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sabato 26 aprile 2008

Il Giornale e Panorama. Duri attacchi a Beppe Grillo. Parte terza.

La prima parte dell'articolo di Filippo Faccia pubblicato da Il Giornale la trovi qui, la seconda qui.

Jeep, ville e guai giudiziari. La vita spericolata di Beppe.
(Filippo Facci - Il Giornale) Alla fine degli anni Settanta Giuseppe Piero Grillo prende moglie: a Rimini conobbe la proprietaria di una pensioncina, Sonia Toni, e in breve si sposarono. Avranno una figlia, Valentina, e Davide, nato purtroppo con dei problemi motori. Il girovagare di Grillo tra i residence di Roma e Milano, tuttavia, renderà le cose difficili molto presto. Su un importante quotidiano nazionale, pochi anni dopo, la moglie rilascerà un’intervista in cui accuserà il marito di non andarla a trovare praticamente mai e soprattutto di lasciarle sempre pochissimi soldi. Ma oggi i rapporti sono ottimi: anche se si è vista negare, da ex candidata per i verdi a Rimini, il famoso bollino grillesco che suo marito rilascia alle liste civiche. Si è arrabbiata molto.
Il giorno più nero. Il tardo 1981 e non il 1980, come erroneamente riferito nel suo blog, è l’anno in cui il comico diviene protagonista di un episodio destinato a segnalarlo per sempre. Il 7 dicembre, da Limone Piemonte, decide di partirsene con alcuni amici alla volta di Col di Tenda, un’antica via romana tra la Francia e la Costa ligure: in pratica sono delle strade sterrate militari in alta quota che portano a delle antiche fortificazioni belliche. Con lui ci sono i coniugi Renzo Giberti e Rossana Guastapelle, 45 e 33 anni, col figlio Francesco di 8, oltre a un altro amico che si chiama Alberto Mambretti. Per farla breve: quel viaggio, d’inverno, è una follia. È una strada d’alta quota non asfaltata, e un altro gruppo di amici, nonché un’opportuna segnaletica, sconsigliano vivamente: a esser precisi, la strada è tecnicamente chiusa. Fa niente: Grillo ha uno Chevrolet Blazer, un costoso ed enorme fuoristrada rivestito esternamente di legno e peraltro inquinantissimo. Un quinto amico, Carlo Stanisci, forse si avvede del pericolo e decide di scendere assieme alla fidanzata e al cane. Finisce malissimo: all’altezza di Bec Rouge, alpi francesi, l’auto sbanda su un ruscelletto ghiacciato e scivola verso una scarpata; Grillo riesce a scaraventarsi fuori dall’abitacolo, ma gli altri no, e l’auto rotola nella scarpata per un’ottantina di metri. Mambretti sopravvive non si sa come. I due coniugi muoiono, e ciò che resta del figlio viene trovato sotto la fiancata dell’auto.

Sconvolto, Grillo si rifugia nella casa di Savignone che divide col fratello. Aspettando il processo, non si ferma: ha appena ultimato «Te la do io l’America», nel 1982 è protagonista di «Cercasi Gesù» diretto da Luigi Comencini e nel 1984 l’attende «Te lo do io il Brasile». E qui c’è un episodio, pure raggelante, raccontato in parte dall’Unità del 21 settembre scorso. Grillo accetta di partecipare alla Festa dell’Unità di Dicomano (nel fiorentino) per un cachet di 35 milioni. La sera dello spettacolo però diluvia, gente pochina e di milioni se ne incassano 15. Flop. I compagni di provincia cercano di ricontrattare il compenso, niente da fare: neppure una lira di sconto. Della segreteria comunista, tutta giovanile, l’unico che ha una busta paga si chiama Franco Innocenti, un 26enne: deve stipulare un mutuo ventennale nonostante abbia la madre invalida al cento per cento.
Poi i citati film. Nell’84 c’è il processo per l’omicidio colposo. Emblematico l’interrogatorio in aula: «Quando si è accorto di essere finito su un lastrone di ghiaccio con la macchina?»; «Ho avuto la sensazione di esserci finito sopra prima ancora di vederlo»; «Allora non guardava la strada». Il 21 marzo, dopo una lunga camera di consiglio, Grillo venne assolto dal tribunale di Cuneo con formula dubitativa, la vecchia insufficienza di prove: questo dopo aver pagato 600 milioni alla piccola Cristina di 9 anni, unica superstite della famiglia Giberti. La metà dei soldi furono pagati dall’assicurazione: «La stampa locale, favorevolissima al comico, gestì con particolare attenzione la fase del risarcimento» racconta il collega Vittorio Sirianni. Il Secolo XIX, quotidiano di Genova, s’infiammò con un lungo editoriale a favore dei giudici e dell’avvocato Pasquale Tonolo, ma l’entusiasmo fu di breve durata: l’accusa propose Appello e venne fuori la verità, ossia le prove: il pericolo era stato prospettato, oltretutto, da una segnaletica che nessun giornalista frattanto era andato a verificare. La strada era chiusa al traffico, fine.

