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giovedì 27 settembre 2007

Una maglietta rossa per la Birmania. "In tutto il mondo, venerdì 28".

Un messaggio sta circolando in queste ore per sms e sui blog per chiedere a tutti un segno di solidarietà per i monaci buddisti.
Nastri rossi, gialli e ocra stamane alla stazione Leopolda di Firenze Sit-in di Amnesty International domani e sabato a Roma e Milano.

(La Repubblica)- Una maglietta o un nastro rosso in sostegno della Birmania. E' la parola d'ordine che corre sui blog e sui cellulari, una catena di sms per un gesto di solidarietà a favore dei monaci buddisti e del popolo birmano.
Questo è l'invito che sta circolando in queste ore via sms: "In support of our incredibly brave friends in Burma: may all people around the world wear a red shirt on Friday, September 28. Please forward!" (a sostegno dei nostri amici incredibilmente coraggiosi in Birmania: venerdì 28 settembre indossiamo tutti quanti, in tutto il mondo, una maglietta rossa).
Un testo analogo in lingua italiana circola anche nei blog: "Venerdì 28 settembre indossiamo una maglia rossa. Chiunque legga questo messaggio lo trasmetta a quante più persone sensibili a questo gravissimo problema gli sarà possibile. GRAZIE DI CUORE".

Mentre gli studenti delle scuole superiori fiorentine che stamattina hanno partecipato all'iniziativa "La stazione delle idee" alla stazione Leopolda di Firenze hanno adottato un nastro rosso, ocra, giallo o rosa come segno di solidarietà per la Birmania. Un nastro verrà consegnato questo pomeriggio dagli studenti anche al ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, che interverrà alla manifestazione.
La sezione italiana di Amnesty International, con l'obiettivo di mobilitare opinione pubblica e governi, ha indetto due sit-in a Roma e a Milano e ha lanciato un appello on line in favore di un gruppo di parlamentari, monaci e artisti arrestati nelle ultime ore a Yangon, a Mandalay e in altri centri del paese.


I sit-in - si legge in una nota dell'organizzazione - si svolgeranno domani a Roma (dalle 17.30 di fronte all'ambasciata del Myanmar, in via della Camilluccia 551) e sabato a Milano (dalle 16.30 in piazza della Scala).

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Treviso: Gentilini indagato per istigazione a odio razziale.

TREVISO - Indagato per istigazione all'odio razziale.
Questo il reato per cui risulta indagato il vicesindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini. Alcune settimane fa, durante un'intervista, 'lo sceriffo leghista' aveva usato l'espressione ''pulizia etnica'' in relazione alla frequentazione di omosessuali nel parcheggio dell'ospedale di Treviso.
Lo ha deciso la magistratura trevigiana. (Agr)

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Anna Magnani in mostra a Milano.

(02 blog) Allestita per la prima volta nel 2003 ai Musei Capitolini, in occasione del trentennale della scomparsa dell’attrice, la mostra “Ciao Anna” arriva a Milano: dal 25 settembre al 30 ottobre presso la spazio Revel, al numero 3 della via omonima. Sono ben 287 le fotografie in bianco e nero, provenienti dall’archivio di Luca Magnani, a raccontare la vita privata e la carriera artistica di Anna Magnani, insieme con abiti di scena, manifesti, giornali, dischi e copertine d’epoca della collezione privata di Cristina e Luigi Vaccarella. Dalle prime prove teatrali ai film degli anni Trenta all’incontro con Toto’; dal Neorealismo alle indimenticabili interpretazioni diretta da Rossellini e Visconti; dall’amicizia con Tennessee Williams all’esperienza con Pier Paolo Pasolini, fino al ritorno al teatro drammatico con Franco Zeffirelli e Giancarlo Menotti, i film televisivi e la sua ultima immagine in ”Roma” di Fellini. A completare la rassegna, il video sulla vita privata dell’attrice realizzato da Elfriede Gaeng.

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Cinema/Festival internazionale di Roma,: Tanti divi da Hollywood.

Da Halle Berry a Cate Blanchett.
Sono tante le star attese sul red carpet della II edizione della Festa internazionale del cinema, in programma a Roma dal 18 al 27 ottobre. Arriveranno tra gli altri dieci premi Oscar tra cui: Cate Blanchett, Sean Penn, Halle Berry e Reese Whiterspoon. Tra le star nostrane Loren e Bellucci. In concorso due italiani "La giusta distanza" di Mazzacurati e "L'uomo privato" di Emidio Greco. I riflettori, dunque, saranno puntati anche su "Youth without youth" di Francis Ford Coppola che arriverà nella Capitale con tutta la sua famiglia. Ci sarà anche spazio per il film di Robert Redford e il suo "Lions for lambs". Presente Martin Scorsese nelle vesti di cinefilo per omaggiare Sergio Leone e il suo "C'era una volta il West" restaurato. Non mancherà la regina delle dive italiane Sofia Loren. Il regista Terrence Malick non si potrà fotografare, le domande gliele potranno fare solo Mario Sesti e Antonio Monda.

Il primo giorno oltre all'apertura di Premiere con "Elizabeth: The Golden Age" ci sarà per la sezione "Cinema 2007" in concorso il film "Le Duexieme souffle" di Alain Corneau con Daniel Auteil e Monica Bellucci, che saranno presenti alla Festa di Roma. Tra di divi arriveranno Sean Penn, Keira Knightley che sarà la dolce Helene di "Silk", il kolossal internazionale tratto dal romanzo di Alessandro Baricco. L'eco-vendicatore Tim Robbins di "Noise". La sinuosa Halle Berry che con Benicio Del Toro forma il sexy duo protagonista del primo film in lingua inglese della danese di "Dopo il matrimonio", Susanne Bier ("Things we lost in the fire", sezione Premiere). E ancora Philip Seymour Hoffman e Ethan Hawke, fratelli coltelli di "Before the devil knows you're dead" di Sidney Lumet (fuori concorso). Infine Joaquin Phoenix, Mark Ruffalo, Mira Sorvino, protagonisti del nuovo film dell'autore di "Hotel Rwanda", "Reservation Road" (concorso).

Tanto cinema ma anche musica. Andrea Bocelli inaugurerà la Festa del cinema. Il tenore italiano terrà il 18 ottobre al Teatro Sistina di Roma il concerto inaugurale. Accompagnato dall’Orchestra nazionale di Santa Cecilia diretta da Lu Jia e dal pianoforte di Lang Lang, Bocelli canterà musiche tratte da famose colonne sonore tra cui “E lucean le stelle” di Puccini tratto da Redacted di Brian De Palma e Creature del Cielo di Peter Jackson, “La donna è mobile” da “Terapia e pallottole”, “Di quella pira” da “Senso” di Visconti. Il giorno dopo il concerto per la Festa del cinema uscirà (dal 29 ottobre in tutto il mondo) “ The best of Andrea Bocelli - Vivere”.

NOVE FILM ITALIANI TRA CONCORSO, EXTRA E PREMIERE
Tanti film italiani (ben nove) e molti nel segno del giallo. Nella Sezione Cinema 2007 ci sono "La giusta distanza" di Mazzacurati con Fabrizio Bentivoglio e Giuseppe Battiston e "L'uomo privato" di Emidio Greco e, fuori concorso, "L'abbuffata" di Mimmo Calopresti. Nella sezione Premiere, invece, scende in campo Silvio Soldini con "Giorni e nuvole" e c'è il ritorno di Dario Argento con "La terza madre". Nella sezione Extra quattro film: "Le pere di Adamo" di Guido Chiesa; "Niente è come sembra" di Franco Battiato, "In viaggio con Patrizia" di Alberto Grifi e "Donne assassine" di Herbert Simone Paragnani.

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"Equus" nel 2008 a New York con un Radcliffe a teatro nudo e sfrontato.

E' stato confermato per il 208 il debutto a Broadway dello spettacolo teatrale "Equus" di Petrer Shaffer con Daniel Radcliffe, che sul palco di "Equus", non ha certo il potere dell'invisibilità
Il 17enne "Harry Potter" interpreta un ragazzo psicologicamente disturbato a teatro e davanti al pubblico simula un atto sessuale durante una cavalcata. Completamente nudo La notizia ha fatto il giro del mondo, così come le foto di scena, pubblicate dal Daily Mail, in cui Radcliffe mostra ai fan un perfetto fondoschiena. Ecco come i lettori di Harry Potter vedranno il loro beniamino nella pièce scritta da Peter Shaffer. Lo spettacolo parla della morbosa relazione, forse anche omosessuale, tra il 17enne Alan Strang (Radcliffe), che ha accecato sei cavalli con un picchetto, e Martin Dysart (Griffiths), uno psichiatra di mezza età che prova a indagare le ragioni che hanno portato Strang al crimine.


