca Gitto, Monica Vallero, Vera Stufano, Giorgio Crescimbeni.

Il ricavato delle sei serate sarà devoluto in beneficenza all’associazione “AMICI DI ALYN” Ospedale ALYN– Centro di riabilitazione per bambini e adolescenti (Gerusalemme – Israele)

Sphere: Related Content

Costantino Vitagliano ritorna al cinema con l'horror "La Morte di Pietra".

costantino vitagliano la morte di pietra(Gossipblog) Dopo ‘Troppo Belli’ in compagnia di Daniele Interrante non finisce la carriera cinematografica di Costantino Vitagliano, ex tronista di Uomini e Donne di Maria de Filippi che ora si butta in un horror dal titolo ‘La Morte di Pietra’ diretto da Roberto Lippolis.

La Morte di Pietra vede nel cast anche Emanuela Garuccio (con cui Costantino ha avuto una storia sul set), Flavio Bucci, Max Parodi e Sarah Maestri. Il film è stato girato in provincia di Rieti e racconta le vicende di quattro giovani che si trovano di fronte a fenomeni paranormali.

Spoiler: Costantino non arriverà vivo alla fine della pellicola a causa di inquietanti e mortali eventi. Non strappatevi i capelli oh fans di Costantino. Lo rivedremo presto, in un modo o nell’altro.

Sphere: Related Content

Carla Bruni aspetta un figlio da Sarkozy. Esclusiva da Montecarlo.


(Temis) C'è un (dolce?) segreto dietro l'accellerata che Sarkozy ha impresso alla sua storia d'amore con Carla Bruni. La cantante sarebbe in dolce attesa. La voce circola tra le vecchie dame parigine che svernano a Montecarlo. Nel Principato ne parlano apertamente e anche se la stampa per ora tace viene considerato il segreto di Pulcinella. E' indubbio che l'immagine della coppia presidenziale venga gestita dalla sala stampa dell'Eliseo. Prima l'uscita mano nella mano a Disney, poi il viaggio di coppia alle Piramidi; quindi l'apparizione del figlio di lei coccolato paternamente da lui e le prime indiscrezioni sulla prossima data del matrimonio: 8/9 febbraio. Perchè tanta fretta? i primi commentatori hanno attribuito la decisione all'esigenza di ristabilire l'immagine del presidente, un pò appannata dopo l'abbandono di Cecilia (un uomo di destra non si fa lasciare, ma lascia la sua donna). Troppo debole la spiegazione e i sondaggi in calo dimostrano che il neo fidanzamento non ha ben portato a Sakozy (d'altronde la sortita con il bimbo sulle spalle è un pò troppo esibizionistica). La gravidanza della Bruni spiegherebbe invece tutto!

Sphere: Related Content

Digitale terrestre, la strada è aperta. Ma ancora lunga.


(Panorama) “Mi scusi ma secondo lei le persone anziane come dovrebbero fare per vedere la televisione? E se non hanno nessuno che compra l’apparecchio al posto loro oppure un figlio che gli spieghi come funziona? E poi il contributo lo danno per un solo televisore”. Una signora sulla sessantina protesta davanti a una pila di decoder in un grande magazzino di Cagliari. La notizia uscita da poco sui giornali, dice, è davvero troppo: dal primo marzo la Sardegna dovrà dire addio al segnale analogico per fare definitivamente posto al digitale terrestre. Non più soltanto Rete 4 e Rai 2, come era da nove mesi a questa parte, ma anche tutti gli altri canali verranno oscurati. Una rivoluzione a cui molti sardi (ma lo stesso è stato in Valle d’Aosta) si sono ribellati. Una campagna di comunicazione scarsa e il mancato aiuto (pratico ed economico) a chi non aveva le possibilità o non riusciva a stare al passo con i tempi hanno scatenato una vera e propria bufera.

Un antipasto, forse, di quello che dovrebbe accadere nel 2012 quando, secondo le stime del ministro Paolo Gentiloni, l’Italia dovrebbe diventare “all digital”. Nel frattempo la sfida del digitale si gioca su due fronti: da un lato c’è la battaglia delle frequenze, dall’altro una nuova rimodulazione dei programmi televisivi per adeguarli alla tv del futuro. Proprio in Sardegna è sempre molto accesa la protesta delle emittenti locali, escluse dalla gara per l’assegnazione di 16 frequenze, sulle 108 messe a bando dal ministero e destinate di fatto a Telecom Italia e al gruppo Espresso per completare la loro rete di trasmissione.

Lo scorso 14 dicembre l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha pubblicato un primo piano proprio per l’assegnazione delle frequenze che si concluderà con un tavolo tecnico nei prossimi giorni. Un confronto che si annuncia serrato dopo che il commissario dell’Agcom, Stefano Mannoni, aveva detto: “Sarebbe stato saggio da parte del ministro Gentiloni chiedere la nostra opinione tecnica sull’elenco delle frequenze incluse nel bando”. Non vanno meglio le cose in casa Rai. Dopo l’annuncio dell’aumento del canone, da 104 a 106 euro, la richiesta di elevare lo standard qualitativo è sempre più pressante. Il primo a farne le spese è stato il canale RaiUtile (dell’offerta digitale terrestre), che scompare dal 31 dicembre 2007 per far posto a un canale tutto dedicato ai giovani.

Gli altri canali della Pubblica amministrazione creati appositamente per il digitale terrestre, poi, sono ancora poco più di un miraggio. E se i grandi Paesi europei procedono a passo svelto nel cammino verso la tv digitale, l’Italia, secondo il recente rapporto sul digitale terrestre, rischia di restare il fanalino di coda in termini di diffusione, offerta e ascolti (e quindi investimenti pubblicitari).

Sphere: Related Content

Marocco, Amnesty International lancia un appello a favore di sei presunti omosessuali detenuti. I sei arrestati e condannati senza nessuna prova.

(Lamanicatagliata.com) Amnesty International chiede ai suoi membri di protestare con il governo marocchino che detiene sei uomini accusati di ''atti innaturali con persone dello stesso sesso''. I sei sono incarcerati dallo scorso 10 dicembre. I fatti sono controversi. Si parla di un video su You Tube, poi di una festa organizzata nel nord del paese che la stampa avrebbe classificato come ''matrimonio gay''. Si parla della folla inferocita che avrebbe inseguito i sei. Di fatto quello che si sa per certo è che i sei presunti omosessuali sono in prigione senza che le accuse siano state provate e che il loro avvocato è stato arrestato con l'accusa di traffico di stupefacenti. Il video visibile su You Tube, così come riporta il sito Pinknews.co.uk, non riporta nessuna evidenza di rapporti ''innaturali con individui dello stesso sesso''.

Sphere: Related Content

Preti e pedofilia. Natale e Capodanno in cella a Gibuti per il missionario trentino don Sandro De Pretis.

Don Ivan Maffeis si è recato a Gibuti per visitare il sacerdote, la cui situazione si aggrava: “Sono caduto in trappola. Difficile difendersi da accuse inesistenti. Ho poche possibilità di avere giustizia”. Il caso si è complicato ulteriormente.