La Corte d’appello di Torino, il 13 marzo 1985, lo condannò a un anno e quattro mesi col beneficio della condizionale, ma col ritiro della patente: «Si può dire dimostrato, al di là di ogni possibile dubbio, che l’imputato risalendo la strada da valle, poteva percepire tempestivamente la presenza del manto di ghiaccio (...). L’esistenza del pericolo era evidente e percepibile da parecchi metri, almeno quattro o cinque, e così non è sostenibile che l’imputato non potesse evitare di finirci sopra», sicché l’imputato «disponeva di tutto lo spazio necessario per arrestarsi senza difficoltà», ma non lo fece, anzi decise «consapevolmente di affrontare il pericolo e di compiere il tentativo di superare il manto ghiacciato. Farlo con quel veicolo costituisce una macroscopica imprudenza che non costituisce oggetto di discussione».
Non andrà meglio in Cassazione, l’8 aprile 1988: pena confermata nonostante gli sforzi dell’avvocato Alfredo Biondi, che nel settembre scorso è stato peraltro inserito da Grillo nella lista dei parlamentari condannati e dunque da epurare: il reato fiscale di Biondi in realtà è stato depenalizzato e sostituito da un’ammenda, tanto che non figura nemmeno del casellario giudiziario, diversamente dal reato di Grillo che perciò, secondo la sua proposta di non candidatura dei condannati, non potrebbe candidare se medesimo.
La villa di Sant’Ilario. Ma la vita continua. Nel 1986, poco in linea con certe sue intransigenze future, fu protagonista di alcuni spot per gli yogurt Yomo: «Ci hanno messo 40 anni per farlo così buono», diceva indossando una felpa con scritto «University of Catanzaro». «Lo yogurt è un prodotto buono», si difese lui. Per quella pubblicità vinse un Telegatto. È il periodo in cui andò a vivere a Sant’Ilario, la Hollywood di Genova: una bellissima villa rosa salmone, affacciata sul Monte di Portofino, con ulivi e palme e i citati frutti e ortaggi di plastica. Non fece scavare una piscina, ma due: cosa che piacque poco ai vicini e soprattutto al dirimpettaio Adriano Sansa, già poco entusiasta del terrazzo di 100 metri quadri che Grillo fece interamente ricoprire inciampando in un clamoroso abuso edilizio cui pose rimedio con uno di quei condoni contro cui è solito scagliarsi. Qualche modesto provincialismo anche all’interno, tipo la foto di lui avvinghiato a Bill Clinton appoggiata sopra il pianoforte.

