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mercoledì 24 ottobre 2007

Manifesto Toscana, MPV: La vera discriminazione è quella sul bambino non nato.

«Non c´è alcuna discriminazione contro gli omosessuali».
Commenta così Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, la scelta del manifesto che la Regione Toscana vuole utilizzare per la “campagna contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere” promossa col patrocinio del ministero per le Pari opportunità.

«Non c’è alcuna discriminazione da parte nostra quando affermiamo, insieme a tanti altri, che l’unione tra omosessuali non può essere assimilata ad un’unione matrimoniale tra un uomo ed una donna che, in quanto tale ha rilevanza sociale al punto da costituire la "cellula fondamentale della società e dello Stato».
«Troviamo invece – aggiunge il presidente MPV - che sia fortemente discriminatorio qualificare di omosessuale un bimbo che non ha alcuna possibilità di manifestare tendenze sessuali. Anzi: più che una discriminazione è una inaccettabile violenza sui più piccoli e più deboli».
«Ed è estremamente urtante – conclude Carlo Casini - che venga utilizzato come testimonial contro la inesistente discriminazione verso gli omosessuali un bimbo appena nato, superstite della vera, grande discriminazione che ha ucciso a milioni con l’aborto e la sperimentazione distruttiva tanti suoi simili prima della nascita, sia adottato, è estremamente urtante».

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Una battuta da "Zelig" o è vero? Grillini Sindaco di Bologna? L'Arciga tace.

"Anche contro Cofferati"

(La Repubblica) Franco Grillini, deputato ex Ds, annuncia che si candiderà a sindaco sia nel caso venissero organizzate le primarie, sia costituendo una lista alternativa a quella del partito Democratico. Insomma, il presidente onorario di Arcigay correrà da solo cercando di intercettare il consenso di Verdi, comunisti, radicali e senza partito. Rappresenterà la città laica, quella che lui chiama «l´altra Bologna». Grillini fa sapere di avere già l´appoggio dei socialisti a cui è approdato dopo l´uscita dai Ds, candidandosi anche alle primarie del Pd oltre che alla poltrona di sindaco se non ci sarà un accordo unitario e ognuno andrà per proprio conto.

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Il neonato omosex e i blogger: La campagna razzista della Regione Toscana.

(Il filo a piombo blog) E’ ufficiale, sono razzisti.
Lo sono i responsabili della Regione Toscana, e quelli del Ministero delle Pari Opportunità che hanno patrocinato l’iniziativa, che oltretutto è stata pagata con soldi pubblici, e quindi nostri.

L’immagine del neonato con il braccialetto che lo cataloga come gay – oltretutto sinistramente evocativa delle campagne naziste sull’eugenetica, e della loro abitudine di marchiare con un distintivo ebrei, zingari e appunto omosessuali – non può avere altra spiegazione.
Del resto, lo dice anche lo slogan che appare sul fotomontaggio: “l’orientamento sessuale non è una scelta”.

D’accordo, prendiamo atto della loro opinione. Però, almeno ci spieghino una cosa.
Se l’omosessualità non è una condizione che si possa scegliere, in quanto ci si ritroverebbe così fin dalla nascita, che altro può essere se non un fattore genetico? Noi non vediamo altre interpretazioni possibili: secondo la Regione Toscana e il ministero della sig.ra Pollastrini dovrebbe essere impossibile uscire da questo destino binario che ci accomunerebbe tutti.

Saremmo dunque tutti etero o gay, esattamente come tutti siamo maschi o femmine, bianchi o neri, alti o bassi.
Magari per lorsignori non avviene la stessa cosa quanto al fatto di essere magri o grassi, in quanto altrimenti non ce la starebbero scassando così tanto con le loro campagne salutiste. Tuttavia, per quanto ne sapevamo, finora non era affatto strano sentir dire che anche l’obesità ha una matrice genetica, e nessuno se ne era mai scandalizzato.

Ci rimangono però molti dubbi.
Ammettiamo per un attimo che questa idea sull’omosessualità, peraltro non nuova, ma che solo ora viene rilanciata alla grande da parte di lorsignori, sia vera.
Se le cose stanno davvero così, allora cosa ci impedisce di considerare geneticamente innati anche altri aspetti della personalità, come ad esempio – vediamo, così a caso – l’intelligenza, la propensione a delinquere, o anche solo il fatto di avere idee di destra?

D’altra parte, anche il fatto stesso di aver votato per Berlusconi era già stato definito da altri intellettuali del medesimo giro di quelli della Regione Toscana come il segno di una “diversità antropologica”.
Quindi, nemmeno il fatto che lorsignori siano razzisti a ben vedere è una novità, e anzi può darsi che pure questo aspetto del loro modo di essere derivi dal loro corredo genetico sinistroide.
Anzi, può anche darsi che i compagni toscani si siano improvvisamente accorti che James Watson – lo scopritore del Dna, che recentemente ha preso posizione su una pretesa derivazione genetica del livello di intelligenza dei negri – in fondo non avesse tutti i torti.

Ma va tutto bene, ripetiamo, abbiamo preso atto che loro la pensano così.
Ma allora di che si lamentano? Di che si lamenta la Rita Levi Montalcini, che ha paragonato James Watson a Storace proprio per dare dei razzisti ad entrambi?
Del resto l’esimio scienziato e premio Nobel – lui, sia chiaro, non l’ex governatore del Lazio – tempo fa si era distinto proprio per avere espresso opinioni simili sulle donne. Non vediamo dunque per quale motivo, visto che adesso i sinistri del nuovo Pd sembrano pensarla allo stesso modo rispetto agli omosessuali, in certe occasioni continuino a fare tanto casino.

Oltretutto, tempo fa, anche sul versante destro della blogosfera italiana era sorta una feroce polemica contro un numero del “Domenicale”, che era stato (falsamente) accusato di aver addirittura sostenuto che l’omosessualità sarebbe una malattia.
Ci spieghino dunque questi nostri amici di parte politica, e dunque, a quanto pare, forse anche di condizione genetica: se l’orientamento sessuale non è una scelta – lo dice quello stesso manifesto – dal momento che quando si è gay lo si è fin dalla culla, come suggerisce il braccialetto, cosa ci impedisce di considerare l’omosessualità alla stessa stregua, diciamolo sempre per fare un esempio, della sindrome di down?

Okay, ci rendiamo conto che può essere discutibile che sia una malattia anche quella. Però, quando a qualcuno scappa detta una simile affermazione, di solito non succede niente.
In ogni caso, in realtà, sappiate che non esiste nessuno studio scientifico serio che possa dimostrare la natura genetica della propensione verso l’omosessualità. Non esiste nulla di nulla di questo genere, anche se viene dato per scontato da molti, cari razzisti del piffero.

E semmai si dovesse un giorno arrivare a conclusioni del genere, sarà per lo stesso motivo per cui James Watson già oggi sembra pensare che un giorno – una volta definita la mappatura del Dna umano – sarà possibile dimostrare che i bianchi sarebbero (almeno mediamente) più intelligenti dei neri.

Comunque, anche quando ciò dovesse succedere – si dice tra una decina d’anni o giù di lì – noi non avremo avuto alcun bisogno dei progressi della genetica per concludere che quelli di sinistra sono, almeno nella media, più razzisti degli altri. E anche più imbecilli.
Infatti, a dire il vero, ce ne siamo accorti già oggi e da molto tempo.

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Costner da Costanzo: "La festa del Cinema di Roma? Neanche sapevo ci fosse”.

(River Blog) Va dato atto a Maurizio Costanzo, nell’intricata vicenda del teatro Brancaccio (la direzione artistica gli è stata affidata dopo un tira-e-molla con Gigi Proietti), di aver sferrato un bel colpo, riuscendo ad accaparrarsi Kevin Costner.
Stamattina, Costner si è presentato, elegantissimo, alla conferenza stampa, in un hotel del centro, insieme a Costanzo. Maurizione era visibilmente soddisfatto.
Costner si esibirà in concerto domani e dopodomani sera. Intanto ha dato una brutta pugnalata alla festa del cinema di Roma: “Neanche sapevo ci fosse”, ha affermato candidamente.

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Varese: Il gruppo di condivisione Lgbt è partito!

(Varese è Queer) Si è tenuta ieri sera a Varese la serata di presentazione del gruppo di condivisione rivolto a persone gay e lesbiche, ma aperto a tutti, per affrontare meglio le sfide che la vita ci pone (in quanto persone umane, non solo in quanto omosessuali!). Ne avevamo già parlato qui.