(Barbara Marino - Korazym.org) Si è svolta nella mattinata del 29 dicembre, nel tribunale di Gibuti, l’udienza per don Sandro De Pretis, 52 anni, sacerdote trentino in carcere a Gibuti, piccolo paese del Corno d’Africa, dal 28 ottobre scorso. “Scosso e amareggiato, con la netta impressione che il giudice voglia arrivare presto a una condanna per pedopornografia”. Così mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti, ha descritto l’umore di don Sandro De Pretis all’uscita di una seduta lunga, alla quale il missionario trentino si è presentato provato, dopo due mesi e un giorno di detenzione in isolamento. “L’udienza era fissata per le 9 ed era a porte chiuse - spiega il vescovo -. Io sono arrivato a Palazzo di Giustizia di Gibuti intorno alle 10 e ho pazientato quasi un’ora prima che don Sandro uscisse. Sono rimasto con lui e l’ho riaccompagnato in carcere: mi ha raccontato che il giudice ha voluto prendere in esame diverse foto di quelle contenute nel suo computer e sulle quali basano le accuse, non ancora formalizzate, di pedopornografia”.
Ora per il religioso trentino l’accusa è di “incitamento alla depravazione e alla corruzione di minori” e, dopo il recente interrogatorio, alle tre foto con bambini che gli erano state inizialmente contestate e che avevano fatto partire l’inchiesta per pedofilia, se ne sono aggiunte altre 15. “Mio fratello durante l’interrogatorio ha continuato a ripetere - ha spiegato il fratello Guido - che quelle nuove foto che gli sono state mostrato dal giudice non le aveva mai viste prima. Ora, tramite l’avvocato, vorremmo capire da dove sono sbucate, quando sono apparse sul disco fisso, che da mesi la polizia locale sta analizzando”.
L’inchiesta, dunque, prosegue secondo il filone iniziale, che mons. Bertin ha sempre definito “pretestuoso e assurdo”. Con ogni probabilità, il missionario trentino è il capro espiatorio di una vecchia vicenda, che ha coinvolto la Caritas e una Ong locale sfrattata dalla stessa Caritas in maggio, poco prima che iniziassero a circolare strane “voci” su don Sandro. “L’inchiesta dovrebbe volgere al termine - ha proseguito il vescovo di Gibuti - ma l’impressione di don Sandro è che il giudice voglia arrivare a una condanna. La posizione della magistratura, dopo l’intervento della Curia e della Farnesina, si sarebbe addirittura irrigidita. Ma questo potrebbe preludere anche a una via d’uscita: alla condanna non è escluso che segua la grazia o l’espulsione, anche se un accordo chiaro in questo senso tra Italia e Gibuti non è mai stato fatto”. La pena inflitta, se don Sandro dovesse essere rinviato a giudizio e affrontare il processo con esito negativo, potrebbe però superare i dieci anni. “Tutto sarà commisurato alla gravità degli atti presentati dal magistrato a chiusura delle indagini - chiarisce monsignor Bertin -. Ma se i capi d’accusa dovessero essere quelli ventilati, il giudice potrebbe avere la mano pesante. Don Sandro era molto scosso e amareggiato, al termine dell’udienza, e nonostante la fede credo sia pessimista. Domani parlerò con l’avvocato”.
Il missionario trentino era in attesa, per il giorno seguente, di una visita gradita: “So che è in arrivo don Ivan Maffeis, portavoce dell’arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan e direttore del settimanale diocesano Vita trentina - confermava mons. Bertin -. Ieri, invece, ho ricevuto una telefonata dal segretario personale dell’arcivescovo di Trento che mi chiedeva informazioni circa i voli aerei: probabilmente la Curia sta pensando di mandare il vicario generale a Gibuti, magari accompagnato dal fratello di don Sandro”. “Per quanto mi riguarda ho fatto slittare di qualche giorno la mia partenza per Gibuti - ha chiarito il fratello Guido - dato che attualmente sul posto è presente don Ivan Maffeis e verso il 10 gennaio il vescovo di Gibuti, mons. Giorgio Bertin, dovrebbe incontrare il papa e relazionare sulla situazione di mio fratello. Questo ovviamente se qualcosa non si muoverà prima”.
Intanto, don Ivan Maffeis ha potuto incontrare in carcere a Gibuti don Sandro e proprio su questi incontri avuto con don Sandro, don Ivan ha inviato delle E-mail all’arcivescovo di Trento, mons. Bressan, per aggiornarlo. “Mi hanno riferito che mio fratello è provato - racconta Guido De Pretis - e che sta maturando la convinzione che il giudice voglia condannarlo. Mi sembra veramente il processo di Kafka”. Sono giorni che la famiglia non sente don Sandro. Nonostante le numerose lettere inviate, al momento, a parte la missiva ricevuta ormai parecchie settimane fa, non hanno ricevuto alcuna risposta. Nei suoi resoconti, don Ivan ha descritto anche le condizioni in cui si trova don Sandro nel carcere: “La cella misura 4 passi per 7. Il materassino posato sul pavimento, portato da fratel Paolo, il segretario del vescovo, è l’unico ‘arredo’. In un angolo, una latrina ed un secchio. Don Sandro inganna il tempo con la lettura di quello che gli capita sotto mano: ‘Ho appena terminato il Purgatorio di Dante, ora sarei contento di passare al Paradiso … Mi rendo conto - dice il missionario - che da parte della magistratura non c’è la volontà di chiarire. Avverto piuttosto un’ostilità crescente. Se veramente si arrivasse a breve ad un processo, so già che ne uscirò condannato’”.
La sera del 3 gennaio don Ivan Maffeis avrebbe dovuto lasciare l’Africa, per rientrare a casa, ma il direttore del settimanale diocesano Vita Trentina è rimasto “bloccato” a Gibuti. Colpa dei controlli cui è stato sottoposto dai secondini del carcere nel quale era andato a trovare don Sandro De Pretis, che si sono protratti talmente tanto, da impedirgli di imbarcarsi. Don Maffeis si era recato a Gibuti per visitare il sacerdote trentino rinchiuso da ormai 65 giorni in carcere, con accuse che il missionario ha sempre respinto: “Mi sento preso in trappola - ha detto - anche se sono consapevole della mia estraneità alle accuse che mi vengono rivolte”. Proprio nei racconti che aveva inviati, don Ivan aveva descritto i controlli ferrei del corpo di guardia: “Cosa scrivi?’. La domanda resta nell’aria. Il capo delle guardie mi strappa il taccuino e lo sfoglia con sospetto. ‘Che lavoro fai? Sei forse un avvocato? E allora chi sei? Perché tu possa uscire devo prima trovare un gibutino che conosca l’italiano e che sia in grado di tradurmi i tuoi appunti …”. Anche il 3 gennaio, quando don Ivan si era recato nel carcere per un ultima visita a don Sandro, le guardie lo hanno trattenuto per capire cosa avesse scritto. Controlli che si sono protratti moltissimo, creando un comprensibile stato di apprensione nel direttore di Vita Trentina. Alla fine, quando don Maffeis ha potuto lasciare il carcere, era ormai troppo tardi per salire sull’aereo.
Da Diego Andreatta, della redazione di Vita Trentina abbiamo appreso, che don Ivan Maffeis si è spostato da Gibuti in Eritrea, da dove prevedibilmente stasera rientrerà in Italia. Non ci sono al momento ulteriori notizie, se non i due resoconti degli incontri con don Sandro De Pretis nel carcere di Gibuti, da lui inviati e che pubblichiamo integralmente qui di seguito. Probabilmente, il direttore del settimanale diocesano Vita Trentina sarà disponibile lunedì per ulteriori informazioni.

Sphere: Related Content

Scurati su "La Stampa". "L’Italia non è un Paese cattolico. Le chiese sono vuote, le vocazioni estinte, i testi sacri ignorati".