Poi c’è la telenovela dei pannelli solari, pardon fotovoltaici. L’ex amministratore delegato dell’Enel, Chicco Testa, si è espresso più volte: «Grillo diceva che a casa sua, con il solare, produceva tanta energia da vendere poi quella in eccesso. Ma feci fare una verifica e venne fuori che da solo consumava come un paesino». In effetti si fece mettere 20 kilowatt complessivi contro i 3 kilowatt medi delle case italiane, sicché consumava e consuma come 7 famiglie. L’Enel, dopo varie lagnanze di Grillo, nel 2001 decise di permettere l’allacciamento alla rete degli impianti fotovoltaici (come il suo) e addirittura di rivendere l’elettricità in eccesso all’Enel stessa: quello che lui voleva. Il suo contratto di fornitura, con apposito contatore, fu il primo d’Italia. E da lì parte la leggenda dell’indipendenza energetica di Grillo: in realtà il suo impianto di Grillo è composto da 25 metri quadrati di pannelli e produce al massimo 2 kilowatt, buoni per alimentare il frullatore e poco altro.
A ogni modo le polemiche ambientaliste di Grillo ebbero a salire proprio in quel periodo: «Anche Chicco Testa dovrebbe essere ecologista, e tutto quello che sa dire è che ci vuole più energia quando il 90 per cento di energia di una lampadina va sprecata. Non si tratta di produrre più energia, ma di risparmiarla». Giusto. Lui però intanto consumava, e consuma, come una discoteca di Riccione. (3. continua)

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Trento. Filmino hard, condannati 4 minori a nove mesi di volontariato.

La decisione del Tribunale dei minori nei confronti di studenti residenti in Val di Non.

(Il Corriere della Sera) Non una condanna alla reclusione, ma nove mesi dedicati ai servizi di volontariato. E’ la condanna (definita tecnicamente «messa in prova») decisa dal Tribunale dei minori di Trento nei confronti di 4 studenti residenti in Val di Non, responsabili di aver realizzato nel dicembre del 2006, durante una festa, un filmino hard che riprendeva una compagna di scuola, consenziente, in atteggiamenti erotici. Lo riferisce il quotidiano Trentino-Corriere delle Alpi. Il filmato a luci rosse era divenuto famoso tra i giovani della zona che amavano passarselo tra loro con i telefonini cellulari.

UNA GOLIARDATA - Complessivamente sono otto i minori coinvolti nella vicenda, su cui hanno indagato i carabinieri di Cles. I giovani si sono difesi sempre, dicendo che si è trattato di una goliardata. Quattro sono stati considerati estranei ai fatti, mentre per gli altri quattro gli inquirenti hanno dovuto procedere per il reato di diffusione di pornografia minorile. Al termine della messa in prova, che prevede anche un affiancamento da parte degli assistenti sociali, il giudice del Tribunale dei minori di Trento dovrà valutare se una volta terminato il servizio di volontariato i quattro ragazzi il reato potrà considerarsi estinto.

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Il Grillo sparlante del 25 aprile. V-day: in 450mila pronti a firmare per Grillo.


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(Tiscali notizie) Un Beppe Grillo più scatenato che mai dopo il V-Day del 25 aprile: "Ieri a Torino eravamo in 120mila. Chi era presente lo sa e anche chi può informarsi in Rete. C'erano tutte le televisioni più importanti del mondo, dalla BBC a Al Jazeera. Loro racconteranno al mondo cosa sta succedendo in Italia. Loro descriveranno il fascismo dell'informazione". Grillo torna a dividere il mondo in "noi", i suoi V-people, e "loro", il mondo dei media e del 'potere' in generale', e ringrazia quanti hanno partecipato, in loco o collegati, al secondo V-day: "Almeno due milioni di persone".
450mila firme raccolte - "Le file ai banchetti - racconta sul suo blog il comico-guru - erano lunghe il doppio dell'otto settembre. I primi dati sono di 450mila firme raccolte per l'abolizione dell'ordine dei giornalisti, dei finanziamenti pubblici all'editoria e della legge Gasparri. Nella storia repubblicana - afferma - non è mai successo. Nessuno, nessuno è riuscito a raccogliere un numero simile di firme autenticate in un solo giorno". "Non cercate l'informazione nei giornali o nelle televisioni, cercatela in Rete. Non esistono giornalisti buoni o giornalisti cattivi. Esiste - osserva - un'informazione di regime o la verità. Voi siete giornalisti. Voi siete Beppe Grillo. Pubblicate le foto e i video di questo bellissimo 25 aprile in Rete, sui vostri blog, su Youtube. Grazie, Grazie, Grazie. Siete stati fantastici. Loro non molleranno mai, noi neppure. Per un nuovo Rinascimento".
Polemica con Napolitano - "Siamo andati a votare delle elezioni assolutamente incostituzionali, irregolari, fuori legge. Il presidente della Repubblica, Morfeo Napolitano, dorme, dorme e poi esce e monita. Dovevamo fare un referendum per cambiare la legge elettorale e lui ci ha fatto fare prima le elezioni, non dopo. E' come mettersi il profilattico dopo". Dal palco di Piazza San Carlo Beppe Grillo non risparmia nessuno e riferendosi al Capo dello Stato dice: "Napolitano dovrebbe essere presidente degli italiani e non dei partiti. Non ci sono più i partiti".
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Vaffa-day sulla stampa, in migliaia a Torino con Beppe Grillo.
(La7) Attacchi ai media, al Capo dello Stato, ai partiti: "siamo noi i nuovi partigiani".