Disinvolto e per nulla frustrato dai commenti perbenisti della critica, Radcliffe, che ha debuttato a Londra il 27 febbraio scorso, ha fatto orecchie da mercante di fronte alla sorpresa della Warner Bros che si è occupata dei film di Harry Potter, e si è detta "colpita" dalle foto pubblicitarie dell'attore nudo. Pare che qualcuno voglia addirittura rimpiazzare Radcliffe e sostituirlo con un maghetto più "morigerato". "La Warner Bros - fanno sapere - ha costruito la macchina pubblicitaria per lanciare il primo bacio di Harry. Ora che la nostra star fa una scena di nudo frontale, siamo del tutto spiazzati".

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Edizione straordinaria: Mario Giordano lascia Studio Aperto. Arriva Giorgio Mulè.

(tvblog) Clamorosi giri di valzer tra tre note testate italiane. Mario Giordano, la discussa mente di Studio Aperto, lascia la sua creatura di sempre, compreso l’impertinente Lucignolo, per passare alla direzione de Il Giornale di Paolo Berlusconi.

A divulgare quest’anticipazione è Dagospia, che in più annuncia il passaggio di consegna tra Giorgio Mulè e Giordano.
Sarà l’attuale direttore di Video News a dirigere Studio Aperto mentre Maurizio Belpietro, dal Giornale, passa a Panorama (data prevista di insediamento il 15 ottobre).
Facciamo un po’ di conti. Mulè altro non è che l’ispiratore di Tempi Moderni, il rotocalco del sabato sera tutto cronaca trucida e niente gossip. Vederlo sbarcare nella fossa dei leoni potrebbe comportare un dietro-front editoriale del Tg di Italia1 o un rinnegamento dei propri principi da parte dello stesso Mulè.
Non a caso, il divorzio di Irene Pivetti dallo staff di Tempi Moderni fu proprio dovuto alla sua immagine troppo trasgressiva, che strideva con un’identità giornalistica ostile a tutto ciò che è patinato.
Riuscirà l’ex censore di Video News, che tutt’al più si concede qualche servizio frivolo a Verissimo, a sposare il trend ammiccante di Studio Aperto?
A dire il vero, Giordano era già pronto a un passo indietro, visto che l’aria di restyling imperante nell’informazione italiana gli imponeva di ridurre i ritmi e puntare di più sulla verità dei fatti. A testimoniare l’auspicato cambio di rotta è appena l’ultimo numero di Sorrisi e Canzoni Tv

“‘Studio Aperto è sempre stato diverso, è sempre stato avanti. Ecco perchè mi è venuta voglia di cambiare tutto. Sto immaginando una nuova veste più ruvida per il mio Tg. Penso a cronisti affannati, a collegamenti esterni continui e movimentati, per non dare semplicemente le notizie, ma per mostrare come nascono e come vengono raccolte. Tutti i tg stanno premendo sull’acceleratore per aumentare il ritmo. Io, che ho seguito questa strada per molto tempo, inizio invece a pensare che sia arrivato il momento di rallentare, di dare più aria alle notizie. Sia all’interno del notiziario, sia in una serie di speciali”.

Peccato che questa revolution sia come un fulmine a ciel sereno e venga naturale chiedersi se vedremo ancora lacrime e gnocche alle sei e mezza di sera.

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Partnership editoriale fra Gay.tv e Qbr Magazine.

A cinque anni dalla sua nascita, www.gay.tv ha aperto il 24 settembre un suo canale dedicato al target Lgbt all’interno di un portale generalista, il portale Qbr.it. Nato nel 2003 e acquisito l’anno seguente da Nascar, Qbr.it è diventato in poco tempo il social network più grande del Sud Italia, e si è lanciato nel mondo delle news on-line nell’aprile del 2007 con Qbr Magazine: oggi può vantare 12 canali tematici, 59 sottocanali, e una giovane redazione.

(Culturalnews.it) - Primo sito a tematica gay e lesbica d’Italia, www.gay.tv ha interpretato negli ultimi anni un nuovo modo di vivere l’omosessualità in rete, dando un reale spazio alla comunità, alle persone, agli individui e aprendo fortemente anche ad un pubblico eterosessuale. “La partnership con Qbr è per noi un’occasione d’oro – dichiara Giuliano Federico, direttore editoriale di www.gay.tv - di fornire ad un pubblico non necessariamente Lgbt alcuni temi diventati di forte attualità in questi anni, come l’inclusione, la rappresentanza e soprattutto la diversità, intesa come ricchezza e occasione di scoperta e conoscenza”. Gianluca Cozzolino, ceo di Qbr, dichiara: “La partnership con la redazione di Gay.tv è per noi l'opportunità di ampliare i nostri contenuti su una tematica fondamentale per i ragazzi del nostro social network, che attraversano il delicato periodo della post-adolescenza e nutrono una grande curiosità per le tematiche legate alla sessualità”.

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Guerra economica nel movimento gay di sinistra.

(Adnkronos) - Il circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, una realta' fortemente radicata sul territorio romano, insieme ad Agedo, Di Gay Project e l'associazione Trans Libellula hanno portato in tribunale Arcigay Roma.

La causa dello scontro e' la gestione della Gay Help Line, la linea elefonica istituita dal Comune di Roma, dalla Provincia di Roma e da Arcigay, con un bando da 100 mila euro.

Il Mieli aveva chiesto al Tar del Lazio di sospendere il verbale di aggiudicazione della gara per la gestione della linea telefonica che era stata vinta da Arcigay. Questa mattina si e' svolta l'udienza che ha confermato invece l'esito dell'appalto. Il servizio rimarra' quindi ad Arcigay, come e' stato fino ad ora.

"E' una brutta pagina che speriamo non si ripeta - ha dichiarato Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma, a Gay.it - La faccenda ha aperto una ferita nei rapporti col Mieli. Spero solo che capiscano che il nemico non e' ne' Arcigay ne' le associazioni che hanno promosso insieme a noi il progetto della linea telefonica. Il vero nemico da combattere e' fuori dalla comunita' gay ed e' l'omofobia".

La Gay Help Line e' balzata alle cronache perche' grazie alle segnalazioni pervenute (1.700 chiamate al mese per 18 mesi di attivita') e' stato possibile, ad esempio, conoscere cio' che e' successo a Roberto e Michele, i due ragazzi fermati al Colosseo e numerosi casi di bullismo e omofobia.

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Ici più alta per i single. La ministra Bindi rispolvera le leggi fasciste.

Il ministro propone una norma che prevede per i single la tassa sui beni immobili più alta rispetto alle famiglie con figli.
E' la single più famosa della politica, vive sola e non ha figli ma Rosy Bindi, ministra della Famiglia e candidata alla segreteria del PD, non esita a proporre, per la prossima finanziaria, una norma che prevede una quota più alta di Ici per le persone che abitano da sole e sono proprietarie dell'alloggio.
"La Bindi rispolvera le leggi fasciste" tuona Arcigay dopo le dichirazioni della ministra durante la puntata di ieri di Ballarò. "Vuole imporre per legge una violenta visione familista che induca forzatamente a sposarsi e avere figli - denuncia Aurelio Mancuso - Naturalmente la proposta è sostenuta dalla convinzione che i single siano persone viziate, che hanno a disposizione un alto reddito e che sono inoltre causa della crisi della famiglia tradizionale". E il presidente di Arcigay ricorda "Mussolini che introdusse tassazioni alte nei confronti delle persone sole, che erano colpite perché ritenute sospette e quindi da colpire". Con il suo stipendio l'eventuale aumento dell'Ici non sarebbe un problema per la Bindi "peccato però - conclude Mancuso - che tra i milioni di single, un buon numero siano persone anziane che faticano ad arrivare alla fine del mese".

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A San Francisco la fiera del BDSM.

Apre il 30 settembre prossimo a San Francisco, in Folsom Street, l'omonima fiera annuale interamente dedicata al BDSM. Numerose le presenze gay da parte di industrie che producono video a tema ed articoli di vario genere.
La partecipazione è sempre massiccia e numerosi sono anche i visitatori italiani. èer saperne di più clicca qui.