Aborto, referendum come sfida.
(Antonio Scurati - La Stampa) L’Italia non è un Paese cattolico. Le chiese sono vuote, le vocazioni estinte, i testi sacri ignorati. Soprattutto, le scelte di vita fondamentali degli italiani non sono ispirate ai precetti della Chiesa. Si tratta di un fatto di portata ben più ampia della laicità dello Stato. Si tratta di riconoscere che la grande maggioranza degli italiani vive e pensa da laica e da materialista.

La questione dell’aborto ne è la dimostrazione: si rimettano gli antiabortisti alla volontà degli italiani. Se davvero sono convinti del carattere universalistico della loro idea di sacralità della vita, propongano un referendum. Verrebbero pesantemente battuti. Lo dicono i sondaggi, lo dice un’onesta osservazione del mondo, lo dice l’intelligenza della contemporaneità. Questa facile previsione dovrebbe già di per sé stabilire un principio indiscutibile: nessun iter legislativo di revisione della 194 è ammissibile se non lo stesso dal quale quella legge scaturì 27 anni or sono. Vale a dire il grande pronunciamento democratico del referendum. Ogni altro percorso sarebbe esercizio dispotico di potere politico, manipolazione faziosa degli strumenti di deliberazione legislativa, oltraggio al comune senso della vita degli italiani odierni. Ma perché allora le voci più oltranziste degli apparati ecclesiastici e quelle dei laici in odore di conversione sono tanto in dissonanza con il sentimento della vita della maggioranza dei loro contemporanei? È forse una fede più salda a ispirare la loro veemente difesa del presunto «valore della vita», è forse una ragione più alta? No, è un panico morale. La stigmatizzazione dell’aborto legale come crimine contro l’umanità, i toni efferati con cui si evocano «genocidi paranazisti» e «stragi di innocenti» testimoniano non di una forte e libera identità culturale cristiana in seno alla nostra società ma di un suo smarrimento, di un’improvvisa e angosciante sensazione di debolezza dei confini del gruppo dei cattolici nel mondo attuale.

Nuovi attori sociali fanno il loro ingresso prepotente e caotico nella società civile - le donne emancipate, gli omosessuali, le giovani generazioni compiutamente atee e materialiste pur essendo estranee al comunismo - e gli alfieri della tradizione vengono presi dal panico, reagiscono tracciando una linea netta tra il bene da un lato e il malvagio dall’altro. Presi dal panico, cercano incarnazioni del peccato, rappresentazioni instabili e a rapida coagulazione del male. È un cattolicesimo debole questo in preda al panico morale, non un cattolicesimo forte della propria convinzione metafisica. Un cattolicesimo che si svilisce a dottrina morale e di lì subito precipita in partito politico, per altro oramai minoritario, sebbene assurdamente corteggiato e blandito da tutte le altre forze dell’arco parlamentare. Questi cattolici in preda al panico vanno rassicurati: la morale cattolica non è l’unica morale, la civilizzazione umana non cessa con il tramonto dell’egemonia culturale del cattolicesimo, la visione del mondo laica e materialista porta con sé un nuovo umanesimo. Anche per il pensiero materialista la persona umana è un valore supremo, non meno che per lo spiritualismo cristiano, solo che nell’ottica di un’etica laica la persona è l’insieme delle condizioni di vita materiali di un individuo, non un riflesso indecifrabile di un sempre più enigmatico volto divino. La visione materialista - dalla quale scaturirono le correnti migliori della tradizione socialista - non avendo altro orizzonte che quello dell’esistenza terrena, la prende terribilmente sul serio. Quest’ottica conduce a farsi carico dell’esistenza umana nelle sue condizioni concrete invece di limitarsi a proclamare genericamente il principio a priori della sacralità della vita.

Per questo motivo, la predicazione massimalista degli antiabortisti, così come la crociata contro gli anticoncezionali che l’accompagna, rischiano di apparire come le aberrazioni di un umanesimo senz’uomo. Anzi, senza la donna. La religione teologica della vita, nei suoi eccessi fondamentalisti, predica la cura dell’anima dopo la morte o il culto del principio della vita prima della nascita, a rischio di una sostanziale indifferenza per la storia umana che si svolge nel mezzo, nella parentesi tra le cose prime e le cose ultime. L’etica laica si ribella a questa visione, il suo umanesimo materialista le oppone non un’irresponsabilità nichilista ma un’appassionata perorazione dell’esistenza. Ci può essere un’immorale vigliaccheria nell’incantamento per gli assoluti, nella predicazione di principi sacri. A questa, il laico materialista preferisce la coraggiosa lotta con l’angelo della storia e con il demone della contingenza. Invece di divinare la vita in una macchia di gelatina fetale, il laico materialista si affannerà ad aprire asili cui le madri lavoratrici possano affidare i loro bambini, a riaprire consultori dove le adolescenti possano essere educate sessualmente e assistite medicalmente per evitare gravidanze improvvide, a creare condizioni di lavoro stabili per futuri eventuali padri responsabili, si chiederà come vivranno i bambini non voluti, non amati, i bambini deformi e malati fin dalla nascita, come vivranno miliardi di uomini messi al mondo in condizioni miserabili e in assenza di metodi anticoncezionali, preferirà un aborto medicalmente assistito a un feto strappato a cucchiaiate dal ventre materno. Insomma, il laico materialista sceglierà il male minore per un bene possibile invece di aborrire il male assoluto in nome di un bene impossibile.

Il sì alla vita del laico materialista benedirà la creatura in carne e ossa, anche a costo di dire di no al brivido misticheggiante per ciò che rimarrà increato. La carne, le ossa, le lacrime, il sangue sono l’unica cosa che ci riguarda in quanto cittadini membri di una comunità politica. Messe tutte assieme fanno ben più di una poltiglia di materia cieca, fanno l’unica misura comune a un’umanità magari disperata ma ancora appassionata di se stessa. Essere laici e materialisti, oggi più che mai, significa dover fare i conti con lo spettro del nichilismo, ma significa anche prendere sul serio l’esistenza e la sofferenza degli uomini.

Sphere: Related Content

Anteprima Pitti Uomo inverno 2008/09: denim in mostra e in limited edition Roy Roger's.

Anteprima Pitti Uomo inverno 2008/0(Fashionblog) In occasione di Pitti Immagine Uomo 2008, Roy Roger’s mette in mostra, nel vero senso della parola, la storia del brand, con l’installazione di teche di vetro che conterranno capi preziosi in denim dell’archivio storico Roy Roger’s.

Ci sarà la riproduzione di un jeans del 1952, con patina, usura tipica e lavaggi rigorosamente domestici degli anni ‘50. Questo jeans sarà venduto poi in limited edition nelle 20 boutique più esclusive d’Italia.

Questo capo sarà affiancato da altri 4 pezzi storici del 1963-1968-1972 e 1977 direttamente dall’archivio storico. Erano i jeans degli operai, con le tasche cernierate dietro, fondamentali per portare oggetti e documenti.

E ancora oggi Roy Roger’s non ha abbandonato la cerniera posteriore, caratteristica ormai classica del blue jeans.

Sphere: Related Content

Giallo di Garlasco. Sulla vicenda continuano a imbastirsi delle storie più o meno credibili. Il cartomante: "Chiara scoprì un segreto terribile".