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Ewan McGregor e Jim Carry fanno le "prove" in un locale gay.

Jim Carrey ed Ewan McGregor , impegnati nel ruolo di una inedita coppia gay nel film I love you Philip Morris’ che narra la storia d’amore tra due uomini, uno dei quali carcerato, sono stati avvistati durante la settimana in un bar gay a Miami.
Secondo alcuni testimoni i due attori avevano l’aria di divertirsi molto, che si sono giustificati dicendo che dovevano farsi una precisa idea del mondo omosessuale.

Ewan McGregor inoltre negli ultimi giorni ha rimosso alcuni nei cancerosi sotto l’occhio destro dopo una visita di controllo durante la quale il dermatologo gli ha consigliato di togliere. L’operazione è andata bene e l’attore minimizza il tutto con un “roba da niente”. “Sono andato da uno specialista che mi ha consigliato di rimuovere i nei e aveva ragione”.

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Oliviero Toscani: «Milano dorme: per l’Expo deve pensare in grande».

(Paolo Marchi - Il Giornale) a Casale Marittimo (Pisa). Per incontrare Oliviero Toscani, uno dei milanesi più famosi nel mondo, sempre che il mondo lo consideri ancora milanese vista l’internazionalità della figura, bisogna raggiungere La California, una frazione di Bibbona lungo la via Aurelia, sorta di boa sul mar Ligure da doppiare per puntare verso le colline di Casale Marittimo. Mare alle spalle, si cambia provincia; si lascia quella di Livorno per entrare nel Pisano, si cambia soprattutto linee e orizzonti come Toscani, già fotografo di grido, a suo tempo cambiò vita allontanandosi da Milano dove nacque nel febbraio di 66 anni fa «in via Como perché mio padre Fedele, fotoreporter, lavorava al Corriere della Sera ed era logico abitarvi vicino».
Centoventi ettari nei quali si inseguono a olivi e vigne, a boschi e prati, a maneggi e stalle, l’occhio cade anche sul suo marchio, una O bella tonda con una T all’interno mutuata dalla A di anarchia. Senza pensarci, suo babbo gli ha fatto un gran bel regalo. Poteva chiamarla Giuseppe o Sergio e cambiava tutto...

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Al casting per entrare a far parte del programma "Striscia la notizia". Il sogno nel cassetto? Fare successo in tv. Veline svelate.