La finalità dell’iniziativa è la crescita personale e di gruppo attraverso l’incontro con gli altri e la condivisione libera e spontanea delle proprie gioie, sofferenze, problemi, dubbi, paure, sogni e aspettative per il futuro.

Il gruppo si rivela quindi come il luogo privilegiato per ascoltare ed essere ascoltati su tutte le proprie esperienze. Un luogo di confronto, scambio e dialogo con chi può fornirci l’energia e la creatività necessarie per affrontare meglio, e non da soli, le sfide dell’esistenza.

La presenza di un facilitatore esperto delle dinamiche di gruppo garantisce che ciascuno si senta rispettato e che le relazioni all’interno del gruppo avvengano in un clima rilassato ed empatico.

Dalle riflessioni della serata è emerso come la crescita personale non può che avvenire attraverso le relazioni umane, ma anche l’idea di vedere il gruppo come il punto di arrivo più che un punto di partenza: solo dopo la condivisione di esperienze si potrà dire di aver costruito una “storia comune” con gli altri e quindi di essere un gruppo a tutti gli effetti.

C’è ancora la possibilità di entrare a far parte del gruppo. Chiunque fosse interessato a partecipare agli incontri che si tengono a Varese una volta al mese può chiedere informazioni all’indirizzo e-mail: puntoinfo@hotmail.it

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Il Governatore Schwarzenegger, costretto a firmare sette leggi per i gay californiani.

Il suo veto alla legislazione pro-gay proposta in California non è servito. E così il governatore Arnold Schwarzenegger ha dovuto firmare un pacchetto di norme comprendente ben sette leggi a favore della popolazione omosessuale. Leggi che «permettono a milioni di persone gay lesbiche e trans californiane di avere protezione e diritti che non avevano mai avuto nel passato», ha commentato Geoff Kors, direttore dell’organizzazione glbt Equality California.
Nel concreto le nuove leggi consentiranno alle coppie dello stesso sesso di adottare un unico cognome, di beneficiare delle norme per la successione e per l’eredità dei beni esattamente come una coppia eterosessuale, di esser riconosciuti come nucleo familiare costituito anche di fronte alle norme fiscali. Un programma di sostegno e recupero delle persone omosessuali vittime di violenze omofobe sarà finanziato direttamente dal Governo federale.

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Milano: Studente violentato dopo una festa, «Vivo nel terrore dell'Aids» ,

Il ragazzo è stato visitato alla Mangiagalli dove sono stati confermati abusi plurimi. La scorsa settimana un altro caso di stupro su un diciottenne. Studente in stage a Milano: ricordo di aver bevuto troppo, mi sono svegliato senza vestiti. «Vivo nel terrore dell'Aids»
(Andrea Galli - Il Corriere della Sera) La vista annebbiata, e non soltanto per lo sterminato labirinto di stanze in quella casa da ricchissimi. Ha bevuto, un po' troppo, alla festa tra universitari. Fino ad addormentarsi. E quando s'è svegliato, stava lì, «nudo, dolorante, steso sul pavimento». Scomparsi i vestiti, ha preso i primi che ha trovato in un armadio, è andato al pronto soccorso, che l'ha dirottato alla clinica Mangiagalli. Perché, hanno constatato i dottori, «le escoriazioni, gli ematomi e le profonde lacerazioni erano segni di una violenza sessuale». Di gruppo, con larga probabilità. Di certo brutale. Vittima, un 24enne, studente al Dams di Bologna, a Milano per uno stage e convinto da un'amica ad andare alla festa.

Il ragazzo non ha saputo dar risposte ai medici su cosa nei dettagli fosse successo («Non mi ricordo, davvero») e ha domandato, a lungo, con insistenza, mano a mano con voce più disperata, angoscia, attesa: «E se mi avessero attaccato l'Aids?». Le seguenti visite, peraltro di profilassi, hanno scongiurato il contagio. Il ragazzo s'è tranquillizzato, e allora han provato di nuovo: «Su, raccontaci i fatti». E di nuovo è stato il silenzio: «Non mi ricordo, davvero». Il vuoto. Eccetto poche, scarne coordinate. L'amica, la casa, le stanze e quella stanza in particolare. L'amica: «Mi ha chiamato sul cellulare nel pomeriggio, mi dice "Dai che stasera andiamo a divertici da conoscenti, non mi tirare bidone". Ero libero, non avevo impegni, così accetto, ci diamo appuntamento in via Torino, vicino al cinema. Ci troviamo, parcheggiamo i motorini e andiamo a piedi verso l'abitazione». La casa, appunto: «Quadri dappertutto. Arredamenti di pregio. Tappeti orientali. E le stanze». Ecco, le stanze. Una dopo l'altra, una fianco all'altra. «Finisco in una camera, sono con un gruppo di ragazzi, ci rilassiamo, parliamo, e beviamo, beviamo... ». Stop.

La memoria s'offusca. Fotogrammi seguenti, in rapida frequenza: il risveglio, il corpo nudo, il dolore, lo smarrimento, e poi la corsa all'ospedale, dopo aver chiamato un taxi, e il pronto soccorso, e la clinica Mangiagalli». Alla Mangiagal-li, completate le medicazioni, gli chiedono: scusa, e l'amica? Lui la chiama al telefonino, lei dice semplicemente che a un certo punto s'era stancata e se n'era andata. Insiste, il 24enne: «Perché non mi hai chiamato? ». Replica: «Non ti trovavo». Ah già: lo sterminato labirinto di stanze.
Giovedì scorso erano finiti arrestati due egiziani clandestini: l'accusa racconta di uno stupro ai danni di uno studente 18enne, al Parco Lambro. Dalla squadra mobile della Questura, che s'è occupata della vicenda, avevano detto in fase di commento: «È il primo caso in assoluto che trattiamo». Ha detto Alessandra Kustermann, del centro Antiviolenze della clinica Mangiagalli: «In undici anni, abbiamo trattato 104 casi di violenze sessuali ai danni di uomini, il 68 per cento dei quali maggiorenni». «Ma si sa», ha aggiunto la Kustermann, «l'uomo spesso ha grandi difficoltà a denunciare questo tipo di violenza»

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In Parlamento riappaiono i Cus o i DiCo? Voto a fine novembre salvo crisi governativa.

In commissione Giustizia si potranno presentare emendamenti fino al 12 del prossimo mese. Poi, finalmente, il voto in aula.

(Nedo Canetti - L'Unità) Si sblocca il cammino del disegno di legge sui Dico, oggi Cus. Proprio il giorno dopo nel quale la ministra Barbara Pollastrini aveva affermato di non rinunciare al varo di una legge sulle coppie di fatto, in commissione Giustizia del Senato, il tanto discusso provvedimento è uscito dal limbo (lavorava un comitato ristretto, con scarse notizie, però), dove si trovava da alcuni mesi. Precisamente dal 10 luglio, quando il relatore (e presidente della commissione) Cesare Salvi, aveva presentato un suo testo, che prevedeva pure la modifica del nome con il quale indicare la futura legge, da Di.co (diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi), che era il nome scaturito dal ddl Pollastrini-Bindi, in quello di Cus (contratto di unione solidale), proposto da Salvi. La commissione ha, infatti, deciso, nella seduta di ieri, di riprendere l'esame del testo base del relatore, fissando i tempi del suo iter. Gli emendamenti debbono essere presentati entro le 12 del 12 novembre. In quella data, cioè appena votata la finanziaria e chiusa la «sessione di bilancio», si riprenderà, si presume celermente, il cammino per cominciare a votare entro la fine del mese.

E' lunghissima la storia delle proposte sulle coppie di fatto. Parte dall'alba della legislatura, precisamente dalla data di presentazione del primo progetto, depositato a Palazzo Madama dalla sen. Vittoria Franco, Ulivo.

Era il 28 aprile 2006. Da allora si è sviluppata una storia travagliatissima con la presentazione via via di altre 11 proposte, tra le quali quella del governo (era il 20 febbraio di quest'anno) che promosse un vivace dibattito, oltre che un' accelerazione dell'iter, che poi, però, nuovamente si impantanò, per le divergenze, anche abbastanza trasversali a maggioranza ed opposizione. Come abbiamo visto, nel tempo cambiò anche il nome da Pacs (Patti civili di solidarietà) a Dico a Cus. Il dibattito è tasto alquanto rapsodico.