(Tiscali notizie) Nell'intricato giallo di Garlasco c'è ancora spazio per tutto, anche per le fantasie di chi ama speculare sulle tragedie. E così, quando sono ormai trascorsi cinque mesi dal ritrovamento del cadavere di Chiara Poggi e Alberto Stasi annuncia la presentazione di un memoriale per difendersi da chi lo accusa di omicidio, il terreno resta fertilissimo per maghi e ciarlatani. Nonostante gli investigatori dichiarino di non voler dare alcun peso alle dichiarazioni di un cartomante che, gia' un paio di settimane dopo l'omicidio, aveva telefonato ai carabinieri di Milano, dicendo di essere stato contattato, in diretta Tv, da una certa "Chiara di Garlasco", sulla vicenda continuano a imbastirsi delle storie più o meno credibili.

Il cartomante: "Mi disse di un altro uomo" - Fabio Schilingi, il cartomante di Varese Sat, è uno di quelli che non accetta di esser messo a tacere. Continua a ripetere, e l'ultima volta lo ha fatto in un'intervista a Repubblica, che Chiara Poggi, prima di esser uccisa, gli parlò di una nuova amicizia. "L'ho sentita più di una volta, a giugno e luglio, poco prima del delitto - racconta. Mi disse di una nuova simpatia, di un uomo di 35 anni. La sentivo abbastanza condizionata, un po' assuefatta". E non è tutto. Schilingi racconta anche che Chiara le avrebbe chiesto un consulto per sapere se Alberto Stasi era l'uomo giusto per lei: "Mi chiese - racconta - se quella era la storia della sua vita oppure no". Poi conclude: "Cose normali che si chiedono a un cartomante quando si vogliono avere consigli sugli affari di cuore".

Il patron della Tv insiste: "Era cliente abituale" - Sulla stessa linea anche Enzo Cugnasco, patron della società Magic Star proprietaria della televisione. Nonostante la testimonianza del veggente sia stata archiviata insieme alle centinaia di segnalazioni arrivate da sensitivi, medium e cartomanti residenti in Italia e all'estero, e i tabulati non abbiano evidenziato alcun contatto di Chiara con la sua azienda, lui insiste. Racconta che il nome della ragazza era "circolato più volte nei centralini della sua società" e che "era una delle clienti che avevano chiamato più stesso". Cugnasco racconta anche qualche dettaglio in più, ovvero di essersi ricordato di lei "quando è venuta fuori quella storia della pedopornografia. Ho avuto un flash - spiega - anche se prima, all'indomani del delitto, leggendo i giornali in carcere ho collegato che la ragazza morta era Chiara da Garlasco, come lei si qualificava con noi''.

"Chiara mi raccontò di una terribile scoperta" - "Infine Cugnasco svela un particolare che se se fosse credibile confermerebbe l'ipotesi avanzata ultimamente dal pm che sostiene l'accusa di Alberto Stasi, ad oggi ancora unico indagato per l'omicidio, ovvero che il ragazzo potrebbe aver ucciso Chiara dopo che lei aveva scoperto le sue perversioni "pedofile". Lo stesso Cugnasco racconta che infatti che una mattina dello scorso luglio parlò personalmente con la ragazza: "Era sconvolta perché aveva scoperto una cosa di cui avrebbe voluto parlare sia con i suoi genitori sia con quelli del suo ragazzo. In più mi ha domandato se non era il caso che troncasse quella relazione o addirittura facesse una denuncia".

Telefono Antiplagio: "Tutto falso" - Credibili quanto basta per creare nuovi scoop sulla vita amorosa della vittima, le testimonianza di maghi e patron dei maghi non trovano però a tutt'oggi alcuna conferma. Non solo, "Telefono Antiplagio", associazione che da anni lotta contro presunti magi e ciarlatani, spiega nei dettagli perché quelle dichiarazioni sono false e auspica che le forze dell'ordine non perdano tempo prezioso dietro questi personaggi. "Il cartomante di Chiara Poggi - spiegano da telefono Antiplagio - faceva parte della società Magic Star, recentemente smantellata dalla magistratura per aver organizzato riti magici che erano solo raggiri. In una serie di intercettazioni - concludono - si sentono i telefonisti ridere della creduloneria delle vittime".

Sphere: Related Content

Un racconto particolarmente "hot": La Lohan e il sesso con un italiano. Il modello, poco gentiluomo, racconta la notte caprese.

Lindsay Lohan infaticabile a Capri. In sole 24 ore l'attrice è riuscita a collezionare ben tre conquiste, tra cui Edoardo Costa. Ma il meglio di sé la Lohan lo ha dato con Alessandro Di Nunzio, aitante assistente con cui ha passato un'intensa notte di sesso:"E' stato molto bello e appassionante", rivela l'ex modello 27enne aggiungendo particolari piccanti:" Voleva fare tutto, in ogni posizione. Lindsay è estremamente flessibile e avventurosa".

Insomma, la Lohan in versione caprese ha dato consistenza alle affermazioni del suo ex fidanzato Riley Giles, il quale tempo fa l'aveva descritta alla stregua di una ninfomane. "Lindsay ha bisogno di fare spesso sesso".

Affermazioni più o meno simili a quelle fatte dal modello italiano che ha raccontato di essere finito nel letto della attrice solo dopo poche ore che si erano conosciuti. "Non riuscivo a crederci di essere a letto con la Lohan". Prima di fare l'amore, Alessandro racconta che la Lohan gli ha parlato dei suoi problemi con la droga e l'alcol. Poi lei ha preso in mano la situazione, lo ha baciato, spogliato:"Ero in imbarazzo", racconta Di Nunzio.

"Voleva fare tutto, ogni posizione. E' stato molto intenso e appassionato, è durato un'ora forse di più". Nonostante la notte bellissima Alessandro sa che non la rivedrà più. D'altronde anche il modello italiano sa che durante le sue vacanze italiane la Loha si è fatta stregare sia da Edoardo Costa sia dal figlo di Peppino di Caprim, Dario Faiella, ex fidanzato di Romina Jr. Ma il giovane e aitante modello può consolarsi. Con un messaggio mandatogli dalla Lohan. Poche parole, ma significative: 'Miss you'.

Sphere: Related Content

Bellezze: Milano moda 2008, arrivano i modelli. I primi composit.


Sphere: Related Content

Sacerdoti pedofili: scuse da Roma ma non da Aversa. I legali della vittima: “Ci aspettiamo fatti, non solo preghiere”.

(Marilù Musto - Il Mattino) Per il riesame c’è ancora tempo, la data dell’udienza non è stata ancora fissata. E don Marco Cerullo, il sacerdote insegnante di religione a Villa Literno, accusato di abusi sessuali nei confronti di un alunno di dodici anni, è chiuso in una cella del carcere di Santa Maria Capua Vetere dal 19 dicembre scorso. In silenzio. Come in silenzio resta il vescovado di Aversa, dal quale non sono partite le scuse rivolte al bambino. L’arcivescovo Mario Milano, la sera del 31 dicembre, dopo il Te Deum, aveva detto solo: «Ci sono le indagini in corso, meglio non commentare». Le scuse a tutte le vittime di mancanze dei sacerdoti, invece, sono arrivate ieri dal prefetto della Congregazione per il Clero, il cardinale Claudio Hummes (nella foto)
Sulle colonne dell’Osservatore Romano, il cardinale ha annunciato che si terrà, a breve, «una preghiera mondiale promossa dal Vaticano per la riparazione delle mancanze dei sacerdoti e in modo particolare per le vittime delle gravi situazioni di condotta morale e sessuale di una piccolissima parte del clero». «Chiediamo a tutti - dice all’Osservatore Romano - di fare l’adorazione eucaristica per riparare davanti a Dio quello che di grave è stato fatto e per accogliere di nuovo la dignità delle vittime. Abbiamo voluto pensare alle vittime affinché ci sentano vicini. Ci riferiamo soprattutto a loro, è importante dirlo». «Problemi - ricorda Hummes al giornale vaticano - ce ne sono sempre stati perché siamo tutti peccatori. Però in questo tempo sono stati segnalati fatti veramente molto gravi. Ovviamente si deve sempre ricordare che solo una minima parte del clero è coinvolta in situazioni gravi. Neppure l’uno per cento ha a che fare con problemi di condotta morale e sessuale. Ma tutti i sacerdoti hanno comunque bisogno di aiuto spirituale per continuare a vivere la propria vocazione e la propria missione nel mondo di oggi». I legali che rappresentano la famiglia della vittima del sacerdote fanno però sapere: «Ci aspettiamo fatti, non solo preghiere».