(Davide Varì) «La cipria, dove cazzo sta la cipriaaaa?».«Calmati Isa - risponde mamma Giulia - la cipria ce l'ha tua sorella».«Elenaaa, la cipria. Non posso presentarmi co 'sta faccia».Nel frattempo arriva una giornalista con telecamera al seguito. «Scusami - dice rivolta a Isa - posso farti qualche domanda?».Lei si volta, si accorge che quella telecamera è puntata proprio su di lei, e nel giro di un millisecondo trasforma quel volto teso ed imbronciato in uno splendido sorriso a trentadue denti. Dopo le domande di routine - «chi sei, come mai sei qui, quanti anni hai e sogno nel cassetto» - il cameraman le chiede due passi di danza ed un gridolino di felicità «che fa tanto aspirante velina». Isa non ci pensa neanche un attimo: parte con una samba in salsa romanesca che farebbe invidia all'intero Stato di Bahia e butta lì un "gridolino" degno della ragazza Playboy del mese: «Yupiiii».E' il casting di Veline che si è svolto ieri a Roma. Una selezione nazionale per decidere chi sarà la prossima fortunatissima ragazzina che sculetterà sul banco dei conduttori della nota trasmissione di Antonio Ricci. E poi da lì, chissà che non si riesca a fare il grande salto: diventare valletta di Controcampo o, meglio ancora, "letterina" da Gerri Scotti.L'organizzazione allestita dalla direzione di TalentsFactory di Mediaset è ferrea: prima si passa per una stanza in cui si danno le generalità: nome, cognome ed età; poi è la volta della foto con tanto di numeretto appeso al collo - «Profilo destro, ora sinistro. Guarda la camera. Su i capelli, un bel sorriso. Bene. Grazie. Avanti un'altra». Infine, via in camerino per prepararsi all'esibizione sul palco e mostrare il proprio talento.E sì perché, almeno a sentire Enrico De Angelini, coordinatore di tutto il baraccone, le caratteristiche irrinunciabili della velina ideale devono essere tre: «Talento, semplicità e umiltà». Talento, semplicità e umiltà, d'accordo. E poi? «Beh, non solo quello, certo - ammette De Angelini - serve anche una certa presenza...» Una presenza in che senso? «Beh una bella presenza, è chiaro».Nel frattempo inizia la sfilata, e a suffragare le parole di De Angelini si presenta Laura, 21 anni, provincia Brindisi: 175 cm circa, pelle color ambra, occhi azzurri e fisico da modella valorizzato da un tanga, per così dire, essenziale. Laura chiarisce subito il senso della sua presenza: «Ho fatto miss Italia ma non credo di essere riuscita ad esprimere tutta la mia personalità. Spero di entrare in Veline in Tour per riuscire a far capire al pubblico italiano chi sono davvero».De Angelini annuisce soddisfatto e chiede subito una prova visibile di quella personalità: «Bene Laura, appena parte la base dello "stacchetto" musicale di Striscia, dovresti iniziare a ballare come se ti trovassi accanto a Ezio Greggio». «Lei è Laura Giglio», spiega un ragazzo biondino seduto in platea. «Laura fa parte del mio gruppo di giovane talenti. Siamo partiti da Brindisi alle 4 di notte per essere qui. Laura è speciale, ne vale la pena».Nel frattempo, mentre la selezione va avanti, intorno al palco in cui si esibiscono le aspiranti veline si è generato un vero e proprio bazar dello spettacolo. Un circo Barnum fatto di stand per aspiranti attori, scuole di recitazione, scuole di musica, di ballo e via dicendo. Una fiera delle vanità in cui si aggira un sottobosco di manager di provincia in cerca del cavallo vincente, quello che può "svoltare" una carriera e farti entrare nel giro giusto. Il giro che conta.Tra loro c'è Antony, anzi, Anthony con l'acca al centro: completo gessato nero e cravattino slegato che scende leggero lungo una camicia immacolata. Lui è un fotografo calendarista. Difficile resistere al richiamo del calendario, per questo Anthony con l'acca al centro, diventa un punto di passaggio quasi obbligato per tutte le aspiranti veline. «Vedi - spiega a Sonia - io ti faccio un paio di foto e un piccolo filmino. Cerchiamo ragazze sensuali e ironiche, ragazze che stanno al gioco».Poco più un là, un uomo piuttosto corpulento, e sua figlia, una giovane piuttosto procace, si avvicinano allo stand di una sedicente scuola di cinema e chiedono la strada migliore per fare un provino: «Perchè io - dice l'omone - credo che mia figlia abbia le doti giuste per sfondare». Il ragazzo annuisce vistosamente, è uno che la sa lunga lui, e inizia con le "dritte": «Prima di tutto serve un book fotografico con varie pose: una foto in abito da sera, una acqua e sapone ed una in costume. Poi un paio di primi piani...». «Scusi - chiede il padre - ma una scuola di recitazione?» «Certo, certo - ride lui - quello era scontato».Ma sul palco - il centro di tutto il baraccone - la selezione delle veline continua. C'è Giulia, «protagonista di alcuni fotoromanzi e modella della pelletteria Macrì di Bari»; poi Sara, «22 anni, miss Ostia nel 2006 e ballerina di Hip-hop» e Claudia, «cubista in riviera, studentessa del terzo anno di giurisprudenza e modella per abiti da sposa». Per tutte, la stessa cerimonia: come ti chiami, da dove vieni, esperienze passate. Poi una piccola sfilata, lato A e lato B, un sorriso, e un balletto con il solito "stacchetto" di Striscia la notizia .In platea c'è un esercito di mamme, sorelle, fidanzati, amici e amiche che fanno il tifo e commentano - commentano scannerizzandola - ogni concorrente che passa su quel palco; «Quella lì? Ma no, c'ha il culo troppo basso». E le altre? «Capelli secchi», «sgraziata», «ma chi gli ha insegnato a ballà», «troppe tette», «poche tette»...C'è anche la mamma di Claudia: «Io - dice con una videofotocamera appesa al collo - sono convinta che mia figlia ce la farà. E' la seconda volta che ci proviamo, stavolta ce la farà».Tutt'intorno a quel palco c'è Roma. Forse la stessa Roma rappresenta da Luchino Visconti e Anna Magnani in Bellissima . Certo, è una Roma con qualche ruga di meno, nascosta com'è dal fondo tinta delle nuove luci della ribalta. Ma è sempre quella Roma lì: ambiziosa, disperata e un po' cialtrona. Quello che manca, forse, è proprio un Visconti e una Magnani che le strappi quella maschera di dosso.