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Destra e omosessuali: Spagna, al tempo di Franco saresti già morto.

(TGCom) "Al tempo di Franco saresti già morto. Rosso, frocio"Si sarebbe rivolto in questo modo un capitano della marina spagnola a un caporale che gli stava chiedendo il permesso di 15 giorni che si concede in Spagna in occasione del matrimonio. Ma le nozze del caporale Pedro Rodriguez hanno una particolarità: si sarebbe sposato con una transessuale: un matrimonio non accettabile per i commilitoni.

Tutto questo nonostante in Spagna il matrimonio omosessuale sia legale. Non abbastanza per rendere "la pratica" bene accetta dagli ambienti militari. Il caporale si trova in servizio a Ferrol (Galizia; nordovest della Spagna), una cittadina famosa per aver dato i natali al dittatore (e per quarant'anni, fino al ritorno della democrazia, ribattezzata ufficialmente come El Ferrol del Caudillo). La città è una riconosciuta roccaforte del conservatorismo e dei sentimenti nostalgici della dittatura franchista.

Rodriguez, dopo aver visto come gli veniva negato il diritto al permesso matrimoniale, ha subito la minaccia del capitano: "Ti terrò sotto controllo", gli avrebbe detto il superiore. Ma, secondo quanto raccontato dalla moglie Naima Pedreiras, il capitano non faceva certo allusione a una normale opera di supervisione. Al caporale sarebbero state infatti tolte tutte le responsabilità d'ufficio per lasciarle in mano a militari semplici. E non si perderebbe occasione per rimproverarlo e punirlo. Dulci in fundo, nonostante il suo grado, a Rodriguez è stata affibbiata la pulizia dei magazzini.

Una situazione insostenibile che ha portato il marinaio a chiedere un buono di malattia per depressione dallo scorso 15 agosto e a ricevere assistenza psichiatrica. La vicenda è ora sottoposta all'esame della polizia spagnola e la compagna del soldato vittima del 'mobbing nostalgico' ha chiesto al mondo della politica interesse per la vicenda.


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Alla ricerca di una destra maschia ma gaia

(Il Giornale) La sinistra tollerante e aperta verso l’omosessualità? Per rendersi conto di quanto lo sia basta una frase del vecchio Maksim Gor’kij: «Facciamo sparire tutti gli omosessuali e sparirà il fascismo». E nel tentativo di dargli retta i comunisti russi si sono dati, gulag, mitra e bastoni alla mano, molto da fare. E allora vien da interrogarsi, non se ne dolga Franco Grillini, perché un omosessuale dovrebbe per forza essere di sinistra e quanta cultura «gay» ci sia, invece, a destra. Se l’è chiesto anche Marco Fraquelli, studioso di Julius Evola (guru della destra a cui, pare, non dispiacessero i ragazzi), così attraverso una lunga ricerca è approdato ad una serie di risposte che ha concentrato in un saggetto agile: Omosessuali di destra (Rubbettino, pagg. 240, euro 12).
Il risultato è un escursus storico che parte dal culto del corpo maschile, che la destra ha ereditato dalla Grecia classica, e arriva ai fermenti politici degli ultimi anni come l’italiano GayLib.
Non tutto quello che racconta Fraquelli è una novità, vedasi le vicende sessuali di Ernst Röhm (il capo delle SA) e il loro peso nella tragica spirale che portò alla «Notte dei lunghi coltelli». È nuova però la sua capacità di valutare influssi culturali, orientamenti estetici, weltanschauung superoministe che dall’idea del «terzosesso» hanno tratto linfa e spunti. Così le pagine sull’esperienza proto-fascista di Fiume, tutta improntata ad una «sessualità futurista» in cui quel che conta è «osare» hanno una loro originalità. Anche il capitolo sul dibattito scatenato nell’estrema destra da Michael Kühnen, leader riconosciuto del neonazismo tedesco, morto di Aids nel 1991 e autore di Nazionalsocialismo e omosessualità, racconta un pezzetto di storia poco conosciuta. Certo, ogni tanto Fraquelli butta nel calderone della «cultura a droite», rimestandole con vigore, anche cose che c’entrano poco o hanno un peso marginale. Ma in un libro, che per natura cerca di sviscerare e enfatizzare una presenza, ci può anche stare. L’autore è poi attento ad evitare tutti quelle forme di pruderie che, con psicologismi buffoneschi, usano il chiacchiericcio sulle propensioni sessuali per spiegare la radice del totalitarismo.
Un sillogismo capzioso e infamante che, stranamente, gli «spiriti liberi» di sinistra pronti sempre ad insorgere a difesa delle minoranze, quasi mai condannano. E dire che di fronte ad un molto più innocuo, seppur becero, «meglio fascisti che froci» è tutto un fremere di sdegno.

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Il Riformista: Pacs, Dico, Cus, ora il parlamento decida.

Non si può lasciare ai comuni la regolamentazione dei diritti delle coppie.
(Il Riformista) Se non proprio una soluzione, sembravano almeno uno strumento per fare pressione sul legislatore e rivendicare, almeno su un piano simbolico, la propria situazione affettiva e sentimentale. E, quando furono "celebrate" le prime unioni, i cosiddetti Pacs alla Padovana avevano avuto una indubbia eco sui giornali e nel dibattito politico. Per ora, però, tutto finisce qui. Almeno fino a quando il Comune di Padova non modificherà la modulistica con la quale le coppie hanno sino ad oggi certificato il proprio vincolo affettivo. Lo ha stabilito il Tar con una decisione che tra le conseguenze ha anche quella di rendere nulle le sottoscrizioni avvenute sino ad oggi. Alla base della decisione, la convinzione del giudice che quei moduli, per come sono formulati, possano creare qualche confusione.

Al di là del merito della decisione del Tribunale amministrativo, non si può che essere d'accordo con chi ha oggi sostenuto che questo caso dimostra ancora una volta come non si possa lasciare ai comuni il compito di provvedere a dare regole in questa materia con tutti i rischi che ne conseguono. Sarebbe invece necessario che una legge sulle unioni diverse dal matrimonio tradizionale la studiasse e la approvasse il Parlamento. Dopo il dibattito sui Pacs e la battaglia sui Dico, l'ultima novità prima della pausa estiva dei lavori parlamentari era arrivata con i Cus, i contratti di unione solidale. La novità consisteva soprattutto nel fatto che il Cus è un contratto di tipo civilistico che ha però rilevanza verso terzi e verso lo Stato. Non tutti, naturalmente, avevano gradito e anche nel centrosinistra non era mancato qualche mugugno. La ripresa autunnale è alle porte, la speranza è che qualcuno si ricordi di segnare nell'agenda politica del paese la necessità di riprendere il dibattito su questo argomento. Che siano Pacs, Dico o Cus, non ci piace l'idea che i comuni, e le coppie che vogliono formalizzare la propria situazione, vengano ancora lasciati soli.

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Il suicida diventato icona gay Il pm chiude il caso: una bufala .