Sphere: Related Content

A Firenze convegno avvocatizio per i diritti Lgbt.

A Firenze, a fine mese, si terrà un convegno avvocatizio formativo per i diritti Lgbt, dal titolo "LE UNIONI FRA PERSONE DELLO STESSO SESSO - ALLA RICERCA DELLE REGOLE TRA PASSATO E FUTURO"

Saranno due giorni, 25 e 26 Gennaio, per avvocati (e Magistrati) di tutta Italia. L’evento
- è certificato dall'ordine degli avvocati di Firenze,
- ha il patrocinio della regione Toscana,
- è stato realizzato con la collaborazione dell'associazione "Persona e danno"

Durante il convegno verrà ufficialmente lanciata la "Rete Lenford", una rete di avvocati che già ha avuto alcune esperienze proprio nel campo dei diritti Lgbt, ad esempio attraverso il ricorso che c'è stato a Firenze in seguito alla negazione della pubblicazione degli atti di matrimonio, oppure per le richieste di trascrizioni di matrimoni avvenuti all'estero.

La rete Lenford è alla ricerca di coppie disposte a collaborare facendo dei ricorsi "pilota" (i primi in Italia), per i quali non verranno richiesti onorari.

DOMENICA 27 GENNAIO – GIORNATA APERTA A TUTTI GLI OMOSESSUALI
Anche per questo motivo per Domenica 27 si prevede di organizzare una giornata conclusiva aperta a tutte le persone (ancor più alle coppie) omosessuali interessate alla tutela dei propri diritti. Le coppie in particolare, potranno valutare l'opportunità di fare un ricorso per la Pubblicazione degli Atti di Matrimonio, proprio appoggiandosi alla rete Lenfordo anche per la trascrizione di matrimoni contratti all’estero.

Se volete farvi idee più approfondite, potete leggere il testo, troverete anche i link per i documenti informativi dettagliati e la scheda di iscrizione.

Per informazioni ancora maggiori potete contattare l'organizzatrice, l'avvocata Saveria Ricci, alla mail savrix@tin.it

Sphere: Related Content

Il calendario Playgirl del 2008.


Sphere: Related Content

Il caso Don Gelmini. Comunità Incontro: c’è chi grida al complotto.

Secondo un legale di uno degli accusati, la solidità economica dell’organizzazione farebbe gola a molti che vedrebbero con favore i “guai” di Don Pierino Gelmini.

L’avvocato Manlio Morcella, delegato all’ informazione della Comunità Incontro e difensore di uno dei collaboratori di Don Pierino Gelmini nel procedimento penale nel quale quest’ ultimo è accusato di molestie sessuali, ha scelto le pagine odierne del “Corriere dell’ Umbria” per rilanciare l’ipotesi del complotto. Una ”uscita” che sicuramente creerà qualche imbarazzo anche negli ambienti ecclesiastici. Ci sono, sulla Comunità Incontro di Don Pierino Gelmini, che è una realtà economica molto salda - ha affermato l’avvocato -“da tempo interessi e mire, da ogni ambito, sia laico che ecclesiale… non già per sussidi pubblici ricevuti, quanto soprattutto per la straordinaria capacità del suo fondatore e dei suoi amministratori”.
Secondo l’avvocato la Comunità Incontro avrebbe contribuito a salvare circa 300 mila individui. Una cifra che viene raffrontata, in modo apparentemente improprio, col numero degli accusatori.

Sphere: Related Content

In arrivo i Golden Globe, anticamera degli Oscar.

(La7) La cerimonia è prevista per il 13 gennaio ma c'è l'incognita dello sciopero degli sceneggiatori in corso da novembre.
---

Sphere: Related Content

Esclusivo! Le foto "vietate" di Lucas Pugliessa, il calciatore sosia di Kakà.


Sphere: Related Content

"Les fleurs du mal", a Benevento riflessioni sulla bellezza.

(Artsblog) L’ho scoperto in ritardo ma c’è tempo fino al 31 gennaio. A Benevento, presso il museo d’arte contemporanea Arcos, è in corso la collettiva “Les fleurs du mal”, una mostra che mette a confronto 16 artisti internazionali (Vanessa Beecroft, Gilbert & George, Yasumasa Morimura, Marc Quinn, Francesco Vezzoli, solo per fare qualche nome) sul tema della bellezza.

Omaggiando, nel titolo, la raccolta di poesie pubblicata da Baudelaire nel 1857, “Les fleurs du mal” esplora le varie sfaccettature della bellezza: la sua caducità e sensualità, il narcisismo e la provocazione, attraverso linguaggi molto diversi, dalla fotografia alla scultura alla videoarte.

Sphere: Related Content

Né maschio né femmina. Per l'Oms sono uomo, donna, gay, lesbica, trans.

A San Francisco però sparisce l'obbligo di indicare il genere sui documenti. E in Italia, che ne pensiamo?

(Alessandra Baduel - La Repubblica delle Donne) Nome, cognome, età, indirizzo. Genere. Ecco il profilo della nostra identità ufficiale. Ma se leviamo la casella dove appare M o F, che succede? Che succede con la patente, il codice fiscale, il passaporto, ogni documento d'identità o "riconoscimento", come appunto si dice? Che succede in banca, dal datore di lavoro, alla firma di un contratto? Domande che danno una pericolosa importanza a eventi "nominali", per alcuni. Che provengono da culture lontane dalla nostra, per altri. Ma, per altri ancora, diritti da garantire a chi il proprio genere lo sente diverso da quello che gli offre la propria anatomia. Domande che tornano ora, con la notizia che la municipalità di San Francisco ha deciso di rilasciare documenti che prevedono la foto ma non l'indicazione del sesso. Ed è anche occasione per chiedersi, come faceva un forum organizzato da Le Monde in novembre, quali sono le nuove frontiere delle differenze sessuali.