Si tennero 14 sedute della commissione Giustizia, ma molte solo per prendere atto della presentazione di nuovi ddl. Fu determinante la decisione di costituire un comitato ristretto che ha potuto lavorare lontano dai riflettori e dalle polemiche, fino alle conclusioni operative di ieri. «E' certamente un bene -ha commentato Vittoria Franco- che si proceda con l'esame del testo base, per arrivare ad una legge accettabile sulle unioni civili. Poi vedremo e valuteremo il risultato finale». «Una buona legge, in materia -ha aggiunto- deve confermare due principi : il riconoscimento dei diritti civili fondamentali alle coppie, e che questi diritti vengano riconosciuti anche alle coppie omosessuali». E proprio questo ultimo, sarà uno dei nodi più intricati da sciogliere.

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Per il neonato 'gay ognuno ha una sua opinione.

Infanzia. Bertone: manifesto con neonato 'gay'? non è il caso...

(Dire) "E' una cosa un pò strana e non è il caso di arrivare a fare cose di quel genere". Così il cardinal Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, ha definito l'iniziativa della Regione Toscana di diffondere uno spot pubblicitario che ritrae un neonato accanto alla scritta "io sono gay".
Il porporato ha preso le distanze dallo spot rispondendo alle domande dei giornalisti nella sala Salviati dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù, dopo la presentazione del concerto "La luce dei bambini". Parlando del concerto, Bertone aveva anche ricordato la Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia (che ricorrerà il 20 novembre), la Dichiarazione dei diritti del 1959 e la successiva Convenzione di Ginevra.
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Omofobia: GayLeft, scandalosi attacchi a assessore Toscana.
(AGI) - Roma, 24 ott. - "Gli attacchi che stanno giungendo in queste ore verso la campagna promossa dall'assessore regionale toscano Fragai sono scandalosi e diffamanti nei confronti dei cittadini omosessuali italiani e rappresentano la piu' chiara dimostrazione di come le discriminazioni siano ancora ben al di la' dall'essere sconfitte". E' quanto dichiarano Andrea Benedino e Anna Paola Concia, portavoce nazionali di Gayleft, in merito alla polemica scatenata dalla campagna antidiscriminazione promossa dalla Regione Toscana. "Ricordiamo agli esponenti della destra italiana - proseguono Concia e Benedino - che in queste ore si dicono scandalizzati, che il fatto che l'omosessualita' non sia una scelta non e' certo un'invenzione della giunta regionale toscana ma un principio affermato piu' di trent'anni fa dall'Organizzazione Mondiale della Sanita'. In questi giorni - aggiungono i due portavoce di Gayleft - dalla Toscana di Claudio Martini e dal Piemonte di Mercedes Bresso, dove e' in corso Melting Box, la prima Fiera Internazionale dei Diritti e delle Pari Opportunita', per tutti viene il segno di un Partito democratico laico e aperto alle istanze della societa' di cui i cittadini omosessuali possono essere orgogliosi. E' questo il PD che noi vogliamo e per il quale ci batteremo".

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Il tatuaggio ti ha stancato? Ecco come eliminarlo.

(tulife.it/) Il tatuaggio ti ha stancato? Ecco come eliminarlo.
Per cancellare un tatuaggio il metodo più utilizzato è il laser.
La luce del laser è piena di energia che viene assorbita dal pigmento e trasformata in calore che la divide in particelle d’inchiostro. Il trattamento è ambulatoriale e non serve l’anestesia, anche se si può applicare una pomata antiestetica o fare un’iniezione di anestetico nella zona da trattare.

Dopo il trattamento con il laser si può formare una pellicina e poi si forma una nuova pelle.

Per avere un buon risultato occorrono più sedute a seconda anche del tipo di pelle. Infatti un tatuaggio sulla spalla o sul dorso richiede tempi maggiori.

Per i tatuaggi più semplici bastano 2-3 sedute con intervalli di qualche mese, mentre per i tatuaggi più estesi possono servire anche 5-6 sedute.

Il costo per ogni seduta è di circa 3000 euro. Infine i laser di ultima generazione garantiscono buoni risultati senza nessun pericolo sulla pelle!

E’ meglio comunque prima di utilizzare il tatuaggio fare un test per verificare gli effetti del tatuaggio su una piccola parte della cute.

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Ancora un blogger sul neonato omosex.

(gianmariomariniello.it) E’ sempre un rischio scrivere post del genere: l’accusa di essere “fascista, reazionario, omofobico, razzista, etc.” è la risposta più facile a chi cerca di fare un ragionamento non confome al pensiero dominante sulla omosessualità.
Non ho alcun problema con gli omosessuali, se non con quelli che ostentano la propria sessualità (tipo le carnevalate del Gay pride) ed in alcuni casi quasi la manifestano come se fosse un “qualcosa in più”: tipo robette “meglio essere maschi (o femmina)”.
Il manifesto - oggettivamente choccante, nell’accezione negativa del termine - è servito a fare pubblicità alla regione Toscana, non certo a risolvere il problema della discriminazione omosessuale.
Tra l’altro non so se l’omosessualità sia un qualcosa di genetico (così la pensa anche Sarkozy) o altro, d’altronde non lo sa per certo nemmeno la comunità scientifica. La Regione Toscana però ha la verità in tasca (un po’ come Pecoraro Scanio e la sua conferenza sul clima) e fa un manifesto dove dichiara “la omosessualità non è una scelta”.
È uno slogan ideato - come ha detto l’assessore regionale Agostino Fragai - per «sottolineare come l’omosessualità non possa essere considerata un vizio».
Forse Fragai non si rende conto che in questo modo priva gli omosessuali del loro libero arbitrio, e li condanna a una condizione di dipendenza genetica che qualcuno, Dio non voglia, potrebbe chiamare malattia, gli ha risposto oggi su Il Giornale un ottimo Michele Brambilla.
Voglio mettere da parte per un attimo dispute etiche, religiose e scientifiche: umilmente mi limito nel mio piccolo a constatare che il buon Fragai (di mestiere funzionario di partito) è Assessore regionale alle “
Riforme istituzionali, federalismo, attuazione dello Statuto; rapporti con gli enti locali, aree metropolitane e città metropolitana; rapporti con i cittadini e promozione della partecipazione; rapporti con gli ordini professionali” e mi viene subito da dire che se le Regioni avessero meno competenze e meno assessori inutili, schifezze come quelle del manifesto non vedrebbero la luce.
Populismo? Demagogia? Puro buon senso conservatore, direi…

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Tho... chi si rivede: Petruzzelli, il palcoscenico è pronto.

Lavori a tappe forzate per il ripristino del teatro distrutto da un incendio.
Per la serata d´apertura non ci sarà Muti.

Inaugurazione a dicembre 2008: Emiliano invita Napolitano.

Il sopralluogo: Promossa l´organizzazione del lavoro: in azione cento operai.
L´avanzamento Colpisce il groviglio di impalcature rispetto a maggio scorso quando venne Rutelli.