(Giovanni Falconieri - il Giornale) Ne hanno fatto un’icona gay, il simbolo di una minoranza, quella omosessuale, tormentata dalle offese e soffocata dall’intolleranza. Matteo, però, non era gay. Si era lanciato nel vuoto dal quarto piano della propria abitazione dopo aver lasciato un biglietto di scuse indirizzato alla famiglia e agli amici. La madre denunciò che «a scuola lo chiamavano Jonathan, come Jonathan del Grande Fratello». Una frase sufficiente a trasformarlo in un ragazzino omosessuale vittima del bullismo scolastico. Ma non era così. La Procura di Torino ha chiuso il fascicolo d’indagine, chiesto l’archiviazione dell’inchiesta e sottolineato con forza che Matteo non era stato spinto al suicidio.
Una richiesta d’archiviazione, quella depositata ieri mattina dai magistrati torinesi, che arriva a quasi sei mesi di distanza dalla morte del sedicenne italo-filippino. Era il 3 aprile scorso quando Matteo Maritano scavalcò la ringhiera del balcone di casa e si lasciò cadere nel vuoto. Sin dall’inizio, come hanno spiegato ieri il procuratore capo di Torino Marcello Maddalena e il suo sostituto Paolo Borgna, non era assolutamente emerso alcun particolare che potesse far pensare a una presunta omosessualità dello studente. Eppure, l’indagine è andata avanti, è proseguita per mesi. Perché, spiegano ora i due magistrati, «nei giorni successivi all’episodio su numerosi quotidiani e settimanali erano apparsi articoli ed interviste in cui si ipotizzava che Matteo fosse stato spinto al suicidio da un clima ostile che si sarebbe creato nell’ambiente scolastico a causa della sua omosessualità». «Le immagini memorizzate sul suo cellulare, spiegano i due magistrati a pagina 5 della richiesta d’archiviazione della Procura - confermano chiaramente una univoca attenzione per l’altro sesso». E anche la madre del ragazzo, la filippina Precila Moreno, ha negato questa eventualità. «Mi figlio – ha spiegato la donna – non mi ha mai confidato che gli amici lo chiamassero gay».
Insomma, Matteo, molto più semplicemente era un ragazzo più sensibile rispetto ad altri della sua età. Era un adolescente «sempre allegro, sorridente, sereno, di natura gentile, apparentemente ben inserito nell’ambiente scolastico, con ottimi risultati in tutte le materie». Un ragazzo che «mai aveva fatto cogliere a docenti, psicologi e compagni di scuola possibili indizi del proprio disagio esistenziale». Nessuna responsabilità, quindi, va attribuita alla scuola, nessuna colpa ha la famiglia per quanto accaduto. Sono state numerosissime le deposizioni raccolte dalla magistratura, la più importante è forse quella di uno studente omosessuale dell’istituto tecnico commerciale Sommeiller, lo stesso frequentato da Matteo: «Sono gay, lo sanno tutti – ha confidato il ragazzo -, ma non ho mai avuto prese in giro e non c’è mai stata una caccia al gay in questa scuola. I nostri docenti sono persone valide, in gamba. Se ci fossero stati problemi, se ne sarebbero accorti e avrebbero chiesto a Matteo cosa c’era che non funzionava. Ma lui sorrideva sempre e da un sorriso cosa puoi capire se non una cosa bella?».

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Bologna, "Primarie" su sito Grillo:Cofferati batte il comico.

Ma la più votata è stata la giornalista Milena Gabbanelli.
ANSA) - Le 'primarie' sul sindaco di Bologna, il 'No more Coffy party?' organizzato sabato sera nel capoluogo emiliano dal forum virtuale di Beppe Grillo, sono state vinte dalla giornalista Milena Gabanelli con 34 voti, ma al secondo posto, con 26, si e' piazzato Sergio Cofferati che precede lo stesso Grillo, quarto con 23 voti, e l' ex sindaco Giorgio Guazzaloca, sesto con 14 voti.
''Come si potra' notare - ha commentato il responsabile di meetup Bologna, Giovanni Macri Masi - l'evento targato dagli alti ranghi del partito come anti-Cofferati ha consegnato al sindaco un buon secondo posto. Speriamo che i timori dei suoi sostenitori possano rientrare e concentrarsi maggiormente sulle 17 cartelle targate 'Chiunque purche' non sia Cofferati''. Il riferimento ironico e' appunto a 17 schede finite nell'urna con l' indicazione 'non Cofferati'. Complessivamente le schede sono state 687, 37 i candidati che hanno raggiunto almeno tre preferenze.
Secondo a pari merito con Cofferati e' stato il deputato e presidente onorario di Arcigay, Franco Grillini (26 voti). Tra le celebrita', il comico Alessandro Bergonzoni (10 voti), Marco Travaglio e Stefano Benni (9), Francesco Guccini (6), Umberto Eco (4). Tra i bolognesi, il cantante Beppe Maniglia (11 voti), l'indipendente del Prc vicino ai centri sociali Valerio Monteventi (8), il candidato bindiano alla segreteria regionale del Pd Antonio La Forgia (6), il prof.Pasquino (4), la presidente della Provincia Beatrice Draghetti e il segretario del Prc Tiziano Loreti(3).
Il risultato di ''reale rilievo'' della iniziativa e' stato l'afflusso dei cittadini, sottolineano gli organizzatori, i quali prenderanno contatto con la vincitrice Milena Gabanelli ''per chiederle una partecipazione''. (ANSA).



(ER) COMUNE BOLOGNA. COFFERATI SECONDO ALLE PRIMARIE GRILLO.
CON 26 VOTI BATTE ANCHE IL COMICO; MA SINDACO IDEALE E' GABANELLI

(DIRE) - Sara' per il suo rigore legalitario, ma alla fin fine al popolo di Beppe Grillo Sergio Cofferati piace parecchio. A sorpresa, infatti, il Cinese e' risultato secondo nelle "primarie" per il sindaco del 2009 tenute sabato in vicolo Bolognetti. Con 26 voti (in tutto le schede raccolte sono state 689), l'attuale primo cittadino si e' infatti piazzato a fianco di Franco Grillini al secondo gradino del podio, battuto solo dalla giornalista tv Milena Gabanelli (34 schede a favore in tutto). Davanti, addirittura, al leader riconosciuto, Beppe Grillo, che come aspirante sindaco di Bologna ha preso dai suoi fan solo 23 voti.
Piu' giu' nella graduatoria del "No more Coffy party?", sesto, l'ex primo cittadino Giorgio Guazzaloca (14) che batte di appena di due voti il consigliere Ltb Daniele Corticelli. Tra gli altri bolognesi illustri nella graduatoria Alessandro Bergonzoni (10), Stefano Benni (9) e Francesco Guccini (6). Tiziano Loreti, il leader di Rifondazione, ha incassato solo 3 si'. I "grilli", comunicando la graduatoria, colgono l'occasione per replicare ai Ds, che erano intervenuti duramente contro la richiesta di primarie per il candidato sindaco del 2009.
"L'evento targato dagli alti ranghi del partito come anti-Cofferati- sottolinea infatti il 'grillo' Giovanni Macri Masi- ha consegnato al sindaco un buon secondo posto. Speriamo che i timori dei suoi sostenitori possano rientrare e concentrarsi maggiormente sulle 17 cartelle targate 'Chiunque pur che non sia Cofferati'". Dallo scrutinio e' risultato infatti che moltissime schede non hanno preferenze specifiche, 216 in tutto (107 bianche, 53 a "sfondo ironico", 17 "non Cofferati", 39 con solo le caratteristiche del futuro primo cittadino).
"Queste ultime- informa la nota- sono all'esame del nostro gruppo che ne sta valutando gli spunti per i temi del prossimo incontro del 25 ottobre". Per i prossimi eventi, fanno sapere comunque i fedelissimi di Beppe Grillo, verra' contattata la vincitrice delle "primarie", la conduttrice di Report Milena Gabanelli.

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L'omosessualità nell'ultimo film di Cronenberg.

(Cinemagay.it) Senz'altro presente, quasi un filo conduttore del film "Eastern Promises", anche se trattata con l'ambiguità, il mistero e l'incertezza proprie dello stile a cui ci ha abituati il grande regista.

"Advocate" pubblica l'intervista di un suo collaboratore, Paul Pratt, al regista David Cronenberg e all'attore Viggo Mortensen su come venga affrontato il tema dell'omosessualità nel loro ultimo film "Eastern Promises".
Cronenberg ha spesso sfiorato questo tema anche in suoi film precedenti, basti ricordare "M. Butterfly" dove un uomo s'innamora di un cantante d'opera che inizialmente credeva una donna (ma che continuerà ad amare anche dopo), oppure in Crash dove il protagonista fa un terrificante viaggio alla scoperta della sessualità che comprende anche una storia con un'altro uomo, oppure ancora in "A History of Violence" dove il figlio del protagonista viene accusato dai bulli della scuola di essere gay.
In "Eastern Promises", un violento dramma sulla mafia russa, Cronenberg ci presenta un personaggio malavitoso segretamente omosessuale, un personaggio negativo che però non viene condannato dal regista per la sua sessualità, che nemmeno viene direttamente collegata alla sua criminalità. Il film affronta la storia e i personaggi con grande e inattesa sensibilità e simpatia, facendone uscire un film brutale ma mai crudele.