Secondo le stime del Movimento italiano transessuali, in Italia le persone Mtf o Ftm, in transito Male to female e viceversa, sono circa 20mila. La cifra include anche chi ha scelto di non operarsi. Nel 2003 erano la metà. "Sono aumentati quelli che dichiarano cosa sentono", spiega la vice presidente del Mit, Porpora Marcasciano. I problemi, invece, non sono diminuiti. A Bologna, Porpora sta preparando un convegno: "Nati in un corpo sbagliato, o in un mondo sbagliato?". Non ha mai voluto operarsi e continua ad arrangiarsi coi documenti da uomo. "Se una trans si ricovera in ospedale", spiega, "la mettono fra gli uomini. Tutto quello che è diviso in maschi e femmine crea difficoltà". Don Andrea Gallo nella sua comunità di San Benedetto, a Genova, accoglie spesso trans. "Una brasiliana operata a Napoli", racconta, "era raggiante. Cattolica, voleva sposarsi in chiesa con l'uomo che amava. Ma la parrocchia, in Brasile, non ha voluto cambiare il certificato di battesimo: ha dovuto accontentarsi del rito civile. Quanto all'Italia, purtroppo siamo al livello che Veltroni temporeggia sul registro delle unioni civili a Roma. Io rispetto il principio dell'autodeterminazione: quella è una dottrina certa. Non seguendola, si provocano invece danni enormi". Gigliola Toniollo, responsabile del settore Nuovi diritti della Cgil, riceve le denunce di discriminazioni sul lavoro, spesso anonime, di molti transessuali. "C'è mobbing", segnala, "e venire assunti, quando lo scoprono, è impossibile. Servirebbe levare il genere dal codice fiscale. Poi c'è il problema del decreto Bassanini sul riordino anagrafico, della prima legislatura del centrosinistra. Il vecchio decreto regio lasciava libera scelta nel cambiare un nome "che causa disagio". Ora invece il cambiamento è vincolato al sesso stabilito alla nascita.

Quindi chi vuole cambiare usa nomi ambigui come Celeste, Robin, Andrea. Ma intanto c'è soprattutto una cultura, che fa scrivere sui giornali "un trans rapina il cliente", considerandola un "lui" e dando per scontato che se è trans, allora si prostituisce". Oggi, in Italia, per cambiare il sesso sui documenti bisogna affrontare l'operazione che elimina l'apparato riproduttivo. Poi serve l'approvazione di un magistrato. Stefano, Ftm quarantenne di Milano, qualche anno fa raccontava a D: "Quando ho cominciato il transito da donna a uomo, ho perso il posto in fabbrica. Ho affrontato le operazioni, mi sono levato tutto. Il giudice, dopo aver rimandato per circa quaranta volte l'udienza, mi ha finalmente ricevuto. Per concludere che serviva un'altra perizia medica. Solo dopo, mi ha dato il permesso di dichiararmi uomo". Il deputato Sd Franco Grillini, primo firmatario di uno dei tre disegni di legge per il superamento dell'obbligo all'operazione, segnala due cose: "Come dice la legge spagnola a cui ci siamo ispirati, non servono né l'operazione, né il magistrato. Alla conferenza di Pechino del 2003, l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità, ndr) ha dichiarato che esistono non due ma cinque sessi: uomo, donna, gay, lesbica, transessuale". E la deputata di Rifondazione Comunista Titti De Simone, firmataria di un'altra delle proposte, ricorda: "Ormai siamo fuori anche dal quadro europeo. Le differenze di genere sono il motore del mondo, ma l'importante è la libera scelta. Bisogna superare i cliché, anche quelli delle femministe storiche. Oggi ci sono generi, generazioni e femminismi che s'intrecciano".

In sintonia con l'Oms, da anni le giovani femministe si confrontano con le varie e-spressioni del mondo Glbtq (Gay, lesbian, bisexual, transexual e queer - alla lettera, "eccentrico"). Scrivono che "ognun@ deve essere liber@ di esprimere la propria sessualità". Con la chiocciola, per non chiudere in "a". Dividere in maschi e femmine, dicono, è "utile per il controllo, per il potere". E se vanno da sole alla manifestazione contro la violenza sulle donne, lo chiamano "separatismo tattico". Sui documenti senza F o M, le romane di A/Matrix commentano: "Se implica che nazionalità, colore e genere diventano "in-significanti" per l'accesso ai diritti di cittadinanza, vuol dire che il potere delle norme per una volta decide di ritirarsi dalla vita. Le definizioni rigide (cittadino/ clandestino, maschio/femmina, sposato/libero, bianco/nero) si portano sempre dietro un carico di violenza. Rimane il fatto che, sul piano politico e sociale, genere e colore sono tutt'altro che insignificanti. E la cancellazione del genere dai documenti non va intesa come una mossa verso una società sex/gender blind, senza sesso e genere, ma valorizzata come tentativo di andare oltre categorie cristallizzate".

Fanno eco le bolognesi del Sexy Shock: "Forse l'invio del curriculum senza sesso potrebbe far superare un primo ostacolo, di sicuro per un telelavoro: ma quando il corpo entra in scena che succede? In Italia il documento non basterebbe. Però ci piacerebbe poter scegliere come dichiararci. Non negare l'identità di genere, ma renderla flessibile e svincolata dal sesso biologico. Potrebbe essere un passo della battaglia contro le discriminazioni".

Non la pensa così il sindaco di Venezia Massimo Cacciari. "La trovo una tipica trovata californiana, pura New Age, puro nominalismo. Si tratta di problemi culturali profondi, non si risolvono con risibili scorciatoie. Cosa vuole che cambi nella violenza quotidiana contro le donne, per esempio? Le leggi possono solo sancire dei mutamenti culturali, non crearli. Poi, non vedo che c'è di male, ovvio: se uno vuole, cambia sesso. Però non mi piace il carnevale perpetuo. Tutti desiderano una maschera, ma se diventa un fatto permanente, diventa legge. Certo, si tratta di minoranze anche pesantemente discriminate. Però l'ossessione per i mutamenti formali è il più banale degli imborghesimenti". E un sindaco come quello di Cittadella, che dal Padovano ha deciso di fare di testa sua per il "problema immigrati"? Massimo Bitonci sui documenti senza sesso non ha incertezze: "Singolare iniziativa, ma non sono contrario. Credo nella libertà. Certo, fatta salva la sicurezza della collettività. Insomma, basta che non serva a mascherarsi. Se c'è la foto e corrisponde alla persona, per me va bene". Più perplesso il sindaco della bergamasca Caravaggio, Giuseppe Prevolini, che non vuole più sposare immigrati senza permesso di soggiorno. "Mi sembra più che altro una provocazione. Noi siamo una cultura diversa. E, da un punto di vista pratico, vedo poca possibilità di attuazione. Ma con ciò, non esprimo alcuna critica verso certe scelte". Niente incertezze per Sergio Biasi, sindaco della leccese Melpignano: "Questo è il secolo dei diritti e dei cittadini. L'unico problema è che non posso farlo. Come non posso sposare due uomini, anche se ero al Gay Pride a Bari con il gonfalone della mia città. Il cambiamento culturale riguarda tutti. E le leggi possono aiutare". Per combattere le discriminazioni l'Italia ha un ministero, le Pari opportunità, anche se da soli 10 anni. "Quella di San Francisco è una scelta coraggiosa", commenta Barbara Pollastrini, "non a caso viene da un Paese moderno, che compie anche atti molto reazionari ma sa fare investimenti di fiducia come questo. Non credo affatto si tratti di pura forma: per chi vive tutti i giorni la discriminazione, un pezzo di carta è simbolico, è importante.

Chi lo chiede, sa che la forma è sostanza. Da noi, parlarne è un'occasione per far cadere dei tabù. Io difendo sempre i diritti civili, la libertà. Unita alla responsabilità. La cosa andrebbe studiata. Però, perché no? C'è il problema creato dal decreto Bassanini? Se il Parlamento lo consentisse, lo affronterei volentieri. Le re- gole, secondo me, vanno usate per eliminare le discriminazioni, non per crearle. L'Italia è malata di conservatorismo e di familismo. In più, abbiamo purtroppo un'élite poco attenta a quanto sia prezioso investire sui diritti della persona".