(Raffaele Lorusso - La Repubblica edizione di Bari) L´obiettivo non cambia. La scommessa rimane ferma. Il sindaco Michele Emiliano è convinto di poterla vincere. «Il concerto di apertura del Teatro Petruzzelli si terrà il 6 dicembre 2008», ribadisce dopo l´ultimo sopralluogo al cantiere. Anche se sul podio non ci sara Riccardo Muti, che aveva già un impegno con il Teatro dell´Opera di Roma, il primo cittadino si sbilancia e riferisce di aver invitato all´inaugurazione il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Mentre stavamo visitando il cantiere - racconta - ho parlato per telefono con il ministro Francesco Rutelli per metterlo al corrente sull´andamento dei lavori. Era a Napoli con il capo dello Stato e gli ho chiesto di invitarlo per il 6 dicembre 2008: sono convinto che il presidente della Repubblica, particolarmente legato a Bari, sarà con noi quella sera».
Michele Emiliano si destreggia fra operai e impalcature insieme con il sovrintendente della fondazione Teatro Petruzzelli, Giandomenico Vaccari, e Salvatore Nastasi direttore generale del ministero dei Beni culturali per il settore spettacolo dal vivo. «Sono qui da buon proprietario - spiega Emiliano - Voglio rendermi conto nel dettaglio di quanto accade. Ho visto un´organizzazione del lavoro razionale che consente ad ogni operatore di non interferire con l´altro, in piena sicurezza». Al recupero del teatro lavora un centinaio di operai. Altrettanti sono quelli che si stanno occupando dei calchi e degli stucchi. Entrando nel cantiere, nella sola parte resa accessibile, sia pure con tutte le precauzioni, a giornalisti e telecamere, colpisce il groviglio di impalcature. Rispetto a maggio scorso, quando il ministro dei Beni culturali, Francesco Rutelli, consegnò il teatro all´associazione di imprese Conscoop di Forlì-Sac di Roma, è cambiato tantissimo. Intanto, ha già preso forma il palcoscenico. Così come il golfo mistico, ossia la fossa degli orchestrali. Il direttore dei lavori, Enrico Bentivoglio, è soddisfatto. «Stiamo rispettando la tabella di marcia - dice - Anzi, voglio essere ottimista: riusciremo a riconsegnare il teatro in anticipo. Abbiamo già completato il palcoscenico e le scale laterali. Fra una decina di giorni metteremo mano alla controcupola in legno lamellare antisismico, così come previsto nel progetto». Il direttore dei lavori, poi, assicura che la presenza di acqua di falda, su cui la magistratura ha avviato un´inchiesta, non ha creato alcun problema alle operazioni di ricostruzione. «Tutto è nella norma - spiega - Non ci sono state difficoltà strutturali».
Parole che fanno tirare un sospiro di sollievo al sindaco Michele Emiliano. «Qui si sta realizzando qualcosa di eccezionale», si lascia andare, complimentandosi con operai e tecnici. Il primo cittadino si compiace anche per la qualità delle soluzioni tecnologiche che saranno adottate nel teatro. La torre scenica che sta già prendendo forma, così come la possibilità di ampliare il palcoscenico grazie ad una pedana mobile che sarà montata nel golfo mistico, faranno del Petruzzelli un teatro all´avanguardia. «Comune, Provincia e Regione - osserva Emiliano - si sono battuti proprio per ottenere questo risultato: il Petruzzelli dev´essere al passo con i più importanti teatri europei. Credo che ci stiamo riuscendo». Emiliano prova anche ad esorcizzare la paura di non riuscire a rispettare l´appuntamento del 6 dicembre 2008. «Sono certo che ce la faremo - dice - In ogni caso, però, siamo sotto il cielo. Il count down è un gioco, non una spada di Damocle sulla testa degli operai. Di certo, però, ce la metteremo tutta per rispettare gli impegni».

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Campagna neonato omosex - Mussolini: "Basta atrocità sui bambini".

"Come donna e come madre rifiuto con sdegno l'utilizzo dei neonati a fini di propaganda omosessuale".

(Red) Alessandra Mussolini, segretario nazionale di Azione Sociale, commenta come segue la campagna pubblicitaria contro le discriminazioni di genere che la Regione Toscana ha presentato ieri con il patrocinio del ministero delle Pari opportunità:"Come donna e come madre rifiuto con sdegno l'utilizzo dei neonati e dei bambini a fini di propaganda omosessuale. È inconcepibile che si sia potuto offrire di patrocinare questa vergogna in un momento in cui la vera emergenza sono gli abbandoni dei minori, la pedofilia e le violenze che ogni giorno subiscono i bambini. Va bloccata questa atroce campagna semplicemente perché è una violenza contro la natura, dove i sessi sono due: maschio e femmina. Il resto sono opinioni, atteggiamenti, mode: insomma scelte individuali che lo Stato non puó imporre come modelli sociali. Se a questa vergogna porgono il fianco le istituzioni bruciando denaro pubblico e assecondando il gioco delle "solite" lobby, siamo di fronte ad un vero e proprio scandalo che va fermato ad ogni costo".
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Ndr: E che ci dice mamma Alessandra su l'utilizzo dei neonati per pubblicità non omosessuali?

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Circolare omofoba del Ministero degli Interni.

E' stata emanata circolare n.55 il 18.10.2007 da parte del Ministero degli Interni, avente ad oggetto "Matrimoni contratti all'estero tra persone dello stesso sesso. Estratti plurilingue di atti dello stato civile".

Nel leggerla (scaricala) ci si rende di quanto la burocrazia sia molte volte stupida e ottusa e di come alcune frasi siano stupefacenti.
Il Ministero dell'Interno dell'attuale Governo di Centrosinistra (quello dei Di.Co. Dimenticati chissà dove, tanto per intenderci), arriva al punto di ipotizzare di chiedere all’UE di modificare il layout dei documenti di riconoscimento dei matrimoni esteri.

Ovvero, siccome siamo gli unici e non riconoscere queste unioni (perché omosessuali) l’Europa deve adeguarsi modificando i moduli.
Burocrazia cieca allo stato puro! Sarebbe dunque l’Europa, secondo il Ministero dell’Interno, a doversi adeguare agli standard del nostro Bel Paese.
Giriamo questa circolare a qualche Parlamentare Europeo e vediamo cosa rispondono.

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Isola dei Famosi shock, Grande Fratello idem: trucchi, trucchetti, scandali.

(Blogosfere spettacoli) Isola dei Famosi, alzi la mano chi non ha mai sospettato un intervento da parte degli autori nel reality (del quale si sta occupando con continui aggiornamenti il blog Reality & Show).

Grande Fratello, alzi la mano chi non ha mai pensato ad un copione messo in campo dagli autori e ad alcuni atteggiamenti strani degli inquilini messi in campo per apparire come personaggi stravaganti o personalità forti.

Ebbene, oggi riportiamo delle pagine scioccanti tratte dal libro Reality Shock di Paolo Martini (Aliberti editore). Alla luce delle accuse mosse non possiamo far altro che riportare quelle pagine con dei virgolettati, anche perchè le accuse al mondo del reality non si limtano a taroccamenti da parte degli autori, si spingono anche oltre.

Vi invitiamo alla lettura, anche se questo post risultarà lungo potreste trovare interessanti spunti di riflessione.

Cominciamo? Sì, apriamo le danze.

Brani tratti da "Reality shock" di Paolo Martini (fonte Dagospia)

Negli Stati Uniti la credibilità dei reality del filone survivalista è stata distrutta nel 2005 dalle rivelazioni al New York Times di un concorrente che aveva parlato persino di uso di droghe e di alcol che verrebbero offerti liberamente dalla produzione per preparare le dirette più importanti. E’ ovvio che sia più facile l’artifizio d’ogni genere dietro le quinte, nei reality che non vanno in onda 24 ore su 24 e non sono girati in ambienti chiusi.

Restano memorabili alcune foto rubate sul set dell’Isola dei famosi, dove si intravede appunto la quantità di persone, tra tecnici, cameraman, autori e produttori, che assistono dal vivo alla scene “spontanee” che poi vengono trasmesse in tv. Una concorrente sincera della prima edizione, Giada de Blanc, che ha poi partecipato come opinionista nelle successive, di recente ha ammesso: “Non penso che i concorrenti soffrano davvero delle privazioni, come abbiamo fatto noi alla prima edizione. E poi sanno già tutti come comportarsi”.

Si è favoleggiato che persino l’episodio arcinoto del divorzio in diretta del cantante Albano con la moglie Loredana Lecciso fosse stato scritto a copione dagli autori, ma di certo c’è solo che prima di partire per il reality il cantante aveva firmato un contratto d’esclusiva con un settimanale popolare per pubblicare poi le sue memorie di telenaufrago. Che molte situazioni e frasi pronunciate nei reality siano scritte a tavolino è abbastanza comprensibile. Nessuno si sognerebbe di allestire una macchina così costosa senza garanzie di ricavarne effettivamente qualcosa. Ma da qui a pensare che gli amori e i melodrammi della gelosia siano sempre completamente inventati, o che interi episodi siano pianificati nei minimi dettagli, il salto è notevole.

“Benvenuti nel falsissimo mondo dei reality show, tutti bugie, trucchi ed inganni” recita il titolo di un’inchiesta pubblicata all’inizio del 2006 dal settimanale americano Time. (…) Ci informa Alessandra Farkas riportando l’inchiesta di Time sul Corriere della Sera: Todd Sharp, sceneggiatore del reality show per single in cerca di amore The Dating Experiment, trasmesso dal network Abc, confessa di aver modificato le parole di una partecipante per farla apparire innamorata di uno dei suoi spasimanti. «Lui non le piaceva affatto», racconta Sharp, «ma il programma così non sarebbe stato interessante.

Così abbiamo tagliato e ricucito la scena, inserendo, dopo la domanda “chi ami?” il nome del ragazzo che le avevamo fatto registrare in precedenza».Questa tecnica che tante polemiche già aveva suscitato, nel mondo della tv, si chiama “frankenbiting” e nei reality è all'ordine del giorno. Tutto nasce dal gergo politichese, dove ha preso il largo l’espressione “sound bite” per indicare la battuta fulminante, il graffio di dieci secondi, la provocazione vincente che porta un politico a ritagliarsi uno spazio nei notiziari. Il “frankenbite” (storpiatura che viene dal comunissimo hot dog “frankerfurter”) è una sorta di versione insaccata del “sound bite”, ovvero la frase smontata e rimontata in altro contesto fino a far dire quello che si vuole. “Una tecnica che per esempio è stata regolarmente usata per Paris Hilton, durante il reality show The Simple Life che l’ha lanciata”, spiega Time.