Il film racconta la storia di Anna (Naomi Watts), levatrice in un ospedale londinese, che vede morire una quindicenne durante il parto. Anna si ritrova quindi con un neonato e un diario scritto in russo e decide di cercare il padre del bimbo. Entrerà così in contatto con la mafia russa londinese, guidata dal boss Seymon (Armin Mueller-Stahl) e dal figlio Kirill (Vincent Cassel) che si dimostra molto più attaccato al suo autista e amico Nikolai (Viggo Mortensen) che non al padre. Il diario contiene evidenti riferimenti sulle colpe di Seymon, che cercherà in tutti i modi di venirne in possesso. Anche se questa è la trama principale del film, il regista Cronenberg appare molto più interessato a studiare le relazioni personali all'interno della famiglia mafiosa, dove Kirill assume un ruolo sempre più importante.
Nella prima apparizione di Kirill lo vediamo completamente sbronzo e declaratorio che viene aiutato da Nikolai nel ristorante del padre e Kirill lo ringrazia giacendo ai suoi piedi e poggiando la testa sulle sue scarpe, cosa che disgusta il padre Seymon che lo prende a calci nello stomaco.
Nel susseguirsi della storia ci sono molti momenti in cui Kirill e Nikolai si danno pacche sul sedere e giocano come ragazzini, così come momenti di vicinanza fisica che appaiono chiaramente molto più importanti per Kirill che per Nikolai, anche se quest'ultimo non li rifiuta mai e sembra accettare tranquillamente la sua affezione.
In una disturbante scena vediamo Kirill, Nikolai e altri mafiosi partecipare a un party con alcune prostitute minorenni, probabilmente fatte arrivare con la promessa di una vita migliore (come dice il titolo del film). A un certo momento Kirill, ubriaco, chiede a Nikolai di fare sesso con la ragazza che gli sta davanti, per dimostrare che "non è un fottuto finocchio". Quando Nikolai ha finito Kiril applaude.
Il problema di non sembrare un finocchio è uno dei temi ricorrenti del film. Quando Seymon pretende il diario di Anna sembra farlo anche perchè in esso ci sarebbero riferimenti ad atti illegali del figlio Kiril e ricorda come sua madre sia morta quando lui era molto giovane e che lui non ha mai potuto aiutarlo a crescere.
In seguito veniamo a sapere che Seymon è colpevole dello stupro di Anna e che anche Kiril avrebbe dovuto violentarla davanti al padre senza riuscirci.
Apprendiamo così che il padre, un uomo spietato e tradizionalista, è a conoscenza del segreto sulla sessualità del figlio. Quando Nikolai dice a Seymon che in giro si parla di Kiril come di un "ubriacone finocchio", Seymon curiosamente risponde che colpevole di tutto questo è la città di Londra, una città dove non nevica mai e non fa mai caldo e che non è in grado di costruire caratteri forti come il suo vecchio paese.
Il film vuole invece dimostrarci esattamente l'opposto, cioè quanto sia colpevole una certa cultura, che vuole ad ogni costo rimanere ancorata ad assurde tradizioni, nel costruire l'infelicità degli uomini. E alla fine del film sarà proprio la sessualità di Kirill e la sua affezione a Nikolai che salveranno lui e il bambino.
Nell'intervista di Paul Pratt di cui parlavamo sopra, viene chiesto al regista David Cronenberg e all'attore Viggo Mortensen come mai sia lasciata nell'ambiguità la figura di Nikolai interpretata da V. Mortensen. Questi risponde "quanto noi veramente conosciamo delle persone che ci circondano? Cosa conosciamo veramente dei nostri amici, parenti, amanti, compagni, colleghi, ecc? Ognuno tiene dei segreti. Questo vale anche per Nikolai, un uomo che ha avuto nella vita diverse esperienze da ognuna delle quali ha ritenuto quanto poteva servirgli".
Le domande successive concernono la scena centrale del film che vede Mortensen combattere per sei minuti all'interno di una sauna russa, completamente nudo, contro due gangster.
Un'altra domanda riguarda l'omofobia, che sembra essere un tema chiave del film. Come quando Kirill ordina l'uccisione del suo amico Soyka perchè sospettato di omosessualità. Mentre lo stesso Kirill, per come guarda e si comporta con Nikolai risulta essere egli stesso omosessuale. Cronenberg risponde che "esiste un problema con il multiculturalismo di città come Londra o Toronto. Un aspetto negativo è che ognuno che arriva si porta con sè i pregiudizi e gli stereotipi della sua cultura. Sicuramente tutta la mafia russa e il suo sottobosco sono omofobici e machisti.
Sono idee radicate in secoli e secoli. E' costume locale affermare che i georgiani sono tutti pederasti o che gli albanesi sono tutti omosessuali. Sono modi per esprimere antiche rivalità. Noi non sappiamo se Soyka sia realmente un omosessuale. E' solo un modo per condannarlo e giustificarne l'assassinio. Più tardi scopriamo che la vera ragione poteva essere che stava per tradirli, ma non siamo neppure sicuri di questo. Kiril probabilmente non si accetta come gay e uccidendo Soyka vuole uccidere quella parte di lui che non accetta."
Mortensen conclude rispondendo che il suo personaggio è un uomo pragmatico, difficile da conoscere nell'intimo. "C'è qualcosa tra lui è Kirill? Come dicevo prima non siamo mai sicuri delle persone che conosciamo. Il loro rapporto sembra sincero e insolito. Ci sono inaspettati momenti di gentilezza, tenerezza e intimità in mezzo alle loro bravate."

Leggi intervista completa su Advocat

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Iran - Ahmadinejad elogiato in patria per i suoi discorsi negli Usa.

(Peace reporter) Deriso in Occidente per le sue uscite sugli omosessuali e criticato per il suo atteggiamento sprezzante, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad viene elogiato oggi dai giornali del suo Paese, anche da quelli che in passato lo hanno criticato. Per i media iraniani, la visita di Ahmadinejad a New York è stata un trionfo "nella tana del leone". Ahmadinejad ha parlato martedì alla Columbia University e ieri all'Assemblea generale dell'Onu, dove ha negato che il suo Paese ha intenzione di dotarsi della bomba atomica. "Camminando senza paura e con coraggio nella tana del leone... diventerà sicuramente ancora più di prima un eroe per l'arabo-musulmano medio", ha scritto il quotidiano Iran News.

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Saranno gay i futuri Top Gun inglesi.

La mitica RAF (Royal Air Force), l’aeronautica militare britannica cerca urgentemente gay e lesbiche da arruolare per cercare di risolvere il problema della carenza di nuove reclute e spenderà più di centomila sterline in una campagna pubblicitaria per attrarli tra le proprie fila.

E ha addirittura siglato un contratto con “Stonewall”, la più importante associazione GLBT inglese, con cui le alte gerarchie si impegnano ad assicurare diritti e tutele ai gay e a combattere ogni forma di omofobia nelle caserme.
Saranno messi a disposizione gli alloggi militari per i partner dei piloti che avranno contratto il Civil Act (il Pacs inglese) e sarà prevista anche una specie di reversibilità della pensione a favore del coniuge. Inoltre la RAF sponsorizzerà eventi come il Gay Pride nazionale.

Secondo “Stonewall” sono circa 12.000 gli omosessuali nelle Forze Armate inglesi, ma pochi oggi si sentono pronti a fare il coming-out. La cosa è comprensibile dato che fino al 2000 dichiarare apertamente la propria omosessualità significava perdere il lavoro.
Il governo britannico ha annullato il divieto imposto ai gay di entrare nelle Forze Armate del Paese solo dopo che la Corte Europea per i diritti umani ha sentenziato che la loro esclusione rappresentava una violazione dei diritti umani. Ai 36 militari congedati a causa dell’orientamento sessuale il Ministero della Difesa ha dovuto risarcire milioni di sterline per l’ingiusto licenziamento.

Ben Summerskill, il presidente di “Stonewall”, ha definito come storica questo apertura della RAF, che dopo decenni di pregiudizi e di intolleranza verso i gay si è finalmente resa conto che i militari lavorano molto meglio se sono realmente se stessi e sono più tranquilli se sanno di non dover nascondere nulla ai colleghi e ai superiori.
Un militare inglese ha dichiarato: “Ora si, finalmente sono fiero di essere gay e fiero di servire la mia Patria”.

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La FIGC segua l'esempio argentino e combatta l'omofobia .

I mondiali di calcio gay hanno l'obiettivo dichiarato di rompere il tabù "omosessualità e sport" e combattere l'omofobia. L'evento, giunto alla sua decima edizione, si sta tenendo a Buenos Aires e vede la partecipazione di oltre 30 nazioni tra cui l'Italia.