Sphere: Related Content

Working Stiff, di Grant Stoddard.

(Booksblog) Avete mai provato a farvi penetrare da una riproduzione in lattice del vostro stesso pene? Grant Stoddard sì, e il suo libro si apre proprio con questa scena.

Stoddard sta svolgendo l’operazione su incarico di Nerve.com, la rivista elettronica per la quale tiene una rubrica di sperimentalismo sessuale, e si sta facendo assistere da una sua ospite di nome Jamye, anch’ella esperta della materia.

Dopo quest’incipit in medias res, il racconto torna indietro al momento in cui l’autore s’è trasferito in un’altra città dell’Inghilterra per studiare alla Thames Valley University, alloggiando presso l’ottuagenaria signora Liddiard. All’epoca Grant era ancora vergine e i suoi coetanei lo sbertucciavano per questo, conducendolo ogni venerdì sera nei principali night club della città.

In questa fase, il racconto verte in particolare sull’isolamento – soprattutto sessuale – dell’autore, dovuto anche alla sciagurata scelta di vivere con una vecchia. A interrompere questa routine geriatrica, che per inciso sta diventando anche torbida, irrompe una ragazza americana di nome Becky.

La tenera amicizia tra Grant e Becky culmina – proprio alla vigilia della partenza di lei per gli USA – in una memorabile e intensa esperienza sessuale. Segue sbarco in America di Grant, il quale, andato a recuperare la sua Becky, finirà per restare a lavorare e vivere negli States.

Il libro si dilunga nel raffronto ironico tra l’UK e gli USA e nel racconto della nuova vita newyorkese. Presto Grant scopre Nerve.com e comincia a collaborarvi in qualità di columnist.

A questo punto comincia il racconto delle prime stravaganti esperienze dell’autore nel campo della sessualità, con una memorabile e lunga incursione nell’ambito del porno.

L’ultimo atto del libro consta di un lunghissimo corteggiamento infelice ma divertente dell’autore nei confronti di una teenager francese. Dopo un lungo turbillon di avventure amorose, il libro si conclude dove si era aperto, in casa di Stoddard, dove avviene finalmente l’autopenetrazione anale del protagonista.

Qualche spunto divertente c’è, e a volte si ride. Working stiff, edito da Harper Perennial, Per chi è affascinato dalle vite degli altri e dai misteri del sesso.

Sphere: Related Content

Sei iscritto all'Arcigay? Ok, allora sei omosessuale. Nuovi bidoni televisivi.

Attenzione: Deviazione.

Al ragazzo fu chiesta una prova della propria omosessualità. E già questo fa ridere. A voi hanno mai chiesto una prova della vostra eterosessualità? Ma sapete che prova è stata richiesta? l'iscrizione all'Arcigay. Come se fossero le associazioni a decidere della sessualità delle persone.


(Une belle histoire) Facendo zapping mi sono ri-imbattuto, dopo la prima traumatica volta cui è seguito un rapido scambio di idee con le sue cheerleader, in Mario Adinolfi ed in "Pugni in tasca", la nuova (?) trasmissione di Mtv da lui condotta. Sorvolando sul fatto che, nonostante il conduttore si vanti di essere il primo under 40 a condurre un talk show in Italia, di nuovo nel programma, pronipote di decine di antenati moooolto simili targati anni '90, ci sia ben poco, chissà come mai nella puntata di stasera, dedicata alla discriminazione sessuale e razziale, mi vien da notare subito come una prima metà del pubblico venga dritta dritta dall'oratorio e l'altra sia stata reclutata da Arcigay. Anzi no, pardon da Mario Mieli leggo (che come i circoli fanno casting televisivi de sti tempi signora mia...lei non ha idea!). Insomma in questa guerra fra cielo e terra, fra "buoni e cattivi" di quelle che fanno tanto tv-generalista-che-guarda-la-"gente" ma che chiunque giurerebbe di non guardare (perchè "la gente" è sempre qualcun altro) spuntano fuori storie di ordinaria omofobia (vedi i professori che al liceo ti chiamavano "frocio") e le storie più eclatanti come quella del ragazzo a cui fu revocata la patente di guida dopo esser stato ritenuto non idoneo alla leva in quanto omosessuale. A me riguardo questa storia, ora come allora, venero in mente un paio di considerazioni: -Se praticamente da 20 anni a livello internazionale l'omosessualità non è più considerata una malattia, perchè il fatto di essere omosessuali esonerava (o impedisce nei casi, seppur più rari, di persone omosessuali che avrebbero voluto far carriera militare) dalla leva? -Sorvolando pure sulla soria della patente che potrebbe essere assimilata sì ad una barzelletta, ma una barzelletta che ci sta costando anni di processi, corsi e ricorsi, che ovviamente significano soldini, perchè tu, persona omosessuale, con mille altre possibilità, usi il fatto di esser gay per scavallare la leva come se realmente costituisse un impedimento o un handicap? -Al ragazzo fu chiesta una prova della propria omosessualità. E già questo fa ridere. A voi hanno mai chiesto una prova della vostra eterosessualità? Ma sapete che prova è stata richiesta? l'iscrizione all'Arcigay. Come se fossero le associazioni a decidere della sessualità delle persone. Ma il clou una volta tanto non è stato raggiunto tanto con l'intervento di Vladimir Luxuria che si è scagliata ferocemente contro la Chiesa Cattolica davanti ad un interdetto ed imbarazzatissimo conduttore (*) che non tarda a prendere ufficialmente le distanze ancor prima della messa in onda della puntata con apposito post sul suo blog, quanto da un ragazzo che, dalle fila dell'"oratorio" interviene sulla questione del ritiro della patente e sul dibattito dell'omosessualità come patologia con la fantastica interpretazione etimologica e linguistica della parola "patologia", secondo lui appropriata perchè qualsiasi minoranza patisce una deviazione rispetto alla normalità statistica. Il che se non altro mi rincuora. Chi per un motivo, chi per un altro (Hai i capelli rossi? Sai attorcigliare in bocca la lingua?) siamo tutti dei deviati. (*) Prima che le donne dell'harem di Adinolfi assaltino questo blog vi volevo far sapere che vi ho voluto tanto bene. A loro invece volevo preventivamente dire che almeno su qualcosa sono d'accordo con lui: certamente non ha tutti i torti quando dice che spesso in Italia l'unica ad essere identificata come nemica dell'autodeterminazione e della laicità sia la Chiesa Cattolica. Effettivamente non è la Chiesa, che come sta avvenendo per la storia della revisione della 194, potrebbe cantare a suo discapito fino a finir la voce senza sortire alcun effetto, la vera portatrice di queste colpe e neanche tanto i nostri politici che, seppur costantemente genuflessi, cavalcano il più delle volte l'onda del populismo. In questo Paese dove tutti si svegliano solo quando qualcuno sconfina i limiti del proprio personalissimo orticelloognuno provi a guardare dentro di sé facendosi un piccolo laico esamino di coscienza. Come a dire "ognuno ha ciò che si merita". E poi fine della predica

Sphere: Related Content

Festival di Sanremo 2008 - Baudo annuncia i nomi.

Pippo Baudo(Tvblog) Come previsto, Pippo Baudo ha annunciato nel corso di Domenica In i nomi dei partecipanti al prossimo Festival di Sanremo 2008.