Jeff Bartsch, sceneggiatrice freelance sul set di Blind Date, rivela gli altri metodi nascosti per creare una storia. (…) Aldilà di ogni ragionevole dubbio o sospetto, c’è un’altra questione di fondo: la spontaneità dei concorrenti. Che sia scritta a tavolino dagli autori o ispirata a modelli già visti, è impensabile che dopo anni di reality la personalità televisiva di un concorrente tipo non sia artefatta.

La prima a dubitarne è per esempio Maria De Filippi, che spiega: “Il problema è proprio che, anche volendo, le persone comuni si presentano già recitando alle selezioni. Sanno benissimo che se fanno una cosa o un’altra hanno più possibilità di andare avanti. Imitano, chi più chi meno, dei precisi modelli, come se il reality fosse un gioco di ruolo”.

IL SEGRETO NEL CAST

… Ormai siamo proprio all’inizio da Edgar Allan Poe, “in vista della malinconica Casa” che “non appena l’ebbi guardata, l’animo mio fu posseduto da un sentimento di insoffribile tristezza”, anche guardando al modello originale del Grande Fratello. In Italia nell’edizione del 2007 la celebre Casa televisiva ha rischiato proprio il crollo, senza nemmeno la grandiosità fantastica del celebre precedente, il racconto di Poe intitolato appunto Casa Usher. Il reality-gioiello di Canale 5 sembra che si stia spegnendo e i motivi sono evidenti. La crisi è stata tamponata con vari trucchi, come infliggere ai concorrenti le privazioni sempre più sadiche, niente cibo né sigarette, far girare notizie giudiziarie di rimbalzo da fuori e spingere i personaggi a caratterizzarsi maggiormente, come hanno suggerito gli autori nei “confessionali”. E’ da questo angolo tutto sui generis che passa infatti il filo narrativo del programma.

Ma forse un giorno si potrà scrivere, copiando il celebre racconto di Poe fino in fondo, che queste erano solo quisquilie “mentre quella vistosa spaccatura sulla Casa s’allargava rapidamente”. Gli ascolti in ogni caso hanno retto, fino ad attestarsi su un dignitoso 20-22 per cento di media. La trasmissione resta fortissima su certi target che sono i più difficili per la tv, con il 34 % sul pubblico tra i 15 e i 44 anni, ma perde un secco 6 %, probabilmente a favore del satellite. Che cosa sta succedendo? Si conferma una stanchezza generale nei confronti del genere reality, o c’è dell’altro? L’esperienza del gemello inglese parla chiaro: con l’incredibile e trascinante vicenda della divetta bollywoodiana Shilpa Shetty, e il caso del razzismo che ha scatenato su scala mondiale, il Big Brother Celebrity ha portato una rete che normalmente viaggiava sul 7 per cento del pubblico, a schizzare sul 49 per cento con un finale da record.

“Ci sono tre segreti per il successo di un reality”, ha commentato il direttore artistico della casa di produzione Endemol inglese: “il cast, il cast e il cast”. Ed è evidente che il primo problema del Grande fratello italiano potrebbe essere proprio questo: i personaggi dentro alla casa sono tutti prevedibili, sembra addirittura che recitino e male una parte troppo facile. Forse, dopo tanti reality, non è più possibile ormai nemmeno riuscire ad individuare potenziali concorrenti “spontanei”. Ma c’è dell’altro, ed è un clamoroso caso di cronaca rosa a spiegare che cosa sta succedendo dietro le quinte del Grande fratello.

Il settimanale “Oggi” il 25 aprile del 2007 esce strillando in copertina addirittura “Esclusiva mondiale, 1 milione di copie di tiratura” per lanciare un curioso servizio fotografico rubato che ritrae Silvio Berlusconi nel giardino della sua villa di Porto Rotondo circondato da un nugolo di belle ragazze. A fare scalpore, in quello che senza giri di parole il settimanale definisce “L’harem di Berlusconi”, è soprattutto una bella ragazza rossa che s’intuisce dalle foto essere bene in confidenza con il leader politico del centrodestra.

Molti telespettatori la riconoscono, è una concorrente dell’ultima edizione del Grande fratello: ma la notizia non è certo che persino Berlusconi risulti così un fan dei reality show, perché casomai è un nemico dichiarato di questo genere e restano proverbiali le sparate che ha fatto in pubblico contro l’ultimo reality “stallatico” di Canale 5 (l’ex Fattoria).

Invece la notizia evidente è che per arrivare al Grande fratello una buona conoscenza altolocata non guasta. E’ quanto c’insegna la storia di questa bella rossa “militante di Forza Italia”, come viene poi specificato dai solerti uffici stampa dopo lo scoop di “Oggi”. I casting non funzionano più, insomma, perché è impossibile trovare ormai concorrenti “naturali” e pure perché l’obiettivo di far parte di un reality è diventato così importante da generare la solita saga delle raccomandazioni all’italiana.

Un altro caso emblematico arriva nell’aprile del 2007 sull’onda delle prime immagini del nuovo reality turco della Rai, La Sposa perfetta. Sulla carta niente prometteva tempesta, poteva essere semplicemente un nuovo “comedy-show”. Con questa definizione innocente, nel linguaggio degli iniziati della tv, si cataloga lo spettacolo del mercoledì sera di Raidue, con le suocere che scelgono le future spose ai figli. Meglio si direbbe con “dating-show”, che sarebbe il sottogenere da appuntamenti più in voga nei vituperati “reality-show”.

Questo per stare ai nomi delle formule. Se poi si passa alle persone, anche il cast non pare da sfracelli: la presentatrice Roberta Lanfranchi, che certo non è la Ventura del 2020; il tenero valletto dai capelli bianchi, il teleimbonitore e assessore Cesare Cadeo; l’improbabile giuria dove il francobollo da collezione è mamma Brosio, che se il povero Paolo è riuscito a sopravvivere a Fede ora si capisce il perché. Eppure La Sposa Perfetta diventa subito un caso, perlomeno sul piano politico e culturale: alla prima puntata sono insorti i sindacati dei giornalisti Rai e nazionale, numerosi parlamentari di sinistra a partire da Vladimir Luxuria, e persino qualche giornale internazionale, che ha rispolverato con sprezzo il cliché degli italiani mammoni.

Soprattutto si registra una polemica al fulmicotone, che ha aperto da par suo Natalia Aspesi su “la Repubblica”: "Il paese delle suocere televisive pare uscito dalle vignette dell'epoca fascista. Se pure si tratta di un gioco per le masse bonaccione, si può dire senza esporsi al ludibrio generale che forse la televisione di Stato sta esagerando nel non porre limiti alla spazzatura, alla maleducazione, alle menzogne, all’inciviltà?".

Ci sono dunque le premesse perché La Sposa Perfetta possa diventare un nuovo fenomeno televisivo? Se lo chiedono già i siti specializzati, come TvBlog. Del resto è già successo in Turchia, da dove appunto arriva il cosiddetto “format originale” del programma, che ha avuto quasi più successo del Grande fratello, in un Paese che certo non svetta in testa alle preferenze delle femministe. Mamma, li turchi!, appunto. E lo spettacolo può andare avanti.

Si riapre pure la sfida frontale con il flop bucolico Un,due,tre stalla! di Canale 5, che prova a restare in onda in una nuova versione “defilippiana”, cioè meno simile a La Pupa e il Secchione versione letame, e più a una sfida genere Uomini e donne.

ECCO A VOI TELE-COCAINA

… Una nuova terribile mazzata è poi la celebre inchiesta cosiddetta di Vallettopoli, partita dal giudice Woodcook di Potenza e allargatasi a Milano per la parte relativa al traffico di stupefacenti, in cui fanno capolino proprio diverse starlette da reality-show. Viene alla ribalta, guardacaso, la realtà di un largo consumo di cocaina negli ambienti vicini a questo piccolo mondo televisivo, che altre inchieste e vicende romane più volte hanno rivelato. In termini molto semplici è evidente la perfetta corrispondenza tra gli effetti principali della cocaina e il contenuto di un certo tipo di televisione tutta incentrata sull’ego-dilatazione dei protagonisti, sugli alterchi banali e sulle ossessività di piccolo conto, sul grado zero della capacità reale di ascolto e interazione con gli altri.