A patrocinare l'iniziativa, oltre al ministero dello Sport e al Comune di Buenos Aires, si è aggiunta la Federazione Calcio Argentina. Inizialmente la stessa aveva mostrato imbarazzo e perplessità ma alla fine ha deciso, oltre a dare il semplice patrocinio, di inviare gratuitamente 25 arbitri federali e concedere l'accesso gratuito agli stadi.

"La Federazione Calcio Argentina – dichiara Fabrizio Marrazzo responsabile Sport Arcigay – è una delle poche organizzazioni sportive al Mondo, dopo Inghilterra e Belgio, che si batte contro l'omofobia nello sport. Il fenomeno è sempre più evidente e rilevante tanto da essere riconosciuto come tale dalla UEFA e dal FARE (Footbal Againist Racim in Europe). L'omofobia nello sport viene espressa in modo invisibile e passa sotto silenzio. Nella maggior parte degli stadi europei vi sono cori e slogan omofobici e anti omosessuali. Nessun giocatore professionista ha mai avuto il coraggio di dichiararsi apertamente omosessuale."

"L'omosessualità continua ad essere considerata come provocazione o peggio come un insulto. Il motivo per cui nessun calciatore gay, nonostante ne esistano diversi, si è dichiarato tale è perché le strutture calcistiche non sono sufficientemente aperte. Per iniziare a debellare questo fenomeno sarebbe buona cosa ammettere pubblicamente che gli omosessuali esistono e che sono ben accetti nel nostro sport"
.

"Su tali esempi positivi che ci arrivano da oltreoceano – aggiunge Aurelio Mancusochiediamo alla FIGC di attuare un protocollo di intesa con la Lega Calcio per contrastare l'omofobia negli stadi, in modo da eliminare da subito i cori omofobi, e rendere cosi il calcio uno sport che possa essere vissuto e praticato serenamente anche da lesbiche e gay".
Presidente nazionale Arcigay -

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Resa dei conti nel Pd: la Pollastrini «brucia» Penati.

(Il Giornale) Alle primarie Filippo Penati «aveva immaginato» di guidare «la lista nazionale nel collegio numero uno di Milano». Collocazione da big per il presidente della Provincia, che «è il nostro punto di riferimento più importante» secondo il segretario ds Franco Mirabelli. Occasione da prendere al volo per l’inquilino di Palazzo Isimbardi, che per scendere in campo col fronte veltroniano aveva persino messo da parte un «suo» sogno, quello di dare «un contributo che partisse dal territorio secondo un modello di partito federale».
Ma l’occasione delle primarie è anche appuntamento ghiotto per le rese dei conti, per le faide interne e così, sorpresa, spunta Barbara Pollastrini. Sì, proprio il ministro dei Pacs che apostrofa Penati come «leghista» e che vagheggia di una «funzione politica maggiore (di Milano, ndr) con il Pd solo se sarà capace di un progetto nazionale senza ripiegare in un ragionamento neo-leghista». Il ministro Pollastrini, dicevamo, si autocandida minacciando o di avere il collegio più “in” della città oppure di togliere il sostegno a Veltroni. Chiaro a tutti che Penati non vuole né può assumersi questa responsabilità e altrettanto chiaro a tutti che la signora Modiano, titolare delle Pari Opportunità, gioca pesante anche sfruttando quell’invito a candidarsi in città che, anzitempo, le fu rivolto dal ds Mirabelli ossia dallo stesso che considera Penati «il punto di riferimento più importante».
Ecco, dunque, spiegato perché, ieri, il vertice milanese dei Ds ha offerto a Penati di «presiedere il comitato promotore della lista» - dove, tra l’altro, c’è anche la signora ministro - e il capolistato in un collegio defilato per consentire quindi al ministro Pollastrini, unica milanese nel governo Prodi, di candidarsi. Ed ecco anche comprensibile quella nota stampa diffusa sempre ieri da Penati che, implicitamente, prende atto di essere stato defenestrato e si «rimette» alle «decisioni che i dirigenti vorranno prendere, anteponendo lo spirito di servizio per il grande obiettivo di radicare il Pd a Milano e in Lombardia».
Virgolettato di un sacrificato d’eccellenza costretto al passo indietro dopo che la sua candidatura era stata annunciata ufficialmente. E mentre Mirabelli sottoscrive la speranza di Penati - «importante che Barbara possa candidarsi al collegio uno» - spunta un finale a sorpresa. Barbara Pollastrini in Modiano non si candiderebbe, secondo i suoi supporter, nella lista uno, «democratici lombardi per Veltroni», quella cara a Penati e Mirabelli. Sì, oggi il ministro dei Pacs, dicono, opterebbe per la lista numero due.

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Oliviero Diliberto: “La politica alla Paola Binetti è la negazione della democrazia” .

Il segretario dei Comunisti Italiani: “I nemici della laicità nel Centrosinistra sono i laici che non si battono e che accettano supinamente le decisioni altrui”.

(Alteredo - alteredo.org@gmail.com) - Il segretario dei Comunisti Italiani: “I nemici della laicità nel Centrosinistra sono i laici che non si battono e che accettano supinamente le decisioni altrui”.

Buongiorno segretario Oliviero Diliberto.
Buongiorno.
Siamo alla Costituente della Sinistra unita e plurale, alla Flog di Firenze, per cercare di realizzare la tanto agognata unità delle sinistre...
Cominciamo da una premessa generale: l’anno 2007 si è caratterizzato più di ogni altro per i temi che hanno diviso laici e cattolici in politica: è l’anno del caso Welby e del caso Nuvoli, l’anno dei pacs che poi sono diventati dico e poi cus, e l’anno del family day e dello scandalo dei preti pedofili.

Perché è successo tutto questo, in un solo anno? Rocco Buttiglione, una settimana fa, rispondendo a questa domanda, mi ha detto che la causa di tutto ciò si trova nel fatto che i cattolici si sono finalmente svegliati, e che i laici e la sinistra che continuavano a pensare che il cattolicesimo politico fosse morto, rinchiuso nel privato, ora devono fare i conti con un nuovo cattolicesimo che porta con forza la fede nella sfera pubblica e nel dibattito politico. Lei come legge questo anno?

Che i cattolici si siano svegliati è palesemente una balla, nel senso che non si erano mai addormentati. Il paradosso è che quando c’era la vecchia Democrazia Cristiana, quello era un partito di ispirazione cattolica ma laico. Tanto è vero che durante il governo della Democrazia Cristiana sono stati in fin dei conti approvati con loro benevole opposizioni una serie di provvedimenti come la legge sul divorzio e poi quella sull’interruzione volontaria di gravidanza. Oggi invece c’è la gara dei cattolici in politica a chi risponde di più alle sollecitazioni del Vaticano. Perché, essendo divisi, ciascuno ha un piccolo pezzetto da coltivare e devono fare il più uno l’uno con l’altro… tra Centrodestra e Centrosinistra, sia ben chiaro, perché al family day hanno partecipato autorevoli esponenti, addirittura ministri, del Centrosinistra.
È un momento cupo, nel quale davvero l’integralismo non è soltanto quello islamico.

Parlando della presenza di ministri ed esponenti del Centrosinistra al family day e in quello che chiamiamo fronte clericale, mi viene in mente una recente intervista a Paola Binetti, che forse è il simbolo più lucente di questi esponenti. Quando le ho chiesto come mai si sente più vicina al Centrosinistra che al Centrodestra – pensiamo al fatto che in qualsiasi altra parte del mondo, Paola Binetti starebbe a destra, con i conservatori, non certo in uno schieramento progressista – lei ha risposto: “In fondo quel che resta della sinistra sono io: chi parla più di Marx e di materialismo? La nuova sinistra siamo noi del solidarismo cattolico”.
Ecco, lei, Diliberto, è comunista, e Paola Binetti con questa frase ha annientato tutto ciò che lei rappresenta…
Paola Binetti ha tutto il diritto di mettersi il cilicio. L’unica cosa che non può fare è chiedere agli altri di mettersi il cilicio. È una concezione molto songolare quella sua, secondo la quale i valori nei quali lei crede devono diventare i valori di tutti. Questa è la negazione della democrazia. È la negazione dei fondamenti e dei principi basilari di un paese liberale, non di un paese di sinistra.
Per quanto riguarda poi il materialismo e il marxismo, beh, la Binetti non ne sente parlare perché non mi frequenta.