Eccoli: Fabrizio Moro con “Eppure mi hai cambiato al vita”, Tricarico con “Vita tranquilla”, Loredana Berté con “Musica e parole”, Max Gazzé con “Il solito sesso”, Toto Cotugno con “Un falco chiuso in gabbia”, Sergio Cammariere con “L’amore non si spiega”, i Finley con “Ricordi”, Mietta con “Baciami adesso”, Federico Zampaglione con “Il rubacuori”, Michele Zarrillo con “L’ultimo film insieme”, Gianluca Grignani con “Cammina nel sole”, Eugenio Bennato con “Grande sud”, L’Aura con “Basta”, Paolo Meneguzzi con “Grande”, Little Tony con “Non finisce qui”, Frankie Hi NRG con “Rivoluzione”, Amedeo Minghi con “Cammina cammina”, Gio Di Tonno e Lola Ponce con “Colpo di fulmine”, Mario Venuti con “A ferro e fuoco”, Anna Tatangelo con “Il mio amico”.

Manca, come aveva già più volte annunciato, il vincitore dello scorso anno, Simone Cristicchi. Scongiurato il duetto Tatangelo-D’Alessio e la deriva post reality Manuela Villa. Alcuni nomi giovani (L’Aura e i Finley), ritorni graditi (Frankie - cantò insieme alla Cortellesi la meravigliosa “Non mi chiedermi”, ovviamente fuori concorso -, Gazzé e Cammariere su tutti), gli intramontabili (Little Tony e la Berté), ripescaggi dal de profundis (Michele Zarrillo, Mietta). Tutto sommato, di nuovo un Festival che cerca di ammiccare a un pubblico abbastanza eterogeneo: è il tentativo di Baudo di non far morire questo scampolo di paleotelevisione. Un tentativo che mostra una volta di più l’abilità di Baudo nel costruire un cast pressoché perfetto per il target sanremese, con ammiccamenti qua e là.

Sphere: Related Content

Er più del 2007 secondo Playgirl: Julian Fantechi.


Sphere: Related Content

C'è anche un carro pro-gay? Il carnevale di Viareggio in diretta su raitre.

Martedì 5 febbraio il Carnevale di Viareggio avrà una finestra privilegiata su Rai Tre. La diretta sarà di un'ora a partire dalle14.50 dopo il Tg nazionale per concludersi intorno alle 15.50. Saranno predisposte 6 telecamere ed un braccio mobile per la ripresa del corso mascherato. Saranno inoltre allestite due postazioni televisive con i giornalisti Federico Monechi e Marco Hagge che commenteranno la sfilata dei carri. La regia della trasmissione sarà di Piero Panizon. Lo scorso anno la diretta della sfilata del Carnevale di Viareggio ha avuto una media di 1 milione di ascoltatori. Tra le novità di quest'anno annunciate da Franco De Felice, caporedattore della sede Rai della Toscana, la presenza di alcuni testimonial ospiti della trasmissione. Ulteriori dettagli sulla sfilata verranno dati in occasione del Festival dei Rioni dedicato a Burlamacco in programma lunedì 7 gennaio alle ore 21.00 presso il Teatro Politeama di Viareggio. Voci danno per certo alla sfilata un carro "pro-gay" in cui si vedrebbe la senatrice Binetti armata di una scopa spuntata ed un cartello con la scritta "Dico si".

Sphere: Related Content

Lettera agli Ordini degli Psicologi a proposito della terapia riparativa per l'omosessualità.

Ai consiglieri del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi Ai consiglieri degli Ordini Regionali degli Psicologi

Gentili colleghi, vi scriviamo in merito al tema delle terapie riparative per l’omosessualità, posto recentemente all’attenzione dei media dalla pubblicazione, il 23 Dicembre 2007, dell’articolo del giornalista di Liberazione Davide Varì, dal titolo: “Gli ho detto: sono gay. Mi hanno risposto: la sua è una malattia leggera, possiamo curarla.” La pratica della terapia riparativa viola palesemente il codice deontologico degli psicologi italiani. La terapia riparativa si basa su presupposti non scientifici e strumenti non conformi alla pratica professionale psicologica. Oggi, e da più di trent’anni, l'intera comunità scientifica internazionale considera l’omosessualità una variabile “normale” dell'orientamento sessuale e non una patologia. Inoltre, dal punto di vista della pratica clinica ci si trova di fronte ad uno dei più dolorosi tra i paradossi. Una persona in condizione di fragilità trova qualcuno che antepone, o impone grazie al ruolo di psicoterapeuta, le proprie convinzioni (religiose, politiche, ideologiche..) alla centralità della persona stessa. Il gruppo del dott. Cantelmi, cui l’articolo di Varì si riferisce, usa, senza soluzione di continuità, il Rorschach e il rosario, il colloquio clinico e la “penitenza” tipica delle pratiche di espiazione religiosa. Il professionista dell’aiuto qui non usa infatti qui i saperi e le tecniche per la risoluzione dei problemi psicologici: è infatti aprioristica la convinzione che l’omosessualità sia peccato e patologia e che come tale vada “espiata” oltre che “curata”.

Diversi gli articoli che appaiono implicati: innanzitutto l’articolo 4, che recita: "Nell'esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all'autodeterminazione ed all'autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall'imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnìa, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi.". Gli aspetti evidenziati contrastano anche con l’articolo 5, che afferma: “Lo psicologo è tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione professionale e ad aggiornarsi nella propria disciplina specificatamente nel settore in cui opera. Riconosce i limiti della propria competenza ed usa, pertanto, solo strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito adeguata competenza e, ove necessario, formale autorizzazione. Lo psicologo impiega metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti ed i riferimenti scientifici, e non suscita, nelle attese del cliente e/o utente, aspettative infondate”. L’utilizzo del proprio ruolo ai fini di convincimento e pressione sulla persona, specie ricordando che spesso le terapie riparative si rivolgono a minori, rappresenta un altro elemento di palese contrasto con una pratica professionale eticamente corretta. L’uso del potere della posizione di professionista unitamente all’ideologia religiosa, mette di fatto lo psicologo che eserciti terapie riparative in contrasto con l’articolo 3: “Lo psicologo è consapevole della responsabilità sociale derivante dal fatto che, nell’esercizio professionale, può intervenire significativamente nella vita degli altri; pertanto deve prestare particolare attenzione ai fattori personali, sociali, organizzativi, finanziari e politici, al fine di evitare l’uso non appropriato della sua influenza, e non utilizza indebitamente la fiducia e le eventuali situazioni di dipendenza dei committenti e degli utenti destinatari della sua prestazione professionale.”

Oltre alle considerazioni di ordine strettamente professionale e deontologico, riteniamo che in senso più ampio le terapie riparative costituiscano una grave violazione dei diritti, e per questo reputiamo di grande importanza che l’ordine nazionale e gli ordini regionali degli psicologi prendano chiara e netta posizione in merito. Come Associazione AltraPsicologia chiediamo pertanto al CNOP e agli ordini regionali di dare comunicazione ai propri iscritti ed alla società in merito alla condanna delle terapie riparative dell’omosessualità come forme di intervento gravemente lesive nei confronti delle persone che si rivolgono ad uno psicologo e come interventi inaccettabili dal punto di vista della pratica professionale. Chiediamo inoltre che segnalazioni di casi relativi alla pratica di terapie riparative siano approfonditi dalle commissioni deontologiche degli ordini regionali.

Distinti saluti,
Carlotta Longhi
Presidente Associazione AltraPsicologia

Sphere: Related Content