Ma nel fall-out innescato dalla bomba giudiziaria di Potenza si è potuto mettere a fuoco il fenomeno del Lelemorismo . Paradossalmente ora invade e occupa persino gli spazi d’approfondimento giornalistico, ma rischia di perdere le posizioni originarie. Tre starlette di primo piano della scuderia Mora sono già finite nella lista ufficiale degli ospiti vietati ai contenitori Rai e l’ostracismo rischia di estendersi al reality-show L’Isola de famosi, come ha dichiarato lo stesso produttore Giorgio Gori accusando: “ci sono troppi bacchettoni in giro”. Gad Lerner, addirittura, è arrivato a sostenere che Lele Mora sarebbe stato una sorta di Enrico Cuccia dello show-business trash e televisivo.

Possibile? La nuova eroina della campagna per una tv de-lelemorizzata, Fernanda Lessa, c’illumina anche a questo proposito. “Ho fatto solo l’anno scorso L’Isola dei famosi”, ha spiegato l’ex modella nell’intervista-j’accuse raccolta da Sara Faillaci per Vanity fair: “e ci sono andata perché mi strapagavano.

Pensi che gli ingaggi accordati a Yespica, Ribas, Tommasi e Pierelli (tutte quattro della scuderia Mora), tutti insieme non fanno un quarto di quello che ho preso io”. Altro che Cuccia: con Lele Mora siamo alla new-economy e alla finanza degli junk-bonds. Il genio dell’agente-fenomeno è tutto qui, aldilà di quello che si può immaginare sotto l’iceberg, aldilà di quanto verrà dimostrato dal giudice Woodcock: prendere i personaggi dal nulla, venderli per pochissimo denaro alla tv, dilatarne l’immagine con i soliti trucchetti del gossip, rivenderli per più soldi sul mercato delle serate, e infine moltiplicarne man mano il valore.

Ma il Lelemorismo sarebbe incomprensibile senza una tv che Carlo Freccero, nella sua vita recente di docente universitario, ha riassunto con l’espressione “Reality-soap”: dove appunto ai reality che costituiscono le basi del codice genetico delle nuove celebrità s’intrecciano una messe senza fine di programmi contenitore, soprattutto al pomeriggio, che trasformano in polpettone stile soap-opera le vite e i gesti dei vari Costantino di turno.

Facile adesso prendersela con il “Confidence Man” melvilliano di turno, Dario in arte Lele Mora, che sale puntualmente vestito di bianco sul barcone a “truffare” un microcosmo che vuole essere ingannato: “Questa Mascherata potrà avere un seguito”, è la celebre chiusa del Romanzo. E anche la morale del Lelemorismo e del suo rapporto con il sistema di una tv povera di idee e di professionalità come non mai.

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Un archivio dell'Aias testimonia il rapporto tra sesso e disabilità.

Oltre 220 documenti tra libri, film e riviste per spezzare un tabù.

(Bandiera gialla, la rete solidale) Continua a essere implementato l’archivio delle risorse disponibili sul rapporto tra sesso e disabilità, nell'ambito del progetto "Handicap e sessualità", iniziato nel 2005 grazie al lavoro dell’Aias (associazione italiana assistenza spastici) dell'Emilia Romagna con il supporto del Centro servizi volontariato di Ferrara.
Una vasta raccolta che è innanzitutto una reale testimonianza, in grado di fare cadere tabù e silenzi, e che si rinnova con l'arrivo di "Eros e disabili”, un libro di Rita Gay e Michele Di Bona (edizione Ancora, 2007).
L'archivio, curato da Andrea Pancaldi e Carlo Ciccaglioni, è consultabile sul sito dell' Aias e segnala attualmente oltre 220 risorse suddivise tra volumi (libri, articoli e riviste), documenti on line, materiale cinematografico, programmi di convegni e conferenze con relativi eventuali atti. E ancora corsi di formazione, interventi di esperti, progetti di enti e associazioni, news su appuntamenti e iniziative in calendario.
Parte della bibliografia fa riferimento a quanto già disponibile nella biblioteca del Centro Documentazione Handicap di Bologna.

Per ulteriori informazioni:
Carlo Ciccaglioni
Tel. 051/45.47.27
info@aiasbo.it

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Da un'Expo all'altra c'è anche quella dei gay.

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I blogger sul neonato omosesex.

Clamoroso autogol.

(Parole in Libertà blog) Guardate che cosa mi tocca vedere
... e poi uno si disamora dei propri amministratori locali!!!! Il manifesto è l'immagine portante dell'improvvida campagna "di sensibilizzazione" sostenuta dalla Regione Toscana: se mettevano un tizio nudo impalato su un dildo era meglio!!!

Perché la trovo tanto terribile, nonostante l'approvazione dell'Arcigay Toscana che per bocca del suo presidente, pare abbia detto "L'omosessualità non è una scelta ma un dato immutabile da rispettare"? Semplice: perchè non è questo il punto (ed infatti la dichiarazione dell'Arcigay non esprime quanto rappresentato dalla foto)! E' che l'omosessualità dovrebbe essere un dato socialmente IRRILEVANTE come tante altre caratteristiche personali, INDIPENDENTEMENTE dall'origine (genetica o meno) delle stesse!! Che autogol... Vedrete che levata di scudi! I moralisti diranno "non è dimostrato che omosessuali si nasce", tutta la questione ruoterà intorno a questo fatto (e sul tentativo di "strumentalizzare" i neonati), e tutti dimenticheranno completamente il messaggio, peraltro espresso in modo tanto goffo e inappropriato. Vabbè. Un tentativo riuscito male... (come questo, del resto!!!)

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Tutti nudi in Tv:? No è solo un falso.

Uno scarno e misterioso comunicato ci è pervenuto in redazione un pò di tempo fa.
Annunciava la nascita di un nuovo canale cablato francese e facente parte del bouquet di Canal+: "Tout Nu Tv" e ci invita a scoprire la sua linea editoriale attraverso questo video:

Siamo rimasti incuriositi ma non siamo riusciti ad avere maggiori informazioni il sito infatti ne annunciava il lancio da li a tre giorni.
Abbiamo poi scoperto trattarsi di un "falso" canale, inventato ad arte per attrarre pubblico ed abbonamenti a Canal+.

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Pubblicità/Censura: Niente da nascondere e lo staff si mette a nudo.

(Il blog censurato) La censura c'era da aspettarsela in questo caso. Aspettarla, non giustificarla.
Lo spot per la Elave è originalissimo e provocatorio. "Non abbiamo niente da nascondere", e si spoglia la dirigente e lo staff!

Leggiamo da pinkblog:

Quando un’azienda ci dice che non ha nulla da nascondere di istinto non ci fidiamo. C’è sempre qualcosa sotto, noi dietrologhi del terzo millennio lo sappiamo bene, anche se poi impacchettiamo tutto e portiamo a casa. Ma se un’azienda per dimostrarci che realmente lavora nella limpidezza più pura decidesse di spogliarsi letteralmente davanti a noi?

Bè è quello che ha fatto Joanna Gardiner per pubblicizzare ciò che a suo dire rende unico il suo Elave, marchio di prodotti per la pelle assolutamente libero da sostanze nocive come coloranti, agenti chimici o profumi che irritino la pelle: “nothing to hide”, e per dimostrarcelo Joanna si spoglia completamente e con lei tutti quelli che lavorano alla Elave!
Guardare per credere…



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Il Giornale: Neonato gay, è vero anticonformismo?

(Michele Brambilla - Il Giornale) L'immagine che vedete qui sotto - un neonato con al polso un braccialettino che ne indica, anziché il nome, la congenita inclinazione all'omosessualità - è stata scelta dalla Regione Toscana e dal ministero per le Pari opportunità come icona di una campagna contro le discriminazioni di carattere sessuale. Da oggi sarà affissa, in bella evidenza, sui muri delle città toscane, e riprodotta da alcuni quotidiani nazionali.