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Grillo e il V-day. Stavolta anch'io ho detto vaffanculo.

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(Roma MMXI) Ho scritto per vari giornali, e ho studiato giornalismo, per cui so cos'è l'informazione.
Sto buttando sangue per avere uno straccio di tesserino inutile, quindi so come funziona la casta.
Sono rimasto fuori tante porte, perché quel tesserino non l'avevo, quindi so quanto è ingiusto.
Sono
assistente di Storia della televisione all'Università, quindi conosco la mostruosità della legge Gasparri.
Anch'io, stavolta, li ho mandati a quel paese. E ne sono stra-fiero.
Sono arrivato tardi, dopo la festa della mia nipotina. I banchetti erano nel Parco Schuster, a San Paolo, dove negli altri giorni i romani portano a spasso i cani. Infatti, dopo 20 secondi ho pestato una merda, e che cacchio. Arriverà il V Day anche per voi, incivili.
Per fortuna, la fila era poca. Mi aspettavo più gente sorridente, ma la stanchezza pesa, anche per i grillini. Filmo qualcosa, ma non si può fare molto. Dal palco risuona Bella ciao, allora mi sento padrone di casa .
Sto poco e me ne vado, perché sono stanco anch'io: ringrazio tutti, stavolta sono con voi. Vedremo domani come è andata.
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V-Day atto secondo.
(Sky tg24) A Torino si riempie piazza San Carlo per la seconda edizione del "Vaffa Day" di Beppe Grillo. Decine di persone fanno la fila per firmare a favore dei tre referendum "per la libera informazione in uno Stato libero" proposti dal comico genovese.
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49mila in piazza a Torino per il V-Day di Beppe Grillo.
Il comico genovese all'attacco a tutto campo su politica e informazione: critiche a Napolitano e a Berlusconi, ai giornali e alle Tv.
(La7) Al centro dell'intervento le tre proposte di referendum: abolizione dei finanziamenti pubblici all'editoria, abolizione dell'ordine dei giornalisti e abrogazione della legge Gasparri, in nome della libertà d'informazione. A Napolitano dice: "Sia il presidente di tutti, non dei partiti". Violenti attacchi a Berlusconi.
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La sauna-bordello di Torino. Intervista al proprietario Mario Lo Marco