Se parliamo di battaglia laica e della sinistra che si impegna nella battaglia laica, dobbiamo ricordare che per tanti anni la sinistra si è un po’ dimenticata di questi argomenti, lasciandoli quasi in monopolio al Partito Radicale. Ora accade un po’ meno, ma non del tutto, se pensiamo che due giorni fa, alla celebrazione dell’anniversario del XX Settembre, in piazza a Roma c’erano solo Radicali e Socialisti. E la sinistra latitava…
Guardi, celebrare la presa di Porta Pia a me non sembra particolarmente rilevante dal punto di vista laico. Perché il Vaticano non chiede più il potere temporale della Chiesa, ma pretende di influenzare il potere temporale del Parlamento italiano, che è cosa molto più grave. Per cui la laicità non si giudica su chi sta a Porta Pia il 20 settembre… scherzando potrei dirle che io mi sono sposato il 20 di settembre e quindi, come dire, c’è una simbologia anche in questo ma in realtà era un caso… Dipende da come ci si comporta nelle istituzioni, se uno è laico o non è laico.
E chi sono i nemici della laicità nel Centrosinistra… a parte Paola Binetti?
I nemici sono non tanto coloro che sono legati alle gerarchie ecclesiastiche, ma sono coloro che non essendo legati alle gerarchie ecclesiastiche tuttavia non conducono la battaglia per certi valori. Quelli che accettano supinamente le decisioni altrui.

La ringrazio
A voi.


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L'Ira di Sgarbi alla presentazione di Zelig.

(Tvblog) Vittori Sgarbi Show alla conferenza stampa per la Presentazione della nuova stagione di Zelig. Secondo la testimonianza di alcuni presenti l’Assessore alla Cultura del Comune di Milano dopo pochissimi minuti si è alzato urlando, mandando a quel paese (sullo stile di Beppe Grillo) tutti i presenti e uscendo dal Teatro degli Arcimboldi, luogo che ospitava la conferenza stampa.

Non serve necessariamente una telecamera per scatenare l’ira di Sgarbi come accaduto tante volte nella passata stagione tv, animata dai suoi scontri con Alessandra Mussolini.
Pomo della discordia questa volta le parole di Gino di Gino&Michele che ha ringraziato dal palco l’Assessore Regionale Massimo Zanello per la possibilità concessa a Zelig di utilizzare proprio il Teatro degli Arcimboldi, simbolo della città. A quel punto Sgarbi si è sentito evidentemente offeso e sminuito: si è alzato urlando che “il padrone di casa” era lui e non Zanello ed è uscito insultando i due autori di Zelig rei di non averlo ringraziato.

I presenti sono rimasti senza parole, incapaci di tranquillizzare Sgarbi e di chiarire quanto accaduto, l’Assessore è andato via come una furia. Chissà che la sceneggiata non diventi l’occasione per un nuovo sketch.

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Ahmadinejad alla Columbia.

Libertà di espressione? No, autolesionismo.
(Dimitri Buffa - L'opinione delle Liberta'
) Esistono politici e pensatori peggiori dei nostri Oliviero Diliberto, Alberto Asor Rosa, Gianni Vattimo? Certo che sì. E sono tutte "zecche" americane. Come Gore Vidal, Noam Chomsky e da ultimo l'editorialista dell'Herald Tribune International, James Carroll. Che ieri si rammaricava del fatto che Bush non avesse permesso al presidente Mahmoud Ahmadinejad di sostare in raccoglimento a Ground Zero. Arguendo altresì che se i rapporti con l'Iran erano peggiorati, "dopo la solidarietà espressa da Khatami all'indomani delle Twin towers" e se "ormai Ground Zero aveva perduto la sua simbologia sacrale riducendosi a vessillo nazionalista americano" tutto era per colpa del sempre più orrido “George Dabliu”.


Non c'è che dire: questi signori sanno farsi benissimo del male da soli. Non sono secondi a nessuno in questa "noble art".
Nella galleria degli orrori invece, secondo un pensiero occidentally correct, dovrebbero rientrare quelle risate di scherno per gli omosessuali e quegli applausi che ieri hanno sottolineato i passaggi più provocatori dell'incontro di Ahmadinejad con gli studenti.
L'uomo è astuto, sa condurre uno spettacolo ammiccando ai peggiori sentimenti, pure presenti nei campus americani: dall'odio anti ebraico a quello per i diversi. La tecnica della battuta paga sempre. E così quando qualcuno fa una domanda imbarazzante sul genocidio degli omosessuali che in Iran rischiano la pena di morte, proprio come sarebbe successo alla povera Pegah, la lesbica iraniana salvata all'ultimo momento da un'assurda estradizione in patria dalla Gran Bretagna (che solo in zona Cesarini le ha dato lo status di rifugiata politica) per reati contro la morale sessuale, il dittatore ha potuto agevolmente svicolare ricorrendo al suo macabro sense of humour: "da noi non è come da voi in America, in Iran non esistono gli omosessuali". E certo che no, avrebbero dovuto dirgli, "li ammazzate tutti". Esattamente come non esistono o quasi gli ebrei e quei pochi che esistono vivono come i "dhimmi" all'epoca del califfato.

Ieri poi c'era chi discettava sul fatto se il rettore della Columbia University, il certo non irresistibile Lee Bollinger, avesse fatto o meno bene a presentare Ahmadinejad come un crudele dittatore, così infrangendo la peraltro non proverbiale ospitalità dei campus americani. Un altro finto problema dietro il quale gli struzzi insabbiano la propria testa che non vuole vedere il vero affronto che è stato fatto a tutti gli ebrei d'America e del mondo: invitare un boia simile e dargli un palco da cui esternare le proprie assassine teorie. La vulgata politically correct, fatta propria persino da Bush, è che l'America ha le spalle forti ed è l'unico paese al mondo in cui una cosa del genere poteva avvenire. E che a quel punto l'ospitalità verso Ahmadinejad era sacra e bisognava lasciarlo parlare come presidente dell'Iran senza presentarlo in una maniera che faceva trasparire tutta l'enorme coda di paglia del rettore della Columbia.

Tutti questi principi “voltairiani” però cozzano contro la realtà: in verità c'è anche chi si domanda perché un qualche cecchino pazzo alla Jack Ruby non sia stato opportunamente ipnotizzato per fare quel lavoro sporco che potrebbe forse persino evitare una guerra di ben più ampia portata e forse presto ineluttabile. Un paese che ha subito il cambiamento dei propri destini grazie a chi aveva armato la mano di Shiran Shiran, di John Mdc Hinkley Junior e di tanti altri killer venuti dal nulla se non dalla propria follia e dalla facile reperibilità sul mercato di armi micidiali, ci si domanda perché diventi così sicuro solo quando a rischiare sono i personaggi come Ahmadinejad. Il quale ha fatto anche la morale sull'ospitalità: “In Iran, quando invitiamo qualcuno a parlare, lo rispettiamo, e rispettiamo i nostri studenti che sanno cosa pensare, non cerchiamo di vaccinarli, l’introduzione del signore che mi ha preceduto è un insulto al pubblico che può decidere da solo cosa pensare di me”.

Tutto vero, ma se l'Onu non fosse quella istituzione farsa che è diventata, forse oggi non dovremmo tutti torturarci tra sensi di colpa e istinti omicidi verso un personaggio come lui. L'America avrà anche fatto la solita figura della nazione più libera del mondo, d'altronde i maggiorenti della Columbia hanno persino detto che avrebbero invitato anche Hitler, ma l'umanità intera non ci ha guadagnato un granché dallo spettacolo del dittatore che fa la predica alla più grande democrazia del pianeta in quel Palazzo di vetro che fu costruito perché gente come lui non dovesse mai più andare al potere in nessun paese del mondo. Inoltre il vero problema è che le guerre né si combattono né si evitano con le petizioni di principio. Bensì con pallottole e missili intelligenti che a volte risolvono i problemi molto meglio di inutili e ipocriti balletti diplomatici.

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Cinema gay su Sky Tv.