Non sappiamo se otterrà il giusto scopo di combattere le discriminazioni, oppure se l'utilizzo di un bimbo - evidentemente non in grado di dare il proprio assenso - sortirà l'effetto non voluto di irritare. Di sicuro è una campagna che risponde pienamente ai canoni del «politicamente corretto», il quale impone la presenza di una o più coppie gay in ogni film, fiction tv, mostra d'arte, romanzo e persino gara sportiva.
Il terreno è scivoloso, e criticare certe iniziative espone sempre al rischio di vedersi contestare l'immancabile accusa di omofobia. Tuttavia sarà ancora consentito, almeno, di sorridere di fronte alle mirabolanti definizioni con cui queste campagne vengono presentate. «Campagna choc», è scritto più volte nel comunicato diffuso dai promotori. «Choc», cioè che scuote, stupisce, sorprende, rompe gli schemi.
Ma quali schemi? Quelli della coppia eterosessuale e magari monogamica? Quelli del matrimonio indissolubile? Quelli del processo a Oscar Wilde? Non prendiamoci in giro. Ogni epoca ha il proprio conformismo, e certo non era bello quello che marchiava gli omosessuali come «froci» o «invertiti» o peggio ancora: ma quei tempi sono finiti da un pezzo, morti e sepolti. Lo sa bene chiunque lavori in un giornale ma anche chiunque stia un paio d'ore davanti alla tv. Per chi sarebbe uno «choc» la campagna della Regione Toscana? Per i politici? Chiedere informazioni a chi ha perso una poltrona da commissario europeo, per aver dato l'impressione di non essere abbastanza choccante.
Proprio di questi giorni è la notizia dell'ultima trovata di Joanne Kathleen Rowling, la creatrice della saga di Harry Potter. Scritto l'ultimo romanzo, finito il battage pubblicitario per l'uscita del libro, che cosa si è inventata la signora per rilanciare il prodotto? Che Albus Silente, uno dei suoi eroi di carta, è un gay. Ma guarda: se dire una cosa del genere fosse ancora così anticonformista, non avrebbe avuto paura, la Rowling, di perdere lettori? Invece ha messo a segno ancora una volta un colpo da genio del marketing, perché la parolina magica, «gay», non poteva che fare il giro del mondo circondata da cori di approvazione, di perbacco che coraggio, di ma guarda com'è illuminata. E infatti non è passato neppure un giorno che Daniel Radcliffe, l'attore che ha impersonato Harry Potter al cinema, ha annunciato: «Nel prossimo film mi piacerebbe interpretare un ruolo gay». Un kamikaze o un furbone?
«I pittori del Rinascimento, Michelangelo in testa, riempivano i loro quadri, anche religiosi, con i ritratti nascosti dei loro amori e dei loro amanti: ma quello sì che era un gesto eversivo, rischioso», ha detto Pietrangelo Buttafuoco proprio ieri sul Foglio. Adesso invece il testimonial gay viene usato come la gallina dalle uova d'oro, come chiave sicura per aprire le porte dell'applauso facile: e non solo quello degli intellettuali progressisti, ma anche di tutto il cosiddetto media-system. Giova, agli omosessuali, tanto ipocrita conformismo? Non credo. Come non credo giovi loro neppure lo slogan che la Regione Toscana ha inserito nel manifesto con il neonato gay: «L'orientamento sessuale non è una scelta». È uno slogan ideato - come ha detto l'assessore regionale Agostino Fragai - per «sottolineare come l'omosessualità non possa essere considerata un vizio». Forse Fragai non si rende conto che in questo modo priva gli omosessuali del loro libero arbitrio, e li condanna a una condizione di dipendenza genetica che qualcuno, Dio non voglia, potrebbe chiamare malattia.
Ben vengano, insomma, tutte le iniziative tese a spazzar via ogni residuo di discriminazione, di ghettizzazione, di offesa. Ma gli omosessuali avrebbero diritto a sponsor più credibili di chi, per usare ancora le parole di Buttafuoco, vuol «presentare gli uomini e le donne come "individui" de-generalizzati, né maschi né femmine, né adulti né bambini. Senza genere. De-generi». Sono gli autogol prodotti dallo zelo eccessivo del nuovo conformismo. Che ha la pretesa di presentarsi come anticonformista, è questo che fa un po' ridere.

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Milano: Scandaloso Tom Ford.

Chi in questi giorni a Milano passasse davanti alla Rinascente Duomo, troverebbe le vetrine dedicate a Tom Ford ed ai suoi nuovi profumi.
Gigantografie con il ritratto del bel Tom tappezzano le pareti delle vetrine assieme alle immagini della nuova campagna pubblicitaria.
Salta all'occhio che manca un manifesto (vedi sotto), particolarmente forte, lo ammettiamo, tale da costringere i dirigenti della Rinascente a non esporli e, in pratica, esercitare della censura.

Probabilmente non sanno quanti clienti perdono, attratti proprio da una pubblicità così "forte" creata per le fragranze di Tom Ford.
Per completezza noi li pubblichiamo entrambi.

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L’underwear di Julipet autunno-inverno 2007/2008.

(Menchic) L’underwear di Julipet autunno-inverno 2007/08, si presenta grintoso ed estremamente sensuale.
Julipet, marchio italiano specializzato in underwear maschile di qualità, è in grado di essere sempre alla moda e al passo con i tempi in una continua evoluzione della sua collezione. La collezione di Julipet è caratterizzata da tessuti preziosi come jersey elasticizzato, seta e stretch cotton con lycra e le fantasie sono sia classiche che moderne.
Tinte unite, ma anche colori dalle forti tonalità come rosso, salmone, verde acido, grigio melange, bianco e blu.
Per la notte, oltre all’uso della flanella e del twille, troviamo anche jersey elasticizzato e non può mancare la seta per i pigiami dell’uomo elegante e raffinato.

Ecco la nuova collezione Julipet autunno-inverno 2007/2008.
Clicca qui per vedere la galleria

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Intervista ad Aurelio Mancuso, presidente Arci gay a margine di dibattito su laicità e diritti civili.

(Radio Radicale) Valutazioni sul significato e sulle prospettive della delibera di iniziativa popolare per l'istituzione di un registro delle unioni civili proposta dal comitato "Bergamo laica". Proposta presentata con 919 firme autenticate contro le 200 richieste dalla statuto comunale.
Ascolta l'intervista.

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La galleria del mercoledì.


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Cossolo: "Mi dispiace per te ma di me non hai capito proprio nulla".

Felix Cossolo ci ha scritto.
Ne ha sentito l'esigenza e lo ringraziamo.
Peccato per noi che, secondo lui, non abbiamo capito nulla e peccato che lui non abbia nulla da dire, se non petulanti critiche e puntualizzazioni.
La Milano gay non è Via Sammartini, per fortuna.

Ci accusa di aver praticamente "soffocato" il suo appello.
Noi l'abbiamo trovato su Gay.tv e, così com'era, pubblicato per intero dandone una polemica risposta.
In un regime democratico si usa polemizzare e pare che Cossolo lo dimentichi.
Lasciamo il giudizio ai lettori.
Comunque noi siamo persone semplici, non ci interessa il suo curriculum vitae, non ne abbiamo chiesto conto e siamo contenti per lui che si dimostra di essere una persona dai "mille interessi".
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La mail di felix Cossolo:
mi dispiace per te ma di me non hai capito proprio nulla. (Ndr. che vorrà dire?)
1- non ho interessi e non sono schierato o iscritto in nessun partito
2- non sono iscritto all'Arcigay
3- sono un giornalista che lotta da 32 anni per migliorare la nostra situazione senza dipendere da nessuno, per fortuna
4- avrei scritto le stesse cose se ci fosse stata una giunta di sinistra a MIlano
5- avrestidovuto pubblicare la mia lettera per informare i tuoi lettori, cosi' come è si legge solo la tua risposta
6- il sito di Gaynews pubblica senza schierarsi, lo fa da anni
7- Gay.it ad esempio non ha pubblicato la notizia nonostante abbia delle quote in Clubbing
8- a volte e per fortuna, ci sono delle persone che hanno degli ideali e non degli interessi, mi dispiace per te saluti
Felix Cossolo
www.gayclubbing.it
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La lettera di Cossolo.
La nostra risposta.

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I blogger commentano il manifesto con il neonato omosessuale.

(Blue-Highways) La campagna antidiscriminazione è sacrosanta, ma forse i neonati era meglio lasciarli stare. La predisposizione all'omosessualità è innata, senza dubbio, con fattori genetici e ormonali preesistenti alla nascita,: ma di "orientamento sessuale" non è il caso di parlare prima della pubertà, o almeno che il bambino si sia reso conto dell'esistenza di due sessi distinti.
L'etero, bi, o omosessualità si determina nei primi anni di vita, e si manifesta alla pubertà,rimanendo stabile, Ma di "sessualità" in un neonato è prematuro parlare. Scientificamente l'immagine è inesatta, e può dare un'impressione sbagliata.