"Dov'è il reato? Ci si incontrava tra vecchi amici".

(Massimo Numa - La Stampa) Mario Lo Marco, 70 anni (in foto), è il titolare della sauna-gay «Antares». L’ha aperta nel 1981 dietro suggerimento - dice - «di un funzionario di polizia». Per evitare guai e controlli. Adesso è triste. Immobile dinanzi al portone, guarda gli agenti al lavoro e si lascia andare a un lungo amarcord.


Signor Mario, che cosa è successo?
«Non riesco a capire proprio perchè l’hanno chiusa, la sauna. Come potevo sapere che i ragazzi si prostituivano? Pensi che nei giorni scorsi ne ho cacciati quattro, tutti romeni. Un cliente mi aveva avvisato: “Mario, quelli chiedono soldi...”. Li ho buttati fuori».

Senta, ma davvero ha una clientela d’alto bordo, come si mormora?
«Certamente sì. Al momento del controllo, davvero spettacolare, c’erano almeno quaranta agenti, avevo in casa due vescovi, uno di Como o forse di Lugano, avvocati, medici, un preside, professori. Eh, gente a posto, molti sposati. Vengono da anni, alcuni sono diventati amici. Intendiamoci: io sono etero, eterosessuale».

Imbarazzante...
«Tanto imbarazzante. Le persone si sono sentite colpite ingiustamente, nessuno ha commesso reati. E non è detto che si venga in sauna per fare qualcosa di trasgressivo. Si incontrano gli amici, si decide che cosa fare dopo, in un ambiente sicuro e tranquillo. Trent’anni di lavoro, mai un problema. Fino a quando, proprio qui fuori, ho avuto una discussione con un pezzo grosso. Lui insultava i pensionati che vanno nel market: “Non è vero che sono poveri, hanno tutti il telefonino in tasca!”, sbraitava. L’ho messo a terra con poche parole. Se n’è andato furibondo. Ed eccoci qui».

Un po’ di storia?
«Siamo stati i primi in Italia. “Antares” è nato proprio come una sauna club solo per gay. Una rivoluzione, ci hanno copiato tutti. Si pagano otto euro per l’ingresso, dieci nei festivi e si assicura il servizio. La regola è la massima discrezione e il rispetto».

Torniamo ai clienti illustri? Vero o falso?
«Vero, vero. Ricordo tre notissimi volti della televisione e del cinema, due purtroppo scomparsi. Poi un attore famoso, specialista di western all’italiana. Un grandissimo attore di teatro, ora ultraottuagenario, un re del palcoscenico».

I nomi?
«Li dico ma non li scrivete. Per piacere. Dunque X, Y, Z. Lo scrittore gay, super noto, molto provocatore, il professore universitario, gentilissimo. Il presidente di una squadra di serie A, una persona squisita che non c’è più. Sacerdoti, come il parroco di S., don I., mi sembra».

Tanto per non far torto a nessuno, visto che ha citato quasi tutte le categorie professionali. E i magistrati?
«Due. Venivano con l’auto blu. L’autista restava fuori. Eh, quanti poliziotti e carabinieri sono passati di qui. E giornalisti, anche...».

Insomma, un successone...
«Rovinato da questa assurda operazione. Ma perchè, poi? Certo, qualche vicino ce l’aveva con noi, per partito preso. Sono deciso a combattere, per riaprire al più presto. Mi accusano di essere diventato milionario. Figuriamoci...».
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