Per il ciclo "Funny and gay", venerdi sera su Sky Show (28.09.07) va in onda "Provaci ancora Ethan" (The mostly fabulous social life of Ethan Green), un film americano del 2005 con la regia di George Bamber. Ecco qui di seguito la trama del film.
Basato sull'omonima comic strip di Eric Orner è una divertente e romantica gay comedy, un po' sconclusionata, che segue le storie di Ethan Freen, un adorabile 25enne in cerca dell'amore con le persone più sbagliate. La vita di Ethan viene sconvolta quando il suo ex, Leo, cerca di vendere la casa in cui Ethan vive e il suo nuovo amante (uno sportivo della big-league che per godere deve fare indossare al partner, durante un amplesso, l'elmetto da calciatore ) non è ancora pronto alla coabitazione. Così Ethan elabora un complicato progetto che coinvolge un eccitato 19enne e un agente incompetente nel disperato tentativo di salvare il suo appartamento. Terribile Meredith Baxter nella parte della madre di Ethan, organizzatrice di nozze per gay.

Ogni venerdi sera Sky, canale SKY SHOW, ci propone la serata "Funny and gay" e manda in onda alle 21.00 un film a tematica gay; ogni genere di film, dalla commedia al dramma, dal fantastico al sentimentale; alcuni film sono interessanti, altri anche no. Qui però vi propongo una replica di sabato pomeriggio alle 14.00 (29.09.07) andrà in onda : "Doppio fallo", un film tedesco del 2004 con la regia di Sherry Horman. Non lo conosco e non so come sia il film; sicuramente lo registro, come sempre, poi se non è di mio gradimento, viaaa... cancello immediatamente. Il film spazia dal dal coming out all omofobia, al gay e lo sport. Qui la trama: Nell'anno dei mondiali di calcio, non poteva mancare una commedia tedesca, grande successo al botteghino, che racconta la storia di Ecki, aitante, appassionato e atletico calciatore di un paesino bavarese. Del suo coming out ai compagni di squadra e al padre panettiere. Della sua esclusione. E della sua rivincita. Il calcio, sport per eccellenza esclusiva dei maschi eterosessuali, diventa così un'efficace metafora della vita. E lo sport ci dimostra che la passione vince tutte le barriere: di genere, di razza, di estrazione sociale. Lasciando a centro campo un pallone trasformato nel denominatore democratico dei buoni sentimenti.

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È (quasi) tutto pronto per il lancio dell'album con Paul Rodgers.

Freddy Mercury, la voce storica dei Queen(Roberto De Ponti - La Repubblica) Un più, per definizione, fa la differenza. Nel caso dei Queen, gruppo rock da 300 milioni di dischi venduti, può farne anche di più (appunto). La band che fu di Freddie Mercury, icona del rock stroncata dall'Aids il 24 novembre 1991, torna in studio per la prima volta da 16 anni a questa parte. O meglio: è già tornata, ma in ottobre ci rimetterà piede seriamente per sistemare definitivamente le nove canzoni inedite scritte insieme con Paul Rodgers, il vocalist che si è preso l'onore — e soprattutto l'onere — di sostituire Mercury come voce della band. E qui salta fuori il più: sarà un disco dei «Queen + Paul Rodgers», come preferirebbero gli innumerevoli fan del gruppo inglese, o dei «Queen» senza alcun più, come invece vorrebbero gli ingordi discografici? La domanda non è irrilevante: «Queen + Paul Rodgers», la scelta fatta per il primo tour del dopo Mercury (e per Return of the champions, il cd e il dvd che l'hanno accompagnato), renderebbe meno indigesta ai fan duri e puri la presenza di un cantante che, ancor più in studio che in concerto, dovrà fare i conti con l'ingombrante ombra del caro estinto, una delle voci più duttili e inconfondibili della storia del rock. Ma è altrettanto vero che «Queen» senza fronzoli sarebbe un logo ancora più spendibile nell'inevitabile scalata alle classifiche di tutto il mondo. E, sotto sotto, a togliere quel più ci terrebbe pure Rodgers in persona, che non vorrebbe sentirsi (più) un cantante in prestito, ma un membro a tutti gli effetti del gruppo. Con un rischio: che l'inserimento o meno di un simbolo aritmetico faccia slittare i tempi dell'uscita di un disco atteso a prescindere.


Vincerà il più, alla fine. Ma resta il fatto: i Queen sono di nuovo al lavoro. «Non era in programma un disco, come del resto non lo era il tour che abbiamo stato fatto nel 2005, ma tutto è avvenuto in maniera molto spontanea. È così bello sentirsi di nuovo utili» ha raccontato Roger Taylor, batterista della band. E il chitarrista Brian May ha aggiunto: «L'interazione con Roger e Paul è simile a quella che i Queen avevano quando c'era Freddie, quindi uguale a quella di un vero gruppo che prova e sperimenta». Grosso modo quello che ha dichiarato Paul Rodgers: «Stiamo lasciando che le cose si sviluppino in maniera autonoma e naturale, senza nessuna urgenza o pressione». Piccolo particolare. In origine il nuovo frontman dei Queen non avrebbe dovuto essere Paul Rodgers, ma Zucchero. L'idea nacque a Città del Capo dopo il concerto per Progetto 46664— il numero di matricola del detenuto Mandela Nelson — raduno di stelle del rock per sensibilizzare il mondo sulla tragedia dell'Aids in Africa. In cartellone anche il bluesman di Roncocesi. Con lui sul palco salirono May e Taylor, più Andrea Corr, la violinista dei Corrs. Una performance immortalata nel videoclip di «Indaco dagli occhi del cielo».

La telefonata a Zucchero arrivò poco dopo: ciao, sono Brian, avremmo voglia di ripartire con i Queen, che ne diresti di diventare il nostro cantante? L'uomo si prese un po' di tempo, poi declinò l'invito: era onorato dalla richiesta, disse, ma non se la sentiva di abbandonare una brillante carriera da solista. E in cuor suo pensò che sarebbe stato disdicevole mettersi in competizione con Freddie Mercury, che anche a quasi 16 anni dalla morte per i fan è poco meno (o poco più?) di una divinità. Zucchero non si è mai pentito della scelta e continua a riempire gli stadi con il blues all'italiana. Ma il no del cantante che si era avvicinato ai rudimenti della musica suonando l'organo nella chiesa di don Tagliatella non fermò la macchina da guerra dei Queen. John Deacon, storico bassista del gruppo, si fece da parte, ma dichiarò di comprendere la voglia di suonare di May e Taylor e non si oppose all'uso del logo Queen. Così, dopo vari tentativi (uscirono rumors su Robbie Williams e George Michael come potenziali frontmen) le attenzioni si concentrarono su Paul Rodgers, ex cantante dei Free e dei Bad Company. Un cantante che, guarda caso, come timbro vocale si avvicina più a Zucchero che a Mercury, giusto per evitare imbarazzanti paragoni con Freddie. I tre partirono per un tour che fece arrabbiare anche il Vaticano e la Protezione civile (i Queen suonarono a Roma il lunedì successivo alla morte di Giovanni Paolo II, ignorando gli inviti a cancellare il concerto) ma che riscosse un enorme successo, karaoke di canzoni di Mercury, con Paul Rodgers a fare da Fiorello. Ora si riparte e Rodgers dovrà camminare con le sue gambe. Con o senza il più.

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Striscia la notizia in ginocchio da Mike Buongiorno.

(temis blog) La puntata odierna (ieri sera) di Striscia La Notizia ci ha fatto vedere uno spettacolo che non avremmo mai voluto vedere. Irritato da Staffelli che voleva consegnargli il Tapiro d'oro per Miss Italia, Mike Buongiorno ha allontanato con parole forti l'inviato di Striscia e ha scatenato la guardia del corpo, mandata espressamente a rompere la telecamera. Spettacolo indecoroso quello di Mike, ma ancora più quello di Ezio Greggio ed EnzoIachetti che, tornati in studio, hanno sollecitato l'applauso del pubblico, chiesto scusa a Buongiorno e anticipato che domani Staffelli andrà dal presentatore per chiedere scusa "con un grande fascio di fiori". Ma perchè la performance di Mike merita questo trattamento? Il presentatore ha reagito all'invadenza di Staffelli - perchè di invadenza si tratta - come Del Noce e l'ex governatore della "Banda d'Italia" Fazio. Ma mentre questi ultimi sono stati sbertucciati dall'ironia del duo Greggio-Iachetti, a Mike è stato riservato un trattamento con i fiocchi. Perchè è un grande vecchio della TV? Mah! Perchè è V.Presidente di Mediaset? Mah...insomma, al meglio abbia scoperto che anche per Striscia vale il motto di tanti giornalisti: Forti con i deboli, deboli con i forti!

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