Quello che bisogna dire, chiaro e forte, è che non c'è nulla di "malato", "perverso" "peccaminoso" nell'amore gay, così come nell'amore etero; la discriminazione contro gli omosessuali è una macchia di cui la società omofoba italiana deve emendarsi. Stupisce vedere elementi di un partito che si era presentato come "liberale", proni alla più becera omofobia cattofascista, le cui "pulsioni"omofobe vengono sempre assecondate dai vari Volontè.
Forse c'erano modi migliori di dire che "l'omosessualità è innocente e naturale". Con immagini simili ai fidanzatini di Peynet, magari.

La notizia.

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Workshop Clown-Dottore all'Accademia del "Comico di Roma".

Ridere "fa buon sangue" come dicevano i nostri nonni?

(Dietro le quinte blog) Molto di più, può essere uno strumento efficacissimo nel processo di guarigione da una malattia perchè, come è ormai dimostrato dagli studi medici più innovativi ed avanzati, ha un effetto straordinariamente positivo per il nostro sistema immunitario.
Ed ecco perché dalla fine degli anni ‘70, a partire dal famoso Patch Adams, la Comicoterapia è diventata un importante metodo di cura negli ospedali e i professionisti della risata indossano camici, stetoscopi e quant'altro possa essere utile per trasformarsi in Clown-Dottori.

Ognuno deve trovare la propria personale "via" per diventare un Clown in Corsia: deve imparare a tirare fuori il suo Clown, arricchirlo di tecniche e conoscenze, truccarlo e vestirlo, ma soprattutto incoraggiarlo nella certezza dell'utilità del ruolo.
Ci vuole forza, pazienza, positivita' ed amore per far sì che avvenga lo "scambio"
tra Clown-Dottore e Malato.

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Cerca la bambola «Ramona», trova un trans.

Monica Cara Damiani è stata arrestata dagli agenti della sezione volanti della questura.
Pizzaiolo sassarese minacciato con la mannaia e rapinato di portafoglio e telefono cellulare.

(Gianni Bazzoni - La Nuova Sardegna) Cercava Ramona, bambola biondissima, sesta completissima, vera provocazione. E per un po', forse, ha creduto di averla trovata. Almeno fino a quando dall'approccio orale, non è passato alla fase del rapporto sessuale completo. E qui ha scoperto che quella biondissima alta quasi un metro e novanta era un trans. Allora ha pensato di rinunciare, ma ormai era troppo tardi.
Protagonista della rocambolesca vicenda, un pizzaiolo sassarese di 27 anni che è stato minacciato con una mannaia e rapinato del portafoglio, del cellulare e delle chiavi del motorino (restituite solo dopo una trattativa e con la promessa di consegnare 100 euro). Prima di lasciare l'appartamento di via Florinas 2, nel quartiere Monte Rosello - dove ha avuto l'incontro con il transessuale - il pizzaiolo è stato anche minacciato: «Se ti azzardi a denunciare il fatto rivelo le abitudini sessuali ai tuoi familiari, tanto conosco l'indirizzo». Tutto vero, perchè tra le cose «trattenute» c'era anche la ricevuta di una raccomandata effettuata all'ufficio postale.
Il transessuale, però, è stato arrestato poco più tardi con l'accusa di rapina aggravata, tentata estorsione e minacce gravi (anche con l'utilizzo della mannaia).
Il pizzaiolo, infatti, appena libero è salito sulla moto e ha raggiunto gli uffici della questura dove ha denunciato, seppure con qualche imbarazzo, l'accaduto. Gli agenti della sezione volanti hanno raggiunto la casa di via Florinas 2, hanno suonato il campanello e ad aprire si è presentata Marica Cara Damiani, 31 anni di Monopoli (Bari). Addosso solo un accappatoio che ha lasciato cadere senza troppi problemi per dimostrare agli agenti di essere «donna a tutti gli effetti». Marco fino a quattro anni fa, nel 2003 ha affrontato l'operazione che ha consentito di cambiare sesso. E negli annunci pubblicati sui giornali si presenta come «Bambola Ramona», lasciando il suo numero di cellulare che squilla in continuazione a conferma del gradimento incontrato anche in città. Una scena che si è ripetuta anche durante la presenza degli agenti che hanno effettuato la perquisizione nell'appartamento e recuperato le cose rapinate al pizzaiolo (oltre a una serie di oggetti riconducibili all'esercizio della prostituzione).
«Guadagno 1200-1500 euro al giorno», ha dichiarato Marica agli agenti guidati dal dirigente della sezione volanti Bibiana Pala che l'hanno sentita negli uffici della questura. E la sua preoccupazione principale, nel corso dell'interrogatorio, era rivolta proprio a quella prestazione non pagata dal giovane sassarese che aveva fatto scattare la reazione violenta.
Qualche precedente per lesioni personali e appropriazione indebita, Marica Cara Damiani è arrivata in città da qualche mese e ha subito conquistato un ruolo centrale nel mercato del sesso. A quanto pare non solo per via degli annunci accattivanti indirizzati ai clienti, ma anche per la pubblicità fatta proprio dai clienti che hanno fatto scattare il tam tam. Quindi via vai di uomini di varia estrazione, anche in pieno giorno, per stare con «Bambola Ramona» capace di chissà quale provocazione. Così è stato anche per il pizzaiolo di 27 anni che, però, scoperta la verità non se l'è sentita di accettare la provocazione sino in fondo. Quindi niente rapporto sessuale e discussione sul pagamento della prestazione interrotta a metà. Marica Cara Damiani è stata rinchiusa nella sezione femminile del carcere di San Sebastiano dove presto sarà sentita dal magistrato.

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Festival della Scienza: dal 25 ottobre i curiosi si incontrano a Genova.

(Panorama) Per 13 giorni il capoluogo ligure darà i numeri. Con il record di 544 eventi, tra cui 40 mostre, ben 90 laboratori, 200 conferenze, 16 spettacoli e con l’impiego di 600 animatori, il festival della scienza di Genova si prende a giusta ragione il titolo di più grande evento di divulgazione scientifica in Europa. Il tema di quest’anno, la curiosità, sembra quasi scontato: è il motore della ricerca scientifica. Ma alla conferenza stampa di presentazione Manuela Arata, presidente del festival, ha spiegato che si tratta di una scelta che ha anche un valore politico. “La ricerca scientifica ha subito negli anni dei tagli che l’hanno messa in ginocchio. La nostra è un’opera di sensibilizzazione verso i decisori per convincerli che è
necessario sostenere proprio la ricerca di base. Quella, così si dice, curiosity driven, spinta dalla curiosità”.
Il 2007 è l’anno di tutto. Dell’ambiente, tema sempre più presente sui mezzi di informazione, cui il festival dedica molti eventi, incentrati soprattutto sui cambiamenti climatici. Delle pari opportunità, e il festival si apre con una donna, Jane Goodall, che per di più studia le scimmie, animali curiosi per definizione. E’ anche l’Anno polare internazionale e per l’occasione a Genova si terrà una spettacolare mostra fotografica sull’Antartide. Per il quinto anno la città si anima di iniziative: la scienza è dappertutto, nei caffè scientifici e nelle case dei genovesi Amici del Festival, che aprono i loro salotti, e a volte anche le loro stanze degli ospiti, a paleontologi, chimici, fisici e astronomi.
Le cose da non perdere? Oltre all’incontro con Jane Goodall, alle 18 di giovedì 25, nella sala del Maggior Consiglio del palazzo Ducale, c’è Freeman Dyson. “E’ uno dei più grandi fisici contemporanei”, avverte Vittorio Bo, direttore del festival, “e manca dall’Italia da moltissimo tempo”. Esporrà, presentato da Tullio Regge, i suoi “pensieri eretici su scienza e società” lunedì 29 ottobre alle 18, sempre al palazzo Ducale. Per chi con la scienza vuole anche giocare e divertirsi c’è lo spazio di Telecom-Progetto Italia allestito nella piazza delle Feste del Porto Antico. L’anno scorso avevano fatto volare il ministro Mussi e molti altri visitatori, quest’anno fanno toccare con mano la magia degli effetti speciali, da Ben Hur a Matrix, da King Kong a Happy Feet. I fanatici di Csi e simili trovano pane per i loro denti, con i laboratori e le conferenze della polizia scientifica: spiegheranno i metodi utilizzati sulla scena del crimine ma inviteranno anche i visitatori a trovare in una cucina ricostruita gli indizi cruciali per risolvere il caso.
Non mancano infine gli spettacoli. Da segnalare sabato 3 novembre alle 21 al Teatro della Corte la prima europea dell’opera multimediale “Life. Un viaggio attraverso il tempo“, in cui le immagini di Frans Lanting, fotografo naturalista, raccontano l’evoluzione della vita sulla Terra, con le musiche di Philip Glass a fare da colonna sonora.

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